m '.JAlVv'i RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA E SCIENZE AFFINI PUBBLICATA PER CUUA DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA E DIRETTA DA FRANCESCO ed ERCOLE GNECCHI ANNO XIV - 1901 - VOL. XIV MILANO Tip.-Editrice L. F. Cogliati Corso P. Romana, N. 17 I9OI. PROPRIETÀ LETTERARIA «.IH SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Presidente Onorario S. M. VITTORIO EMANUELE HI Re d'Italia Presidente Conte Comm. NICOLÒ PAPADOPOLI Senatore del Regino. Vice - Presidenti GNECCHI Cav. Uff. Francesco — GNPXCHl Cav. Uff. Ercole. Consiglieri AMBROSOLI Dott. Cav. Solone, Conservatore del R. Gabinetto Numisma- tico di Brera e Libero docente di Numism. presso la R. Accad. Scient.-Lett. in Milano {Bibliotecario della Società). GAVAZZI Cav. Giuseppe. MOTTA Ing. Emilio, Bibliotecario della Trivulziana. RICCI Dott. Serafino, Conservatore-aggiunto nel R. Gabinetto- Numisma- tico di Brera in Milano (Vice-bibliotecorio della Società). RUGGERO Comm. Col. Giuseppe. VISCONTI March. Carlo Ermes. Angelo Maria Cornelio, Segretario. CONSIGLIO DI REDAZIONE DELLA RIVISTA PEL 1901. Gnecchi Francesco e Gnecchi Ercole Direttori — Ambrosoli Solone Gavazzi Giuseppe — Motta Emilio — Papadopoli C. Nicolò Ricci Serafino — Visconti M. Carlo Ermes. LA CONSECRATIO DI TRAIANO Note di Storia e Numismatica. L'xi agosto del 117 Adriano riceveva in An- tiochia la notizia della morte di Traiano : e in quello stesso giorno le truppe lo acclamavano imperatore i^). Il primo atto di lui, elevato a l' impero, fu la consecratio del padre adottivo (2). Da nessuna delle monete di Adriano, nella titolatura delle quali sia fatto cenno del suo predecessore, questi è ricordato senza l'epiteto DIVVS. Le stesse monete dtWadoptio, la cui coniazione parrebbe dovesse venir prima in ordine di tempo, già ci mostrano Traiano divinizzato. Non è dubbio quindi che in un tentativo di classi- ficazione cronologica della monetazione adrianea, i nummi consecrativi di Traiano debbano aprirne la serie (3\ (i) Spart., Vit. Hadr. 4. (2) Scrive Tertulliano {Apolog. 5) : vetus erat decretuni ne qui deus ab imperatore consecraretur nisi a senatu probatus (cfr. Orosio, 7, 4; Tacito, Ann. 12, 69; Fasti Amiternini, ij Selt.): e di ciò è una prova evidente nel rifiuto che il Senato oppose lungamente a la consecrazione dello stesso Adriano. E da credere tuttavia che in pratica le cose an- dassero molto diversamente, che questa regola cioè non fosse rigoro- samente osservata, e che la proposta della consecratio venisse fatta da lo stesso imperatore. Nel terzo secolo l'autorizzazione del Senato non fu più invocata. (Cfr. Mommsen, Róm. Staatsrecht nella ed. di Paris, 1895, Tom. V, pag. 163). (3) Che questa sollecitudine nel consecrare il suo predecessore sia proprio stata inspirata ad Adriano dal desiderio di propalar subito la notizia del suo avvento al potere (cfr. L. A. Milani " Di alcuni ripostigli di monete romane. Studi di cronologia e storia „ in Museo Ital. di Anti- 12 GUIDO CAMOZZl « « * Non però tutte le monete adrianee coniate in onore del divo Traiano sono da riferirsi a le emissioni di questi primi giorni di regno del suo successore. 10 non esito a fissarne tre distinti gruppi. 11 primo comprende gli aurei coi quali Adriano, di iniziativa sua, pubblicò la consecratio di Traiano, appena sapula la morte di lui: e la emissione loro cade verisimilmente nell'agosto del 117. — Il secondo comprende le monete di emissione imperiale e sena- toria, emesse in occasione del tritimphus parthicus (2' metà del sett. 117). — Al terzo infine sono da riferirsi gli aurei destinati a perpetuare la memoria non pure di Traiano ma sì ancora della divinizzata Plotina (DIVIS PARENTIBVS): e la coniazione loro cade parecchi anni innanzi nel regno di Adriano. Non so che fino ad oggi alcuno abbia mai sta- bilito con certezza l'anno della morte di Plotina. Le date dubitativamente emesse da Tillemont (129 d. C ) e dal Madden (i 18-120 d. C.) (^), noi avremmo ragioni per rigettarle: e lo dichiareremo in avanti quando lo studio nostro ci avrà portato in quei torni di tempo. Per ora quindi intralasciamo di occuparci delle mo- nete che si riferiscono al terzo gruppo, riserbandoci chità Class., Voi. II, Punt. I, pag. 370) noi non crediamo : meglio avrebbe potuto ottener questo intento coi tipi déW! adoptio direttamente. Può esser stata pietà non sincera, soltanto suggerita da interesse politico: non però un mezzo onde preparar l'opinione pubblica a la sua successione. Intorno la legittimità della quale si veda il mio scritto " Intorno l'adoptio di Adriano imperatore. Note di Storia e Numismatica „ in Riv. Ital. di Ntimism., i9~o, 2.°; Dessau, Die Vorgdnge bei der Thronbesteigung Hadrian's in Festschrift fur H. Kiepert. Berlin, 1898. (i) Tillemont, Hist. des Emp., II, 242; Madden, The coins 0/ Trojan of Plotina his wife and of Trajan his father in Montly Numismatic Lircular, Nov. 1900. LA CONSECRATIO DI TRAIANO I3 di determinarne l'epoca di emissione quando avremo fissato l'anno della consecrazione di Plotina. Venendo a quelle che vorremmo raccogliere in un primo gruppo e che, secondo noi, aprono la mo- netazione adrianea, — alcune (n. i, 2) ('), portando più esplicitamente espresso che ogni altra l'avvenimento della consecratio (cfr. la fenice simbolo dtW eternità), sono probabilmente da riferirsi ad una prima emis- sione : altre (n. 3, 4), esibendo nel diritto il busto di Plotina anziché quello di Adriano — di cui tuttavia è lasciata indovinar la successione da l'epiteto PATRI nella titolatura di Traiano — lasciano supporre che la emissione loro abbia preceduto quella delle restanti, esibenti il busto di Adriano con una titolatura sua propria; sia perchè occorreva tempo al monetarius di foggiare il nuovo conio, sia perchè ad Adriano non piacque affermarsi subito in una forma assoluta successore al trono '2): altre infine (n. 6, 7, 8, 9), pur ricordando nel rovescio il divinizzato predecessore, esibiscono nel diritto il busto di Adriano con intera la titolatura ereditata dal padre adottivo. Così mentre le prime (1-5) possono considerarsi come un anello per così dire, tra la monetazione di Traiano e quella di Adriano, queste ultime (6-8) iniziano più propriamente la monetazione del nuovo impero. — La n. 9 che, sola tra tutte le fino ad ora descritte, ricorda nella titolatura di Adriano la tribu- nicia potestas (TR • P) e il consolato (COS), già prean- nuncia la emissione dei tipi con Vadoptio che doveva, (i) Vedi Tavola descrittiva a pag. 22. (2) In base ad analoghe riflessioni può forse spiegarsi il bellissimo aureo n. 5 (cfr. Eckhel, VI, 466, Cohen 1, Tom. II, pag. 93, n. i). La titolatura riferibile ad Adriano e il tipo della fisionomia sono quelli delle primissime monete dell'impero adrianeo: e noi pensiamo che questo aver associato, in quelle prime sue pubbliche affermazioni della ereditata potestà imperiale, il nome proprio a qviello di Plotina, debba considerarsi come uno studiato e scaltro atto di deferenza verso di lei. 14 GUIDO CAMOZZI come vedremo, immediatamente succedere a queste prime. Coniate tutte quante ne' primi giorni del nuovo impero, e lecito fissarne la emissione nella seconda metà dell'agosto del 117. Queste speciali emissioni di aurei annuncianti la apoteosi di Traiano non ebbero riscontro in analoghe emissioni senatoriali che tempo appresso : quando cioè in Roma si celebrarono le feste del trionfo partico. Degli onori consecrativi ch'egli aveva di inizia- tiva sua tributati al suo padre adottivo, Adriano diede notizia al Senato per lettera (Spart. Vit. Hadr., 6\ Ed il defunto imperatore aveva di se lasciato nel popolo romano così buona memoria, che il Senato nemmeno pensò a l' arbitrio di quell' atto : anzi si associò a la pietas di lui e così di cuore « ut multa quae Hadriamis non postulaverat, in honorem Trai ani sponte decerneret » (i). Decretò il trionfo partico: e (non forse vediamo in ciò una prova di tale deferenza da parte del Senato verso Adriano da escludere ancora una volta il dubbio che la succes- sione di questo fosse stata imposta per frode?) avrebbe voluto che Adriano stesso sostituisse in esso trionfo il defunto imperatore. Ma Adriano ricusò : forse per simulata modestia, forse perchè troppo gravi fac- cende lo trattenevano lontano. Quando precisamente fu celebrato il trionfo? Dal racconto di Sparziano risulta che Adriano da Antiochia avrebbe fatto una rapida corsa a Seli- nunte per visitarvi « Traiani reliquias quas Attianus Plotina et Matidia de/erebant »: compiuto questo ultimo (i) Spart., Vtt. Hadr. 6, i.A CONSECRATIO DI TRAIANO I5 atto di pietà verso Traiano, ne avrebbe mandato a Roma per nave le ceneri; poi sarebbe ritornato in Antiochia. Se il convoglio funebre, quando fu rag- giunto da Adriano, ancora si trovasse propriamente in Selinunte, Sparziano non dice: in ogni modo da qualunque punto circostante della costa di Cilicia noi si pensi che la nave abbia salpato, è lecito supporre che le ceneri arrivassero a Roma su la fine del set- tembre di queiranno. Adriano non le accompagnava. Eutropio. Aurelio Vittore, Cassio Dione ('), par- lando dei molti onori dal Senato e dal popolo romano resi al defunto imperatore, si esprimono in guisa da lasciar credere che il noto triumphus parthiciis — in cui si sarebbe portata per la città con gran pompa, sopra un carro trionfale, la statua di Traiano, se- guendo il Senato e l'esercito; e le ceneri sue, raccolte in un'urna d'oro, sarebbero state collocate sotto la colonna ch'egli stesso aveva probabilmente fin da la sua erezione (2) destinata a proprio monumento sepolcrale — sia avvenuto immediatamente dopo il ricevimento della sua salma in Roma. Io penso eh' esso trionfo fosse in questi stessi funebri onori resi a Traiano. Gli autori antichi par- lano infatti della processione trionfale e del colloca- mento dell' urna come di una cosa sola. E però io non so dar ragione a la critica moderna di aver (i) AuR. ViTT., Epit. " HuiHS (Traiani) exusii corporis cùieres nlali Romom htimaiiqtie Traiani foro sub eius columna et imago superposita, siculi triumphanies solent, in Urbem invecta Senatu praeeunte et exercitu. „ L'epitomatore confonde la statua che fu portata intorno nel trionfo con quella collocata già prima su la colonna. Cfr. Dierauer, Beitr . zìi einer Krit. Geschichte Trajans nelle Untersuchungen del Bilddinger, II, pag. 141; Eutropio, Vili, 5; Dione, LXIX, 2. (2) Cfr. Dierauer, /. e; Dione, LXVIII, 16; Nibby, Roma nell'anno i8s8, II, pag. 209. È il solo imperatore le cui ceneri riposino nella cinta di Roma: e ciò per una infrazione a le Leggi delle XII Tavole {Tab. X, fragni, i); infrazione di cui già si aveva avuto qualche esempio (Cfr. Ci- cerone, de Leg. II, 58). L'asserzione di Servio ad Zen. XI, 206 è erronea. l6 GUIDO CAMOZZI disperato, come di cosa impossibile per mancanza di dati, di fissare il tempo, pur approssimativo, di quella solenne cerimonia ('); o di aver precipitosa- mente affermato eh' essa avvenne parecchio tempo innanzi nel regno di Adriano (2). Identificando la cerimonia funebre con le pompe trionfali, siamo portati a la fine del settembre del 117. E quando si pensi che tra i molti onori in quella occasione resi al defunto imperatore fu anche la istituzione di giuochi chiamati parthici (3), i quah erano ricelebrati tutti gli anni nel dies natalis di Traiano, cioè il 18 settembre (4), non forse vien fatto di sup- porre che questa data della loro annua ricorrenza fosse suggerita da la prossimità del suo primo dies natalis post niortem a la prima celebrazione di essi? Il più recente storico dell'impero di Traiano (Dierauer, o. e, p. 186) crede che il trionfo partico sia stato celebrato dopo il ritorno di Adriano in Roma: e ripete la notizia di Sparziano secondo la quale Adriano stesso avrebbe trascinato il carro trionfale. — Ipse (Adriano) imaginem Traiani curni triumphali vexit, dice lo storico ^5); ma questo particolare che, pur senza esser molto importante nell'ordine gene- rale de' fatti, non avrebbe dovuto, per la stessa natura sua, esser trascurato, non ci è ripetuto da nessun altro antico autore (6): ne lo confermano, sia la rappresentanza allusiva ad esso trionfo che ritro- viamo nell'aureo (n. io) commemorante la cerimonia, (i) De La Berge, Essai sur le règne de Trojan, pag. 189. (2) Dierauer, o. c, pag. 186. (3) Dione, LXIX, 2. Cfr. C. /. L., I, pag. 378, II, n. 41 io; Gruter, 3507; Orelli, 3136; dove si ricorda un praetor partine arius. I Ludi parthici duravano quattro giorni, dal i3 al 22 settembre: cfr. Index Ludornm in C. I. L., I, pag. 378, Eckhel, VI, 442. (4) Cfr C /. L., I, pag. 632, n. 514; Dierauer, o. c, pag. 9, sq. (5) Spart., Vit. Hadr., 6. (6) Cfr. i dubbi di Mommsen in C. I. L., I, pag. 350, 402. LA CONSECRATIO DI TRAIANO 17 sia la nota pittura vasculare (dato che in essa debba proprio riconoscersi la scena del trmmphus parthicus (ì) pubblicata dal de Witte (0. Si noti inoltre che non può ammettersi, come dichiareremo nel seguito di questo nostro lavoro, che Adriano sia ritornato da l'Asia in Roma prima dell'agosto del ii8 f^); il che, volendo insistere su la notizia di Sparziano per porre dopo il ritorno di lui la celebrazione della grande cerimonia partica, ci porterebbe ad una data troppo lontana dal decesso di Traiano e da l'arrivo della sua salma in Roma. Davvero non capiremmo perchè il Senato dovesse attender tanto tempo a concedere gh ultimi onori e il definitivo riposo a le ceneri del suo buon principe; ed anche non capiremmo come tra i molti ricordi che restano degH atti compiuti da Adriano durante il suo primo soggiorno nella capitale, da l' agosto del ii8 in cui v'arrivò la prima volta come impera- tore a la fine del 121 in cui intraprese il suo primo grande viaggio, non si ritrovi il più piccolo accenno che ce lo metta in relazione con le grandiose feste trionfali celebrate in onore del predecessor suo. Ad una speciale emissione determinata dal trium- phus parthicus — che noi fissiamo, come s'è detto, a la fine del settembre del 117 — sono da riferirsi l'aureo n. io (3) la cui rappresentanza allude mani- (i) J. DE WiTTE, Fragments d. vases rélutifs à Trojan in Gazette Archéologique, 1875, pag. 93-96, PI. XXV. (2) Cfr. intanto l'opera del Durr, Die Reisen ci. Kais. Hadrian, pag. 23. (3) Si tratta di un aureo: e però vien subito fatto di pensare ad una emissione imperiale e di supporre la presenza di Adriano al grande avvenimento che la moneta commemora. Ma l'impei-atore può benissimo essersi associato al Senato e al popolo di Roma nelle solenni onoranze rese al suo padre adottivo pur restando lontano nell'Asia; e, appena avuta notizia dei particolari della cerimonia, aver pubblicato questa medaglia commemorativa la quale, per dirla di passaggio, ha tutte le particolarità tecniche de' primi aurei adrianei sicuramente coniati da la zecca imperiale in Asia. ig GUIDO CAMOZZI festamente a la scena stessa del trionfo (0 e il G. B. n. II testimoniante il riconoscimento da parte del Senato dell'avvenuta consecrazione del defunto im- peratore (2). A la serie delle monete da Adriano coniata in onore del divinizzato suo padre adottivo apparten- gono due denari (n. 12, 13) non troppo facili ad essere interpretati e classificati. Del primo (n. 12) che Cohen cita da la collezione del barone di Wiczay è desiderabile una conferma: nelle principali collezioni numismatiche di Europa non ci è riuscito di trovarne esempio. Accogliendolo tuttavia come genuino, ci troveremmo imbarazzati assai se volessimo determinarne solo approssimati- vamente l'epoca di emissione. La semplice forma della titolatura di Adriano ci porta molto innanzi negli anni del suo regno; ma altri criteri a l'infuori di questo, per venire ad una determinazione crono- logica più precisa, non abbiamo: e a qualche aiuto che potrebbe derivare dal diretto esame del pezzo dobbiamo, come s'è detto, rinunciare. (i) Cfr. la descrizione di esso in Aur. Vitt,, Ep. 1, e. L'aquila poggiata su lo scettro, simbolo comune della consecratio, persuade l'associazione della cerimonia consecrativa con quella trionfale; meglio, ne fa sentir assai bene la loro immediata successione. (2) La forma semplice e a caso retto di titolatura eh' è in questo g. b. appare più volte nella leggenda delle monete adrianee del primo anno di regno. Ben è vero che in queste essa leggenda si continua e si amplifica nel rovescio: ma qui la strozzatura di essa è giustificata dal conio assolutamente speciale dell'una faccia. Il monetarius ha indubbia- mente applicato al conio nuovo del rovescio uno dei comuni stampi del diritto. Non, adunque, la semplicità della titolatura deve indurci a rife- rirne a tempi più avanzati la emissione: tanto meno in quanto che il tipo fisionomico che qui Adriano presenta, risponde perfettamente a quello delle primissime monete del suo regno. LA CONSECRATIO DI TRAIANO I9 Quanto al secondo (n. 13), esso risolleva una vecchia questione, la quale non aspetta certo da noi la soluzione sua, ma che non tornerà forse inutile l'aver riaffacciato a lo studioso. Quantunque il pezzo sia estremamente raro (a noi non consta che altre collezioni lo posseggano fuorché le due grandi del Gabinetto di Francia e del British Museum) non crediamo tuttavia si debba dubitare della autenticità sua. La leggenda del rovescio dice chiaramente che si tratta di una moneta di restituzione: IMP HADRIAN DIVI NER TRAIAN OPT FIL REST : e la rappresentanza intorno cui questa leggenda corre esibisce una figura stante (indubbiamente Adriano) in atto di sacrificare presso un'ara. Ci chiediamo: — il DIVVS TRAIANVS PATER AVGVSTVS che si ricorda nella leggenda del diritto e in onore del quale la moneta fu conseguen- temente coniata, è proprio Traiano imperatore, padre adottivo di Adriano? Il tipo fisionomico, il titolo AVG-VSTVS, la corona d'alloro onde è cinta la testa, ce ne persuadono decisamente, escludendo che possa trattarsi di Traiano padre di Traiano imperatore ^^\ Ed allora dovremmo ammettere che Adriano abbia restituito una moneta di cui il tipo originario non può esser stato coniato che da lui stesso? ^^\ (i) È noto che anche Traiano padre fu da la pietà del figho conse- crato (114 a. C; 867 d. R.?). Cfr. Plinio, Paneg. 89, Mowat, Domiis Divina 124. I tentativi di A. Deville {Dissertaiion sur les médailles atiribuées au pére de l'emp. Trajan in Revue Ntimism., 1859, pag. 124-36), tendenti ad eliminare da la iconografia imperiale il padre di Traiano imperatore, furono combattuti vittoriosamente prima dal De Longperier {Observations sur les monnaies portant l'effigie de Trajan pere. Ibidem, pag. 137-47) ^ recentemente dal Madden, /. e. (2) La stessa questione si ripete identicamente per due aurei di Traiano, coi quali esso imperatore avrebbe restituito due monete da lui stesso coniate in onore di Nerva divinizzato (Cfr. Eckhel, D. N. V. V, pag, 102-107; Le Beau, Mém. sur les médailles restituées in Mém. de l'Acad. des Inscriptions et B. L. Tom. XXI, pag. 333-403; Tom. XXIV, pag. 151-234). — Cohen ^ (di Tito n. 401) cita anche una moneta di Tito da Tito stesso restituita: ma la autenticità ne è dubbia. 20 GUIDO CAMOZZI Dal giorno in cui Eckhel (0 ribattè acutamente le prolisse argomentazioni del padre Le Beau intorno l'uso e il significato delle monete ai restituzione (2; — senza però contrapporre in proposito una teoria che fosse pienamente persuasiva — io non so che alcuno abbia mai ritrattato l'argomento in modo esauriente (3\ E pare a me che ne varrebbe la pena. Perocché quanto oggi si pensa di queste singolari monete non credo che risponda precisamente a la verità. Questo denaro che abbiamo citato di Adriano e i due analoghi pezzi di Traiano in onore di Nerva modificano sen- sibilmente le conclusioni di Eckhel; le monete di re- stituzione non possono cioè considerarsi, come furono considerate fin qui, novelle emissioni, avvenute a distanza, di tipi monetari precedentemente emessi sotto un altro impero: esse potevano esser riconiate, resti- tuite, anche da lo stesso imperatore che per la prima volta le emise. Ond*è che io dubito che al RESTITVIT che le caratterizza debba essere mantenuto integral- mente il significato che gh si volle sempre attribuire: esso forse non tanto vuol esprimere la materiale restituzione della moneta quanto il novello ricorrere della solennità che ne determinò la prima emissione. Lasciando per ora ad altri il definire più esatta- mente la questione, e rinunciando ad indagare quale circostanza speciale abbia suggerito ad Adriano di rinnovare con un pubbhco atto la memoria del di- (i) Eckhel, D. N. V. V, pag. 102-107. (2) Le Beau, 0. e. (3) Scrisse in proposito, recentemente, alcune pagine F. Gnecchi {Appunti di Num. Rom. — Sulle restituzioni in Riv. Ital. di Num. 1897, 2): ma la questione è ben lontana da l' esservi decisamente risolta. Se tuttavia il giudizio di tanto competente studioso della monetazione ro- mana, per quanto espresso senza corredo di prove bastevolmente persuasive, merita di imporsi come definitivo, noi godiamo di trovarci con lui, se non interamente, in gran parte d'accordo. LA CONSECRATIO DI TRAIANO 21 vinizzato suo padre, chiudiamo questa prima serie delle monete adrianee col ricordare, a complemento de' nummi consecrativi di Traiano, le note restituzioni (così sono falsamente chiamate perocché non resti- tuiscano nessun tipo vecchio e già noto) (0 che a torto si attribuiscono a Gallieno (n. 14, 15, 16) (2). (i) Se la nota serie di monete di consecrazione che da Tito corre fino ad Alessandro Severo — coniate in una pessima lega di argento e rame ed uniformemente esibenti al diritto la radiata testa dell'impe- ratore consecrato con la consueta leggenda al dativo, e al rovescio l'ara o l'aquila con la leggenda consecratio — si debba proprio riferire a Gallieno, e non a Filippo come altri vorrebbero, credo possa essere ancora argomento di studio. Io non vedo che il tipo di esse si conformi meglio a la monetazione dell' uno imperatore che a quella dell' altro, come alcuni giudicarono: ma la ricorrenza delle feste millenarie cele- bratasi sotto il regno di Filippo invita a vedere in questa occasione solenne una determinante plausibile di questa singolarissima emissione la quale io non saprei in quale altro modo potrebbe essere spiegata. (Cfr. F. Gnecchi, Monete Romane, 2* ed., pag. 292 sq.). (2) EcKHEL {D. N. V. VI, pag. 442) cita e descrive il seguente o. b.: D. — DIVO NERVAE TRAIANO AUG Busto di Traiano. R. — s. p. Q. R. DIVO TRAIANO PARTHico L'Aurora, con nella d. una face e nella s. una palma, sta sopra un carro tirato da un leone e da un cinghiale : precede Ercole nudo con su la spalla d. la clava. (Cfr. Cohen ^, Contorniati di Traiano, n. 266?): al quale, quantunque nel catalogo dell'Arneth non figuri, né Eckhel stesso accenni dove ne abbia constatato l'esistenza, — se nel Museo di Vienna o altrove — noi non abbiamo nessuna ragione di negar fede. La interpretazione ch'egli dà delia rappresentanza [V Aurora — non, come altri, la Vittoria o Diana — alata e con una face nella destra (cfr. i denari della gens Plautia in Babelon II, pag. 326, n. 14) simbo- leggia le terre d' oriente (cfr. le monete di L. Vero, inscritte HCO coniate durante la guerra partica) e precisamente il regno partico: e r insieme della allegoria vorrebbe significare il trionfo riportato da Traiano — Ercole — su i Parti — leone, cinghiale — novelli mostri esiziali a la felicità dell'impero]; il modo, dico, col quale egli interpreta la rappresentanza parmi colga acutamente nel vero: ma aff'ermare che la emissione di questa medaglia cada precisamente al tempo del triumphus parthicus, credo non si possa con tutta sicurezza. I ludi parthici che dal 117 in poi si celebrarono annualmente per lungo tempo in onore di Traiano, offrirono altrettante occasioni per commemorare l'ottimo e glorioso imperatore: e se abbiamo tanti contorniati esibenti 22 GUIDO C A MOZZI TAVOLA DESCRITTIVA (^) 1. B' - DIVO TRAIANO PAR-TH AVO PATRI ^""U'sto!"^ Busto di Traiano a d.; laureato paludato corazzato. I^ — Anepigrafo, Fenice radiata stante a d. Oro (2). 2. ^ - DIVO TRAIANO PAR-TH AVG- PATRI „ „ Busto di Traiano a d.; laureato paludato corazzato. ^ — Anepigrafo. Fenice radiata stante a d., ha sotto i piedi un ramo d'alloro. Oro (3). l'imagine di Traiano con rappresentanze allusive a giuochi trionfali (cfr. Cohen ^, Tom. Vili, Contorniati di Traiano, n. 224, 225, 227, 235, 253, 255, 258-282) è appunto in virtù del rinnovarsi annuale di queste feste istituite in suo nome. Che il contorniate in questione si riferisca piuttosto a le prime che a le ulteriori celebrazioni dei triumphalia non credo possa decidersi: tutt' al più la tecnica del monumento potrebbe lasciar indovinare se cada nel regno adrianeo o posteriormente; ma noi non lo conosciamo de visu e però dobbiamo lasciar insoluta la questione, pur non nascondendo che la concezione della rappresentanza per sé sola ci persuade a fissarne la coniazione nell'impero di Adriano. Un altro contorniato, con rappresentanza analoga, ma di età invece più tarda come rivela la cattiva tecnica onde è condotto, vedi nel Museo Pisano del Mazzoleni I, Tav. Vili, n. i : (sconosciuto al Cohen). (i) Tralasciamo di riprodurre i tipi in oro perchè tutti abbastanza noti, e dobbiamo omettere quelli d'argento e di bronzo o perchè man- cano gli esemplari, o perchè i pochissimi esemplari conosciuti sono troppo guasti. — Per comodità dello studioso abbiamo creduto bene di segnalare almeno una tra le più note collezioni che conservino un esemplare di ciascun numero descritto. (2) Cohen', di Traiano, n. 294; Cohen 2, di Traiano, n. 658. — R.* British Museum, Museo di Vienna. (3) Cohen', di Traiano, n. 294; Cohen ^, di Traiano, n. 659. — R.* British Museum. La CONSECRATIÓ di tRAIANO 23 3-^ 4. ^ PLOTINAE- AVG-- Busto diademato di "^"""goJto^- '^■ Plotina a d. DIVO -TRAIANO PATRI -AVG Busto di Traiano a d., laureato paludato corazzato. Oro (i). PLOTINAE • AVG- Busto diademato di „ „ Plotina a d. DIVO TRAIANO PARTH • AVG PATRI Busto di Traiano a d., laureato paludato corazzato. Oro (2). PLOTINAE AVG Busto di Plotina dia- „ „ deniato a d. IMP CAES TRAIAN HADRIANO OPT AVG G D PART Busto di Adriano ' a d., laureato paludato corazzato. Oro (3). 6. tK - IMP CAES TRAIAN HADRIANO OPT agoTo-llLmb^e. AVG G D PART Busto di Adriano a d., laureato paludato corazzato. I^ — DIVO • TRAIANO • PATRI Busto di Traiano a d., laureato paludato corazzato. Oro (4). -]. ^ — IMP CAES TRAIAN HADRIANO OPT „ „ (i) Cohen ', Suppl. di Plotina e Traiano, n. i; Cohen ^, n. 2 di Plo- tina e Traiano. — R.* Britisli Museum. (2) Cohen', di Plotina e Traiano, n. i; Cohen ^, di Plotina e Traiano, n. I. — R.' Collezione Gnecchi. (3) Cohen S di Plotina e Adriano, n. i; Eckhel, VI, pag. 466. Edita da Visconti, Museo Pio Clem., Tom. I, Tav. IX, App. R.* (4) Cohen \ Suppl. di Adr. e Tr., n. i; Cohen 2, di Adr. e Tr., n. 2: l'esemplare, citato da la collezione del British Museum, offre nella leggenda del diritto hadiuano non hadrian: né crediamo che la varietà esista. — R.' British Museum. M GUIDO CAMOZZI ^ - 8. ^ IO. fi' Vi AVG G D PARI Busto di Adriano a d., laureato paludato corazzato. DIVO TRAIANO PATRI AVG Busto di Traiano a d., laureato paludato corazzato. Oro (i). IMP CAES TRAIAN HADRIAN OPT AVG- G D PART- Busto di Adriano a d., laureato paludato corazzato. DIVO TRAIANO • PATRI AVG Busto di Traiano a d. , laureato paludato corazzato. Oro (2). Anno 117 d. C. agosto-settembre- IMP CAES TRAIANO HADRIANO AVG ^TttinLI/' PM TR P COS Busto di Adriano a d., laureato, paludato corazzato. DIVO TRAIANO PARTH • AVG PATRI Busto di Traiano a d., laureato paludato corazzato. Oro (3). DIVO • TRAIANO • PART • AVG • PATRI • Busto di Traiano a d., laureato pa- ludato corazzato. TRIVM-PHVS PARTHICVS Traiano so- pra una quadriga tiene una scettro sormontato da un'aquila e un ramo di alloro. La quadriga procede a destra. Oro (4). Anno 117 d. C. fine di settembre. (i) Cohen ', Suppl. di Adr. e Tr., n. 2; Cohen ^, di Adr. e Tr. — R.* Collezione Gnecchi. (2) Cohen', di Adr. e Tr., n. i; Cohen ^, di Adr. e Tr., n. i. Eckhel, VI, pag. 441, cita degli esemplari in Arg. — R.* Gabinetto di Francia. (3) Cohen', di Adr. e Tr., n. 2; Cohen ^, di Adr. e Tr., n. 4 (erro- neamente Cohen ''^ dà, nella leggenda del rovescio, part anziché parth). — R.« British Museum. (4) Cohen \ di Traiano, n. 280; Cohen ^, di Traiano, n. 585; Eckhel, VI, 441. — R.' British Museum. ^ LA CONSECRATIO DI TRAIANO 25 II. B" - IMP CAESAR TRAIANVS • HADRIANVS AVG- Busto di Adriano a d., lau- reato e nudo. ^ - DIVVS TRAIAN AVG- PARTH PATER SC Traiano seduto a s., tiene nella d. un ramo e nella s. uno scettro. G. B. (I). Anno 117 d. C- fine di settembre 12. ^B' HADRIANVS AVGVSTVS • Testa di Epoca incerta. Adriano laureata, a destra. DIVVS PATER TRAIANVS Figura sfanne, in toga; (statua civile di Traiano?). Nella s. tiene un caduceo e un cornucopia. Arg. (2). 13. B' - DIVVS TRAIANVS PATER AVGVSTVS „ „ Testa di Traiano laureata, a destra. ^ - IMP HADRIAN DIVI NER TRAIAN OPT FIL (in giro) REST (esergo) Figura stante a d. (Adriano?) in atto di sacrificare presso un altare. Arg. (3). 14. /B' - DIVO TRAIANO Testa radiata di Tra- Tlir^T iano a destra. I^ — CONSECRATIO Aquila stante con le ali aperte guarda a s. in alto. Bil. (4). (i) Cohen ^, di Adriano, n. 783; Cohen ^, di Adriano, n. 552. Nel logoro nostro esemplare non appare X egida che Cohen attribuisce al busto di Adriano. — R.* British Muséum. (2) Cohen \ di Adriano, n. 211; Cohen ^, di Adriano, n. 551. Non ci consta che alcuna collezione odierna lo possegga. Cfr. pag. 18 del n. lavoro. (3) Cohen', di Traiano, n. 549; Cohen ^, di Traiano, n. 663. Eckhel, VI, pag. 441. — R.* Museo di Vienna, Gabinetto di Francia. Cohen''* non conobbe che l'es. di Vienna. (4) Cohen', di Traiano, n. 552; Cohen ^, di Traiano, n. 666. — C. Ga- binetto di Francia. Ai n. 14, 15, 16 a torto Cohen (i" 552, 550, 551) afferma che la testa di Traiano è laureata. 20 GUIDO GAMOZZI 15. /B" - DIVO TRAIANO Testa radiata di Tra- iano a destra. rtì - - CONSECRATIO Altare acceso con una palmetta agli angoli. Bil. (I). 16. ^ — DIVO TRAIANO Testa radiata di Tra- iano a destra, ^. — CONSECRATIO Altare spento. Bil. (2). Rea il II zi, in di Filippo (i) Cohen*, di Traiano, n. 550; Cohen ^, di Traiano, n. 664. — C. Ga- binetto di Francia. (2) Cohen', di Traiano, n. 551; Cohen ^, di Traiano, n. 665. — C. Ga- binetto di Francia. NOTE ILLUSTRATIVE La CONSECRATIO nelle monete da Cesare ad Adriano. Chi volesse rintracciare le origini del culto imperiale e tesserne la storia dovrebbe uscir fuora del mondo greco e romano e divagare tra le varie religioni politeiste dell'Oriente antico: ricerca non difficile ma paziente che condurrebbe, a traverso una lunga serie di analogie e di riflessi storici, a spiegare così le divinizzazioni de' primi re delle leggende italiche come le prime apoteosi politiche della Grecia, nonché le consecrazioni ufficiali del romano impero. Chi preparò lo stabilirsi in Roma di questo nuovo culto, potente ausiliare della monarchia rinascente, fu senza dubbio la conquista dell'Egitto e dell'Asia, dove le dinastie seguite ad Alessandro avevano derivato a sé stesse la divinità del grande conquistatore, riaffermandola in forma assolutamente decisa. Di qui, prima che gli imperatori concepissero l'ardi- mento della propria deificazione, vennero a i Romani le disposizioni al nuovo culto. Il quale, se innanzi la caduta della repubblica non si affermò mai in forma propriamente ufficiale, si lasciò però indovinare più volte profondamente radicato nella coscienza cittadina; e se non potè aver per idolo un monarca, si raccolse intorno a chi con la fortuna dell'armi e dell'ingegno parve dominare le sorti dello Stato. Valgano gli esempì di Scipione (i) e di Mario (2). Giulio Cesare ebbe in vita onori divini. A lui, creatore" della nuova monarchia, balenò la felice idea di fondare l'impero quasi per diritto divino: ed invocò e persuase al popolo la propria discendenza celeste. I Romani, già prepa- (i) Livio, XXXVIII, 56. (2) Plutarco, Marius, 27. 28 GUIDO CAMOZZI rati al nuovissimo culto, gli credettero; e la fortuna della monarchia fu così assicurata (i). Il culto imperiale nasce adunque in Roma con lo stesso nascere dell'impero, — Quantunque una ritrattazione diligente dell'argomento molte cose nuove potrebbe aggiungere e molte altre correggere a l'opera pur magistrale del Beurlier(2), che ne studiò le vicende da le origini al completo suo dis- solvimento e i riti onde fu governata ed il significato e l'importanza che assunse nelle varie epoche dell'impero, pur tuttavia noi ci limitiamo a segnalare questo nuovo argomento di studio, riserbando a noi un compito molto più modesto: quello di studiare le forme onde nell'arte figurata — diciamo meglio, nelle rappresentanze monetarie — questo culto nuovo venne affermandosi, da le sue prime manifestazioni a quelle de' tipi monetari adrianei. Ed anche qui chi volesse allargare lo studio da la brevissima serie che consideriamo noi a tutta intera la serie delle monete consecrative dell'impero, com- prendendo opportuni raffronti con le rappresentanze dell'altre arti figurative, farebbe opera interessante e porterebbe un contributo non spregevole ad una desiderabile compiuta illustrazione de' tipi della monetazione imperiale. L.a serie de' romani imperatori ufficialmente consecrati si apre con lo stesso Giulio Cesare. La morte di Cesare non fu che una consecrazione della divinità che gli era stata riconosciuta in vita. A lui, che in vita era stato da la coscienza popolare venerato come deus, il Senato concesse dopo morte, su proposta di Rufreno (3), il titolo divus. (i) Su le precedenze che il culto imperiale ebbe in Roma e fuori di Roma si veda il lavoro, forse un poco affrettato ma pieno di eccel- lenti osservazioni, di E. Beurlier " De divinis honoribus quos acceperunt Alexander et succéssores eins. „ Paris, 1891. (2) E. Beurlier " Le eulte imperiai. Son histoire^ etc. „ Paris, 1891. (3) È il Rufreno di cui Cic. ad Fam., X, 21, 4?. Cfr. Mommsen, C. 1. L., I, 626, IX, 2628. LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARIi AD ADRIANO 29 Raccontano Plinio (i), Svetonio (2), Cassio Dione (3), ed altri ripetono, che pochi giorni dopo la sua morte, mentre il collegiiim ch'egli stesso aveva instituito stava celebrando i giuochi in onore di Venus Genetrix — la divina madre da cui il dittatore aveva persuaso al popolo la propria discen- denza — apparisse in cielo una splendida cometa che durò sette giorni (4) e nella quale il popolo di Roma riconobbe un segno manifesto della divinità del grande defunto. Questo caso fortunato valse a corroborare il concetto della divina natura di Cesare e conseguentemente della origine divina dell'impero. E l'astro di Venere, nelle rappre- sentanze che abbiamo di lui deificato, si alterna con la co- meta a significare la sua natura divina: quello come diretta espressione simbolica della dea cui egli aveva innalzato un tempio come a genetrix sua {Venus genetrix; cfr. Appiano, Bel. Civ., II, 102, Dione, XLIII, 22, Plinio, H. K, XXXV, 12. Cfr. le monete con la testa di Venere nel diritto in Babelon, II, pag. 12, 13); questa, come ricordo del meraviglioso portento col quale al dittatore era piaciuto dopo morte rivelarsi accolto tra i celesti. — Cosi nel frontone del tempio intitolato al DIVVS IVLIVS fu rappresentata una stella (5) : e una stella, o una cometa, rimangono il distintivo caratteristico di Cesare in tutte le rappresentanze che abbiamo di lui divinizzato (6); e nelle monete che lo ricordano tale non avviene mai che la divinità sua sia espressa per altri simboli che per questi (7). — I successori di Cesare intuirono il fine segreto accorgi- mento ch'era stato nella pretesa del dittatore a la propria divinità; videro nella affermazione di questa qualità straordi- naria il mezzo più sicuro, la forma più solenne, onde imporsi al dominio dello Stato: e però si affrettarono a valersene. (i) Plinio, H. N., II, 24. (2) Svetonio, Caes.^ 88. (3) Dione, XLV, 7. (4) Plutarco, Cesare, 69. (5) Cfr. Babelon, II, della gens lulia^ n. 138. (6) Un bassorilievo in S. Vitale di Ravenna rappresentante i Giuli lascia identificare la figura di Cesare appunto per mezzo dell'astro che gli è figurato in alto su la spalla sinistra. (7) Cfr. Babelon, II, della gens lidia, n. 130, 261-264, ecc. 30 GUIDO CAMOZZI Ottaviano ebbe più di finezza, che non i competitori suoi: e mentre Pompeo si affannò in modo ridicolo a persuadere la propria discendenza da Nettuno (0, ed Antonio quella della sua gens da gli Eraclidi (2), egli più praticamente si accon- tentò di dichiararsi adottivo figlio del divino Cesare (DIVI FILIVS) (3) e di ripetere tra gli emblemi della maestà imperiale la stella, simbolo della divinità paterna (4). Così questo titolo che, senza ostentare la sfacciata presunzione di un merito personale al culto divino, quasi ne persuadeva mitemente il diritto acquisito per ereditarietà, riaccendendo le vive sim- patie popolari per l'antico dittatore, rese più facile la impo- sizione del dominio imperiale, e rimase una delle formule costanti onde gli imperatori se lo vennero trasmettendo e perpetuando. La morte di Augusto fu seguita essa pure da prodigi che valsero a fissare in modo anche più radicato il concetto della divinità sua (s). In vita egli aveva ottenuto, non ostante le simulate modestie, altrettanti onori quanti aveva ottenuto Cesare stesso: nella tollerata assimilazione che l'entusiasmo popolare, dopo la vittoria di Azio, aveva fatto di lui con Apollo (6), nelle numerosissime statue che l'adulazione e l'ossequio pubblico gli avevano innalzato, nella introduzione (i) Cfr. in Babelon, II, pag. 355, le monete riferibili a S. Pompeo inscritte neptvni. (2) Plutarco, Antonio, 60. Cfr. i cistofori d'Asia (in Babelon, I, pag. 179, in Cohen ^, Tom. I, pag. 53, in Eckhel, D. N. V, VI, pag. 64) e le monete esibenti i leoni allusivi ad Ercole attaccati al carro di Ci- bele (Cohen '^j 1, pag. 51). (3) I Fasti trionfali del 714 lo dicono divi filivs per la prima volta. Nelle monete appare con questo titolo solo due anni dopo. Cfr. Ba- belon, II, pag. 56; Cohen ^, Tom. I, pag. 22. (4) Cfr. Servio, ad Verg. Aen., VIII, 681 e le monete in Babelon, II, pag. 48, n. loi, 102. Anche nel culto ch'ebbe dopo morte la stella riap- pare quale simbolo della sua divinità. Cfr. Cohen ^, di Augusto, n. 562, di Tiberio e Augusto, n. 3, 4-6. (5) Narra Svetonio {Aug., 97) che un fulmine abbattendosi ai piedi di una statua a lui dedicata ne distruggesse la e iniziale del titolo caesar per modo da lasciar leggere aesar che in lingua etrusca suonerebbe dio. Dal che il popolo avrebbe concepito la certezza della divinità di lui. (6) Cfr. Svetonio, /. e, 70, 94; Virgilio, Aen., VIII, 704; Properzio, IV, 6, 27; Ròscher, Lexicon, pag. 448; Babelon, II, pag. 65, n. 156. LA CONSEGRATIO NELLE MONETE DA CtSARE AD ADRIANO 3I del suo nome tra quelli degli antichi dei delia patria nel canto de' Salii (i), nelle mistiche cerimonie onde avevano onorato la sua gloria le città d'Italia, ne' templi che le Pro- vincie di Asia avevano innalzato a la sua divinità associata a quella di Roma (2), nel novello titolo Aiigustus infine col quale la adulazione cittadina lo aveva salutato come la sua cosa più sacra e venerabile, abbiamo tante e grandi mani- festazioni di un culto privato della sua persona così larga- mente diffuso per l'impero che la immediata ufficiale conse- crazione di lui dopo morte ci appare come una conseguenza necessaria. Tra questi onori a lui tributati in vita, sovra tutti im- portante fu — per tacere della associazione del culto perso- nale di lui con quello della dea Roma, così notevole nella storia del culto imperiale (3) — il titolo che un senatus consulto del 16 Gennaio, 727 d. R. gli conferì quale espressione definitiva della massima dignità dello Stato (4). Come il titolo DIVVS così anche il nuovo titolo AVGVSTVS si fissò, senza deliberato proposito dello Stato, trasmissibile per ereditarietà: e delegò a i successori di Ottaviano quei diritti al dominio della cosa pubblica che, pur senza ufficialmente riconoscerli, il Senato aveva a lui lasciato esercitare. L'impero in tal modo era una seconda volta inconsapevolmente riaffermato da chi aveva il maggior dovere di salvare le rovinanti libertà repubblicane: la nuova instituzione riceveva con la morte di Augusto un secondo battesimo di divinità; e i destinati a rappresentarla nell'avvenire dovevano, come da Cesare il concetto della propria natura divina e però quasi (i) Dione, LI, 20; Mommsen, Res gestae d. Angusti^, II, 21. (2) Dione, LI, 20; Pinder, Cistophoren, Tav. IV. (3) Cfr. Dione, LI, 20; E. Desjardins " Le eulte des Divi et celni de Rome et d'Auguste „ in Revue de Philologie, 1879; Cohen ^, di Augusto, n. 236; Dittenberger, C. I. A., Ili, 63. (4) Censorino, de die nat., 21, 8. Il titolo avgvstvs gli fu conferito su proposta di L. Munatius Plancus. Erano state fatte in antecedenza, a lo stesso fine, proposte diversissime: e Ottaviano avrebbe amato, esibendosi come secondo fondatore di Roma, esser chiamato novello Romolo; ma, temendo che il sapore di monarchia ch'era in questo nome non iscaltrisse il popolo, credette prudente rinunciarvi. 3^ GUIDO CAMOZZI un diritto ideale al dominio, così derivare da Ottaviano il titolo civile onde questo diritto si concretava e riceveva la sua sanzione: DIVI AVGVSTI. Dopo la morte di Augusto, degli imperatori di casa Giulia non godè gli onori della consecratio che il solo Claudio. Il Senato, che in questo primo periodo dell'impero mantiene gelosamente a sé stesso il diritto di decretare gli onori divini, si rifiutò a le sollecitazioni in favore di Tiberio di Caligola di Nerone, soltanto concedendoli a Claudio Druso, che non aveva quanto gli altri avvilita e prostituita la dignità impe- riale, che non era morto per mano assassina, e che non lasciava dietro sé il terribile ricordo che gli altri avevano lasciato o dovevano lasciare. Ed anche la consecratio di Claudio fu contestata. Oggetto prima di sarcasmi nella inti- mità della corte imperiale (i), fu poi negata e annullata da Nerone: e ci volle tutto il buon volere e la pietà falsa o sincera di Vespasiano per rimetterne il culto in onore (2), In ogni modo, per quanto la condotta de' successori di Ottaviano avesse scosso alcun poco la fede popolare nella divinità degli augusti àom\VidXox\,'\\ culto imperiale si perpetuò, sia per atto di ossequio vile, sia come espressione di un sentimento sincero, da la prima dinastia dei Giuli a tutte le successive. I Flavi, in onor dei quali il popolo di Roma elevò un tempio splendido di cui storici e poeti narrarono meraviglie (3), rialzarono il prestigio della dignità imperiale e furono tutti consecrati, se si eccettui Domiziano che lasciava di sé una memoria esecranda. Così si arriva a la dinastia degli Antonini, la quale trova la cerimonia consecrativa già stabilmente fissata nelle con- suetudini dell'impero, e ne continua la tradizione aggiun- gendovi pompa nuova, e le acquista un certo carattere di sincerità e di fede con la bontà del governo. L'impero di Adriano é quello che ricorda il numero maggiore di consecrati. (i) Dione, LX, 35; Svetonio, Claudio, 45; Giovenale, VI, 619. (2) Svetonio, Claudio, 45, Vespasiano, 9. (3) Svetonio, Domiziano, I, XVII; Stazio, Silv.,W , 3; Silio Italico, Pun. Ili, 595. LA CONSEGRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 33 Quali fossero le forme rituali della consecratio romana noi possiamo conoscere da Cassio Dione e da Erodianó, che ne parlano distesamente (i). E quantunque siano particolari già noti (2), crediamo tuttavia opportuno il dirne qualche cosa, essendoché dal cerimoniale di questa solennità derivarono a le monete consecrative imperiali i soggetti più frequenti delle loro rappresentanze. Dopo che il corpo del defunto imperatore, finto in una figura di cera (£t/.wv /.rjstv/i) (3) aveva per sette giorni simulato — esposto nel palazzo imperiale e attorniato da i senatori vestiti a lutto — le fasi della malattia e la morte (4), era da i più giovani de' senatori, su lo stesso suo letto di porpora e d'oro, portato a spalla sino al Forum. Ivi, stando i senatori e i più alti dignitari dello Stato a capo scoperto, sfilava innanzi al catafalco una processione meravigliosa: — statue de' più illustri eroi militari dell'antica Roma, cori di fanciulli cantanti funebri inni, statue in bronzo simboleggianti i popoli vinti, littori e araldi e cavalieri e fanti; poi una pompa magna di quanti doni la pietà cittadina offriva in omaggio, poi le corporazioni romane e da ultimo un aureo altare ornato di avorio e di preziose pietre (5). Svoltosi tutto lo splendore del corteo, seguito Velogium, che il più delle volte da i rostri leggeva lo stesso impera- tore (6), reiterandosi i canti e le lamentazioni e gl'inni di lode, — il funebre letto era da i più illustri tra i cavalieri (i) Dione, LVI, 31; LXXIV, 4. Erodianó, IV, 2. (2) Cfr. E. Beurlier, o. c, pag. 60-68; Belley " Observaiions sur l'histoire et sur les monuments de la ville de Torse „ in Mém. de l'Acad. d. Inscript. et B. L. Tom. XXXVII, pag. 340-362. (3) Dione, 56, 34. (4) Questa prima formalità della molto complessa cerimonia non si osservava che per gli imperatori defunti in Roma (Cfr. Dione, /. e). (5) Cfr. Dione, LXXIV, 4. Non apparivano nella solenne processione le imagini degli augusti divinizzati. La loro natura divina disdegnava qualsiasi mescolanza coi mortali (cfr. Dione, a proposito di Cesare, LVI, 3). (6) Cfr. Vollmer " Laudationum funebriuni Romanorum historia et reliquiarum editio „ in Jahrb. fiìr Phil., 1892, pag. 516 sq. 5 34 GUIDO CAMOZZI di Roma e da i più giovani tra i senatori portato, tra due ali di ploranti, sino al campo di Marte. Quivi avveniva l'ultima scena dell'apoteosi: ed è quella che a noi maggiormente importa di conoscere. Erodiano, parlando della consecratio di Settimio Severo (0, ne dà particolari interessanti. Nel mezzo del campo si elevava una costruzione in legno a diversi piani (più solitamente in numero di tre), di forma uguale, ma di proporzioni gradatamente decrescenti, così da assumere — secondo l'espressione di Erodiano stesso — l'aspetto di lina di quelle torri che appaiono ne' porti marini e che son chiamate fari: e tutta la costruzione era ricoperta di drappi d'oro e ornata d'avorio e decorata di pitture. Nell'interno dell'ultimo piano che, a differenza dei sottostanti, aveva aperte le porte, era collocato il funebre letto recante la cerea imagine dell'imperatore. E dopo che gli astanti a la solenne cerimonia avevano lanciato intorno il rogo i doni di rito — armi e frutti ed erbe odorose —, dopo che intorno il rogo stesso era avvenuta l'ultima deciirsio in onore del defunto, alcune volte da l'imperatore (2), altre da i consoli (3) e altre ancora semplicemente da i centurioni (4) fax taber- naculo admovehatur,.., E superiore minimoque tabernaculo, tamquani e fastigio quodam, aquila demittehatur, q 11 are in aerem submisso igne elata in coelum, Principis aniiuani e terra deferre credebatur; ac iam ex ilio una cum ceteris diis colebatur (5). Questa special forma di rogo consecrativo, che segna la particolarità più caratteristica dell'apoteosi romana, trova de' riscontri in certe monete di Tarso (6). Le piramidi, infatti, ornate di statue e decorate di figure animali che queste presentano, sia che vogliano richiamare il rogo di Ercole fondatore della città (7), sia che invece vogliano alludere a (r) Erodiamo, IV, 2, 8. (2) Erodiano, IV, 2, io. (3) Dione, LXXIV, 5. (4) Dione, LVI, 42. (5) Mazzoleni, ad Miis. Pis. Num., I, pag. 185, da Erodiano, /. e. (6) MioNNET, III, pag. 620. (7) Belley, 0. e, pag. 349. LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 35 Sardanapalo (i), restano sempre roghi consecrativi, e l'aquila che vi appare è sigitum dell'apoteosi (2). Il cerimoniale della consecratio romana ha adunque, pur nelle forme, innegabili precedenze presso altri popoli (3). Ma ciò che a noi piìi importa di notare è che a le monete consecrative dell'impero i simboli significanti la so- lenne cerimonia più soliti a ricorrere derivarono appunto da questa ultima scena della cerimonia stessa. La special forma di rogo a diversi piani, sormontato o no da la biga dorata (4), e l'aquila o sola o balzante fuora da esso a recar con libero volo al cielo l'imperatore defunto, sono infatti le rappresen- tanze pili frequenti con le quali la consecratio fu nelle 'monete commemorata (5). A gli onori dtlla consecratio non tardarono ad essere ammesse le donne. Livia, moglie di Ottaviano, mentre ancora vivente adempiva sotto l' ereditato nome di Augusta a gli uffici di sacerdotessa del suo divino marito (6), fu assimilata a le più possenti divinità femminili e chiamata Genetrix Orbis (i) O. Moller, Kleine deutschen Schri/ien, II, 102. (2) EcKHEL, D. N. V., Ili, pag. 71. (3) Una diversa interpretazione delle citate monete di Tarso dà L. A. Milani {Studi e Materiali di Archeologia e Numismatica, Puntata 1% Firenze 1900): ma noi non osiamo accettarla e tanto meno confutarla. (/|) Cfr. Dione, LXXIV, 5. Erodiano non ne fa parola: ma la fre- quenza con la quale essa appare nelle rappresentanze, persuade a credere che questo carro, allusivo forse a la sacra tensa, figurasse costantemente nella cerimonia consecrativa su la sommità del rogo. (5) Il rogo comincia ad apparire nelle monete di consecrazione con Antonino Pio, e però non entra nel novero delle rappresentanze che noi ci Siam proposto di illustrare. Da Antonino in poi esso ricorre assai frequentemente; e la varietà di particolari onde viene esibito è infinita: varietà la quale crediamo di attribuire non tanto a la poca precisione artistica con la quale il monumento era riprodotto (Beurlier, Le culle imp., pag. 65), quanto a probabili reali mutamenti che il cerimoniale d'uso venne a mano a mano subendo. (6) Cohen*, n, 244 di Augusto: al rovescio di Augusto divinizzato è Livia in attitudine sacerdotale. 36 GUIDO CAMOZZI e Mater Patriae (i), e rappresentata con divini attributi. Tiberio, che l'odiava, non concesse la consecratio ó\ lei; ma Claudio ne permise e ne sanzionò il culto (2); così che, apparendo essa e nelle iscrizioni e nelle monete fatta diva (3), noi la possiamo considerare come la prima delle femminili divinità del culto imperiale. — Nerone decretò gli onori divini a la figlia Claudia, che morì di pochi mesi (4), ed a Poppea uccisa da la sua brutale violenza (5). Tito consecrò la madre Domitilla (6) e la propria figlia Giulia (7). Adriano, infine, il cui regno ricorda ben otto consecrationes, allargando il diritto al divin culto da i membri diversi della famiglia imperiale anche a i congiunti non Caesares (Traiano gliene aveva dato l'esempio, consecrando, sia pure con minor pompa che Nerva, il non augusto suo padre), consecrò, oltre che Plotina vedova di Traiano e Sabina sua propria moglie, anche Marciana e Matidia, l'una sorella, l'altra nipote del suo predecessore. Negli antichi scrittori non è la descrizione di nessuna particolar consecratio di qualche imperatrice. Se il cerimo- niale d'uso fosse il medesimo che si seguiva per le consecra- tiones degli imperatori, noi non potremmo quindi affermare in modo assoluto; tuttavia è assai probabile che non pre- (1) Cfr. EcKHEL, VI, pag. 154 sg. Livia fu assimilata ad Hera (Eckhel, VI, pag. 148; MioNNET, Suppl, IV, pag. 325, n. 192), a Cerere (Cohen ^ di Augusto, n. 93; C. I. L., X, 7501), a Vesta (Ovidio ex Pont., IV, 13), a Cibele (Arneth, Die Antiken Cameen, Tav. IX), a la Pietas (Cohen ^ di Livia, n. i, 2; Museo Pio Clem., Tom. II, Tav. 47) a la Giustizia (Cohen* di Livia, n. 4), a la Salus (Cohen ^ di Livia, n. 5). Nelle monete, coniate prima o dopo la sua consecrazione, essa è sempre rappresen- tata sotto le sembianze di una tra queste divinità: e l'aspetto suo fu così dissimulato forse perchè ancora non si osava a i tempi di lei attri- buire a le donne gli onori divini senza un qualche temperamento. Un cammeo di Vienna la rappresenta sotto la figura di Rea rievocante da l'antica mitologia la divinità di Acca Larenzia. Cfr. R. Mowat, La domus Divina, etc, pag. 8; Beurlier, Le eulte imp., pag. 29. (2) Svetonio, Claud., XI; Dione, LX, 5. (3) Eckhel, vi, pag. 158; Cohen'' di Aug., n. 93; C /. L., V, 7345, XI, 3598. (4) Tacito, Ann., XV, 23; Svetonio, Nero, 35. (5) Tacito, Ann., XVI, ai; Dione, LXIII, 26. (6) Eckhel, VI, pag. 345-346. (7) Svetonio, Domitianus, X, XXII. LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 37 sentasse varietà notevoli. La cerimonia seguiva ancora nel campo di Marte (i); e dobbiam credere che non ne fosse minore la pompa: di Matidia pare che Adriano stesso abbia letto il funebre elogio (2). Il rogo consecrativo manteneva le stesse forme che per le apoteosi degli imperatori (3): soltanto è notevole che nelle rappresentanze monetarie le dìvae augustae hanno espresso gli onori della deificazione con un simbolismo che è, come vedremo, tutto loro speciale. Se per monete di consecrazione dobbiamo rigorosamente intendere quelle sole che portano "espresso il nome della cerimonia (CONSECRATIO), per trovare delle vere e proprie monete consecrative dovremmo arrivare fino ad Adriano, La prima volta infatti che la parola consecratio appare su le monete degli augusti divinizzati è in quejle delle dive Plotina (4), Marciana (5) e Matidia (6) e Sabina (7) che, come è noto, furono consecrate appunto da Adriano. Ma una re- strizione così rigorosa non mi pare opportuna. Anche nelle monetazioni degh imperatori antecedenti noi troviamo dei (i) Un bassorilievo dell'arco di Marco Aurelio, esibente la apoteosi di Faustina (Cfr. Baumeister, Denkm. d. klass. Altert., pag. iii), porta figurato un uomo allacciante con le braccia un obelisco e personificante il Campo Marzio; precisamente come nel bassorilievo della base della colonna Antonina, rappresentante l'apoteosi di Antonino e Faustina. Cfr. Baumeister, o. c, pag. iii; Beurlier, Le eulte imp., pag. 67. (2) Cfr. MoMMSEN, Zwei rómische Sepulcralreden aus der Zeit Augusis und Hadrians in Abhandl. d. Beri. Akad, 1863, pag. 483. Il testo pubbli- cato dal Dessau (C. /. L., XIV, 3579) non pare contenga il vero elogium recitato da Adriano in ipso funere vel in ipsa consecratione Matidiae, ma piuttosto una seconda laudaiio che l'imperatore avrebbe pronunciato, forse nel 120, inaugurandosi a la diva una statua in Tivoli. Cfr. L. Can- tarelli " Gli scritti latini di Adriano imperatore „ in Studi e Documenti di Storia e Diritto. A. XIX, Fase, i, 2, pag. 126 sg. (3) Cohen 2, HI, pag. 142 per Faustina; IV, pag. 392 per Giulia Maesa. (4) Cohen 1 di Plotina, 7. (5) Cohen' di Marciana, 3-7, io, u. (6) Cohen ^ di Matidia, 1-4. (7) Cohen ' di Sabina, 7. 38 GUIDO CAMOZZI nummi, espressamente coniati in onore di immediati prede- cessori, alludenti o significanti chiaramente nelle loro rappre- sentanze la cerimonia consecrativa. E tutte queste monete, molto varie e molto numerose, quantunque non portino espressa la parola consecratio, non vedo perchè debbano essere escluse da la serie delle monete consecrative. La quale io non esiterei ad aprire, anziché con le ricordate monete consecrative dell'impero adrianeo, con quelle dell'impero di Tiberio in cui Ottaviano Augusto è esibito coi simboli della propria divinità. Anche le descritte monete del divo Traiano rimangono adunque vere e proprie monete di consecrazione: sia ch'esse presentino un molto significativo simbolo della eternità (cfr. n. I, 2), sia ch'esse accennino col solo epiteto divo a la con- secrazione di lui (cfr. n. 3, 4, 6-9, 12). In quante monete di consecrazione noi conosciamo delle monetazioni precedenti la adrianea, V augusto divinizzato, quando sia esibito in ^porojA-n (i), è costantemente rappresen- tato o con la testa nuda (2), o nudo nel busto e laureato (3), o col busto nudo e radiato (4). Queste di Traiano invece offrono la singolarità di esibire il busto del divinizzato con veste militare (cfr. n. r, 2, 3, 7, 8 della nostra classificazione). Del qual fatto dobbiamo cercare la ragione, come bene fu già da altri osservato (5), nelle numerose glorie militari che questo principe aveva procurato a sé e a l'impero. L'esser egli morto fuora del pomerium di Roma, quasi possiamo dire sul campo di battaglia, a la vigilia di conquiste nuove, servì a fissare in questa forma la idealizzazione della sua persona. La statua che di lui fu portata attorno per Roma (1) Quando la figura del divinizzato, in speciali rappresentanze complesse, è esibita intera, la testa è solitamente cinta di corona radiata. Cfr. Cohen ^: di Ottaviano, 309, 310, 548, 571; di Nerone, n. 42, 43; di Vespasiano, n. 207, 208; di Tito, n. 98, 99. (2) Cfr. Cohen ^: di Cesare, n. 54, 86; di Ottaviano, n. 564, 567, 572, 576. (3) Cfr. Cohen ^: di Cesare, n. 5, 33, 46, 51, 55; di Cesare e Ottaviano, n. I, 3, 4, 5; di Ottaviano, n. loi, 336, 570, 574, 575; di Claudio, n. 31, 32; di Vespasiano, n. 143-149, 496, 497, 647, 650; di Tito, n. 397, etc. (4) Cfr. Cohen ^: di Cesare, n. 57; di Ottaviano, n. 87, 93, 109, 181, 220-21, 228, 242, etc; di Vespasiano, n. 576; di Tito e Giulia, n. i. (5) Cfr. L. A. Milani, Di alcuni ripostigli di monete romane, ecc^ 1. e. LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 39 durante la celebrazione del tnumphus parthicus fu una statua militare: ed in veste militare egli appare ne' bassorilievi della colonna Traiana, e nella maggior parte de' pochi busti in marmo che di lui conosciamo (i). La testa è, come più frequentemente ricorre nelle monete consecrative de' suoi predecessori, laureata e non radiata. Al qual proposito noi non sappiamo negare che la corona radiata sia essa pure uno degli emblemi della divinità impe- riale. Non è però de' più caratteristici, come vorrebbe il Beurlier (2). I principi divinizzati, da Cesare ad Adriano, la portano raramente. Radiato appare frequenti volte il divo Ottaviano, e nelle monete immediatamente coniate dopo la sua morte e in quelle restituite in tempi più tardi; ma dopo di lui, fino ad Adriano, la corona radiata non riappare che rade volte su la testa dei divi (3). Nei primi due secoli dell'impero, da Cesare, al quale il Senato decretò il diritto di portarla come corona trionfale — prima nei soli teatri, poi per ogni dove — a Caracalla, che la diffuse nelle rappresentanze monetarie con altrettanta frequenza che quella d'alloro, piuttosto che un simbolo asso- luto della divinità imperiale pare esser stata un signiim di altissimo onore — non forse esente da una certa pretesa a la natura superumana di chi ne era insignito — del quale gli imperatori potevano ornarsi anche durante la vita (4). Lo (i) Cfr. Visconti, Monum. Gabinì d. villa Pinciana, Tav. Ili, n. 3. Traiano appare in abito militare anche in un'onice del Museo di Vienna. Cfr. Arneth, Die Antiken Cameen, etc, Tav. XV, n. 8. (2) Beurlier, Le eulte imp., pag. 49. Mommsen (Róm. Staaisr., V) dà invece a la corona radiata un'importanza affatto secondaria, (3) Alcune volte invece di posare direttamente su la testa dell'im- peratore, la cinge a guisa di aureola. Così in un bassorilievo dall'arco di trionfo di Traiano portato a quello di Costantino (cfr. Beurlier, 0. e, pag. 49); così in una moneta di Antonino Pio (cfr. Numismatic Chron., 1878, pag. IO, n. 37). (4) Così Augusto per espresso decreto del Senato (cfr. Cohen * di Aigusto, n. 37); e arbitrariamente Nerone (cfr. Cohen ^ di Nerone, n. 203, 24 T, 248, 256, 263, ecc. Cfr. in Clara e. Calai, du Louvre, n. 334 un busto di Nerone radiato in marmo parlo), Vespasiano (Cohen *, n. 57-63, 70, 73» 151-156, i63, ecc.), Tito (Cohen*, n. 32, 34, 35, 40, 41, 43, 45, ecc.), Domiziano (Cohen 2, n. 8, 9, io, 11, 15, 72, 87, 89, 91), Nerva (Cohen ', n. 3, 80, 89, 93), Traiano (Cohen ', n. 306, 308, 313), Adriano (Cohen ', n. 636, 650, 665, 668). 40 GUIDO CAMOZZI Stesso concetto al quale questo distintivo indubbiamente si inspira — di far irraggiare da la persona augusta la stessa luminosità gloriosa e benefica che emana su la terra dal sole (0 — rafforza questa supposizione. Se delle monete adrianee che abbiamo descritto consi- deriamo ristrettivamente quelle sole che, coniate per render nota la avvenuta deificazione di Traiano (n. i, 4, 6, 9), meri- tano più d'ogni altra d'esser considerate come vere e proprie monete di consecrazione, non troviamo che aurei: ma se teniamo conto anche del n. 11 che ci porta a l'epoca del triumphus parthicus e del n. 12 che ci porta anche più in là negli anni dell'impero adrianeo, — due monete che comme- morano nella leggenda e nella rappresentanza la apoteosi di Traiano, e che però sono esse pure in certo qual modo riferibili alla consecratio, — abbiamo nelle monete che ricor- dano il divinizzato Traiano rappresentati tutte e tre i metalli della monetazione dei primi due secoli dell'impero. La affer- mazione quindi più volte ripetuta che soltanto con Marciana si cominci ad aver esempio di monete consecrative in tutti e tre i metalli (2) noi soltanto accogliamo subordinandola a quanto più sopra abbiamo detto delle monete consecrative in generale. Mancano invece, nella serie delle monete del divo Traiano, esempì di quei medaglioni consecrativi di cui non esistono che esemplari in bronzo e che, come è noto, cominciano soltanto con Antonino e sono rarissimi (3). (i) Cfr, CoLLiGNON, Miihologie figurée de la Grece, pag. 190; Ròscher, Lexicon, pag. 2000. Una moneta di Caro (Cohen ^, Tom. VI, pag. 553) esibente nel diritto i busti affrontati del Sole e dell'imperatore radiato pare inspirarsi a questo concetto. (2) E la parola consecratio che nel bronzo appare per la prima volta con Marciana. Cfr. Gnecchi, Monete Romane, 2^ ediz., pag. 290. (3) Quantunque YLenntr [Numismatische Zeitzschrift, 1889: cfr. S. Am- BROsoLi in Riv. Ital. di Num., 1889) mostri di credere che sieno frequen- tissimi, fino ad oggi non possiamo dire di conoscerne che sei esempi; i seguenti: Antonino Pio (Cohen*, n. 380; Froehner, pag. 74), Faustina fCollez. Gnecchi: cfr. Gnecchi " Appunti di Num. Rom. „ in Riv. Ital. di Num., 1890, III), Faustina (Cohen \ n. 123), Giulia Domna (cfr. Arneth, Synopsis Num. Rom. qui in Museo Caesareo Vindob. adservantur), Saio- nino (Collez. Gnecchi: cfr. Mazzoleni, ad Mus. Pis.), Costanzo Cloro (Cohen ', pag. 72). LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 4I Abbiamo detto che il rogo consecrativo è una delle più comuni e frequenti rappresentanze significanti la deificazione dei Cesari. Tuttavia nella breve serie di monete consecra- tive che noi abbiam preso a studiare, da Cesare ad Adriano, esso non appare mai. La prima volta che fa la sua comparsa è con Antonino Pio (i): dopo di lui si ripete frequentissima- mente. Un simbolo della divinità degli Augusti fissatosi invece fin da gli inizi dell'impero è la siella crinita che fa la sua prima comparsa nelle monete di Cesare ancora vivente. E come la stella crinita fu simbolo della divinità sua mentre egli ancora viveva, simbolo invece della deificazione di lui dopo morte rimase la cometa. E i successori suoi, forse non tanto inspirandosi a l'astro sacro a Venere, genetrix di Ce- sare, quanto al concetto che Plinio adombra quando a pro- posito del deificato padre di Traiano parla di Augusti si- deribus receptis (Paneg., Vili) (2), volta a volta amarono ripeterlo come simbolo di divinità. Così lo ritroviamo in Au- gusto (Cohen ' di Aug., n. 244) in Vespasiano (Cohen ^ di (i) Cohen 1, di Antonino, n. 44, 45, ecc. (2) È Io stesso concetto che inspira anche la rappresentanza che si ritrova unicamente nelle monete del divo anonimo figlio di Domiziano (Cohen ^: di Domisia, n. io), nelle quali l'infante è rappresentato sopra un globo nell'atto di elevar le braccia al cielo stellato (cfr. Eckhel, VI, pag. 410). Una rappresentanza analoga, quantunque ritrovi in origine una determinante tutta speciale è quella del capricorno. Narra Svetonio {Oitav. Aug., 93) che Augusto, avendo domandato a Teogene quale fortuna gli significasse la costellazione sotto cui era nato, ne ebbe così splendidi presagi che " tantatn mox fiduciam fati Atigustus habuit ut thema suum vulgaverit numumque argenteum nota sideris capricorni quo natus est percusserit. „ Non so se di questo denaro sia rimasto esempio; ma una restituzione di Nerva (Cohen ^: di Augusto, 564), nel rovescio di un aureo intitolato al divo Augusto, esibisce infatti il capricorno (cfr. anche Cohen ^: di Augusto, n. 256): ed è interessante il vedere come questo particolar segno sia stato più tardi ripetuto come simbolo di divinità (cfr. Cohen ^: di Vespasiano, n. 496, 497, ecc.). Come simbolo di prosperità materiale, se non di beatitudine, il capricorno ricorre in molte pietre incise (cfr. Winckelmann, Pierres gravées, Classe V, 213 sq.). 42 GUIDO CAMOZZI Vespas., n. 647) e in certi rarissimi aurei da Adriano coniati in onore di Traiano e Plotina divinizzati (Cohen ' di Traiano e Platina^ n. 2, fig. i). Anche lo si ritrova nelle monetazioni successive: non però con grande frequenza. Un altro simbolo della divinità imperiale che si ripete con maggior frequenza nelle monete consecrative dei primi due secoli dell'impero, e che già si riscontra in una moneta coniata da Tiberio in onore del divo Giulio (Cohen ^ di Ce- sare, n. 57) è V ara: alcune volte rappresentata a sé, spenta o accesa (i), altre volte invece con innanzi o a lato lo stesso imperatore seduto, con nelle mani il simbolo della gloria {alloro) e del comando {scettro) (2). Si debba essa considerare come una reminiscenza del- l'ara che il popolo romano aveva elevato a Cesare nel luogo stesso dove il suo corpo era stato bruciato, ara intorno la quale fu improvvisato un vero e proprio culto in onore del novello iddio; o sia invece un riflesso dell'altare aurato e gemmato che soleva chiudere la funebre teoria in onore del- l'imperatore defunto; fatto è che Vara, di cui forse qua e là per Roma erano esempì diversi presso i templi innalzati ai divi augusti,, rimase uno dei simboli così comuni e così ca- ratteristici della consecratio, che nella nota serie di monete consecrative che si vuol falsamente restituita da Gallieno, essa fu uno dei due soli tipi che si scelsero ad esprimerla nel modo più significativo. L'altro fu V Aquila: frequente ancor essa a ricorrere come simbolo di divinità, anche più frequente forse della (i) Cohen ^: di Cesare, n. 57; di Augusto, n. 228 (con. sotto Tiberio; cfr. EcKHEL,'VI, pag. 128), 558, 559, 563, 566. Cohen': di Sabina, n. 20. (2) Cohen ^•. di Augusto, n. 309, 310, 548, 549, 571; di Tito, n. 98, 99. Alcune volte l' imperatore divinizzato si presenta seduto, senza aver vicina l'ara, pur tenendo nelle mani alloro e scettro {statua civile: Cohen 2: di Vespasiano, n. 207, 208); altre volte invece con nelle mani una patera e un ramo d'alloro (Cohen ^ : di Augusto^ n. 87). Coniata sotto Tiberio ed esibente forse la statua che per consenso del Senato dei ca- valieri del popolo — di ogni ordine della cittadinanza romana — gli fu decretata, e che servì di tipo a quante altre gli furono anche in seguito erette (Cfr. Dione LVI, 34); altre volte infine con pàtera e scettro (Cohen 2: di Aug., n. 560; di Traiano, n. 88, esib. Traiano padre). LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 43 Stessa ara, e così diretta così significativa espressione della cerimonia consecrativa che, quando con Adriano comincia ad apparire, nelle monete delle dive Matidia e Marciana e Plo- tina e Sabina, insieme con gli attributi della divinità, la pa- rola che indica l'atto stesso della deificazione loro (conse- cratio), ritroviamo l'aquila a rappresentamela. Questo oiwvwv BaGtXsu; (Eschilo, Agam^ 1 14), o^&'=>\!avis sacra a Giove e però significante la potenza divina, appare come simbolo con- secrativo anche nelle monete di Sicilia e di Macedonia. In Roma la riscontriamo con tale significato già nelle monete del dwo Augusto, pur in quelle coniate da Tiberio a pena dopo la morte di lui (0: ne' nummi consecrativi de' succes- sori suoi, fino ad Adriano, non si ripresenta; ma con Adriano riappare assai diffusamente, e dopo di lui si ripete costan- temente come uno de' tipi più comuni. È rappresentata sem- pre con le ali spiegate, in atto cioè di spiccare il volo a recar tra i celesti l'anima dell'imperatore consecrato; ora poggiata gli artigli sopra un globo a significare il suo divino dominio su tutte le cose del mondo (2); ora poggiata sul sacro fulmine di Giove (3); ora — tipo che comincia soltanto con Adriano — poggiata invece sopra uno scettro (4), se- condo la tradizione greca (Aristofane, Av. 510 ed. Bergk stcì Tolv (j/.r.TiTpoiv èx-àS-TiT' opvi;) passata pel tramite degli Etruschi a i Romani con la leggenda relativa a Tarquinio (s). Tipi che compaiono essi pure per la prima volta nei (i) Cohen 2 di Aug., n. 550 52, 554-55, 562-63, 565 (2) Cohen 2 di Aug., n. 247, 550-52, 562. (3) Cohen*, di Aug., n. 554-55, 565. Cfr. anche una gemma in Gorlée, Cabinet de pierres gravées, n. 122. (4) Cohen*, di Matidia, n. i, 2, 3, 4; di Marciana, n. 3, 4, 5, 10; di Sabina^ n, 14, 15, 53. (5) L'uso greco di rappresentarsi i re con lo scettro sormontato da un'aquila forse derivò dagli Assiri, dei quali Erodoto (I, 195) dice che mai avrebbero osato portare lo scettro senza che sopra fosse rappre- sentata un'aquila. Lo ritroviamo in Etruria : e narra Dionigi d'Allear- nasso (III, 195) che tra i doni che sarebbero stati, secondo la leggenda, portati dagli Etruschi a re Tarquinio fosse anche uno scettro su la sommità del quale era un'aquila. Cfr. tra i nummi consecrativi di Tra- iano l'aureo da noi classificato al n. io, nel quale l'imperatore porta appunto un'aquila su la sommità dello scettro che tiene nella sinistra. 44 GUIDO CAMOZZI nummi consecrativi di Adriano son quelli esibiti da certe monete di Sabina nelle quali la imperatrice, recante o no in mano uno scettro, è sollevata in alto da un'aquila (i) (palese riferimento al cerimoniale della consecrafio che persuade a credere ch'esso seguisse per le auguste in modo affatto simile che per gli augusti), e da certe altre di Plotina (2) in cui l'aquila, con l'ali aperte, poggia direttamente sul suolo, re- cando così l'esemplare cui si doveva modellar la massima parte delle monete consecrative restituite da Filippo (3). (i) Cohen', di Sabina, scettrata, n. 54: non scettrata, n, 12, 13; di Adriano, n. 117. Il tipo si ripete frequentemente da Antonino in poi, non solo nelle rappresentanze monetarie, ma sì ancora in altri monumenti dell'arte figurata. Cfr. l'analoga rappresentanza dell'apoteosi di Antonino e Faustina in un bassorilievo della colonna antonina nella quale Faustina e Antonino, fiancheggiati ciascuno da un'aquila, sono sollevati da ungenio alato che altri interpretò per il genio delF universo (Vignoli, Colttmna Anion. Pii, pag. 149 sq.) ed altri per il genio dell' eternità (Visconti, Mus. Pio Clem., V, pag. 184, Tav. XXIX). Per altre scene relative a r apoteosi, cfr. 1' arcus Titi (apoteosi dello stesso Tito), Yarcus trium- phalis di Claudio {Museo di Madrid), i cammei de' Gabinetti di Vienna e Parigi (Arneth, Die antihen Cameen der k. k. Munz-und-Antiken Cabinettes in Wien; Lenormant, Iconographie des empereurs, pi. VI, IX, XII, XIII). (2) Cohen*, di Plotina, n. 7. (3) Cfr. il n. 14 della nostra serie consecrativa di Traiano. Un sim- bolo della consecrafio che si inspira esso pure a la divina maestà di Giove è un altro de' suoi attributi più comuni e frequenti, — la folgore alata (lovi fulgvratori, fulminatori, tonanti; cfr. C. I. L., III, n. 821, III, n. 3953). Sappiamo da Dione (LXIV, 6) che a Giulio Cesare, vivo ancora, il popolo romano concesse il nome di Giove Giulio : non è quindi meraviglia se, data questa assimilazione del primo Caesar con Giove, l'attributo caratteristico di questa divinità rimase presso i suc- cessori di lui come signum della deificazione propria. Già lo troviamo nelle monete del divo Ottaviano che a Giove fulgurator eresse un tempio per esser scampato da un fulmine che colpì la sua lettiga e un servo che la precedeva (Svetonio, Aug. XXIX) : alcune volte nel rovescio e solo (Cohen ^ di Ottaviano, n. 249, 567), altre volte nel diritto a lato della radiata testa dell'imperatore (Cohen*, di Ottaviano, n. 244: cfr. Lucano, Phars., VII, 457 sq., Bella pares supéris facient civiltà divos I Pnltninibus manes, radìisqne ornabit et astris \ Inque deum templis iurabit Roma per umbras). Nelle monete dei divi Vespasiano e Tito esso ricorre raramente rappresentato sopra una sedia curule (Cohen 2, di Vespas., n. 650; di Tito, n. 403). LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 45 Come l'aquila fu ì'avt's sacra a Giove, così il pavone — per la varietà de' suoi colori e per la sua bellezza — fu Vavis sacra a Giunone. L'isola di Samo, sacra a questa dea, dedicò per prima ad Hera questo splendido uccello, e ne fece moltiplicare la specie che, innanzi la guerra del Peloponneso, era quasi ignota a l'Europa [Ateneo XIV). E come l'aquila, simbolo della divina potenza di Giove, si fissò nelle monete consecrative degli augusti, così il pavone, simbolo della di- vina potenza di Giunone, si ripetè invece soventi volte nelle monete consecrative delle auguste. Con minore frequenza però e con minore determinatezza e, direi quasi, intensità di significato che non l'aquila: — la quale, pur nelle monete delle dive auguste, come in quelle dei diz% rimase sempre il più frequente simbolo della deificazione imperiale. Così Adriano, quantunque di lui racconti Pausania (II, XVII) che in Micene dedicasse a Giunone, nel tempio di lei, uno splen- dido pavone tutto d'oro e tempestato di gemme, non espresse mai la consecratio, nelle numerose monete coniate in onore delle dive Matidia, Marciana, Plotina, Sabina, per mezzo di questo attributo giunonio. Esso comincia ad apparire come simbolo della consecratio muliebre soltanto nelle monete della diva Faustina 0): da Faustina in avanti si alterna con uguale fortuna con V aquila; ma prima di lei, da Augusto ad Adriano, non appare che due volte sole, e cioè in alcune monete di Giulia figlia di Tito ed in altre di Domizia moglie di Domi- ziano (2), le quali lasciano indovinare come, prima di Anto- nino Pio, Vavis giunonia fosse considerata, piuttosto che come un assoluto simbolo di divinità, come una espressione della femminile maestà imperiale. Ad esprimere la quale ricorre nelle monete soventi volte il carpentum. Ma, quantunque certi nummi, da Adriano (i) Cohen ^, di Faustina madre, n. 71, 76. (2) Cohen 2, di Giulia figlia di Tito, n. ó, 7, 8; di Domizia, n. i, 2, 3, 4. Anche si cita un G. B. di Messalina, coniato in Nicea, nel quale essa imperatrice avrebbe intrecciate innanzi al busto due penne di pa- vone : (altri vogliono due spiche. Cfr. Pellerin, Recueil des médailles, in, tav. 132). Due pavoni in marmo parlo, forse derivanti da un monu- mento in onore di qualche diva Augusta, vedi in Museo Pio Clemcnt., Tom. VII, Tav. 27. 46 GUIDO CAMOZZI coniati in onore della diva Marciana, recanti la leggenda consecratio esibiscano quasi a simbolo di essa cerimonia il carpentiim, non dobbiamo credere tuttavia ch'esso fosse un assoluto ed esclusivo signum dell'apoteosi. Di Livia, moglie di Augusto, abbiamo monete, coniate mentre essa ancora viveva, che recano il carpentum (i); monete recanti il car- peìitum abbiamo anche di Agrippina (2), che non fu mai con- secrata e della quale Dione (LX, 33) racconta che, quantunque non fosse sacerdotessa di verun culto (3), ottenesse dal Se- nato l'autorizzazione a portarsi in carpentum al Campidoglio: sappiamo che l'uso del carpentum fu concesso anche a Mes- salina moglie di Claudio (4), e che in carpentum essa seguì il carro del marito nel trionfo di lui sui Britanni (5): ritroviamo finalmente rappresentato il carpentum in monete di Domitilla sorella (6) di Tito (7), che non fu mai consecrata, e in certi rari G. B. di Sabina, moglie di Adriano, coniati mentre essa ancora viveva (8). S'ha adunque tanto che basta a poter affermare che il carpentum, quantunque ricorra soventi volte, pur ne' primi due secoli dell'impero, nelle monete delle auguste consecrate (9), non è tuttavia un sicuro indizio di deificazione, uno stabile ed assoluto simbolo della consecratio; ma piuttosto un distin- tivo di altissimo onore che poteva sì inspirare il concetto della divinità di chi ne era insignito, ma che però non la sanzionava in verun modo. Questo cocchio elegante, di uso antichissimo (1°), a due (i) Cohen -, di Livia, n. 6. (2) Cohen ^, di Agrippina madre, n. i, 2. Cfr. Svetonio, Calig., XV, Dione, LX, 33. (3) Livio (XXXIV, i) parla di una legge " tte qua mulier juncto vehiciilo in Urbe, nisi sacrorum publicorum causa, veheretur „. (4) Dione, LX, 22. (5) SvETOKio, Clatid., XVII. ■ (6) Cfr. EcKHEL, D. N. V., VI, 346. (7) Cohen *, di Domitillr, n. i, 2, 3. (8) Cohen 1, di Sabina, n. 78. (9) Oltre le citate monete di Livia, di Agrippina, di Domitilla, di Sabina, cfr. in Cohen ^, di Livia i n. 7, 8; di Giulia figlia di Tito i n. 9, io; di Marciana (Cohen ^) i n. 6, 7, 11. (io) Cfr. Ovidio, Fasti, I, 619 : Nam prius Ausonias matres carpento vehebant \ Haec quoque ab Evandri dieta parente reor. LA CONSEGRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 47 ruote, chiuso e coperto [arcuatus] (i), fu in origine peculiare a le sacerdotesse romane: nessuna donna che non fosse adibita a qualche culto sacro avrebbe potuto usare di esso (2). Più tardi l'ambizione muliebre lo rivendicò a sé come stru- mento di pompa e di fasto : rimase però sempre un carro, direi quasi, mistico; e nelle pompe circensi esso servì a recare con solenne apparato le statue degli dei (3) dal Cam- pidoglio pel Foro al Circo Massimo (4). Da la qual cerimonia, v'abbiano o no avuto influenza il costume egiziano e asiatico, derivò indubbiamente l'uso di portar le statue dei consecrati Augìisti in carpentum a render più magnifica la pompa cir- cense. Ed il rito si rispecchiò nelle rappresentanze monetarie dei divinizzati. • Fu un onore al quale parteciparono non pure le auguste ma si ancora gli augusti. Con questa differenza però: che — giudicando da le rappresentanze figurate — mentre per le dive, in questa solenne processione trionfale, fu solitamente usato il carpentum (5), pei divi invece s'adoperò sempre la thensa (6): un carro scoperto e non arcuatus, pure a due ruote ed ornato esso pure di simulacri, del quale, fuorché nella forma, propriamente non sappiamo in che differisse dal carpentum. E come questo si presenta costantemente aggio- gato a due mule (mutare carpentum: son forse le mule simbolo di pudicizia e continenza il)), la thensa invece appare sempre (i) Singolarmente elegante è il carpentum che esibiscono le citate monete di Marciana e una medaglia di Livia (cfr. C. Silvestri, Lettera sopra una medaglia di Livia col carpento in Opuscoli scientifici, Tom. V, pag. 139 sq.). (2) Livio, XXXIV, i. (3) Per questo nelle rappresentanze monetarie che noi abbiamo dtl carpentum esso appare sempre ornato e decorato di statue. (4) Dionigi d'Alicarnasso, L, VII. (5) Da Livia ad Adriano fanno eccezione soltanto le monete della divinizzata Giulia figlia di Tito (CohEìN 2, n. i, 19, 20) e alcune di Mar- ciana (Cohen 1, n. 8, 9, 12) esibenti, in luogo del carpentum, la thensa. (6) A torto Cohen 2, ai n. 31, 32 di Claudio e 141, 146, 147 di Ve- spasiano afferma che nel rovescio è rappresentato un carpentum : cor- reggi in thensa. (7) Pare che anche le vergini Vestali godessero dell'onor del car- pentum. 48 GUIDO CAMOZZt aggiogata a una quadriga di cavalli (i) (Vequits nato ad bellum risponde bene a la marziale figura degli imperatori) o a una biga o quadriga di elefanti simbolo di eternità (2). Quando la thensa è aggiogata agli elefanti, ciascun ele- fante è sormontato da un rector (indus), e nel carro è rap- presentata la figura dell'imperatore divinizzato recante nelle mani ora lo scettro e un ramo d'alloro (3), ora invece lo scettro e una piccola vittoria (4). La Vittoria ricorre frequentemente in queste rappresen- tanze: essa è quasi un simbolo complementare della divinità (i) Cohen 2, di Claudio, n. 31, 32: di Vespasiano, n. 145-147. (2) Cohen ^, di Augusto, n. 305-308; di Vespasiano, n. 205-206. Cohen', di Nerva, n. 124, 125; di Giulia di Tito, n. i, 19, 20; di Marciana, n. 8, 9. 12. — L' uso di aggiogare a i carri trionfali gli elefanti, della cui longevità, da essi esagerata (cfr. Arist., Hist. Anim., Vili, 9; Plinio, H. N. Vili, io), gli antichi meravigliarono, risale a l'epoca di Alessandro, e si continuò durante tutto l'impero. In Roma essi apparvero la prima volta nei corteggi trionfali seguiti a la disfatta di Pirro e a la conquista di Sicilia (cfr. Plinio, H. N., VIII, io). In un denaro della famiglia Ce- cilia (DuRUY, Hisf. des Rom., Ili, pag. 364) Metello appare trascinato sopra un carro aggiogato ad elefanti : Pompeo sarebbe entrato in Roma sopra un carro tirato da quattro elefanti se la strettezza delle porte della città non ne lo avesse impedito (cfr. Plutarco, Pompeo, 14; Lici- NiANo, Quae supersunt, ed. G. Camozzi, pag. 55 e comm. Imola, 1900): Cesare salendo la notte al Campidoglio fece rischiarare la strada da elefanti portanti torcie accese (cfr. Svetonio, G. Caes., XXXVII); e di Ottaviano racconta Svetonio (Claud., XI) che, decretatagli dal Senato la consecrafio, ebbe l'onore di esser portato ai circenses sopra un carro tirato da elefanti (cfr. Dione, LXI, 17). Da Augusto ad Adriano questo simbolo di trionfo (ricordisi la tradizione del viaggio di Bacco nell'India [Plinio, H. N., Vili, i], e si cfr. i sarcofagi romani ne' quali gli elefanti appaiono nei trionfali cortei bacchici, Matz und von Duhn, Antike Bildwerke in Rom mit Auscluss. der grósseren Samlg. Leipzig, 1881-82, n. 2272, 2284, ecc.) e ùeWaeternitos si ritrova, come abbiamo veduto, nelle monete dei divi Vespasiano e Nerva e Giulia di Tito e Marciana ; e si doveva anche dopo ripetere con grande frequenza. Cfr. Cuper " De elephantibus in numis obviis „ nel III voi. del Novus Thesaurus del Sallengre, pag. 18-263 ) Spanhemius, De praestaniia et usu nuinismalum antiq., II, Dissert. XI. (3) Cohen ^, di Ottaviano, n. 305-308. (4) Cohen ^, di Vespasiano, n. 205-206; Giulia di Tito, n. i, 9, io (con spiche e scettro). Cohen \ di Marciana, n. 8, 9, 12 (con scettro e patera). LA CONSECRATIO NELLE MONETE DA CESARE AD ADRIANO 49 cesarea; ed è notevole che le thensae trascinate da cavalli, su le quali non mai è dato di veder esibito l'imperatore (i), sono sormontate quasi sempre da due vittorie. Del resto nelle monete coniate in onore del divo Ottaviano troviamo alcune volte la Vittoria rappresentata anche per sé sola: (Cohen', di Ottaviano, n. 242, 254, 556, 557, 561): sempre in atto di marciare e con nella destra uno scudo. Ma è rappresentanza che non ritroviamo come simbolo consecrativo in nessuna delle monete de' successivi augusti divinizzati, se si eccettuino certi aurei del .icoc, o barre di metallo, nel 70 SERAFINO RICCI tempio di Hera in Argos, diffuse prontamente la coniazione della prima moneta nell'Eubea, specialmente in Calcide e in Eretria, in Corinto e nelle sue colonie, e nell'Attica ; ma questa moneta presentava forme globulari, con un quadrato incuso o la figura di qualche animale, o di parte anteriore di animali, raramente di teste arcaiche della divinità. Per quanto rozzi la forma e lo stile delle prime monete anch'essi segnano nel VII e VI secolo a. C. un lento pro- gresso, che è però indipendente e ben diverso dal progresso compiuto dalle arti plastiche, le quali alla metà del secolo VI avevano già dato per opera di Baticles il trono di Apollo ad Amicle (dopo il 540 a. C.) (0, ad Atene per opera di Critios e di Nesiotes il famoso gruppo dei tirannicidi Armodio ed Aristo- gitone, eseguito poco dopo il 510 a. C, di cui ammiriamo tuttora una copia al Museo nazionale di Napoli (2). Ma ecco nel secondo periodo dal 480 al 400 a. C. l'arte ellenica assorgere a inatteso e diffuso progresso nella prima metà del secolo, per opera di Canacos e di Aristocles a Sidone, di Callon e di Onatas ad Egina, di Calamis e di Mirone adAtene (3). Nella seconda metà poi del secolo giunse (i) L'Apollo Amicleo è rappresentato su una moneta di Sparta, co- niata al tempo d'Antigono Dosone. Ved.lMHOoF-BLUMER — Percy Gardner, Journal of hellenic studies, VII, (1886), pag. 63, n. 9. Sull'attribuzione ad Apollo contestata dal Furtwàngler, ved. Collignon, op. cit., I, pag. 231. (2) Il gruppo dei tirannodoni sorgeva all'estremo lembo meridionale dell'^^ora d'Atene, su un rialzo detto VOrchestra. Fu rubato l'anno 480, dopo l'assedio di Atene, e portato da Serse ad Ecbatana, da cui solo nell'anno 280 prese la via del ritorno. Il gruppo nella posizione identica in cui si ammira al Museo Nazionale si vede sul rovescio dei tetra- dramma di Atene con i nomi dei magistrati monetari Mentone e Moschione. (3) Su questi artisti e sulle loro opere, ved. specialmente Friede- RiCHS-WoLTERS, Gtpsabgusse e Collignon, op. cit. I, cap. Ili, Les écoles du Peloponnese ; la Grande Grece et la Sicile, pag. 308 e segg. Degno di nota è soprattutto l'Apollo Didimeo di Canachos, di cui abbiamo riproduzione su varie monete dell'Impero. Ved. Collignon, op. cit., I, pag. 312, fig. 153, 154, 155. Per i particolari della figura cfr. S. Ricci, in Studi ed appunti sulla collezione statuaria del R. Museo di Antichità in Torino; in Atti della R. Accademia dei Lincei. Roma, 1897, voi. VI, fase. 6: 1. Il bassorilievo rappresentante Apollo, ved. a pag. io, fig. 2, altra moneta che riproduce un tipo analogo a quello dell'Apollo Didimeo; cfr. A. Negrioli, Di una pittura vascolare derivata da un originale statuario. Bologna, Zanichelli, 1900. IL SENTIMENTO DELLA NATURA, ECC. 7I a quello splendore di bellezza ideale che ancora ammiriamo nelle opere di Fidia e di Alcamenes d'Atene, di Policleto e di Peonie- di Mendes nel Peloponneso. Basterà citare per la prima parte di questo celebre pe- riodo, ove surse ad immortale e insuperata grandezza il genio greco, gli Egineti., cioè le sculture in marmo del tempio di Athena ad Egina, che sono il gioiello della Gliptoteca di Mo- naco, opera di Onatas e di Calliteles degli anni 480-470 a. C. (0. Per la seconda parte di questo periodo ognuno avrà presente e la copia del Discobolos di Mirone al Palazzo Massimi di Roma (2), e le sculture del Partenone che sono le gemme dei British Museum e del Museo dell'Acropoli ad Atene, le me- tope e i frammenti dei frontoni del tempio di Giove ad Olimpia, nonché le metope del terzo tempio a Selinunte, raccolte nel Museo di Palermo, e il fregio del tempio di Apollo a Phigalia, che si studia al British Museum. Si tratta di opere d'arte fatte tra la metà circa del V secolo e il principio del IV a. C. Studiata in questo periodo l'anatomia plastica e pittorica, e conosciuto esattamente il corpo umano nelle sue flessuosità e nei suoi atteggiamenti, non vi fu piiì ostacolo da superare, (i) Intorno agli Egineti ved. la bibliografia contenuta nel lavoro del Brunn, Beschreibung der Glyptothek Mùnchen, pag. 65 e segg. Ca- pitali per la questione sono i due lavori dello stesso Brunn: Ueber das Alter der aeginetischen Bilderverke, 1867, e Ueber die Composition der Aegineten, 1869, estratti entrambi dai Sitziingsberichte der k. bayer. Akadetnie der Wissenschaften.'W Prachov nel suo lavoro: La composition (ies groupes du tempie d'Égine (Annali Instit., 1873, pag. 140) determinò meglio la distribuzione e il numero delle figure, ma il Lance nel lavoro Die Composition der Aegineten (Berichte der sàchs. Gesellschaft der Wis- senchaften, 1878, II) e il Burckhardt nello studio intitolato Ueber die ae- ginetischen Giebelgruppen (Basilea, 1879) alterarono di nuovo e nomi e disposizioni delle figure. Il CoUignon (op. cit. I, pag. 298) si attiene però prudentemente alle dodici figure disposte su un piano solo, come si possono ancora studiare a Monaco di Baviera. (2) Per la bibliografia relativa al Discobolo di Mirone e alle sue imitazioni ved. Collignon, op. cit., I, pag. 473 nota i e 2. Mentre vi sono monete che rappresentano il gruppo di Athena e Marsia di Mirone (LuDviG voN Sybel, Athene und Marsias Bronzemiinze des Berliner Mu- seums, Marbourg, 1879), non ho presente, almeno in questo momento, riproduzioni su monete del celebre Discobolo di Mirone. 72 SERAFINO RICCI e anche la monetazione, più libera nella sua scelta, seguì passo passo, però sempre piìi tardi, i progressi dell'arte plastica. Infatti oscillavano ancora i tipi arcaici misti con quelli meno arcaici, quando il primo impulso alla diffusione pro- venne da ragioni diverse da quelle di una maggior perfe- zione artistica, quale noi ora con occhio critico andiamo in- dagando. Infatti, la moneta di elettro di Cizico sulla Pro- pontide ottiene ottima circolazione in quel metallo da parte dello Stato, mentre questo si riserva invece il monopolio per le monete d'oro coniate in Asia e in Oriente. E nella Grecia Europea si diffondono le monete greche più per la purezza del metallo e l'esattezza del peso che non per ele- ganza e perfezione dei tipi. Più artistica quasi è la serie delle monete di Corinto e quella di Siracusa, ma la vera fama artistica delle monete nella Grecia e nella Magna Grecia appartiene più al periodo successivo che a quello che ora studiamo, cioè al periodo che si estende fra il 400 e il 336 a. C., ma gli splendidi coni di Gerone II e di Philistis, i migliori artisticamente parlando, appartengono a periodo ancor più tardo, toccando l'ultimo quarto del III secolo a. C. (275-216). Anzi, pure in principio di questo periodo il procedimento della coniazione monetaria si sposta e si altera per ben altre ragioni che non quelle artistiche. Il monopolio che possedeva Cizico è preso da Lam- psaco nella coniazione delle monete d'oro, le quali poi, con un peso tutto speciale, son coniate in gran numero a Pan- ticapoeum, la moderna città di Kertch. Una coniazione attivissima nelle città fenicie di Sidone, di Tiro, di Arado dall'anno 400 circa in poi fece per ragioni commerciali e coloniali nell' Oriente la concorrenza al com- mercio monetario della parte occidentale dell'Asia Minore, sostenuto soprattutto dalle ricche zecche di Efeso, di Samo, di Chio e di Rodi. La scoperta delle miniere aurifere di Filippi nella metà del IV secolo a. C, alterò la produzione mone- taria nella Macedonia, ove, per le sconfìtte subite, la lega calcidese non potè più coniare monete proprie, cosicché tutta la coniazione monetaria della Macedonia fu riordinata, anzi riorganizzata dall'Impero Macedonico. IL SENTIMENTO DELLA NATURA, ECC. 73 Con tutto ciò non si può negare che prima ancora del- l'epoca gloriosa di Alessandro Magno l'arte di Fidia e di Po- licleto abbia incominciato ad influire anche sui tipi monetari, mentre nella plastica greca già si ammirano il monumento coragico di Lisicrate in Atene, e la statua di Dioniso del mo- numento coragico di Trasiilo (520 a. C), che si conserva tuttora nel museo Britannico, la statua di Ermete d'Olimpia, capolavoro di Prassitele, che s'ammira nel Museo di Olimpia (363 circa, o 343 a. C.) (0, il gruppo dei Niobidi, di cui tutti conoscono la celebre copia fiorentina, e che è ormai da tutti considerato un' opera del III secolo a. C, facente parte del- Vex voto d'Attalo, re di Pergamo (2). A conferma di quanto abbiamo riferito troviamo in questo periodo riprodotta sulle monete d'argento di Filippo di Ma- cedonia la testa bellissima di Giove fidiaco di Olimpia. Sulle monete dell'Arcadia la figura seduta di Pane, su quelle di Crotone la figura di Heracles ci fanno presupporre l'esistenza delle relative statue in marmo dello stile del IV secolo a. C. Del resto anche l'Apollo di Ciazomene, l'Ermete di Aenus, l'Aretusa e la Pallade a Siracusa sottintendono con ogni ve- rosimiglianza tipi già consacrati dall'arte e dedicati nei tempH rispettivi. E poiché ormai le monete stesse sono considerate opere d'arte, in molte città della Sicilia e della Magna Grecia portano incisi i nomi degli artisti, pur troppo non tutti deci- frabili e noti, che sono così responsabih dell'opera loro. E così, entrata anche la coniazione greca nella via trion- fale dell'arte, continuerà in essa con gli splendidi esemplari della Macedonia, dell'Attica e della Sicilia, finché l'assunzione al trono di Alessandro Magno imporrà la effigie lisippea del (i) Ved. CoLLiGNON, op. cit., II, 291; cfr. specialmente G. Treu, Hermes tnit Dionysosknaben, Berlino, 1878, e l'opera più recente intorno a Prassitele del Klein. (2) Ved. la bibliografia relativa in Amelung, Fuhrer durch die Antiken in Florens, Monaco, 1897, n. 174 e segg. Cfr. l'opera fondamentale dello Starr, Niobe und die Niobiden, Lipsia, 1863, e tutto l'esame della que- stione relativa alla formazione del gruppo classico in Collignon, op. cit., II, 536 e segg. 74 SERAFINO RICCI grande conquistatore a tutte le zecche d' Europa e d'Asia che coniavano in suo nome, e Vaureo del generale romano Flaminino, coniato in Grecia nel 197 a. C. sul modello dello statere alessandrino ci avviserà che ormai la Grecia sta per essere considerata una provincia romana. Ora il sentimento della natura esteriore ha lasciato il posto a quello della natura psichica, e s'affatica a rappresen- tare sui tipi monetari la vivace e profonda espressione del ritratto di Alessandro Magno e dei Diadochi, mentre nelle arti plastiche le scuole di Pergamo, di Rodi e di Tralles creano i capilavori dramatici dell'Eroe gallico moribondo, del Laocoonte e del Toro Farnese (0. Serafino Ricci. (i) Sulle scuole di Pergamo, di Rodi e di Tralles e sopratutto sul- Vex voto di Aitalo, ved. Collignon, op. cit.. Il, pag, 500 e segg. Per la bibliografia relativa agli scavi ved. Collignon II, pag. 498, nota 1. LA NUMISMATICA al IV Congresso Geografico italiano in Milano Non senza intima soddisfazione sono riuscito a trovare un posticino fra i relatori della sezione storica dell'ultimo Congresso geografico italiano, testé chiuso a Milano, per trat- tarvi un tema che si collega anche con gli studi della Rivista. Il tema, che sarà argomento di una Memoria inserita negli Atti del Congresso, tratta dei dati paletnologia e numismatici nella geografia storica, e fu motivato dal fatto che di questi dati non si trova menzione, o quasi, in alcun testo scientifico o didattico di geografia, come si trattasse di argomenti alieni dal campo della geografia storica. Esclusa pertanto la parte che riguarda la paletnologia, riassumo brevemente gli argomenti esposti in difesa della numismatica. Ammessa la necessità della geografia storica, o, come si suole modernamente chiamare, àéiV antropogeografia, è naturale che quanto più completi saranno i dati complemen- tari per questa scienza, che mette in luce i rapporti intimi fra la terra e l'uomo, altrettanto più completo sarà l' ufficio stesso che questa antropogeografia compirà come sussidio della storia civile e politica dei popoli. Di solito in questa antropogeografia i testi includono le statistiche varie, sia della religione, sia della popolazione, del commercio, dell'industria, e perfino delle vie di comunica- zione di una data regione, ma non contengono mai parola né delle sue zecche, né del valore della sua monetazione, sia sotto il rispetto storico-numismatico, sia sotto quello delle monete e dei valori in corso. La zecca é indice del valore, è la rappresentanza di quel tale Stato come fattore del tesoro nazionale; le monete in 76 SERAFINO RICCI corso rappresentano la statistica della ricchezza fluttuante di un paese e il segno della sua potenzialità finanziaria ed eco- nomica; trascurarne lo studio ed il computo è per il vero geografo come trascurare il computo e lo studio della popo- lazione, o dell'estensione chilometrica della regione descritta. Alcuni senza dubbio obbietteranno che, se noi volessimo considerare i moltissimi fattori dell'antropogeografia, non fi- niremmo più; ma io cercai di dimostrare che molti altri fattori, quantunque utili, non sono di necessità così caratteristici e costitutivi come i dati numismatici; e provai con esempì che, mentre si potrà anche prescindere nell'antropogeografia dallo studio delle lettere e delle arti, in quanto che queste formano un patrimonio intellettuale a sé, ormai riconosciuto per mezzo dei capilavori letterari ed artistici, i dati numi- smatici, se non si aggiungono come complemento agli altri dati storici ed economici, sfuggono all'attenzione dei piìi, e per la difficoltà loro e per la poca universalizzazione delle discipline numismatiche. Appunto a questa mancanza di popolarità — per così dire — degli studi numismatici, e alla dannosa separazione nel campo dell'attività scientifica dei geografi dai numisma- tici e dagli archeologi dobbiamo l'assenza totale, o quasi, di dati numismatici anche nei trattati piiì completi di geo- grafia storica antica e moderna, quah, per es., quelli del Bevan, del Bonardi, del Pasanisi, e la quasi totale esclusione di questi dati anche dall'insegnamento universitario della geografia. Comunque sia, in aspettazione frattanto di una maggiore conoscenza e diffusione degli studi numismatici in Italia, conchiusi la mia breve Relazione al Congresso geografico augurandomi che i dati numismatici, oltre quelli paletnologici (intorno ai quali svolsi argomenti adatti che non è qui il luogo di riferire) non siano trascurati od esclusi né dalla trattazione scientifica, né dall'insegnamento superiore e se- condario della geografia storica in Italia. Serafino Ricci. LA ZECCA DI FANO (Continuazione: Vedi Fase. Ili, 1899I ELENCO DELLE MONETE CONIATE IN FANO. ANONIME (i). I. Picciolo. B' — Santo in piedi. In giro: S • PATERNIANVS. I^ — Nel campo con lettere disposte in croce: FAIW. In giro: FORTVNE. Bellini, IV, 24. — Museo di Ferrara. Mistura, gr. 0.45. -2. Idem. B' — Stemma senza corona. In giro: + ® CIVITÀS • FANI ® ^ — Santo vescovo di faccia benedicente: S-PATE RNIANVS. Papadopoli, n. 5. — Collezione Papadopoli. Mistura, gr. 0.38. 3. Idem. /& — Arma della città in scudo semplice. In giro: ® Hh ^ CIVITAS FANI. I§ — P^igura di vescovo col pastorale nella s. e la d. in atto di benedire. S. PATRIGNIAN • Brambilla, n. 7. — Collezione Brambilla. Mistura, gr. 0.33. 4. Idem. ^ — Stemma della città entro due cerchi concentrici. In giro entro cerchio cordonato: ® + ® CIVITAS • FANI • (1) Non è possibile determinare quale sia il titolo delle monete anonime, poiché esse appartengono a emissioni diverse. 78 G. CASTELLANI ^ — Busto mitrato con aureola e piviale con fermaglio. In giro da d.: + S • PATERNI ANVS • Mistura, gr. 0.45, 0.52, 0.69. Papadopoli, n. 4. — Collezione Castellani. (Tav. I, n. i). 5. Picciolo. ^ — Stemma della città sormontato dalle chiavi e dal tri- regno: attorno: CIVITA S FANI. P — Santo vescovo di faccia benedicente: S. PATR IG-NIAN. Mistura, gr. 0.28. Papadopoli, n. 6. — Collezione Papadopoli. — R. Museo di Parma. 6. Picciolo (?) i& — Santo vescovo seduto di faccia colla città nella d. In giro: S. PATERN lANVS. I^ — Chiavi decussate e triregno. In giro: • CIVITAS • FANI • Biondelli, n. 53. — Gabinetto di Brera. Mistura, gr. 0.52. 7. Picciolo, ^ — Chiavi decussate e tiara, attorno: • CIVITAS • FANI • p — Santo vescovo seduto di fronte: S • PATER NIANVS • Papadopoli, n. 7. — Collezione Papadopoli. Mistura, gr. 0,42. MALATESTIANE. 8. Picciolo. i& — Rosa nel campo entro cerchio di tratti. In giro da d.: + • D • PANDVLFVS • P — In giro: + :•: DOMINVS *:• •:• Nel campo: FANI con lettere disposte a croce tramezzate da punti e quattro punti nel mezzo. Collezione Castellani. Mistura (tit. 0.04166), peso gr. 0.42. 9. Idem. ^ — Rosa nel campo entro cerchio di perline. In giro da d.: ° + °D PANDVLFVS. LA ZECCA DI FANO - ELENCO 79 ^ — In giro: DOMINVS : o * o ♦ o * o • Nel campo: FANI con lettere disposte a croce tramezzate da bisanti e cinque punti nel mezzo. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.36. 10. Picciolo. ^ - Rosa nel campo. In giro da d.: * + *D- PANDVLFVS. :^ - In giro da d. : ^ + ^ DOMINVS. Nel campo: FANI con lettere disposte a croce e una stelletta nel mezzo. Collezione Brambilla. Mistura, gr. 0.37. 11. Idem. B' - Rosa nel campo. In giro da d.: ° + ^ D • PANDVLFVS. IJ! - In giro da d. : S ^ ^ * o DOMINVS. Nel campo: FANI con lettere disposte a croce tramezzate da bisanti e tre punti nel mezzo. Bellini, II, 46, I. — Museo di Ferrara. Mistura, gr. 0.40. 12. Idem. ^ — Rosa nel campo. In giro da d.: + ° D = PANDVLFVS ® ^ — In giro da d. : * + ^ DOMINVS ^ * Nel campo: FANI con lettere disposte a croce e una stelletta in mezzo. Promis, tom. II, n. 24. — Collezione di S. M. Mistura, gr. 0.32. 13. Idem. 1& — Rosa nel campo entro cerchio di perline, attorno: + SDS PANDVLFVS :S P — In giro da d.: +® = DOMINVS • S® Nel campo: FANI con lettere disposte a croce tramezzate da bisanti e altro bisante nel mezzo. Papadopoli, n. i. — Collezione Papadopoli. Mistura, gr. 0.38. 14. Idem. 3* — Rosa nel campo entro cerchio di globetti. In giro: + » D • PANDVLFVS ® I^ — In giro da d.: DOMINVS ® ® ° ® ° Nel campo FANI con lettere disposte a croce e stelletta nel mezzo. R. Museo di Parma. Mistura, gr. 0.45. 8o G. CASTEU.ANI 15. Picciolo, ,& — Rosa nel campo entro cerchio di tratti. In giro da d,: + :•: PANDVLFVS ° I^ — In giro da d.: + • • • DOMINVS ® ^ Nel campo: FANI con lettere disposte a croce tramezzate da quattro bi- santi e stelletta nel mezzo. Coliezione Castellani. (Tav. I, n. 2). Mistura, gr. 0.30. 16. Idem. /B' — Rosa nel campo entro cerchio di perline, attorno: ° PANDVLFVS. ^ - In giro: + DOMINVS ° ® ° ® ° ® Nel campo: FANI con lettere disposte a croce tramezzate da bisanti e stelletta nel mezzo. Papadopoli, n. 2. — Collezione Papadopoli. Mistura, gr. 0.42. 17. Idem. B' — Rosa in un cerchio di perline, in giro: +® PANDVLFVS I^ ~ Croce ornata entro cerchio di perline , attorno : *^.DNSS®SFANI®EC® Papadopoli, n. 3. — Collezione Papadopoli. Mistura, gr. 0.40. r8. Sésifvo (?) ^^ — In giro: MALATESTIS. Nel campo: D. E. F. ^ — Santo in piedi senza leggenda. Catalogo Rossi, n. 1075. Mistura (i). 19. Quadrino. B* — Santo mitrato con aureola in piedi; tiene il pastorale colla s. e benedice con la d. In giro da d.: S'^PATERNIANVS. 1$ — Testa volta a s. Nel giro: ° +» PAN D ° FA Bellini, III, 25. — Museo di Ferrara. Mistura, gr. 0.84 (2). Ce) Questa moneta apparteneva alla collezione Rossi, né so da chi sia attualmente posseduta: la riferisco quindi unicamente sulla fede del Catalogo e con ogni riserva. (2) II titolo di questa moneta è ignoto, però, se potesse sicuramente attribuirsi a Pandolfo, dovrebbe essere dello stesso titolo dfei piccioli, dei qiiali, pel pesa, rappresenta precisamente il doppio. LA ZECCA DI FANO - ELENCO 8l SISTO IV. 20. Picciolo. /B" — Rovere entro cerchio di perline. Nel giro chiavette decussate e: • SIXTVS • PAPÀ • INI • I^ — Santo vescovo in piedi col pastorale nella s. e bene- dicente colla d., attorno: CIVITA S FANI. Mistura (tit, 0.04166), peso gr. 0.46, 0.38, 0.56. Biondelli, n. 50, Bruti, Sepilli, n. 2. — Collezione Castellani. INNOCENZO Vili. 21. Picciolo. ^ — Stemma, attorno: PP- INO •Vili* I^ — Figura di vescovo e. s. e: CIVITA S FANI • Mistura (tit. 0.04166). Bellini, II, 46, 2. — Cinagli, n. 27. — Museo di Ferrara. ALESSANDRO VI. 22. Picciolo. ^ — Stemma con chiavi : • ALEX • PAPA • VI • ^ — Santo vescovo in piedi benedicente: CIVITA S • FANI • Mistura (i), peso gr. 0.35. Papadopoli, n. 8. — Cinagli, n. 35. — Collezione Papadopoli. GIULIO II. 23. Picciolo. ^ — Rovere entro cerchio di perline. In giro chiavette decussate e : IVLIVS • PAPA • Il • I^ — Santo vescovo in piedi benedicente, attorno: CIVIT AS • FAN • Mistura (tit. 0.03826), peso gr. 0.35, 0.38. Sepilli, n. 3. — Collezione Castellani. (Tav. I, n. 3). (i) 11 titolo non dovrebbe variare da quello delle monete dell'emis- sione precedente. 83 G. CASTELLANI PAOLO III. 24. Quattrino. ^ - Stemma con chiavi e triregno. In giro: PAVLVS-PP- HI- I^ — Figura in piedi, con mitra nella mano s. In giro : S • PATERNI ANI • FANI. Cinagli, n. 145. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.69 (i). * 25. Idem. ^ - C. s. con • PAVLVS • • PP • III • • • \]l - C. s. con S • PATERN lANI • FANI. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.70. 26. Idem. B' - C. s. con PAVLVS PP -111 • I^ - C. s. con S • PATERNI AN • FANI • Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.60. 27. Idem, B' - C. s. con PAVLVS •• PP- III. \^ - C. s. con • S • PATERN lANVS FANI. . R. Museo di Parma. Mistura, gr. 065. 18. Idem. D' - C. s. con PAVLVS • PP • III • Ki — Figura in piedi con pastorale nella d. e mitra nella s. e: S • PATERNI • FANI. Tambroni-Armaroli. Mistura, gr. 0.47. 29. Idem. B' - C. s. 1^ - C. s. con PATERNIANVS- FANI-P- Cinàgli, n. 146. Mistura. fi) Non ho indicato il titolo delle singole monete di Paolo III perchè è assai difficile stabilire quali di esse siano quattrini e quali mezzi quattrini, attesa la pochissima diversità di peso tra l'una e l'altra specie di moneta.Il titolo dei quattrini era di millesimi 76.39, quello dei mezzi quattrini e dei piccioli di mm. 41.66. LA ZECCA DI FANO - ELENCO 83 30. Quattrino. - ^ - C. s. 9( — Figura del santo. S • PATERNIANI • FAN. Cinagli, n. 147. Mistura, gr. 0.55. 31. Idem. ^ — C. s. con PAVLS • PP • III • P — Figura con pastorale che benedice. S • PATRINIANVS • FANI • P • Cinagli, n. 148. Mistura. 32. Idem. ' 3' — C. s. con PAVLS ••III- I^ — Figura con pastorale nella d. e mitra nella s. S • P • PATERN • FANI • P • Collezione Ercole Gnecchi, Mistura, gr. 0.50. 33. Idem» 3^ - C. s. con PAVLVS • PP • III • ^ — Figura con pastorale in atto di benedire. S'PATERNIA- FANI • PRO • Cinagli, n. 149. — Collezione Brambilla. Mistura, gr. 0.65. 34. Idem. ^' - C. s. ^ - C. s. con S • PATERN • FANI • PR • Cinagli, n. 150. — Archivio Com. di Fano. Mistura. 35. Idem. ;& - C. s. I^ — Figura con pastorale nella d. e mitra nella s. S- PATERN FANI • PR. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.73 (i). 36. Idem. /B- — C. s. con PAVLVS • • PP • III • (i) Questa moneta conserva ancora l'imbiancatura e potrebbe quindi darsi che fosse uno dei baiocchi di Fano sbanditi nel 1542. 84 G. CASTELLANI I^ — Figura mitrata con pastorale che benedice. •••ATRENIA • FANI • P • Cinagli, n. 156, tav. II, n. - Mistura. 37. Quattrino. ;& — C. s. con PAVLVS • PP • ili • ^ — Figura con pastorale nella d. e mitra nella s. S -PATER • FANI • P • Bologna. Medagliere Governativo. Mistura, gr. 0.64. 38. Idem. ^^ - C. s. ^ - C. s. con S • PATERNI • FANI • PRO • Bologna. Medagliere Governativo. Mistura, gr. 0.65. 38. ''^^ Idem. ^^ - C. s. P — Figura mitrata con aureola e piviale, benedice con la d. Asta con bandiera nella s. S-PA7E RN • FANI. Collezione Castellani. (Tav. I, n. 4). Mistura, gr. 0.69. PIO IV. 39. Quattrino. ^ — Stemma con chiavi e triregno, in giro da d. : PIVS PPIIII • I^ — Figura in piedi con mitra nella s. • S • PATER N • FANVM • Cinagli, n. 40. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.65 (i). 40. Idem. /B' — C. s. con PIVS • P • P • IMI • P — Figura con mitra nella s. e pastorale nella d. S- PATERN FANVM • Mistura, gr. 0.52. Cinagli, n. 41. — Collezione Castellani. (Tav. i, n. 5). (i) Il titolo e il taglio delle monete coniate sotto Pio IV non variano da quelli delle monete di Paolo III. LA ZECCA DI FANO - ELENCO ^ 41. Quattrino. B' - C. s. con PIVS • PP • IMI • I^ — C. s. con S • PATERN • FANVM • Cinagli, n. 42. — Collezione di S. M. 42. Idem. ^^ - C. s. P - C. s. con S • PATERNIA • FANVM Collezione di S. M. Mistura. Mistura. PIO V. 43. Giulio. B' — Stemma con chiavi e triregno, attorno: PIVS -V* PONT* MAX- I^ — II papa genuflesso innanzi al crocefisso, attorno: IN TE • DOMINE • SPERAVI • FAN • Cinagli, n. 33. Argento (tit. 0.920.13), peso legale gr. 3.198. 44. Idem. ^ - Stemma e. s. In giro da d. : >P PIVS 4- V vP —• PONT • MAX • P — Il Papa genuflesso a s. davanti a un crocefisso sotto al quale evvi un teschio e vicino al papa il triregno. In giro : IN TE • DOMINE • SPERAVI • All'esergo: FANO • Argento, gr. 2.99. Cinagli, n. 34. — Collezione Castellani. (Tav. I, n. 6). 45. Quattrino. /B — PIVS • V • P-M- scritto nell'area in due righe: sopra chiavi decussate e triregno; il tutto entro ghirlanda di fiordalisi. I^ — Mezza figura. S • PETRVS • FANI • Cinagli, n. 56. — R. Museo di Parma. Mistura, gr. 0.74 (i). (i) Tutto fa credere che anche le monete di mistura di Pio V siano battute sulle norme delle emissioni precedenti anziché sul piede e titolo delle monete di Roma. 86 G. CASTELLANI 46. Quattrino. ^ - C. s. 5Ì — C. s. con S • PETRVS • FANO. Cinagli, n. 57. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.57. 47. Idem. ;& - C. s. I§ — Figura nimbata sedente. S • PETRVS • FANI • Cinagli, n. 58. — Museo di Ferrara. Mistura. 48. Idem. ^ - C. s. R) - C. s. con S • PETRVS CIVITAS • FANI. Cinagli, n. 59. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.55. 49. Idem. B' - C. s. ^ - Mezza figura. S • PETRVS • CIVITAS FANI. Cinagli, n. 60. — Collezione di S. M. Mistura. 50. Idem. ^ — Stemma con chiavi e triregno, attorno: PIVS-- -P-P* V- r^ — Figura in piedi con mitra nella s. ; attorno: S • PATERNI ANI • FANI. Mistura, gr. 0.58. Cinagli, n. 61. — Collezione Castellani. (Tav. I, n. 7). 51. Idem,.. ^ - C. s. P - Mezza figura. S • PATERNIANI • FANI • Cinagli, n. 62. Mistura. 52. Idem. ^ - C. s. con PIVS • V • P • M • P - C. s. Cinagli, n. 63. Mistura. 53. Idem. ^ — C. s. con • PIVS • PP • V • LA ZECCA DI FANO - ELENCO 87 P — Figura in piedi con mitra nella s., attorno: S • PATRNI ANI • FANI. Cinagli, n. 64. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.60, 54. Quattrino. 3^ - C. s. ■ I^ — C. s. con S • PATRI NI • FANI. Collezione Castellani. _ Mistura, gr. 0.45. 55. Idem. 4^ — C. s. con PIAS (sic) • P • P • V • , 9/ - Figura in piedi. S • PATERNIANVS FANI. Cinagli, n. 65. Mistura. 56. Idem. 3* - Stemma. PIVS • P • P • V • I^ — C. s. con S • PATERNIAN • FANI • Catalogo Collezione Caputi, n. 695. Mistura. 57. Picciolo (?) ^ — Chiavi decussate e triregno, sotto un punto, attorno: PIVS • PP • V • P»' — Figura sedente con la città sul ginocchio destro: in giro: S • PTR NI. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.40. SEDE VACANTE. 58. Quattrino. /B' — Chiavi decussate e padiglione, sotto: SEDE • V • Nel giro sei fioretti. 1^ - Mezza figura. S • PETRVS • FANO • Catalogo Rossi, 1895, n. 292. — Museo di Ferrara. Mistura. GREGORIO XIII. 59. Testone. ^.- Arme. GREGORIVS • XIII • PONT • M • 88 G. CASTELLANI I^ — Cristo che dà le chiavi a S. Pietro. ET TIBI DABO CLAVES • FANO • Cinagli, n. 147. Argento (tit. 0.916), peso legale gr. 9.596. 60. Testone. ^ — Arme ornata di un giglio sormontato dal triregno e dalle chiavi da cui scendono quattro fila di perline. In giro da d. : • G-REGORIVS • • XIII • PON • M • • • P — Cristo volto a d. consegna le chiavi a S. Pietro ge- nuflesso: nel campo armetta di Fano. In giro: ET TIBI • DA BO • CLAVES • Esergo : • FANO • Collezione Castellani. Argento, gr: 9.26. 61. Idem. ^ - Busto del papa volto a s. con piviale, sotto: N."''S. In giro da d.: GREG-ORIVS : • XIII : PON : • M • f^ — Stemma sostenuto da due putti e sormontato dalle chiavi e dal triregno, attorno: • FANVM • • FORTVN/E • Collezione Castellani. (Tav. I, n. 8). Argento, gr. 9.40. 62. Idem. ^ — Ritratto, sotto cifra N.+S. Attorno: GREGORIVS • XIII • PONT • M • R) — Arme. FANVM • FORTVN/E. Cinagli, n. 148. Argento. 63. Idem. B' — Ritratto, cifra N.+S. Attorno: GREGORIVS- XIII- PONIVI- I^ - Arme. FANVM • FOQTVN/E. Cinagli, n. 149. — Collezione di S. M. Argento. 64. Idem. B" — Busto del papa a s. con piviale: sotto cifra N.tS. Attorno da s.: : GREGORIVS • • XIII : PON : M : 9* — Stemma con triregno e chiavi dalle quali scendono quattro fila di perline, in giro da d.: -FANVM- - FORTVN* Collezione Castellani. . . .,' Argento, gr. 945. ^ LA ZECCA DI FANO - ELENCO 89 65. Testone. ;& — Busto a s. GREGORIVS • XIII • PONT • M • 9* — Stemma sormontato dalle chiavi e dal triregno: FANVM* FORTVN • Biondelli, n. 51. — Archivio Com. di Fano. Argento, gr. 8.95. 66. Idem. ^ — Ritratto, cifra N.tS. Attorno: GREGORIVS • XIII PONT- M AX- 1^ - Figura di S. Pietro. FANVM • FORTV • Cinagli, n. 150. Argento. 67. Idem. ^ — Busto del Pontefice, cifra N.tS. Attorno: GREGORIYS* XIII • FON-M- P - Arme. FANVM - FORTVNA • Cinagli, aggiunte, 78. Argento. 68. Idem. ^ — Busto con stola a s. G-REGORIVS • • XIII : PON : M : R) — Scudo sormontato dalle chiavi decussate e dalla tiara. FANVM • FORTVN - Argento. Catalogo di una Collezione di monete, ecc. Milano, 1889, n. 1135. 69. Idem,. & — Stemma con giglio sormontato dal triregno e dalle chiavi da cui scendono quattro fila di perline. In giro da d. • GREGORIVS • • XIII • PON • M • • P — Figura in piedi con chiavi nella d. e hbro nella s. Nel campo a s. armetta della città. In giro da d: «S- PETRVS-FAN VM • FORTVN/E • Collezione Castellani. Argento, gr. 9.40. 70. Idem. 1& - Z. s. I^ — C. s. l'armetta è a destra della figura. Collezione Castellani. Argento, gr. 9.13. 90 G. CASTELLANI 71. Testone. -B' - C. s. con GREGORIVS • • X • III • PON • MAX • ^ — C. s. con . S • PETRVS • FA NVM • FORTVrE • Collezione Castellani. (Tav. I, n. 9). Argento, gr. 9.60. 72. Idem. ^^ - C. s. con • GRhGORIVS • XIII • PON • M • ^ — C. s. con • S • PHTRVS : FA NVM • FORTVNh. Collezione Castellani. Argento, gr. 9.30. 73. Idem. '^ — Arme. G-REGORIVS • XIII • PON • M • I^ — Figura. S • PETRVS • FANVM • FORTVN>E. C'nagli, n. 151. Argento. 74. Giulio. jy - Arme. GREGORI • XIII • PON • M • r^ — L'Annunciazione. AVE -GRATI A- PLENA. Esergo: FANVM- Argento, gr. 2.80. Cinagli, n. 229. — Collezione di S. M. — Archivio Com. di Fano. 75. Idem. ^ — Arme. GREGOR • XIII • PON • M • ^ - C. s. Cinagli, n. 230. — Museo di Ferrara. Argento, gr. 3. Collezione Castellani. (Tav. 1, n. io). 76. Idem. ,& — Stemma con chiavi e triregno. GREGORIVS • XIII • PON • M • \Ji — Cristo che dà le chiavi a S. Pietro genuflesso. ET TIBI DABO CLAVES. Esergo: FANO • Cinagli, n. 231. Argento. 77. Idem. ^ - C. s. Ili — Cristo che dà le chiavi a S. Pietro genuflesso: armetta della città. In giro da s.: ETIINI • DABO • CLAVE • Esergo: FANO • Collezione Castellani. (Tav. I, n. 11). - Argento, gr. 3. LA ZECCA DI FANO ■ ELENCO gì 78. Giulio. ^^ - C. S. ^ — C. s. con ETTIBI • DABO • CLA • Esergo: FANO • Argento, gr. 2.75. Cinagli, n. 232. — Collezione Castellani, — Museo di Ferrara. 79. Idem. ^ — Stemma con chiavi e triregno. In giro da d.: G-REG-O- RIVS-- XIII- FON-M- I^ — Fortuna sulla ruota col velo al vento. In giro da s. : PRVDENTIS SOCIA • FA NVM - Argento, gr. 2.75. Cinagli, n. 233. — Collezione di S. M. — Collezione Castellani. 80. Idem. ^' - C. s. con GREG-ORI • • XIII • FON • M • ^ - C. s. Cinagli, n. 234. — Museo di Ferrara. Argento, gr. 3. Collezione Castellani. (Tav. I, n. 12). 81. Idem. 3^ — C. s. con GREGORIVS • XIII -FON -IVI - P — Fortuna sulla conchiglia col velo al vento. FRVDENTIS SOCIA • FANVM • Cinagli, n. 235. Argento. 82. Idem. ^ - C. s. con GREGORI - XIII • FON • M - P - C. s. con FRVDENTIS • SOCIA. Esergo: -FANVM- Argento, gr. 2.95. Cinagli, n.236. — Museo di Ferrara. — Collezioni Brambilla e Castellani. 83. Idem. ^' - C. s. con GREGOR - • XIII • FON - M • 9 - C. s. Cinagli, n. 237. — Collezione Castellani. Argento, gr. 3. 84. Idem. B* - C. s. I^ - C. s. con FRVDENTIS • SOTIA • FANVN - R. Museo di Parma. Argento, gr. 2.90. g2 G. CASTELLANI 85. Giulio. i& — Stemma con chiavi e triregno. In giro da d. : • • G-RE- GORIVS-X-IIIPON-M-- 91 — Figura con chiavi nella d. e libro nella s. Armetta della città. Attorno: S • PETRVS • • FA NVM • FORTVN/E • Argento, gr. 2.85. Cinagli, n. 238. — Museo di Ferrara. — Collezione Castellani. 86. Idem. ^ - C. s. con GREGORIVS • XIII • PONN • M • P - C s. R. Museo di Parma. Argento, gr. 2.62. 87. Idem. ^^ — C. s. con GREGORIVS • XIII • PON • M • I^ - C. s. con S • PETRVS • FANVM • FORTVNAEE. Catalogo Collezione Pasi, 1903. Argento. 88. Idem. ^^ - C. s. I^ - C. s. con S • PETRVS • FA NVM • FORTVNA • Collezione Castellani. Argento, gr. 2.95. 89. Idem. ^ — C s. con GREGO • XIII • P • M • ^ — C. s. con S • PETRVS • FANVM • FORTVN/E. Cinagli, n* 239. Argento. 90. Mezzo grosso. /B' — Stemma con chiavi e triregno. In giro entro cerchio di fiordalisi : • GREG • XIII • P • M • ^ — FANVM 1 FORTV I NAE • | in tre linee entro ghirlanda di fiordalisi e cerchio di puntini; sotto piccolo giglio. Argento, gr. 0.80. Collezione Castellani. — Archivio Com. di Fano. (Tav. I, n. 13). 91. Idem. ÌB' - C. s. con GREGO • XIII • P • M • LA ZECCA DI FANO - ELENCO 93 I^ — FANVM I FORTV I NAE 1 in tre linee entro cerchio di . perline. Argento, gr. 0.58 Cinagli, n. 280. — Collezione di S. M. — Collezione Brambilla. Archivio Coni, di Fano. 92. Quattrino. ^^ — Arme. GREGO • XIII • P • M • P — Figura in piedi di faccia con mitra e pastorale: S • PATER • P • FANI • Cinagli, n. 361. Mistura (tit. 0.969.44), 93. Idem. ^^ — C. s. con GREG- • XIII • P • M • R^ - C. s. . Cinagli, n. 362. ■ Mistura. 94. Idem. ^^ - C. s. con GREGO • XIII • P • NI • I^ - C. s. con S • PATER • FANI • . . Cinagli, n. 363. Mistura. 95. Idem. ^^ — C. s. con GREG • XIII • P • M • P - C. s. Cinagli, n. 364. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.55. 96. Idem. ' ^ ^ - C. S. ;, I^ — e. s. con S • PATEP • FANI • Cinagli, n. 365. Mistura. 97. Idem. '- ^^ - C. s. P - C. s. con S • PATER • FAN • Mistura, gr. 0.53. Cinagli, n. 366. — Collezione Castellani. — Museo di Ferrara. 98. Idem. ^ - C. s. 94 G. CASTELLANI 9/ - C. s. con S • PATERN • FANI • Collezione di S. M. — Museo di Ferrara. Mistura. 99. Quattrino. ^^ - C. s. con GREGO • XIII • P • M • P — C. s. con S • PATÉ • FANI • Cinagli, n. 367. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.51. 100. Idem. ^ ^' - C. s. con G-REG- • XIII • P • NI • 91 - C. s. Mistura, gr. 0.52. Cinagli, n. 368. — Museo di Ferrara. — Collezione Castellani. loi. Idem. B' — C. s. con • G-RE • • XIII • P M • ^ - C. s. con S • PATER • • FANI • Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.65. 102. Idem. ^' - C s. R) - C. s. con S • PATÉ • FANI • Bologna. Medagliere Governativo. Mistura, gr. 0.80. 103. Idem. ^ - Arme pontificia. GREGO • XIII • P • M • ^ — Mezza figura di S. Pietro con chiavi nella d.: S • PETRVS • FANVM • Mistura, gr. 0.58. Cinagli, n. 369. — Museo di Ferrara. - Collezioni Brambilla e Castellani. 104. Idem. ^^ - C. s. con GREG • XIII • P • M • III - C. s. Cinagli, n. 370. — Collezione di S. M. 105. Idem. B' — C. s. con GRE- XIII -PONIVI I^ - C. s. Cinagli, n. 371. Mistura. Museo di Ferrara. Mistura. LA ZECCA DI FANO - ELENCO 95 io6. Quattrino. ly — e s. con GREGO • xml • P • M • I^ - C. s. Cinagli, n. 372. Mistura. 107. Idem. B' — C. s. con GREGO • XIII • P • M • P — Figura nimbata seduta con cliiavi nella d. •••ETRVS* FANVM • Collezione Castellani, Mistura, gr. 0.52. 108. Idem. ^^ - C s. '^ — Mezza figura con chiavi nella d. S-PETRVS* FANI* Cinagli, n. 373, Mistura. 109. Idem. ^ - C. s. con GREG • XIII • P • N • II) - C. s. . . Cinagli, n. 374. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.51. HO. Idem. ^' - C. s. con GREG • XIII • P • M • ^ - C. s. R. Museo di Parma. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.62. 111. Idem. B' - C. s. con • GREG • XIII • M • I^ - C. s. Mistura, gr. 0.50. Cinagli, n. 375. — Museo di Ferrara. — Collezione Castellani. 112. Idem. 3' - C. s. con GREG- XIII- P- R) - C. s. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.52. 1 13. Idem. ^ - C. s. con • GREG • XIII - M • 96 G. CASTELLANI P — C. s. con S • FETRVS • FANI. Collezione Castellani. 114. Quattrino. ^' - C. s. 9 - e. s. con S • PETRVS • FANV • Collezione Castellani. 115. Idem. ^' - C. s. con GRE- XIII -M • P - C. s. con S • PETRVS • FANI • Cinagli, n. 376. 116. Idem. ^ — C. s. con • GREGO • XIII • • • M I^ - C. s. con S • PETRVS • FANVM - Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.50. Mistura, gr. 0.51. Mistura. Mistura, gr. 0.50.. 117. Idem. 3' — C. s. con GREGORIVS • XIII -PONT- M. P - C. s. con S • PETRVS • FANO. Cinagli, n. 377. — Museo di Ferrara. Mistura, gr. 0.51. Collezioni Brambilla e Castellani. ' • ' 118. Idem. ^ - Q. s. con GREGORIVS HH P - C. s. con S • P • • TRVS • FANO R. Museo di Parma. 1 19 Idem. ^^ — C. s. con GREG • XIII • P • M • ^ - C. s. con S • PETRVS • FAN • Cinagli, n. 378. 120. Idem. ^' - C. s. con GRE' XIII • P- M • ^ - C. s. Cinagli, n. 379. - • Mistura, gr. 0.64. Mistura. Mistura. LA ZECCA DI FANO • ELENCO 97 121. Quattrino, ^ — C. s. con GREG • XIII • P • M • P — C. s. con S-PETRVFAN- Cinagli, n. 380. Mistura. 122. Idem. ^ - C. s. P — Rozza figura di S. Pietro. S • PETRV • FANT • Catal. CoUez. Battigalli, n. 199. Mistura. 123. Idem. ^ — Stemma con chiavi e triregno XIII • I^ — Porta santa con un punto: • : "• A • N • N • E Archivio Comunale di Fano. Rame, gr. 0.90 (i). 124. Idem. ^ — Arme del Pontefice con chiavi e triregno. GREG-ORIO • XIII-PM- 1^ — Figura di S. Paterniano in piedi, che benedice colla d. e ha il pastorale nella s. S • PA Bologna. Medagliere Governativo. Mistura, gr. 0.60. SISTO V. 125. Testone. '!& — Busto del Pontefice a s. ; sotto cifra T. B. In giro: SIXTVS • V • PONT • MAX • 1586. 1$ — Arme con chiavi e triregno : COLONIA • IVLIA • FANESTRIS • Argento (tit. 916.66), gr. 9.596 (peso legale). Cinagli, n. 98. — Museo di Ferrara. — Gagarine. (i) Questa moneta, che trovasi nella piccola Collezione dell'Archivio Comunale di Fano, è così male conservata che è impossibile accertarsi se sia veramente coniata a Fano o in Ancona. Io l'ho riferita con tutta riserva sull'attribuzione fattane dal fu Cav. Luigi Masetti che ordinò detta collezione e che forse avrà avuto qualche ragione che a me sfugge per assegnarla, come fece, alla Zecca di Fano. 13 96 G. CASTELLANI 126. Testone. /B' — C. s. coiranno 1587. I^ - C. s. Cittagli, n. 99. Argento. 127. Idem. B' — Busto del Pontefice, attorno: SIXTVS • V PONT- MAX^ ANI- ^ — Arme con chiavi e triregno, in giro: FANVM-FORTVN/E' Cinagli, n. 100. Argento. 128. Idem. ^ — Busto del Pontefice a s. In giro da s: SIXTVS -V-PO»- MAX • Esergo : A • I • I^ - C. s. In giro da d.: FANVM • FORTVrE • Cinagli, n. loi. Argento, gr. 8.«o. Collezione Brambilla. (Tav. I, n. 14). 129. Idem. ^^ - C. s. ^ — C. s. con . FANVM • • FORTVN • Bologna. Medagliere Governativo. Argento, gr. 9.20. 130. Mezzo grosso. ^ - Busto del Pontefice. SIXTVS • V • PON • MAX • P - La Vergine col Bambino sopra la Santa Casa. SVB • TVVM • PRESIDIVM • FANVM • Cinagli, n. 128. Argento. 13T. Idem. ^' - C. s. con SIXTVS VP- MAX • ^. - C. s. Cinagli, n. 129. Argento. . 132. Baiocchella. B ~ Stemma: in giro: FANVM • FORTVNE • "^ — BAIOCCO in ghirlanda. Cinagli, n. 131. j^j^^^^^_ LA ZECCA DI FANO - ELENCO 99 133. Baiocchella. ^ — Busto del Pontefice SIXTVS • V • P • M • FÀNVM • A • I. 9( - La Concezione. ITER • PARA • TVTVM • Cinagli, n. 193. Mistura. 134. Idem. & — Busto e. s. volto a s. SIXTVS • V • P • M • FANVM • I^ - C. s. Mistura, gr. 0.75. Cinagli, n. 194. — Collezione di S. M. — Collezione Castellani. 135. Idem. B' — C. s. con SIXTVS • V • P • M • Marchio, crocetta. P - C. s. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.98. 136. Idem. -& - C. s. con SIX-V- PONT- MAX- senza il marchio. R) - C. s. Cinagli, n. 195. Mistura. 137. Idem. a' — C. s. con -SIXTVS V'IVI- sotto A-l- 9/ - C. s. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.80. 138. Idem. i^ — C.s. con SIXTVS • V • P • MAX ■ A • I • Marchio, crocetta. ^ — La Vergine col Bambino sopra la S. Casa. SV8 TVVM PR/ESIDIVM • FANI • Cinagli, n. 201. " Mistura. 139. Idem. /B' — C. s. senza il marchio. ^ - C. s. Cinagli, n. 202. Mistura. 140. Idem. ^ - C. s. Esergo A - 1 • attorno : SIXTVS -VP- MAX • lOO G. CASTELLANI I^ - C. s. con SVB • TVVM • PRESIDIVM • Esergo: FANVM Cinagli, n. 203. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.90. 141. Baiocchella. ^' — C. s. con SIXTVS • V • PON • MAX • 91 - C. s. Cinagli; n. 204. — Collezione Castellani, Mistura, gr. i.ii. 142. Idem. ^^ - C. s. p — C. s. con SVB • TVVM • PR/ESIDIVM • Esergo: FANVM sotto •®- Collezione Castellani. (Tav. II, n. 15). Mistura, gr. 0.95. 143. Idem. 3" - C. s. con SIXTVS • V • P • M • A • I • I^ - C. s. con SVB • TVVM • PRESIDIVM • Cinagli, n. 205. Mistura. 144. Idem. 3' - C. s. con SIXTVS -VP- MAX • AN • IV • P — C. s. con SVB • TVVM • PRESIDIVM • FANVM • Cinagli, n. 206. Mistura. 145. Idem,. ^ — C. 8. con SIXTVS • V • P • MAX • Marchio crocetta. 1$ - C. s. con SVB • TVVM • PR/ESIDIVM • FANI • Cinagli, n. 207. Mistura. 146. Idem. 3^ - C. s. P - C. s. con SVB TVVM PRESIDIVM- Esergo: FANVM. Collezione Castellani. _ Mistura, gr. 0.95. 147. Idem. ^ - C. s. I^ — C. s. con SVB • TVVM • PRAESIDIVM • FANVM • Cinagli, n. 208. -^ Collezione di S. M. Mistura. LA ZECCA DI FANO - ELENCO IDI 148. Baiocchella. ^^ - C. s. con SIXTVS • V • PON • MAX • 1$ - C. s. con SVB • TVVM • PRESIDIVM • FANVM • Cinagli, n. 209. — Museo di Ferrara. Mistura. 149. Idem. ^^ - C. s. con SIXTVS VP- MAX • Esergo : A • I • P — C. s. con SVB TVVM -PRESIDIVM • Collezione Brambilla. Mistura, gr. i. 150. Idem. ^ - Z. s. con SIXTVS • V • P • MA • Esergo: A • I • 5/ - C. s. con SVB -TVVM • PRESIDIVM- Esergo: FANUM • Pigorini. Mistura, gr. 1.14. 151. Idem. 3' — C. s. con SIXTVS • V • P • M • A • I • Marchio crocetta. ^ - C. s. Catalogo Collezione Caputi, n. 696. Mistura. 152. Idem. ^ — Arme. SIXTVS - V • P • M • Marchio crocetta. I^ — Testa. S • PATERNIANVS • FANI • Cinagli, n. 196. — Collezione di S. M. Mistura. 153. Quattrino. i& — Arme con chiavi e triregno. SIXTVS • V • P - M • I^ - Figura di S. Paterniano. FANVM - FORTVNE • Cinagli, n, 187. Mistura. 154. Idem. l& — C. s. con SIXTVS -VP- MAX - R) — FANVM • F • in ghirlanda. Cinagli, n. 188. Mistura. 155. Idem. ^^ - C. s. con SIXTVS • V • P • M - 1$ — FA I NVM i F • in tre linee entro ghirlanda di foglie. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.71. I02 G. CASTELLANI 156. Quattrino. jy — C. s. con SIXTVS -VP- MAX • IjK — Figura di S. Pietro in piedi con chiavi nella d. S • P « FANV1VI FORTVN/E. Mistura, gr. 0.65. Cinagli, n. 189. — Collezione di S. M. — Collezione Castellani. 157. Idem. ^ - C. s. P - C. s. con S • P • FANVM • FORTVNE. Mistura, gr. 0.72. Cinagli, n. 190. — Museo di Ferrara. — Coli. Brambilla, Castellani. 158. Idem. ^' — C. s. con SIXTVS • V : PO MAX. I^ - C. s. Cinagli, n. 191. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.65. 159. Idem. ^' - C. s. con SIXTVS VP-M- P - C. s. Cinagli, n. 192. — Collezione Castellani. 160. Idem. ^ — C. s. con SIXTVS • V • P • MA • R) - C. s. Collezione Castellani. 161. Idem. <©' — C. s. con SIXTVS VP- MAX • '^ — C. s. con S-P-ANVM FORTVNE. Collezione Castellani. 162. Idem. B' — C. s. con SIXTVS • VI MA. ^ — C. s. con SP- FANVM FORTVNE. Collezione Castellani. 163. Idem. B - C. s. con • SIXTVS VP- MAX • Mistura, gr. 0.60. Mistura, gr. 0.70. Mistura, gr. 0.60. Mistura, gr. 0.60. LA ZECCA DI FANO - ELENCO IO3 P — Busto con mitra e pastorale a s. S • PÀTERNIANVS FANI - • Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.65. 164. Quattrino. 3^ - C. s. con XISTVS V•P•MAX• 9 - Figura. S- PÀTERNIANVS FANI- Cinagli, n. 197. Mistura. 165. Idem. ^ - C. s. con XISTVV PMAX I^ - C. s. Cinagli, n. 198. Mistura. 166. Idem. ^' - C. s. con XISTVSV P MAX- ^ — Busto con mitra e pastorale a s. S- PÀTERNIANVS FANI- Cinagli, n. 199. — Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.55. 167. Idem. B' - C. s. con SIXTVSVPMAX- 91 - C. s. con S- PÀTERNIANVS F- Cinagli, n. 200. — Museo di Ferrara. Mistura. 168. Idem, & — Busto del Papa. SIXTVS- V- P- M • 9* — La Vergine col Bambino sopra la S. Casa. SVP • TVVM • PRESIDIVIVI FANVM- Cinagli, aggiunte, 85. Mistura. 169. Idem. ^ - C. s. con SIXTVS VP MAX- I^ - C. s. Cinagli, aggiunte, 86. Mistura. URBANO VII. 170. Baiocchella. i& — Stemma con chiavi e triregno. -VRBANVSVIIPM F- ^ — La Concezione. ITER • PARA- TVTVM. Collezione Castellani. (Tav. II, n. i6). Mistura, gr. 0.90. I04 G. CASTELLANI 171. Baiocchella. ;& - e. s. '^ — e. s. Marchio crocetta. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.80. 172. Idem. B' - C. s. con VRBANVS • VII • P • M • FA • ^ - C. s. Cinagli, n. 5. Mistura. 173. Idem. ;B' — C. s. con VRBANVVIIPMFA- I^ - C. s. Mistura. Bull, di Numismatica e Sfragistica, Anno I, Supp. 2-3, 220. 174. Idem. ^' - C. s. con VRBANVS • VII • P • M • FAN • I^ - C. s. Cinagli, n. 6. — Collezione di S. M. Mistura. SEDE VACANTE. 175. Testone. ,& — Arme del Card. Enrico Gaetani sormontato dalle chiavi e padiglione. SEDE • VACANTE 1590. ^ - S. Pietro sedente. FANVM • FORTVN/E • Cinagli, n. 5. Argento (tit. 0.916.66), peso legale gr. 9.596. 176. Idem. ,& - C. s. I^ — C. s. con FANVM • FORTV • B • G • Cinagli, n. 6. Argento, 177. Giulio. & - C. S. I^ - La B. Vergine in aria. FANVM FORTVN/E • B • & • Cinagli, n. io. Argento. LA ZECCA DI FANO - ELENCO 105 178. Mezzo Grosso. ^ — Chiavi decussate e padig-lione sopra di esse. In giro da d.: SEDE • VACANTE • FANVM • I^ - La Concezione. ITER • PARA • TVTVM • Cinagli, n. II. — Collezione Brambilla. Argento, gr. 0.73. 179. Baiocchella. ^ - Chiavi decussate e padiglione. SEDE -VACANTE • FANVM- I^ ~ C. s. Marchio crocetta, Cinagli, n. 19. — Museo di Parma. Mistura, gr. 0.89. 180. Idem. 3^ — C. s. con SEDE • VACAT • FANVM • ^ — C. s. senza il marchio. Cinagli, n. 20. Mistura. i8r. Idem. ^ — C. s. e armetta. SEDE • VACANT • F 9' - C. s. Cinagli, n. 21. 182. Idem. ;B^ - C. s. SEDE VACANTE. I^ - C. s. Cinagli, n. 22. Mistura. Mistura. 183. Idem. ^ — Arme del Card. Enrico Gaetani e sopra chiavi e pa- diglione. SEDE VACANTE. ^ — C. s. e marchio. Cinagli, n. 23. Mistura. 184. Idem. B' — C. s. con SEDE VA CANTE • F • •• P - C. s. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.90. 185. Idem. B' - C. s. 14 io6 G. CASTELLANI I^ — C. s. senza il marchio. Collezione Castellani. (Tav. II, n. 17). 186. Baiocchella. B' - C. s. con SEDE -VA CANI • F 5^ - C. s. Collezione Castellani. 187. Idem. ^ - C. s. con SEDE VACANTE = FA ^ - C. s. Catalogo Collezione Battigalli, 1928. 188. Idem. ^ - C. s. con SEDE • VA CAN • FA • R) - C. s. Collezione Castellani. Mistura, gr. 0.80. Mistura, gr. 0.85. Mistura. Mistura, gr. i. 189. Quattrino. B' — Padiglione con le chiavi decussate. SEDE • VACANTE P* — FA NVM F in tre linee entro ghirlanda. Bologna. Medagliere Governativo. Mistura, gr. 0.65. Ravenna. Medagliere Classense. (Tav. II, n. 18). GREGORIO XIV. 190. Testone. B' — Arme. GREGORIVS • XIIII • PON • M ^ - S.Lorenzo genuflesso. TVIS • PRECIBVS-FANVM • B G-. Cinagli, n. 7. Argento (tit. 0.91666), peso legale gr. 9596. 191. Idem. B' - C. s. con OREGORIVS -Xmil- PON- M • H) - C. s. Cinagli, n. 8. Argento. 192. Idem. ^ — Arme. GREGORIVS • Xilll • PON • M • LA ZECCA DI FANO • ELENCO 107 ^ — C. s. con TVIS • PRECIBVS • B • G- • Esergo: FANVM • Bologna. CoUez. Palagi. (Tav. II, 11. 19). Argento. 193. Baiocchella. ;& — Arme inquartata. G-REGORIVS ■ XIIII • P • M • P — La Concezione. ITER PARA TVTVM • F • Cinagli, n. 13. Mistura. 194. Idem. B' - C. s. con G-REG- • XIIII P • M • III - C. s. Mistura. Bu//. di Numismatica e Sfragistica, Anno I, Suppl. 8, 504. 195. Idem. ^ — C. s. con • GRRG • X IMI • P • M ■ ^ — C. s. con ITER PARA- TVTVM • Collezione Castellani. (Tav. II, n. 20). Mistura, gr. 0.95. 196. Idem. B' — Arme con due stelle e rastrello. GREG- • XIIII • P -M I^ - C. s. Cinagli, n. 14. Mistura. CLEMENTE VIIL 197. Testone. ^ — Stemma sormontato dalle chiavi e triregno. In giro da d. : * • CLEMENS • Vili • • P • M • ANNO I * I^ — Figura della immacolata tra splendori e sopra la mezzaluna. Sotto : G-T * In giro da s. : * TOTA * FORMO SA* FANVM ^ Argento, gr. 9.40 (tit. 0.916.66). Cinagli, n. 74. — Collezione Castellani. (Tav. II, n. 21). 198. Idem. ^' - C. s. in giro da d.: * CLEMENS * Vili * * PM * ANNO *ll * ^ - C. s. . . Argento, gr. 9.12. Cinagli, n. 75. — Collezione Castellani, — Museo di Ferrara. I08 G. CASTELLANI 199. Testone. ;& - Ritratto del Pontefice. CLEMENS • Vili • P • M • ANNO UT G- P — Arme. FANVM FORTVN/E. Cinagli, n. 76. Argento. 200. Idem. a' - C. s. con CLEMENS • Vili • P • M • G- • T • ^f - C. s. Cinagli, n. 77. Argento. 201. Idem. ^' - c. s. P — e. s. con FANVM • FORTV • Cinagli, n. 78. — Collezione di S. M. Argento, gr. 8.60. Bologna. Collezione Palagi. — Gagarine. (Tav. II, n. 22). 202. Idem.. ^' — C. s. con CLEMENS • Vili • P • M • ^ P — C. s. con FANVM • FORTVN/E. Cinagli, n. 79. Argento. 203. Idem. ^ - C. s. con CLEMENS • Vili • PONT • MAX • pi — C. s. con FANVM • FORTVN • Catalogo Coli. Rossi, 1880, n. 1094. Argento, gr, 8.95. Bologna. Collez. Palagi. (Tav. II, n. 23). 204. Grosso. jy - Arme. CLE • Vili • F • M • FANVM • 1$ — La Concezione. SVB • TVVM • PR/ESIDIVM • Cinagli, n. 115. Argento. 205. Idem. ^' — C. s. con CLE • Vili • F • M • FANV • 5^ - C. s. Cinagli, n. 116. — Collezione Castellani. Argento, gr. 1.30. 206. Idem. ^ - C. s. con CLE • Vili • P • M • FANV • LA ZECCA DI FANO - ELENCO ICQ P - C. S. Cinagli, n. 117. — Collezione Castellani. Argento, gr. 1.40. PIO VI. 207. Grosso o Madonnina. B' — Nel campo in tre linee: BAIOC I CINQVE | FANO | sopra una stella. In giro: PIVS • PAPA • SEXTVS • ANNO • XXIII -1797 • ^ — Busto della B. V. nimbato a sinistra. In giro: SANCTA • DEI • GENITRIX • Esergo : T • M • Cinagli, n. 394. Rame, gr. 10.55. Collezione Brambilla. (Tav. II, n. 24). 208. Mezzo grosso o Sampietrino. ^ — \n quattro linee: BAIOCCHI | DVE E MEZZO I FANO | 1797 I sotto tre stellette. P — Busto di S. Pietro nimbato con chiavi in mano volto a sin. In giro: S P • APOSTOLORUM • PRINC • Esergo: T-M- Cinagli, n. 450. Rame, gr. 17.60. Collezione ('astellani. (Tav. II, n. 25). G. Castellani. DI UN MEDAGLISTA IGNOTO DEL SECOLO XVI (*) BR. Fra gli artisti annoverati come incerti dall'Armand nel classico suo lavoro: Les Médailleurs italieus des quinzième et seizième Siècles, uno ve ne sarebbe che firmò D. S. una sua medaglia (i), già divulgata, a illustrazione della genealogia dei Visconti di Milano, nella grande opera del Litta sulle Famiglie celebri d'Italia. Questa medaglia è la seguente. Diametro, millini. 57. .©' — (Fogliolina) PROSPER • VICECOMES • DOMINVS • BREMIDE Busto a dritta, a testa nuda, con gorgiera, corazza ornata della biscia viscontea, e sciarpa. Nel taglio del braccio, in cifre incavate, . 1582 . Sotto, le iniziali del medaglista. (•) Dal N. 2 (febbraio 1901) del nuovo periodico Rassegna d'Arte, edito in Milano dalla Casa G. Martinelli e C. (i) Armano, Deuxième édition, tome premier; Paris, 1883, — (a pag. 285-86). 112 SOLONE AMBROSOLl I^ — SOLA • LVMINA • SOLIS Fenice sul rogo, a sinistra, sovra terreno erboso. Nello sfondo, paesaggio con colline di- gradanti ed edifici; in alto, la luna falcata, con dieci stelle. Il personaggio rappresentato dalla suddescritta medaglia ci è noto, ed appartiene al ramo dei Visconti signori di Breme in Lomellina (i); incerto rimane invece, come si è detto, il nome del medaglista che si asconderebbe sotto le iniziali D. S. Gaetano Milanesi, al quale l'Armand si professa debitore di tante preziose indicazioni, formulò l'ipotesi che autore della medaglia di Prospero Visconti possa essere l'orafo fiorentino Domenico Santini. Quest'ipotesi fu accolta dall'Armand nel volume di sup- plemento al suo lavoro (2); talché il nome del Santini fu com- preso poi anche, p. es., neh' elenco dei medaglisti italiani riportato dal Blanchot nell'ottimo suo manuale (3). E, per ultima conseguenza, all'artista " fiorentino „ D. S., ossia Domenico Santini, dedica lo Heiss una pagina della splendida sua opera sui medaglisti di Firenze; riferendo la congettura del Milanesi, e riproducendo fedelmente il disegno pubblicato dal Litta " qui nous a fait connaiire „, dice egli, la medaglia di Prospero Visconti (4). (i) " Prospero: — Gentiluomo di Camera e consigliere di Guglielmo duca di Baviera, dal quale fu impiegato in diverse commissioni diplo- matiche. Fu anche alla corte dell'imperatore Massimiliano, che lo spedì a Pio V, onde trattare del titolo di Granduca, che si doveva concedere a Cosimo Medici. Ritornato in patria, fu eletto priore dello spedale Maggiore nel 1577, e nel 1583 ascritto al Consiglio de' LX decurioni. Nel 1591 fu ascritto alla cittadinanza di Roma, e in quell'epoca portava titolo di conte di Breme, feudo che, almeno per la parte che gli spet- tava, alienò probabilmente alla fabbrica del Duomo di Milano. Godè fama di grande probità, e fu uomo molto ricco, colto, amante della letteratura, dotto nelle lingue orientali, e fabbricò un palazzo nella via di s. Bernardino, che tuttavia si possiede dalla famiglia Visconti, ove raccolse una scelta biblioteca, molti quadri, un museo di medaglie an- tiche, e d' iscrizioni e molti oggetti di archeologia, il che oggidì tutto è disperso. Morì nel 1592 lasciando erede il conte Giambat.* Visconti di Fontaneto „. — (Litta, op. cit., Visconti di Milano, tav. XIII). (2) Tome troisième, 1887, — (a pag. 136). (3) Blanchet (J. - Adrien), Nouveau Manuel de Numismatique du moyen àge et moderne, tome second; Paris, 1890, — (a pag. 374). (4) Heiss (Aloiss), Les Médailleiirs de la Renaissance : Florence, deuxième partie; Paris (Rothschild, édit.), 1892, — (a pag. 80). DI UN MEDAGLISTA IGNOTO DEL SECOLO XVI II3 Senonchè, quantunque il benemerito patrizio lombardo dichiari, precisamente nel commento alla genealogia dei Vi- sconti di Milano, che le illustrazioni numismatiche della sua opera sono meglio eseguite " d'ogni altra, perchè le Belle Arti hanno fatto molto progresso „, dobbiamo osservare che nel disegno della medaglia di Prospero Visconti incorse un errore, di poco o nessun momento per lo scopo della gran- diosa pubblicazione del Litta, ma abbastanza grave dal nostro punto di vista particolare. Le iniziali del medaglista, cioè, non sono D. S. come ci dà il disegno, ma bensì B. S., come risulta indiscutibilmente dal magnifico esemplare che della medaglia del Visconti si conserva in questo Regio Gabinetto Numismatico di Brera. Cade quindi l'ipotesi del compianto editore di Vasari; e il nome dell'orafo fiorentino Domenico Santini va cancel- lato, almeno per ora, dall'elenco dei medaglisti italiani. Quale sia in realtà il nome dell'artista che si firma B. S., non siamo giunti a scoprire; è questo un piccolo ma inte- ressante problema di cui forse, più fortunato di noi, qualcuno de' cortesi lettori della Rassegna riuscirà a trovare la soluzione. Abbiamo creduto intanto che valesse la pena di richia- mare di nuovo l'attenzione su questa bella medaglia del Rinascimento, per correggere almeno l'errore essenziale di cui abbiamo parlato, e perchè quindi le ricerche sul meda- glista si possano eventualmente dirigere per una via meno fallace. Solone Ambrosoli. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. llala^iizzi %'aleri (Francesco). La zecca di Bologna. Opera vincitrice del Concorso internazionale bandito dalla Società Italiana di Numismatica l'anno 1895. — (Estr. dalla Riv. It. di Num., anni X-III, 1897-1900). — Milano, Tip. editr. L. F. Co- gliati, 1901. Questa importante monografia, che i nostri lettori ben conoscono, è uscita recentemente raccolta in un grosso ed elegante volume di pagine 477. La zecca di Bologna, che, quantunque subordinata sin dal principio del Cinquecento a quella primaria di Roma, pure occupa un posto affatto speciale, immediatamente dopo le zecche maggiori della penisola, ha trovato finalmente nel giovane Conte Frane. Malaguzzi Valeri un illustratore altret- tanto erudito nella parte storico-archivistica quanto diligente nella parte descrittiva monetale. È quindi cagione di non lieve compiacimento per la Rivista l'aver accolto ne' propri fascicoli una pubblicazione tanto utile e da tanto tempo desiderata come quella del Conte Malaguzzi. Ghermii (Ing. Italo). Prontuario delle monete, pesi e misure inglesi ragguagliate al sistema metrico decimale {Manuali Hoepli). — Milano, 1901. Quest'utile libriccino contiene una particolareggiata no- tizia del sistema monetario inglese, una tavola di ragguaglio fra le monete italiane e quelle inglesi, tavole di riduzione dei franchi-oro in lire sterline e della moneta inglese in franchi- oro; nonché le riproduzioni fotoincise di 40 monete inglesi che hanno corso legale. 1X6 BIBLIOGRAFIA Sanfoni (Can, Prof. Milziade). Ancora dello scudo repubblicano di Perugia. — (Estr. dal Boll, della R. Dep. di Storia Patria per l'Umbria, voi. VII, fase. I, n. i8). — Perugia. 1901. Sono poche pagine ma assai interessanti. Monsign. San- toni riassume i dati della storia contemporanea che si rife- riscono al celebre scudo di Perugia; e pubblica il bando repubblicano dell' 11 Agghiacciatore, anno VII, con cui si autorizza la cussione della detta moneta. Conclude rilevando che per certo lo scudo appartiene, non al 1799 ma bensì al dicembre 1798; che non fu battuto né di notte, né in dodici né in ventiquattr'ore ; e che non é una tessera di riconoscimento per i Consoli, ma una vera e propria moneta destinata alla circolazione. CoDiandiui (Alfredo). L'Italia nei Cento Anni del Secolo XIX, — 1801-1900, — giorno per giorno illustrata. — Milano, An- tonio Vallardi. La vivace ed originale pubblicazione del Dott. Coman- dini prosegue attivamente, mantenendo sempre il medesimo interesse. L'ultima dispensa che abbiamo sottocchio è la 19*, che comprende tutto il 1820 sino al febbraio 1821. Com'è noto, ciascuna dispensa, fra le molte illustrazioni che l'adornano, reca anche monete, medaglie e decorazioni. Il maggior contributo numismatico é dato dalle raccolte mi- lanesi Ratti, Clerici, Mattoi, ecc. Tropea (Giacomo). Numismatica di Lipara. id. Numismatica siceliota del Museo Mandralisca in Cefalù. I. (Estratti dall'Archivio Storico Messinese, voi. I, fase. 3-4). — Messina, Tip. d'Amieo, 1901. Dalla cortesia del eh. Prof. Tropea, dell'Università di Messina, riceviamo questi due pregevolissimi opuscoli, dei quali ci manca ora l'agio di parlare non troppo inadeguata- mente. Ci accontentiamo pertanto di segnalarli, riservandoci di riferirne nel prossimo fascicolo della Rivista; al quale rimandiamo pure diversi altri cenni di libri ed opuscoli pre- cedentemente ricevuti. S. A. VARIETÀ Le nuove monete italiane. — La Gazzetta Ufficiale, nel suo N.° del 27 marzo, pubblica il seguente decreto: VITTORIO EMANUELE III per grazia di Dio e per volontà della Nazione RE D'ITALIA Veduto l'articolo 8 della legge 24 agosto 1862, n. 788 ; Sentito il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per il Tesoro; Abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue: Art. I. Le monete d'oro delio Stato porteranno la Nostra effigie con profilo rivolto a sinistra e colla leggenda: « Vittorio Emanuele III »; nel rovescio, l'aquila araldica di Savoja, circondata in alto dalla leggenda: « Regno d'Italia w, ai Iati da due nodi del Collare del- l'Ordine Supremo della SS. Annunziata, ed in basso dall'indicazione del valore e dell'anno di coniazione, con l'iniziale R, per la Zecca, fra due stellette. Le monete d'argento avranno le stesse impronte e leggende come sopra, ma il profilo della Nostra effigie sarà rivolto a destra. Le monete di nichelio conserveranno le impronte stabilite col- l'articolo I del R. decreto 26 aprile 1894, n. i6r, e cioè avranno, da un lato, un ramo d'alloro ed uno di quercia intrecciati, sormon- tati da una stella raggiante, con corona Reale e l'indicazione del- l'anno di fabbricazione al centro: e dall'altro lato, un giro circolare di pallini col n. 20 al centro, ed intorno le parole: « Regno d'Italia ■ 20 centesimi » e due stellette. Le monete di bronzo porteranno la Nostra effigie col profilo rivolto a sinistra, colla leggenda: « Vittorio Emanuele III Re d'Italia »; nel rovescio avranno una ghirlanda, formata da due rami, uno d'alloro e l'altro di quercia, con al centro l'indicazione Il8 VARIETÀ del valore e dell'anno di coniazione, in alto la stella fiammeggiante d'Italia, in basso l'iniziale R, per la Zecca. Tutte le suddette monete continueranno ad avere il contorno attualmente in uso. Art. 2. Sono approvati i tipi conformi a quanto sopra e ai disegni annessi al presente decreto, visti, d'ordine Nostro, dal prefato Mi- nistro del Tesoro. Art. 3. Le nuove impronte, secondo i disegni anzidetti, saranno ripro- dotte in piombo e depositate presso l'archivio di Stato. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Roma, addì 7 marzo 1901. Vittorio Emanuele, E. DI Broglio. Visto, Il Guardasigilli: Cocco-Ortu. Per gl'Incisori e Cesellatori: Concorso Grazioli, — La R. Accademia di Belle Arti in Milano ha pubblicato testé il seguente avviso: ISTITUZIONE GRAZIOLI. Concorso Straordinario per una targhetta in cesello a sbalzo od una medaglia in onore di Giuseppe Verdi. Sarà conferito il premio di 1,700 lire per una targhetta o placchetta in cesello a sbalzo con un soggetto che si riferisca diret- tamente a Giuseppe Verdi, oppure per una medaglia, che rechi da una parte l'immagine del Maestro e dall'altra una composizione allegorica o simbolica a Lui relativa. Il lavoro di cesello dovrà essere di composizione e disegno del concorrente, in qualunque lastra di metallo, eseguito a mano ed esclusivamente di cesello a sbalzo. La medaglia dovrà essere ottenuta da coni d'acciaio incisi, con invenzione, disegno, modello ed esecuzione originali del concorrente, il quale dovrà firmarla. Il cesello premiato rimarrà di proprietà dell'autore, che ne dovrà consegnare una buona riproduzione. Delle medaglie presentate al VARIETÀ 119 Concorso si dovranno consegnare due esemplari, che in caso di premio rimarranno all'Accademia, oltre ad un terzo esemplare pel R. Gabinetto numismatico. Ciascun concorrente ha facoltà di presentare insieme un cesello ed una medaglia. 11 concorso scade il 30 Giugno p. v. L'Accademia lascierà intieramente ai premiati i diritti d'autore sulle proprie opere. Possono concorrere tutti gli artisti italiani residenti nel Regno od all'estero. I concorrenti potranno presentare anche descrizioni ed illustra- zioni scritte, le quali saranno consegnate alle Commissioni giudicatrici. Alle ore 4 pom. del 30 Giugno p. v. cesserà l'accettazione dei lavori destinati ai concorsi; né si. ammetteranno giustificazioni sul ritardo. L'Accademia non s'incarica di ritirare le opere, quantunque ad essa dirette, ne dagli uffici delle ferrovie, né dalle dogane. I giudizi sul merito artìstico assoluto verranno pronunciati da Commissioni speciali, con voti motivati, e sottoposti alla definitiva approvazione del Consiglio Accademico, dopo una pubblica espo- sizione. La restituzione delle opere si farà dall' Ispettore-Economo, il quale ritirerà dagli autori o dai loro commessi le singole ricevute da lui rilasciate all'atto della consegna. Se gli autori non ritirano entro tre mesi le opere non premiate, l'Accademia non risponde della loro conservazione. La Medaglia Papale del 1900, — Il 24 giugno dello scorso anno il Cardinal Mocenni, accompagnato dall'incisore dei Sacri Palazzi Apostolici Prof. Cav. Francesco Bianchi, presentava al S. Padre la medaglia annuale in esemplari d'oro, d'argento e di bronzo. La medaglia rappresenta al diritto l'effigie del Papa coll'anno 23°, ed al rovescio l'aper- tura della Porta Santa coll'epigrafe dettata dal Sommo Pon- tefice stesso: Reclusi. Caelestes. Thesauri. A. Sacro. MDCCCC. Di questa medaglia, secondo la consuetudine, vennero racchiusi gli esemplari in oro, argento e bronzo nella mura- tura della Porta Santa della Basilica Vaticana, che fu eseguita dal Papa il 24 dicembre dello scorso anno. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio, 20 Febbraio 1901. (Estratto dai Verbali). Sono presenti i due Vice-Presidenti Cav. Francesco ed Ercole Gnecchi, e cinque Consiglieri. La seduta è aperta alle ore 15. I. Vengono ammessi ed eletti ad unanimità: A soci effettivi: il Sig. Michele Santoro di Bari e il Sig. Giulio Conconi di Milano, presentati dai Cav. Francesco ed Ercole Gnecchi. A soci corrispondenti: Sig. Paolo Bordeaux di Neuilly s/Seine (presentato dal Dott. Cav. Solone Ambrosoli e dal Comm. Colon. Giuseppe Ruggero); Cav. Raffaele Castellani, Tenente Colonnello di Roma; Sig. Alberto Simonetii di S. Chi- rico Raparo (Potenza), presentati dai Cav. F. ed E. Gnecchi. II. Il Segretario Sig. Angelo Maria Cornelio dà lettura dei doni ultimamente pervenuti alla Società. Ambrosoli Dott. Cav. Sólone. Le sue pubblicazioni : Un trait d'union numismatique entre la France et l'Italie. Paris, 1900 {Estratto dalle Memorie del Congresso Internaz. di Numismatica). — Carlo Alberto. Numero unico pubblicato dal Comitato per il Monumento in Roma. Ivi, 1900. Blanchet Adrìen. La sua pubblicazione: Les Camées de Bourges. Caen, 1900. 122 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Bordeaux Paul di Neuilly. Le sue pubblicazioni : Classement de monnaies carolingiennes ine- dites. Paris, 1900. — Un méreau inédit de la caisse d'assistance des marchands d'étoffe d'Utrecht. Amsterdam, 1900 {Estratto). — La numismatique de Louis XVIII dans les provinces belges en 1815. Bruxelles, 1901 {Estratto). Camozzi Guido. La sua pubblicazione : Grani Liciniani quae supersunt recensuit et commentario instruxit G. Camozzi. Ex officina typ. Forocor- neliensi, MDCCCC. Castellani Rag. Giuseppe. La sua pubblicazione : Le monete di Ancona durante la dominazione francese, 1799. Parigi, 1900 {Estratto). Cerrato Giacinto di Torino. Un quarto di ducato di Mass. Gandolfo di Salisburgo (1668). Goggiola Giulio di Torino. La sua pubblicazione : La zecca di Parma dal 1550 al 1560. Parma, 1900. Cumont Georges. La sua pubblicazione : Jeton de Jean Gelucwys ou Lucwis, maitre particulier de la nionnaie de Brabant, à Anvers (1478 1481). Bruxelles, 1900 [Estratto). Diehl Charles. La sua pubblicazione : Nella Dalmazia romana. Spalato, 1900 [Estratto). Gnecchì Cav. Uff. Francesco. La sua pubblicazione : I bronzi quadrilateri della repubblica e la moneta privata dei Romani. Parigi, 1900 {Estratto). Grillo Guglielmo. La sua pubblicazione : Le monete di Enrico VI di Svevia, note sulla ~ zecca di Milano. Ivi, 190T. Jonghe (le V.*'' Baudoin de) di Bruxelles. La sua pubblicazione: Tiers de blanc anonyme au lion, frappé à Herpen. Bruxelles, igoo {Estratto). ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 123 Osnago Enrico di Milano. Di una moneta anecdota di Cremona. Conghietture esposte da D. G. S. Ala Ponzoni, Milano, 1818. — Monnaies inédites de Dezana, Frinco et Passerano par A. Morel Patio. Parigi, 1865. — Quattro altri opuscoli. Papadopoli Conte Nicolò. La sua pubblicazione : Tarifs vénitiens avec desseins de monnaies du XVI siècle. Paris, 1900 {Estratto). March.* M. Paulucci Panciatichi di Firenze. L. 100. Perini Quintilio di Rovereto. La sua pubblicazione: Le monete di Massimiliano I imperatore coniate a Verona. Londra, 1900 {Estratto). Ricci Prof. Serafino. Le sue pubblicazioni : Intorno all'influenza dei tipi monetari greci su quelli della Repubblica romana. — Memoria presentata al Congresso internazionale di Numismatica del 1900. Paris, au siège de la Société fran^. de Numismatique (Estratto dalle Mémoires du Congrès 1900). La Numismatica e le scienze archeologiche ed economiche. Ricerche e confronti. Prolusione pronunciata il 20 gennaio 1901 al corso libero di Archeologia presso la R. Università di Pavia. Milano, Cogliati, 1901 (Estratto dalla Rivista italiana di Numismatica). Rizzoli Luigi, jun. La sua pubblicazione : I Sigilli del Museo Bottacin. III. Padova, 1900. "Witte (Alphonse de). La sua pubblicazione : Le Mouton du roi Jean le Bon et ses imi- tations. Chalon-sur-Saone, 1900. Zanella Sac. Apollonio di Lissa. Mattiassevich-Caramaneo A. Riflessioni sopra l'istoria di San Doimo. Spalato, T900 {Estratto). II Consiglio vota uno speciale ringraziamento alla March. Paulucci Panciatichi per la sua generosa offerta, augurandosi che il suo esempio trovi altri imitatori, i quali 124 •'^TTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA possano mettere la Società in grado di far fronte ai suoi gravosi impegni. III. Si approva la compilazione del i° fascicolo dell'annata 1901, e si predispone quella del secondo. Alle ore 16 la seduta è sciolta. Finito di stampare il 20 aprile 1901. Martelli Achille, Gerente responsabile. FASCICOLO IL APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LUI. SEGNI ENIGMATICI SULLA LUPA ROMANA AI TEMPI DI COSTANTINO. (Tav. III). Poche monete sono più comuni del piccolo bronzo di Costantino Magno e de' suoi successori^ che porta al dritto la testa di Roma colla leggenda VRBS ROMA, e al rovescio la Lupa coi Gemelli e al disopra le due stelle dei Dioscuri, fra le quali talvolta si vede una palma, una corona o un altro simbolo. Non v'ha raccolta, per modesta che sia, nella quale non figuri qualche esemplare della descritta monetina. Eppure nessuno Tha finora osservata abbastanza attentamente per iscoprire che la Lupa porta spesso sulla spalla un marchio speciale, il quale, se è ancora un segno enigmatico per noi, doveva certamente essere un simbolo significativo quando le monete furono stampate. Per non farmi bello delle penne altrui, dirò addirittura che la scoperta non è mia; ma la devo all' amico e collega Giannino Dattari del Cairo — unicuique suum — il quale la fece esaminando una collezione di bronzi di Costantino, che gli era stata affidata, e gentilmente, or son circa tre anni, la comunicava a me, come ad un amatore del nuovo, 128 FRANCESCO GNECCHI e perchè vedessi se la cosa poteva avere qualche interesse e qualche importanza. Il nuovo è sempre interessante, tanto più che diventa ogni giorno più raro e ormai nella serie romana riesce quasi intro- vabile. Accettai quindi con grande piacere la fattami comunicazione e mi posi immediatamente ad esami- nare la mia serie dei piccoli bronzi di Costantino. Con mia grande sorpresa, fra . quelle monetine, che pure erano tutte passate per le mie mani, trovai che circa un quarto avevano il marchio indicato sulla spalla della Lupa, quantunque non sempre chiaramente decifrabile. Tale sorpresa sarà provata da chiunque osserverà i piccoH bronzi coll'VRBS ROMA in seguito a questo mio articoletto; e l'ho vista io stesso ripetersi regolarmente ogni volta che un rac- coglitore o un direttore di museo, dietro mio invito, si poneva ad osservare la propria collezione. Quei piccoli segni nessuno li aveva veduti, ciò che del resto è naturalissimo, perchè per chi classifica queste monetine senza una preoccupazione speciale, i piccoli segni in questione vanno confusi col pelo o colle ossa della Lupa, la quale è sempre modellata piuttosto rozzamente col pelo ispido, le coste sovente troppo visibili e nel complesso eccessivamente scarna al punto da richiamare piuttosto la lupa di Dante, che offrire il modello d' una abbondante nutrice pei robusti gemelli. Ma chi, edotto della cosa, osserverà ora con attenzione, potrà facilmente convincersi che su molti esemplari, la Lupa porta sulle spalle e più precisamente sull' osso scapolare, o per dirla con termine ippico, sul garrese, un segno, un marchio che non può assolutamente essere confuso colle ossa per quanto sporgenti né col pelo, per quanto rozza- mente modellato. Tah segni si possono ridurre, per quanto mi risulta dalle mie osservazioni, alle seguenti specie SEGNI ENIGMATICI SULLA LUPA ROMANA, ECC. I29 distinte: un semplice globetto (v. tavola III, n. 15 a i8), un piccolissimo anello (n. 20 e 21), una stella (n. 19), un fiore (n. 22 a 27) e uno scudetto o targhetta (n. 28 a 39) che dire si voglia (il più comune e il più avvertibile), in cui il più delle volte sono tracciate due o tre lineette in diverse direzioni (due ad angolo acuto, due parallele, tre di cui due perpendicolari alla terza, ecc.), oppure sono impressi parecchi punti, uno, due, tre, quattro e anche più diversamente disposti. Siamo in tempi in cui l'arte decadente brilla assai poco nelle monete e specialmente in queste monete di piccolissimo valore ; ma pure devesi avvertire che qualche volta il segno fiore e più frequentemente il segno targhetta sono collocati proprio sul vertice scapolare ossia fra le due spalle della lupa, in modo che prospetticamente non se ne vede che la metà; mentre per lo più essi sono collocati interamente sulla spalla che è in vista, ossia sulla spalla sinistra, dacché la lupa è sempre volta a sinistra. Rimane quindi il dubbio se, quando il marchio si vede intero, ciò debba attribuirsi a semplificazione di lavoro o a minore abihtà dell'incisore, onde evitare le difficoltà della prospettiva, oppure se si debba supporre che un simile oggetto esista replicato, ma non visibile, anche sulla spalla destra. Mi fermerei volontieri alla prima inter- pretazione. Per evitare ogni difficoltà, l'incisore ap- poneva generalmente il marchio nel modo più facile, tanto più trattandosi, come si disse, di monete di minima importanza. Comunque sia, esistono i due tipi, quantunque il primo s* incontri assai più raramente che il secondo. E questi due tipi, se sono talvolta poco distinguibili l'uno dall'altro pel segno fiore, sono invece distin- tissimi pel segno targhetta. Perciò nel prospetto che ora sto per dare ho tenuto per quest'ultimo i due tipi distinti. 130 FRANCESCO GNECCHl È però bene che, a complemento delle osserva- zioni speciali sui segni accennati, estendiamo per un momento lo sguardo al complesso di queste monete Costantiniane, nelle quali la Lupa è sempre circon- data da segni simbolici anche quando non ne porta uno proprio su se stessa. Nel campo della moneta, al disopra della Lupa, si vedono sempre e senza eccezione le due stelle dei Dioscuri (n. i a 39), e per di più in buon numero di esse, fra le stelle appare un altro simbolo, ossia un ramo di palma (n. 7), tre rami di palma (n. 8), una corona (n. 9 e io), un ferro di lancia (n. 11), tre punti collocati perpendicolarmente (n. 12), una croce (n. 13^ // monogramma di Cristo (n 14), oppure le lettere S R (SACRA ROMA?), notando che questi tre ultimi simboli si trovano solamente nella seconda emissione di queste monete a dimen sione ridotta, avvenuta sotto i successori di Costan tino (i). Di monete ornate delle semplici stelle (n. 2 a 6) trovai esemplari di parecchie zecche, ossia Alessan dria, i\ntiochia, Aquileia, Cizico, Costantina, Costan tinopoh, Eraclea, Lione, Nicomedia, Roma, Siscia Tessalonica e Treviri. Di quelle con simboli fra le stelle non ne trovai che delle quattro zecche di Co stantina, Costantinopoli, Nicomedia e Treviri. Venendo poi a quelle coi simboli sulle spalle della lupa mi fu dato trovarne di dodici differenti zecche, Alessandria, Antiochia, Aquileia, Cizico, Costantina, Costantino- poli, Lione, Nicomedia, Roma, Siscia, Tessalonica, Treviri. Una sola moneta poi trovai coi due simboli, ossia il fiore sulla lupa e i tre punti perpendicolari fra le stelle, e appartiene alla zecca di Nicomedia. Detto ciò in via riassuntiva, ecco la lista di (i) Vedi, Appunti di Numismatica Romana, n, XX {R. I. di N., anno 1891). SEGNI ENIGMATICI SULLA LUPA ROMANA, ECC. I3I tutti gli eserghi riscontrati sulle diverse categorie di monete. I. — Monete senza nessun simbolo. (Alessandria) SMALA SMALB SMALf SMALI SMALA B A (Antiochia) SMANG (Aquileia) AQP AQS (Cizico) SMKA • SMKB SMKBf SMKBS • SMKBS TA€S SMKr SMKA SMK€ ♦SMKE SMKS (Costantina) CONSIA CONSIA • CONSIN PCONST S CONST SCONST • (Costantinopoli) CONSB CONSB e palma CONS€ C0NS6 • (Eraclea) SMH€ • SMH6 • SMH€ • : SMH€ • SMH€* SMHe-D- SMHG (Lione) PLC- • PLC oPLC PLC (Nicomedia) SMN SMNf SMN€ SMNS (Siscia) A ■ SIS • A B • SIS • TSIS • TSIS ASIS (Treviri) TR • P TRP* TRS IL — Monete con simboli fra le due stelle. Palma (Costantina) PCONST SCONST (Treviri) TRS Tre palme (Costantina) PCONST SCONST (Treviri) TRP Monogr. di Cristo (Costantina) PCONST SCONST Corona (Costantina) PCONST SCONST (Costantinopoli) CONSf Tre punti (Nicomedia) SMN SMNA SMNB SMNT Ferro di lancia (Costantina) PCONST SCONST Croce (?) (esergo illegibile) III. — Monete coi segni sulla Lupa. Punto (Alessandria) SMALA SMALB (Antiochia) SMNO (Cizico) SMKA, SMKB, SMKBS, SMKA i 132 FRANCESCO GNECCHI Anellino Stella Fiore Targhetta Targhetta in prospettiva (Nicomedia) (Siscia) (Tessalonica) (Alessandria) (Cizico) (Tessalonica) (Alessandria) (Antiochia) (Costantina) (Nicomedia) (Roma) (Tessalonica) (Treviri) (Alessandria) (Antiochia) (Costantinopoli) (Lione) (Nicomedia) (Roma) (Siscia) (Treviri) (Alessandria) (Cizico) (Costantina) (Nicomedia) (Tessalonica) (Aquileia) (Costantinopoli) (Lione) (Treviri) SMN€ rsis- rsis f sis SMTSe SMÀLÀ SMKS SMTS6 SMÀLB SMÀNBe CONSIA SMNS R (Corona) Q RFQ SMTSG TRF TRP TRP • SMÀLA SMALB SMANSe CONS6 PLC SMNS R (Cororfa) Q RFQ RBQ SMS€ TRF SMALA SMALA B A SMALe SMKS SMKBA SMKBS DCONSZ SMNA SMNS SMTS8 AQP C0NS6 PLC OPLC OSLC TRS TRS • Questa lista potrà certamente essere prolungata con successive osservazioni e può darsi che poco a poco tutti i diversi segni abbiano a ritrovarsi in tutte le zecche e in tutte le emissioni. Frattanto, per facilitare le osservazioni, riunisco i tre precedenti prospetti in uno solo sintetico. SEGNI ENIGMATICI SULLA LUPA ROMANA, ECC. 133 Alessandria . Antiochia . . Aquileia . . Cizico . . . Costantina Costantinopoli Eraclea . . Lione . . . Nicomedia Roma . . . Siscia . . . Tessalonica . Treviri. . . ? Al disopra della Lupa Sulla fra le due stelle spalla della Lupa 1 1 1 E "a Oh « E I U H 2 •c u •3 u &0 a e a a l U B 3 a. S H .S '0 a 3. •3 V e s 0. _B U B < So S ♦-» u J3 OC H «0 "S i 1 .e e2 # « ' # 1 » » « 4f 4«- * i » * 1 j * ^ 1 # « # ^ » * W * j '« * 1 # « ! 1 * j 1 i i 4f ' 4f # « # « * 4f « * 4f * 4f * * ^ # # « * 1 [ * W « 1 1 134 FRANCESCO GNECCHI Questo prospetto dei simboli si riferisce unica- mente alle monete Costantiniane: ma aggiungerò che alcuni si trovano anche su quelle accennate della seconda emissione di queste monete, avvenuta sotto Costantino II e Costanzo e precisamente trovo sui pochi esemplari che ho alla mano, essendo questi assai più rari che quelli di Costantino, la targhetta e il punto in piccoli bronzi di iVlessandria (SMALA) e di Tessalonica (SMTS€). Di più trovo il fiore su una moneta d'argento (n, 40) e su di un follis (n. 41) di Massenzio, ambedue della zecca d' Ostia. Infine il simbolo del fiore lo trovo anche su di un medaglione di bronzo di Costantino (n. i) il quale non porta indicazione di zecca. Ora che ho dato così materialmente il risultato delle mie ricerche su queste monetine, il lettore s'aspetta certamente che io esponga il mio parere sul significato dei segni descritti e sul perchè della loro apparizione sulle monete di questa o di quella zecca. Ed è qui invece che io non posso che fermarmi bruscamente, perchè, dopo molto pensarci non ho potuto dedurne alcuna conclusione. Se è difficile indagare quale significato possano avere i simboli posti fra le due stelle, ancora più misteriosi riman- gono i segni posti sulla lupa e tutto quello a cui potei arrivare sono alcune eliminazioni. Che fossero indicazioni di zecca o di emissioni resta escluso dal fatto che queste già esistono all'esergo; che la lupa romana portasse un emblema simbolico non pare egualmente ammissibile prima di tutto perchè altri- menti tale ornamento sarebbe unico, e poi figure- rebbe sulle monete repubblicane e su quelle dei primi imperatori, Domiziano, Adriano, Antonino Pio, ecc. A questo proposito debbo far notare che non posso assolutamente escludere che alcun simbolo figuri anche su queste monete di epoca più anitica. Parrebbe SEGNI ENIGMATICI SULLA LUPA ROMANA, ECC. 135 ovvio che sui bronzi di gran modulo dei citati impe- ratori tali segni dovrebbero essere più distinti e più facilmente visibili che sui piccoli bronzi dell'epoca costantiniana; eppure, il fatto si presenta molto di- versamente. Se su alcuni si può dire che assoluta- mente non esiste alcun simbolo, ve ne sono altri che lasciano qualche dubbio, parendo si e no 'che il simbolo esista; ma, stante la non perfetta conserva- zione dei pezzi, non mi fu mai dato di poter affer- mare sicuramente la cosa. Lo stesso si può dire dei denari d'oro e d'argento di Domiziano, Adriano, ecc. Su parecchi l'esistenza del simbolo si esclude, su nessuno si può affermare. E poi si vedrebbe sulle sculture e sui bronzi che l'antichità ci ha tramandato; ma per quante ricerche io abbia fatto presso molti eruditi dell'antichità cla^?ica, non mi è mai riuscito trovare alcuno che conoscesse o per fatto o per tradizione l' esistenza di tale simbolico ornamento. Altra cosa che si può affermare è che il signi- ficato dei segni posti sulla lupa deve essere altro da quello dei simboli che figurano fra le stelle, dal mo- mento che su di un esemplare si trova l'uno e l'altro; ma ciò non toglie che l'uno e l'altro ci rimangano egualmente misteriosi. Debbo quindi, malgrado ogni migliore volontà, rinunciare a qualunque spiegazione, accontentandomi di aver segnalato il fatto alla curiosità degli studiosi, e sperando che qualche mente più acuta della mia possa trovare la chiave dell'indovinello. LIV. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM. I. Collezione Francesco Gnecchi a Milano (V. Appunti VII, XI, XVI, XVIII, XXI, XXX, XXXVIII e XLV). È dal 1898 che ho interrotto questa serie delle Cc'ltribuzioni al Corpus Numorum; la riapro ora colla pubblicazione di un centinaio circa di monete perve- nute da quell'epoca alla mia collezione. È naturale che la ricerca si faccia sempre più difficile e la messe più scarsa. TIBERIO. 1. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 41. ^ ~ J\ CAESAR AVG-VST F IMPERAT V. Testa laureata a destra. I^ - ROM ET AVG-. Altare, ai lati dei quali due Vittorie su due colonne. (Anno io d. C). NERONE. 2. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 122. ^ — NERO CLAVD CAESAR AVO- G-ER P M TR P IMP P P. Testa laureata a destra. Sotto un globo. ^ — DECVRSIO S C. Nerone galoppante a destra colla lancia, accompagnato da un milite pure a cavallo. 3. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143. ÌB' - NERO CLAVD CAESAR AVO. Elmo su di una co- lonna. Dietro un'asta. A destra l'egida. I^ — GER P M TR P IMP P P S C. Ramo d'ulivo. 138 FRANCESCO GNECCHI GALBA. 4. Aureo. — Dopo Coh. 48. ^ - SER- (tALBAIMPCAESAR- AVO- PM-TRP. Busto laureato a destra. Sotto un globo. I^ — LIBERTAS PVBLICA. La Libertà a sinistra col ber- retto e un' asta. La leggenda del dritto offre la particolarità della pun- teggiatura. 5. Aureo. — Dòpo Coh. 56. ©" - IMP SER GALBA CAESAR AVO. Testa laureata a destra. ^ — ROMA RENASC. Roma in abito militare a sinistra con un globo niceforo e un lungo scettro traversale terminato da un'aquila. 6. Aureo. — Dopo Coh. suppl. 20. ^ — IMP SER G-ALBA CAESAR AVG. Busto laureato a destra col paludamento. ^ - SALVS GEN HVMANI. Donna a sinistra con un timone di nave, il piede destro appoggiato a un globo, in atto di sacrificare su di un'ara accesa. VESPASIANO. 7. Denaro. ~ Dopo Coh. 136. ^ — IMP CAESAR VESPASIANVS AVG. Testa laureata a destra. I^ - PACIS EVENTVM. Genio ignudo a sinistra con una patera e due frutti. TITO. 8. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 183. ^ - IMP T CAES VESP AVG P M TR P P P COS Vili. Testa laureata a sinistra. ^ - DIVO AVG T DIVI VESP F VESPASIAN S C Tito radiato seduto in sedia curule a sinistra con un rarno CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I39 nella destra. Dietro a lui due scudi, sotto un globo, un parazonio, un elmo, un ramo e una corazza. Davanti uno scudo sormontato da un elmo e una lancia. Questo bronzo trovato lo scorso anno a Roma è eviden- temente ibrido, il dritto essendo dell'anno 80 (vivente Tito), il rovescio (che assomiglia, senza essere precisamente eguale, a quelli descritti da Cohen ai N. 163, 183 e 184) è postumo riferendosi alla consecrazione dello stesso Tito fatta da Do- miziano. Il peso di gr. 15.500, abbondante per un dupondio, è scarso per un sesterzio. 9. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 235. J> — T CAES VESPASIAN IMP II PON TR POT COS II. Testa laureata a destra. ^ — S C Tito in quadriga lenta a destra collo scettro e una palma. DOMIZIANO. 10. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 466. !>' CAESAR AVG- F DOMITIAN COS II. Testa laureata a destra. T^ — S C. Tempio a sei colonne. Nel centro una statua (?) TRAJANO. ir. Quinario d'oro. — Dopo Coh. 132. 1^ - IMP CAES NERVA TRAIAN AVG GERM. Testa laureata. a destra. I^ — P M TR P COS Ili P P. Vittòria che cammina a destra con una corona e una palma. 1 2. Aureo (Completamento del N. 264 di Cohen riportato da Caylus). B' - IMP TRAIANO AVG GER DAC P M TR P COS V P P. Testa laureata a destra coll'egida. ^ — S P Q R OPTIMO PRINC. Trajano in abito militare a sinistra coli'asta e col piede destro appoggiato sul busto di un Dacio. (Anno 104- no d. C). 140 FRANCESCO GNECCHI 13. Gran Bronzo. — Dopo Coh, 483. Sf - IMP CAES NERVAE TRAIANO AVO GER DAC P M TR P COS V P P. Busto laureato a sinistra coli' egida. 1^ — S P Q R OPTIMO PRINCIPI S C II Tevere furioso armato d'un giunco in atto d'aggredire la Dacia. ADRIANO. 14. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh, 761. B' - HADRIANVS AVG-VSTVS. Testa laureata a destra. I^ - COS III. Il monte Argeo. 15. Medio Bronzo (ibrido). Primo lato: COS III P P S C Adriano galoppante a destra col mantello svolazzante e la lancia in resta (rovescio del N. 755 d. Cohen). Secondo lato: FELICITATI AVG COS III PP. Trireme diretta a sinistra con un pilota e cinque rematori (simile ai ro- vesci descritti ai Num. 836 a 872). ANTONINO PIO. 16. Medio Bronzo imperatorio (asse). — Dopo Coh. 543. B' - ANTONINVS AVO- PIVS P P TR P XXIII. Busto a destra col paludamento e la corazza. Testa nuda. 9* — COS llli. La Salute seduta a sinistra in atto di nutrire un serpente che si svolge da un'ara. (Anno 160 d. C). Diam. Min. 28. Peso gr. 14. 17. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 845. iO' - ANTONINVS AV& PIVS P P. Testa laureata a destra coll'egida sul petto. P - TEMPLVM DIV AVO- REST COS IMI S C. Tempio a otto colonne ornato di statue. Nel mezzo le statue d'Augusto e Livia. LUCIO VERO. 18. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 113. B' - IMP CAESAR L AVRELIVS VERVS AVG. Busto col paludamento e la corazza a destra. Testa nuda. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I4I I^ — CONCORD AVG-VSTOR COS II S C. M. Aurelio e L. Vero togati e di fronte, che si danno la mano. L. Vero che sta a sinistra tiene un libro. SETTIMIO SEVERO. 19. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 643. ^ — L SEPT SEVERVS PIVS AVO BRIT. Testa laureata a destra. ^ - VICI BRIT PM TR P XIX COS II! P P S C. Due Vittorie in atto di posare uno scudo su di un palmizio ai piedi del quale stanno due prigionieri seduti. CARACALLA. 20. Denaro (Completamento del N. 18). ^ — ANTONINVS PIVS FEL AVO-. Busto laureato a destra col paludamento. 9 — CONCORDIA (in giro) MILIT (all'esergo). Due insegne militari fra due aquile legionarie. Questo denaro è di fabbrica barbara. 21. Aureo. — Dopo Coh. 252. ^ — ANTONINVS PIVS AVO. Testa imberbe e laureata a destra. ^ — PONTIF TR P Villi COS II. Caracalla galoppante a destra colla lancia in resta e il mantello svolazzante. (Anno 206 d. C). GETA. 22. Gran Bronzo. — Dopo Coh. 171. ^ — ? SEPT GETA CAES PONT. Busto giovanile a destra col paludamento e la corazza. Testa nuda. 9^ — PRINC IVVENT. Geta in abito militare a sinistra con un ramo e uno scettro. A destra un trofeo. All'esergo SC. ELIOGABALO 23. Antoniniano. — Dopo Coh. 49. ^' — IMP ANTONINVS PIVS AVO-. Busto laureato a destra col paludamento. 18 142 FRANCESCO GNECCHI I^ - LIBERALITÀS AVO II. La Liberalità a sinistra con una tessera e un cornucopia. GIULIA PAOLA. 24. Denaro. — Dopo Coh. 7. ^ — IVLIÀ PAVLA AVG. Busto diademato a destra. ^ — PVDICITIA. La Pudicizia seduta a sin. collo scettro. Il rovescio PVDICITIA è sconosciuto fra le monete di Giulia Paola. Noto però che il denaro descritto è suberato. GIULIA MAMMEA. 25. Antoniniano. — Dopo Coh. i. ÌB" — IVLIA MAMAEA AVG-. Busto diademato a destra. ^ — CONCORDIA AVGG-. La Concordia seduta a sinistra con una patera e un doppio cornucopia. La moneta è suberata e sembra ibrida, il rovescio appar- tenendo probabilmente a Orbiana. EMILIANO. 26. Medaglione Senatorio Doppio Sesterzio. — Dopo Coh. 45. ^ — IMP CAES AEMILIANVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento. ^ — ROMAE AETERN S C. Roma colla Fenice (senza globo) e uno scettro traversale. Presso lei uno scudo. Diam. Min. 35. Peso gr. 33.500. VALERIANO PADRE. 27. Quinario d'oro. — Dopo Coh. 82. ^ - IMP C P LIC VALERIANVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. P — ORIENS AVGG. 11 Sole radiato e seminudo a sinistra col frustino e la destra alzata. Diam. Min. 18. Peso gr. 1.900. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I43 28. Quinario d'oro. — Dopo Coh. 162. ^ - IMP C P LIC VALERIANVS P F AVG-. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ^ — VIRTVS AVG-G. Marte in abito militare che cammina a destra con una lancia e un trofeo. Diam. Mill. 18. Peso gr. 2.500. GALLIENO. 29. Antoniniano. — Dopo Coh. 518. & — GALLIENVS AVG-. Testa radiata a destra. f^ — SECVRIT PVBL. La Sicurezza seduta a sinistra collo scettro nella destra. Colla sinistra appoggiata alla spal- liera si sorregge il capo. Questo rovescio è nuovo fra le monete di Gallieno. 30. Antoniniano. — Dopo Coh. 564. B' — G-ALLIENVS P • F • AVG. Busto radiato e corazzato a destra. Ri — VICI GERMANICA. Vittoria che cammina a sinistra con una corona e una palma. 31. Antoniniano. — Dopo Coh. 581. ^ — GALLIENVS AVG. Busto radiato a destra col palu- damento. ^ — VICTORIA AVG. Vittoria a sinistra con una corona e una palma. AU'esergo SPQR. 32. Antoniniano. — Dopo Coh. 590. ^ — GALLIENVS P F AVG. Busto radiato e corazzato a destra. Ij» — VICTORIA AVG. Vittoria che cammina a sinistra con una corona e una palma. Nel campo una stella. 33. Antoniniano. — Dopo Coh. 593. JB^ — Come il precedente. 1$ — VICTORIA AVG. Vittoria che cammina a sinistra tenendo una ghirlanda colle due mani. Avanti a lei uno scudo su di un cippo. AU'esergo SPQR. 144 KKANCESCO GNliCCHI 34. Gran Bronzo. — Dopo Coh, 806. B' - IMP C P LIC GALLIENVS P F AVO. Busto laureato a sinistra col paludamento. P — PAX AVG-Q- S C La Pace a sinistra con un ramo e uno scettro traversale. TETRICO PADRE. 35. Aureo. — Dopo Coh. 31. ^ — IMP TETRICVS P F AVO. Testa laureata a sinistra. ^ — VICTORIA AVGG. Vittoria che cammina a destra portando un trofeo. Dalla Coli. Montagu. 36. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 45. ^' — IMP TETRICVS AVG. Busto radiato a destra. Ili — AVG-G-. Vittoria volante di fronte con un'asta (o una palma?). La leggenda è stranissima e non si spiega se non col tipo barbaro della moneta. CLAUDIO GOTICO. 37. Aureo. — Dopo Coh. io. ^ — IMP CLAVDIVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra. I^ — PAX PVBLICA. La Pace seduta a sinistra con un ramo e uno scettro. QUINTILLO. 38. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 53. & — IMP QVINTILLVS P F AVG. Busto radiato a destra col paludamento. Sotto due punti. P - VICTORIA GOTHIC. Trofeo sostenuto da due pri- gionieri. Probabilmente questa moneta è ibrida, e il rovescio appartiene al fratello Claudio, non constando storicamente che Quintino abbia mai riportato una Vittoria sui Goti. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 145 PROBO. 39. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 103. 3' - IMP C M AVR PROBVS AVG-. Busto radiato e coraz- zato a destra. I^ — ABVNDANTIA AVG-. L'Abbondanza in atto di versare il cornucopia a destra. 40. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 286. B^ — VIRTVS PROBI AVG-. Busto coli' elmo radiato a si- nistra, visto per di dietro, collo scudo e la lancia in resta. P — AERCVLI PACIF. Ercole ignudo a sinistra. Tiene colla destra un ramo, colla sinistra la clava e la pelle del Leone. 41. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 435. ^' — IMP C PROBVS P F AVG-. Busto radiato a sinistra col manto imperiale e lo scettro. I^ — ROMAE AETER. Tempio a sei colonne in mezzo al quale siede Roma. 42. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 513. ^^ — IMP C M AVR PROBVS P AVO-. Busto corazzato a sinistra coU'elmo radiato e armato di lancia e scudo. ^ — SOLI INVICTO. Il Sole in quadriga a sinistra. 43. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 526. ^' - IMP C M AVR PROBVS P F AV&. Busto radiato a destra col manto imperiale e lo scettro. P - SOLI INVICTO. La quadriga del Sole di fronte. 44. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 547. S^ - IMP C M AVR PROBVS AVG. Busto corazzato e coU'elmo radiato a sinistra, armato di lancia e scudo. I^ — TEMPOR FELICI. La Felicità a destra con un lungo caduceo e un cornucopia. MASSIMINO DAZA. 45. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 126. ^ - IMP MAXIMINVS P F AVG. Testa laureata a destra. 146 FRANCESCO GNECCHI 9/ — lOVI CONSERVATORI AVGG-. Giove ignudo di fronte col mantello spiegato dietro le spalle, tiene il fulmine e lo scettro. A' suoi piedi un'aquila con una corona nel rostro. 46. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 159. ÌB' - IMP C &AL VAL MAXIMINVS P F AVG-. Testa laureata a destra. I^ - VIRTVS EXERCITVS. Marte ignudo coU'elmo, gra- diente a destra con lancia e scudo e portando un trofeo. Nel campo S. Esergo ANT. 47. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 159 bis. La stessa moneta colla differenza che Marte invece che ignudo, come nel Num. precedente, è in abito militare. Esergo ALE. MASSIMIANO ERCULEO. 48. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 251. ^^ - IMP C MAXIMIANVS P F AVG-. Busto laureato e corazzato a sinistra. Colla mano destra tiene la clava appoggiata all'omero. ^ — OENIO POPVLI ROMANI. Genio col modio in testa a sinistra col cornucopia e la patera. Accanto a lui un'ara accesa. 49. Piccolo Bronzo. — Rettif. N. 365. ^ - D • N • MAXIMIANO FELICISS. Busto laureato a destra col manto imperiale, un ramo nella destra e la mappa nella sinistra. ^ - PROVIDENTIA DEORVM. Due donne di fronte. Quella che sta a destra (la Provvidenza?) tiene lo scettro e pare offra un ramo all'altra che è avviluppata nelle sue vesti. Nel campo A. AU'esergo ALE. 50. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 434. ^^ - IMP C MAXIMIANVS P F AVG. Busto radiato e pa- ludato a destra. ^ - VIRTVS AVGVSTORVM. Ercole ignudo a destra ap- poggiato alla clava, coH'arco e la pelle del leone sul braccio sinistro. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I47 CARAUSIO. 51. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 254. i& - IMP CARAVSIVS P F AVG. Busto radiato a destra con paludamento e corazza. 1^ — VICTORIA. Vittoria a sinistra con una corona e un lungo scettro. DIOCLEZIANO. 52. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 182. ^ - IMP DIOCLETIANVS AVO. Busto laureato e corazzato a destra. ^ — GENIO POPVLI ROMANI. II genio del P. R. turrito, seminudo a sin. con una patera e un cornucopia. Nel campo S F. Esergo ITQ. 53. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 321. ^' — IMP DIOCLETIANVS AVG. Testa laureata a destra. P - SACRA MON VRB AVO© ET CAESS N N. La Moneta a sinistra colle bilancie e il cornucopia. GALERIO MASSIMIAN. 54. Medio Bronzo. — Dopo Coh, 75. ^' — GAL VAL MAXIMIANVS NOB CAES. Testa laureata a destra. 9* — GENIO CAESARIS. Genio seminudo col modio in testa a sinistra, con una patera e il cornucopia. All'e- sergo ALE. Il rovescio GENIO CAESARIS noto, quantunque non co- mune, nelle monete di Massimiano Erculeo, è nuovo in quelle di Galeno. 55. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 214. ^^ — IMP C GA VL VL MAXIMIANVS P F AVG (sic). Testa laureata a destra. 148 FRANCESCO GNECCHI I^ — VIRTVS EXERCITVS. Marte armato di lancia e scudo e portante un trofeo, che cammina a destra. La leggenda della testa è certamente una storpiatura di IMP C GAL VAL, ecc. MASSENZIO. 56. Denaro d'Argento. — Dopo Coh. 15. ^ — MAXENTIVS P F AVG-. Testa laureata a destra. ^ — MARTI PROPA& IMP AVO- N. Marte armato e coU'asta a destra che offre la mano a una donna (Roma?). Tra loro la lupa coi gemelli. All'esergo MOSTB. 57. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 58. B' - IMP MAXENTIVS P F AVG CONS II. Busto laureato a sinistra col manto imperiale e lo scettro. I^ — CONSERV VRBIS SVAE. Tempio tetrastilo, nel quale si vede Roma seduta a sinistra su di uno scudo col globo e lo scettro, mentre una Vittoria che le sta di fronte appoggiando il piede su di un prigioniero che giace a terra, le offre una corona. 58. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 60. B' - IMP MAXENTIVS P F AVO- CONS. Busto laureato a sinistra col manto imperiale e lo scettro. ^ — CONSERV VRB SVAE. Tempio tetrastilo nel quale si vede Roma seduta di fronte col globo e lo scettro, coro- nata dalla Vittoria. LICINIO PADRE. 59. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 42. ^ — IMP LICINIVS AVG-. Testa radiata a destra. ^ — D N LICIN INVICT AVG. Intorno a una corona in mezzo alla quale si legge VOT XX. Nel centro una stella. All'esergo P T. 60. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 54. ^ — IMP C LIC LICINNIVS (sic) P F AVG-. Testa laureata a destra. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I49 R' — GENIO AVGVSTI. Genio ignudo colla testa radiata del Sole nella destra e il cornucopia nella sinistra. Nel campo una stella e A. All'esergo ANT. 61. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 55. B' — IMP C LIC LICINNIVS(sic) P F AVG. Testa laureata a destra, li — G-ENIO AVG-VSTI. Genio ignudo di fronte col modio in testa. Tiene colla destra la testa di Serapide sopra cui una stella e la cornucopia colla sinistra. Nel campo N A e una palma. All'esergo ALE. 62. Piccolo Bronzo. .— Dopo Coh. 73. ^ — IMP LICINIVS P F AVG-. Testa laureata a destra. I^ — lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo a sinistra col fulmine e lo scettro. Nel campo P. All'esergo P T. 63. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 74. B' — IMP C VAL LICIN LICINIVS P F AVG-. Testa laureata a destra. ^ ~ lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo col mantello dietro le spalle, con un globo sormontato dalla Vittoria e un lungo scettro. Nel campo f. All'esergo S M N. 64. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 91. ^ — IMP LICINIVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. I^ — lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo corrente a destra, lanciando un fulmine. Nel campo R S. All'esergo T R P. 65. Piccolo Bronzo. — Var. Coh. 131. (^ — IMP LICINIVS P F AVG. Busto laureato e corazzato a destra. p — SECVRITAS AVG-G-. La Sicurezza di fronte colle gambe incrociate, appoggiata alla colonna, colla destra al disopra della testa. Nel campo una stella. Esergo P L N. 66. Piccolo Bronzo. — Var. N. 149. ^' — IMP LICINIVS AVG-. Busto galeato e corazzato a destra. «9 150 FRANCESCO GNECCHI ^ - VIRTVS EXERCIT. Stendardo su cui si legge VOT X, ai piedi del quale stanno seduti due prigionieri ambedue colle mani legate dietro il dorso. Nel campo S F. All'e- sergo AQS. LICINIO FIGLIO. 67. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 29. ^' - D N VAL LICIN LICINIVS NOB C- Busto laureato a sinistra colla mappa e lo scettro. R) — lOVI CONSERVATORI CAESS Giove ignudo di fronte con una piccola vittoria e un lungo scettro. Nel campo a sinistra una corona. COSTANTINO MAGNO. 68. Aureo. — Dopo Coh. 43. ^ — Anepigrafo. Testa diademata di Costantino a destra. I^ — CONSTANTINVS AVO. Vittoria che cammina a sinistra con una corona e una palma. All'esergo • CONSB • Diam. Mill. 20. Peso gr. 4.500. 69. Denaro. — Dopo Coh. 56. ^ — CONSTANTINVS P F AVO-. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. I^ — GAVDIVM POPVLI ROMANI intorno a una corona d'alloro nella quale si legge SIC XX SIC XXX. All'esergo SIS e una stella. 70. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 188. ^ — DIVO CONSTANTINO. Busto velato e diademato a destra. I^ — AETERNA PIETAS. Costantino a destra in abito mi- litare con un globo e un'asta. 71. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 188 bis. iO' — DIVO CONSTANTINO. Busto velato a destra. I^ — AETERNA PIETAS. Costantino in abito militare a destra con un globo portante il monogramma di Cristo e un'asta. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 151 72. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 189. ^ - DIVO CONSTANTINO. Busto velato e diademato a destra. I^ — AETERNA PIETAS. Costantino in abito militare a sinistra con un globo portante il monogramma di Cristo e un' asta. Tutti e tre questi P. B. hanno all' esergo PLC. 73. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 199. B' — FL VALERIVS CONSTANTINVS P F AVG-. Testa laureata a destra. ^ — BONO GENIO PII IMPERATORIS. Genio seminudo col modio in testa. Colla destra versa una patera, colla sinistra tiene una cornucopia. Nel campo a sinistra mez- zaluna e K, a destra A X. AU'esergo ALE. 74. Picco/o Bronzo. — Dopo Coh. 204. ^ - IMP CONSTANTINVS P F AVG-. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ^ - CLARITAS REIPVBLICAE. Il Sole radiato e seminudo corrente a sinistra con un acrostolio nella destra e il frustino col mantello nella sinistra. Nel campo A. AU'e- sergo R S. 75. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 220. B' — CONSTANTINVS AVG-. Busto laureato e corazzato a sinistra collo scettro. I^ — CONCORD MILIT. La Concordia militare a sinistra con due insegne. Nel campo una stella. AU'esergo PLN. 76. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 270. B' — IMP C FL VAL CONSTANTINVS P F AVG. Testa laureata a destra. P — GENIO AVGVSTI. Genio ignudo a sinistra col modio in testa. Tiene colla destra la testa radiata del Sole, colla sinistra un cornucopia. Nel campo una stella e le lettere € A. Esergo ANT. 77. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 321. B' — CONSTANTINVS MAX AVG- Testa diademata a destra. 152 FRANCESCO GNECCHI I^ — GLORIA EXERCITVS. Costantino in abito militare a destra coll'asta rovesciata e appoggiato allo scudo. 78. Piccolo Bronzo. Dopo Coh, 331. ^' - CONSTANTINVS P F AVG-. Testa laureata a destra. ^ — lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo a sinistra con un globo e uno scettro. Nel campo a sinistra una corona a destra €. Esergo • SMTS • Misura tra M. B. e P. B. 79. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 335. ^ - IMP CONSTANTINVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento. ^ — lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo a sinistra con un globo niceforo e un lungo scettro. Ai suoi piedi l'a- quila colla corona nel rostro. Nel campo F. Esergo SIS. 80. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 337. ^' — FL VAL CONSTANTINVS P F AVG. Testa laureata a destra. I^ — lOVI CONSERVATORI. Giove ignudo a sinistra col globo niceforo e lo scettro. Ai suoi piedi l'aquila (senza corona). Nel campo N B. Esergo ALE. 81. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 362. S^ — CONSTANTINVS P F AVG-. Busto laureato a destra col paludamento. P — MARTI CONSERVATORI. Busto galeato e corazzato di Marte sotto i tratti di Costantino a destra. 82. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 362. La stessa moneta, ma il busto di Costantino colla corazza e il paludamento. 83. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 552. ^ — IMP CONSTANTINV P F AVG-. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ^ — VOTA PVBLICA. Iside in una trireme a vela a destra seduta alla poppa con due rematori alla prora. CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM I53 CRISPO. 84. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 62. /©" — IVL CRISPVS NOB CAES- Testa laureata a destra. P — CAESARVM NOSTRORVM. Nel campo le parole VOTIS V. AU'esergo SIS. 85. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 72. ^ — CRISPVS NOBIL CAES. Busto corazzato a destra. Testa nuda. P — CLARITAS REIPVBLICAE. Il Sole seminudo che cam- mina a sinistra col frustino e la destra alzata. 86. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 75. ^ — CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e corazzato a sinistra. P — D IM CONSTANTINI MAX AVG- intorno a una corona in mezzo alla quale VOT XX. 87. Piccolo Bronzo — Dopo Coh. 82. ^' — FL VN CRISPVS NOCAS (sic). Busto laureato a 3Ìnistra col paludamento e la corazza. I^ - lOVI CONSERVATORI AVG-G-. Giove ignudo a sinistra col mantello sulla spalla sinistra con un globo niceforo e appoggiato allo scettro. Ai suoi piedi a sinistra una palma. La leggenda del dritto (che correttamente dovrebbe leggersi FL IVL CRISPVS NOB CAES) quale è scritta riesce inesplicabile, e la moneta non offre aspetto di fabbrica barbara. 88. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 96. ^ — CRISPVS NOBIL CAES. Busto laureato e corazzato a destra. P - PRINCIPIA IVVENTVTIS. Marte galeato e in abito militare corrente a destra, armato di lancia e scudo. Nel campo A. Esergo R S. 89. Piccolo Bronzo. Dopo Coh. 125. ^^ — D. N. CRISPO NOB CAES. Busto laureato a destra, corazzato e armato di lancia e scudo. I 154 FRANCESCO GNECCHI 9( - VICTORIAE LAETAE PRINC PERP. Due Vittorie po- santi su di un cippo uno scudo colle parole VOT P R. All'esergo due prigionieri seduti l'uno a ridosso del- l'altro fra le lettere P L. 90. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 127. <^ — CRISPVS NOB CAES. Busto laureato e corazzato' a sinistra visto per di dietro, armato di lancia e scudo. I^ — VIRTVS AVG-&. Porta di campo coi battenti chiusi, sormontata da tre piccole torri. Nel campo D R. All'e- sergo R P. 91. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 132. ^ — CRISPVS NOB CAES. Busto laureato a sinistra visto per di dietro, armato di lancia e scudo. ^ — VIRTVS EXERCIT. Stendardo colla scritta VOT XX. COSTANTINO II. 92. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 104. ^' — CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Busto laureato a destra con paludamento e corazza. I^ — CLARITAS REIPVB. 11 Sole seminudo di fronte col globo nella sinistra e la destra alzata. All'esergo un prigioniero seduto colle mani legate, fra le iniziali P A. 93. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 143. ^^ - D N FL CL CONSTANTINVS NOB C. Busto laureato a sinistra col manto imperiale, un libro nella destra, un globo e lo scettro nella sinistra. 19 — lOVI CONSERVATORI CAESS. Giove ignudo di fronte con una Vittoria e lo scettro. Nel campo una corona e S. Esergo SMN. 94. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 144. ^' — D N FL CL CONSTANTINVS NOB C. Busto diademato a sinistra col manto imperiale. Tiene un ramoscello nella destra, lo scettro e il globo nella sinistra. P - lOVI CONSERVATORI CAESS. Giove ignudo di fronte CONTRIBUZIONI AL CORPUS NUMORUM 155 col globo niceforo e l'asta. Nel campo una corona e T. All' esergo SHK. 95. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 147. ^ - CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. P — PRINCIPIA IVVENTVTIS. Figura militare (Costantino?) a destra coli' asta rovesciata e appoggiata allo scudo. Esergo 6SIS. La leggenda PRINCIPIA IVVENTVTIS comune fra le monete di Crispo, non è finora conosciuta che sull'oro fra quelle di Costantino II. 96. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 201. ^' — CONSTANTINVS IVN NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento. ^ — VOTA PVBLICA. Anubi a sinistra col sistro e il caduceo. COSTANTE I. 97. Aureo. ~ Dopo Coh. 63. ?^ — PL IVL CONSTANS PERP AVG. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza. ^ — VICTORIA AVGVSTORVM. Vittoria seminuda seduta a destra su di una corazza in atto di scrivere VOT V MVLT X su di uno scudo ovale presentatole da un ge- nietto alato. AU'esergo SMANS. 98. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 154. ^ - FL CONSTANS NOB CAES. Busto laureato a destra col paludamento. I^ — SECVRITAS REIPVB. La Sicurezza con uno scettro, appoggiato a un tronco di colonna. AU'esergo RT. COSTANZO IL 99. Denaro cP Argento. — Dopo Coh. 154. ^^ - D N CONSTANTIVS NOB CAES. Testa nuda a destra. I^ — Anepigrafo. Stella in una corona d'alloro. 156 FRANCESCO GNECCHI 100. Medio Bronzo. — Dopo Coh. 223. ^' - D N FL CL CONSTANTIVS NOB CAES. Busto col paludamento a destra. Testa nuda. P - FEL TEMP REPARATIO. Milite a destra in atto di trafiggere coU'asta un nemico che si rivolta cadendo sul proprio cavallo. A terra Io scudo. IDI. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 224. ^ - IVL CONSTANTIVS NOB C- Busto col paludamento a destra. Testa nuda. R) — Come il precedente. 102. Piccolo Bronzo Quinario. — Dopo Coh. 246. ^ - IVL CONSTANTIVS NOB C. Busto laureato a destra. $/ — GLORIA EXERCITVS. Due soldati armati di lancia e scudo; fra i quali due insegne militari. 103. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 256. ^^ - FL VAL CONSTANTIVS NOB C. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza. ^ - PROVIDENTIAE CAESS. Porta di campo aperta con due pinacoli, fra cui una stella. GIULIANO II. 104. Piccolo Bronzo. — Dopo Coh. 55. ^ — DEO SARAPIDI. Testa di Serapide col modio a destra. I^ - GENIO ALEXAND. La città d'Alessandria turrita sdraiata a sinistra. All'esergo M S. Modulo minimo. Francesco Gnecchi. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA (Vedi Fase. IV, 1900) Vili. Monete dei Nomi, Astronomiche ed altre Commemorative. Che il lettore si rassereni! Il tema che con que- st'appunto intendo di trattare sulle monete dei Nomi non è tema di combattimento, né tampoco io intendo schierarmi nell'uno o nell'altro campo, fra le nume- rose dissertazioni di sommi numismatici, tra le quali citerò come le più recenti quella del Visconte G. de Rougé (^), fatta dal punto di vista egittologo e quella del Sig. W. Fròehner (2) dal punto di vista archeolo- gico. Ad altri piìi competenti di me lascio il compito di chiarire quei punti sui quali i due citati autori differiscono d'idee. La mia debole opinione su quel soggetto è che la discussione non potrà farsi seriamente se non quando possederemo un maggior numero di monete, e di tale conservazione da non lasciare alcun dubbio ne sugli attributi, ne sugH emblemi portati dalle di- ( i) Les persotmages sur les monnaies des Nomes, lettre à Mer Fròhner {ibid., XV, 189 1, pag. 101-102). (2) Le Nome sur les moyinaies d'Egypte, lettre a M. le V.*^" .]. de Rougé (Anmtaire de la sociélé /nmfaise de nuniismatique et d'archeologie. Paris, XIV, 1890, pag. 272-297). 158 O. DATTARI vinità. Solo allora potrà forse essere definitivamente risolta e forse allora ci avvedremo con grande sor- presa che il lambiccarsi dei cervelli di tutti coloro che si accinsero a svelare il mistero di queste mo- nete, è dovuto in gran parte alla poca accuratezza che i monetar! o gì* incisori posero nel disegnare quei tipi. Ciò premesso, dirò che lo scopo di quest' ap- punto è di dimostrare le ragioni per cui queste mo- nete furono emesse da certi Imperatori a differenti intervalh. La questione è stata vagamente toccata nella lettera che il Sig. Froehner scrisse al Visconte G. de Rougé e credo indispensabile riprodurre per intiero la di lui conclusione. « Les monnaies des préfectures forment une serie « qui rappelle de près deux autres séries de monnaies « alexandrines. La première La seconde « est contemporaine de la création des médailles « nomiques; elles représentent quatre déesses: Mi- " nerve, la Fortune, la Victoire, et l'Espérance et se « rapporte à Tachèvement du premier decennium du « règne de Domitien. Celui ou ceux qui avaient pour u mission de choisir les types monétaires et de les « indiquer aux graveurs eurent l'idée d'associer à la « fete des veux décennaux les préfectures de l'Eg^'pte; « de là l'origine de ces types curieux , dont l'expli- « cation est diffìcile. Les motifs de leur reprise sous « les règnes suivants nous sont inconnus. » È ben vero che la prima emissione delle monete dei Nomi fu fatta sotto Domiziano l'undecimo anno alessandrino, decimo del suo regno ; ma credo che si debba ascriverlo a una semplice combinazione, e se quell'anno non fosse stato il decimo, quelle od altre monete con un significato commemorativo sarebbero state medesimamente battute. Ed è precisamente quanto cercherò di provare, che le monete dei Nomi battute sotto Domiziano, APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 159 Traiano, Adriano e Antonino Pio, lo furono allo scopo di commemorare una stessa ed unica data. Le monete in questione furono emesse sotto Do- miziano, prima emissione, l'anno 11""° (LIA) alessan- drino, che corrisponde al 91-92 D. C. o di Roma, 844-845. Da Traiano, prima emissione, il 12"° (LIB) anno, che corrisponde al 108-109 D. C. o di Roma, 861-862. Da Adriano, prima emissione, il 7""° (LZ) anno, che corrisponde al 122-123 D. C. o di Roma, 875- 876: questa emissione era di gran bronzi simiH a quelli del suo predecessore ; un'altra emissione ebbe luogo Tanno 11""° (LIA) dello stesso imperatore e questa era di medii e piccoH bronzi (126-127 D. C). In ultimo da Antonino Pio, unica emissione, l'anno 8^° (LH) che corrisponde al 144-145 D. C. o di Roma, 897-898. Ho detto prima emissione per i primi tre Impe- ratori, giacche altre ne seguirono, e sarà bene per il momento non tener conto di quelle secondarie emissioni, riservandomi di trattarle separatamente. L'anno alessandrino cominciando dal 29 Agosto (o 30 quando bisestile), ne viene per conseguenza che si trova tra due metà di due anni di Cristo o di Roma, per cui le monete portanti, per esempio, la data dell'anno 11""° di Domiziano, che, come ho detto, corrispondeva al 91-92 di Cristo, potevano essere battute, sia nel 91, che nel 92 e l'obbiettivo era il medesimo; perciò, per prova di quanto vogHo dimo- strare, prendo come compleanno della data che vol- lero commemorare per Domiziano e Traiano, la se- conda parte delTanno rispettivamente, cioè 92 e 109, mentre che per Adriano, prendo la prima parte, cioè 126. Come si vede, queste tre cifre o date, distano tra loro di 17 anni ciascuna, cioè 92 + 17 = 109 -I- 17 -- 126. l6o G. DATTARI Senza dubbio mi si obietterà che per comodo di dimostrazione io m'arrogo il diritto di spostare una data (compleanno) di 6 mesi o giù di lì; ma spero che altri saranno di parere che in fatto di commemorazione una matematica precisione non sempre può essere osservata; ai nostri giorni, ben so- vente vediamo spostare celebrazioni di date comme- morative, per cause incontrollabili, e per cui è più scusabile per i tempi che ora ci occupano. Questo spostamento non è del tutto per comodo della mia dimostrazione, giacche in appresso proverò, come è quasi indubitabile, che fu fatto a bella posta dai mo- netari del tempo o chi per loro. Dunque, come ho detto, quei tre anni di emis- sioni differenti distano tra loro di un periodo di 17 anni; per quanto è a me noto e per quanto abbia ricercato, questo periodo non ha niente a che fare con periodi che si rintracciano nell'astronomia, però farò vedere in appresso come questo ciclo di 17 sia usato oggi an- cora dalla chiesa ortodossa per il calcolo delle feste. È indubitabile, e ciò lo vedremo in appresso, che questo periodo di 17 anni si verifica in molte altre occasioni. Intanto è duopo rintracciare quale avvenimento Domiziano intese commemorare nel 92, emettendo le monete dei Nomi. Se dair anno 92 noi retrocediamo di quattro periodi di 17 anni ciascuno, ci troviamo all' anno 24 D. C. ossia (anno) 24+17 (periodo) = 41 -(- 17 = 58 + 17 = 75 + 17 == 92. Il 24 D. C. regnava Tiberio, immediato succes- sore di Augusto; l'anno 24 corrispondendo al suo ii"° (L lA) anno di regno. Tiberio già l'anno 7™'' (L Z), aveva emessi certi tetradrammi (i primi che apparirono dopo la caduta dei Lagidi) portanti al rovescio la testa di Augusto radiata e la leggenda di 0EOI ZEBAITOZ (Divus Au- APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA l6l gustus). Dopo Tanno 7"'° non si ritrovano che l'anno 11'"° e seguenti. La mancanza assoluta in tutte le collezioni di tali monete portanti date tra Tanno 7'"'' e II""" ci danno diritto di supporre ed anche con- cludere che non ne furono battute. Questi tetradrammi non lasciano alcun dubbio che ambo le emissioni furono fatte per commemo- rare dei fasti d'Augusto. Ciò premesso, ricerchiamo anzitutto cosa inten- dessero di commemorare con quelli emessi T anno ii™°, ed esamineremo poi gli altri a suo tempo. Come detto più sopra, Tii'"° corrispondeva all'anno 24 D. C; se noi retrocediamo di tre periodi di 17 anni ciascuno, si giunge alTanno 27 A. C. ; cioè, (anni) 17 X 3 (periodi) = 51 (anni) = 27 A. C. -[- 24 D. C. = 51 (anni). L'anno 27 A. C. il i'' Gennaio, Ottavio rice- vette il titolo d'Augusto e con quello fu istituito T anelato potere Imperiale ed ebbe principio T Im- pero Romano nel senso vero della parola. Niente di più giusto e più logico che Tiberio ed i successori di lui dessero la massima importanza a ricordare quelTanno 27 A. C, anno al quale essi dovevano il potere supremo e all'istituzione del quale, Tiberio aveva concorso. Ho detto che tra il 27 A. C. e il 24 D. C. vi sono 51 anni , cosa che può essere contestata di- cendo che ve ne sono 50. Ciò dipende dalla ma- niera di computare gli anni; e mi spiego. Se contiamo che dal 27 al 26 v'è un anno, dal 26 al 25 un altro e così via discorrendo, in questo caso sono 50 anni. Io invece intendo computare dicendo che Tanno 27 era un anno, il 26 un altro, e ciò perchè, essendo Ottavio stato fatto Augusto il 1™° di Gennaio 27 A. C, suppongo che contare questo per un anno sia giustificato e corretto. Pre- 102 G. DATTARI metto che nei diversi esempì che starò per dare, tro- veremo delle piccole differenze nella maniera di con- tare, come per esempio ho già fatto, prendendo per Domiziano e Traiano la prima metà dell'anno e per Adriano la seconda; però queste differenze che tro- veremo mi vengono permesse dalla posizione del 1"° dell'anno alessandrino che, come già dissi, trovasi circa tra la metà di due anni di Cristo. D'altronde la diversità di computare le date si è riscontrata anche ai nostri tempi e mi limiterò a citare le differenti opinioni circa il principio di questo secolo, e non sarà fuor di luogo ricordare la diffe- renza che ancor oggi esiste tra gli astronomi e i cronologici nel computare gli anni avanti Cristo; cioè i cronologici chiamano anno uno A. C. quello in cui si addebita la nascita di Cristo, mentre gli astronomi quest'anno lo chiamano zero, cosicché la diff'erenza è . ( A. C. 1 ( A. C. o Cronologici chiamano < A. C. 2 Astronomi < A. C. i ( A. C. 3 ( A. C. 2 Per ciò che riguarda l'emissione (prima) delle monete dei Nomi sotto Traiano, cioè l' anno 12™° (LIB) che corrispondeva agli anni 108-109 D. C, il periodo di 17 anni è evidente in tal guisa, che sia che si vogUa collocare l'emissione di Domiziano nel 91, sia che la si voglia collocare nel 92, noi abbiamo sempre 17 anni di differenza, cioè 91 -|- 17 = 108, 92 + 17 = 109. Circa l'emissione delle monete dei Nomi fatta da Adriano nell'anno ti'"° (L iA) che corrispondeva al- l'anno 126-127 D. C., come ho detto in principio, mi valgo della prima metà cioè del 126 per arrivare a ciò che voglio dimostrare. Se noi dunque aggiun- giamo all'anno 109, in cui Traiano emise i Nomi, un periodo di 17 anni avremo (anni) 109 + 17 (periodo) = 126 (emissione d'Adriano). APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 163 Prima di passare alle monete dei Nomi battute sotto Antonino Pio, le quali credo che si colleghino colle monete astronomiche, sarà bene esaurire l'emis- sione fatta da Adriano Tanno 7""° (L Z) che corrispon- deva agli anni 122-123 D. C. Questa emissione a mio parere, non è che la conseguenza dell'emissione dei primi tetradrammi emessi da Tiberio, per cui farò punto di partenza da quelli per venire all' anno 7™° di Adriano. Questi tetradrammi, come si è veduto fino da principio, furono emessi tra il 19-20 D. C. ; retroce- dendo dair anno 20 di tre periodi di 17 anni , si giunge all'anno 31 A. C. , cioè, (anni) 17 X 3 (pe- riodi) = 51 = 31 A. C. + 20 D. C. = 51 (anni). Il 31 A. C. è memorabile per la battaglia di Azio vinta da Ottavio e che fece dell' Egitto una provincia Romana. Se aggiungiamo all' anno 20, sei periodi di 17 anni si giunge all' anno 122, in cui furono emesse le monete dei Nomi in G B di Adriano; cioè, (pe- riodi) 6X17 (anni) = 102 (anni) -j- 20 (anni) = 122 (anni). È importante far osservare che, sia il caso, sia cosa fatta con determinazione, i primi tetradrammi di Tiberio furono emessi 51 anni dopo il 37 A. C, i secondi lo furono 51 anni dopo il 27 A. C. Da questa combinazione ne ritraggo la ragione che ho promesso spiegare, per cui le monete dei Nomi di Adriano dell'anno 11"" furono emesse il 126. Adriano solo, avendo seguito l'esempio di Ti- berio nella commemorazione del 37 A. C, ed aven- dola commemorata con i G B, 102 anni dopo Tiberio o per meglio dire il doppio degli anni che distava il 37 A. C. dall'emissione dei primi tetradrammi, cioè di 51 anni il cui doppio è 102, volle emettere le monete dei Nomi dell'anno 11'"" a 102 anni di distanza dalla seconda emissione dei tetradrammi di Tiberio. 164 G. DATTARI Vedremo in altra occasione che un altro impe- ratore commemorò Augusto e Tiberio con 51 anni di distanza, tra l'epoca che voleva commemorare e l'anno della commemorazione. Come si è detto e veduto, Adriano emise i G B per commemorare il 31 A. C, ed emise i M B e P B per commemorare il 27 A. C. L'avere i monetari l'anno 11"° emesso quelle monete dei Nomi di altro modulo delle prime, sembra chiaramente con- fermare che le due emissioni ebbero un differente scopo. Ed ora passiamo alle monete dei Nomi battute l'anno 8^° (L H) da Antonino Pio. L'anno S""" corrispondeva agli anni 144-145 D. C. Partendo dagli anni 126-127 (emissione dei Nomi sotto Adriano) troviamo una differenza di 18 anni tra un'emissione e l'altra. In questo stesso anno 8"^ la serie alessandrina pompeggia di un' altra piccola ma oltremodo interessante serie ed è quella delle monete cosi chiamate astronomiche. La sospensione di un anno nell'emissione delle monete dei Nomi e l'apparizione delle monete astro- nomiche, lasciano intravvedere che le due serie sono inseparabili; fa duopo dunque cercare, se è possibile, la ragione di queste due emissioni per così dire ac- coppiate. Antonino Pio sah al trono il io LugHo 138 D. C; in quello stesso anno avvenne il congiungimento del ciclo Sothiaco della durata di 1460 anni, ed il ciclo dell'anno vago egiziano (civile) detto anche di Nabo- nassare, della durata di 1461 anni. L' anno vago provò essere piti corto dell'anno tropico di un giorno in quattro anni. Questa differenza assolutamente provata, deve per sicuro avere susci- tato grandi discussioni tra gli astronomi di quel tempo, fra i quali il celebre Tolomeo allora ancora APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 165 vivente (nel 141 D. C. Tolomeo fece la sua ultima osservazione astronomica). Forse anche il governo di Roma si associò a questa discussione e con molta probabilità qualche riforma ebbe luogo, la quale non poteva consistere che nel dare all' anno vago una maggiore durata affinchè eguagliasse V anno tropico. Come si è ve- duto, la differenza non era che di un anno in 1460, motivo per cui una tale riforma non può essere quasi stata risentita e forse è sfuggita alla cronaca degh storici. Bisogna ricordarsi che Tolomeo e gli astronomi di quei tempi solevano riferire le date degli avvenimenti celesti all'era di Nabonassare; dunque quelle monete astronomiche probabilmente si riferi- scono a qualche riforma di quell'era anziché alla giuliana. Fra le monete dell'anno 2*" (L B) di Antonino, ne troviamo una con al rovescio la figura di una Fe- nice nimbata e con la leggenda ÀICON (Aeternitas). Non poco è stato scritto da antichi e moderni scrittori su questo simbolico e favoloso uccello, e io mi dispenserò di dare in quest'appunto il nome degli autori che trattarono questo tema ; ma posso dire che tutti sono d'accordo che il Phoenix (BENNU) sim- boleggiava un periodo ; di più, diversi autori pensa- vano che il periodo del Phoenix era inseparabile dal periodo di Sirio (Stella del Cane); altri che il periodo del Phoenix fosse il terzo del periodo di Sirio; teorie che gli astronomi moderni credono inamissibili. Il periodo Sothiaco conteneva 1460 anni,, tra- scorsi i quali, l'astro Sothis (Sirio) sorgeva nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui era sorto 1460 anni avanti. Per cui la moneta con la figura della fenice intende riferirsi a quell'avveni- mento celeste, che accadde nell'anno 2° di Antonino, ossia il 138-139 D. C. i66 G. D AITAR I Lo stesso rovescio della fenice si ritrova sopra una moneta di questo stesso Imperatore con la data dell' anno 6" (L S) 142-143 D. C. L' anno 143 è co- mune agli anni 6° e 7" (L Z) 143-144. Se Antonino avesse seguito i suoi predecessori, nel 143-144 avrebbe dovuto emettere le monete dei Nomi. Fra le monete astronomiche, tre sono le prin- cipali, delle quali più recentemente furono pubbli- cate, una dal Poole e dallo Svoronos ('), un' altra dal Poole; la terza appartiene alla mia collezione e la credo unica. Dò qui sotto le impronte delle dette tre monete che possiedo col loro numero rispettivo che portano nel catalogo. N. 2982. N. 2983. N. 2984. Quando il Mionnet pubblicò il N. 2982 notava: « date effacée » ; mentre il Poole deliberatamente dice « No date » e nell' introduzione del suo catalogo, riferendosi a questa moneta dice : « The first zodiac coin is remarcable as not hearing a date. » ■La moneta è infatti mancante di data. Se questa moneta, il cui rovescio commemora la congiunzione dei due cicli avvenuta nel 138, portasse la data del- l'anno 8''° come tutte le altre monete astronomiche (i) Journal interna/tonai d'archeologie numismatique. Tome deuxième, premier trimestre, 1899. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA I&] (la leggenda del diritto non lascia dubbio che fu battuta dopo 1' anno 2°), noi ci troveremmo dinanzi ad un problema non meno arduo di quello delle di- vinità rappresentate sulle monete dei Nomi e come quelle, insolubile. L'avvenimento celeste avendo avuto luogo nel 138, e la moneta dovendo commemorare quel fatto, i monetari con sagacità vi omisero la data. Questa avvedutezza da parte dei monetari è notevole e sempre più conferma il vero scopo che ebbero gli antichi Romani , di servirsi della moneta per tra- smettere fedelmente ai popoli allora presenti e quindi ai posteri, gli avvenimenti più salienti dell' epoca. Il N. 2983 rappresenta lo zodiaco ed i cinque pianeti col sole e la luna ossia i sette giorni della settimana. Come la moneta N. 2982 ci è stata tra- smessa per farci conoscere la commemorazione della congiunzione dei due cicli , sarebbe quasi assurdo dubitare che quella del N. 2983 e il N. 2984 a loro volta non debbano ricordare avvenimenti di simil genere e che si riferiscono a riforme occasionate da queir avvenimento. Dunque la moneta N. 2983 può ricordare una riforma che si colleghi tra il ciclo ed i giorni della settimana, che, come si è veduto, l'anno sothiaco era più lungo del civile di un giorno ogni quattro anni. Il N. 2984 rappresenta il busto del sole e della luna circondati dallo zodiaco. Mi è difficile spiegare a cosa possa riferirsi. Il busto del sole e quello della luna rappresentano in qualche maniera i cicli solare e lunare. Il ciclo solare non ha niente di comune col sole, ma bensì con i giorni della setti- mana, e gli antichi egiziani dividevano il mese in decadi. Se dunque all'epoca che ora ci occupa av- venne una riforma con l'adozione della settimana, è più di quello che non potrei dire. In quanto alla l68 G. DATTARl presenza della luna, può darsi che si riferisca al ciclo lunare, che come ognuno sa, è della durata di 19 anni. Le feste o la commemorazione che portava con se l'emissione delle monete dei Nomi, come si è pro- vato, i predecessori di Antonino Pio le celebrarono di 17 in 17 anni, ciclo adottato da Tiberio. I successori di lui, volendo a loro volta celebrare quelle feste, basarono l'epoca di queste, concordando con la celebrazione fatta da Tiberio e, siccome questo imperatore le fece 51 anni dopo l'avvenimento, e la cifra 51 non essendo possibile di dividerla altrimenti che per 3 il cui prodotto è 17, dovettero forzatamente prendere il ciclo di 17 anni. Più sopra ho detto che il ciclo di 17 anni lo si riscontra ancora oggi nei calcoli che la chiesa ortodossa fa per la ricerca di certe feste. Gli Ortodossi difatti alla fine dei loro libri ordi- nari di preghiere, pongono dei capitoli dimostranti la maniera di ritrovare il giorno in cui cade la pasqua in ogni dato anno. Per arrivare a questo spiegano tra le altre cose il sistema del ciclo lunare che è com- posto di 19 giorni ed aggiungono : « Se si vuole trovare il ciclo lunare di un dato anno, basta aggiun- gere a quell'anno il ciclo 17 e la somma ottenuta dividerla per 19. » È ben noto quanto la chiesa ortodossa sia conservatrice e persistente nelle sue vecchie tradi- zioni e istituzioni che datano dai primi tempi del cristianesimo; prova ne sia il calendario che tutt'oggi tengono in uso : per cui niente di piti probabile che questo ciclo di 17, di cui oggi pure si servono, lo abbiano ereditato dai primi tempi del cristianesimo e questi a loro volta dai pagani. E non dubito che qualcheduno più versato di me in simile materia potrebbe darci la spiegazione del ciclo di 17 anni. - . ^ APPUNTI DI NUMISMATICA ALKSSANDRINA 169 In momenti di riforme consigliate dall'astronomia come in questo caso, non è troppo arrischiato con- getturare che tra le altre riforme si decidesse di portare il ciclo di quelle feste a 19 anni, cioè al ciclo lunare; molto più che l'anno 144, in cui le monete dei Nomi e astronomiche furono battute, dista dal 27 A. C. di 9 cich di 19 anni ciascuno cioè (periodi) 9 X 19 (anni) -= 171 = 27 A. C. -f- 144 = 171. Non saprei a cosa altro attribuire il ritardo di un anno nell'emissione dei Nomi sotto Antonino Pio. e con quelh l'emissione delle monete astronomiche. Il ciclo dieciannovenale, se fu addottato per ce- lebrare le feste nel 144 D. C, non fu seguito. Più innanzi ho promesso di provare che il ciclo di 17 anni si riscontra in altre e diverse occasioni. Prima di provare ciò, sarà bene, per nulla tralasciare di questo studio, che ponga sott'occhio certe emissioni di monete anormali , le cui date corrisponderebbero alle feste commemorative del 27 A. C, se queste avessero avuto luogo ogni 17 anni e che corrispon- derebbero all'emissione dei tetradrammi di Tiberio dell'anno ne alle monete dei Nomi di Domiziano, Traiano e Adriano. Supposto che l'emissione delle monete anormali che sto per accennare fosse fatta allo scopo di com- memorare il 27 A. C. e che si fosse ripreso il ciclo di 17 anni (poiché prendendo il ciclo diciannovenale non trovo niente di anormale) senza tener conto dello spostamento fatto nel 144, cioè di un'anno, la prima emissione avrebbe dovuto aver luogo 17 anni dopo il 143 (e non 144) cioè nel 160 D. C. = (143 + 17). Gli anni 160-161 corrispondono al 24"'° (LKA) di Antonino che poi morì nel Marzo 16 r. Non si ri- scontrano monete il cui rovescio accenni ad alcuna 170 G. DATTARI commemorazione a meno che si accetti per autentica una moneta pubblicata dall'Arrigoni (vedi Mionnet N. 1930) portante la data LKA (anno 24) il cui ro- vescio appartiene alla serie delle monete astrono- miche, cioè Giove in Sagittaro. Sapendo ove questa moneta si trovi, la questione della sua autenticità sa- rebbe facile a definirsi dalla testa del diritto, giacche l'effigie di Antonino sulle monete alessandrine del- l'anno 24"'" è molto pili vecchia di quello che non sia sulle monete dell'anno 8^". Il modulo della detta mo- neta marcato dal Mionnet /E 9 farebbe vedere che può appartenere all'anno 24, essendo allora le monete più piccole che non lo erano prima. Comunque sia, si può ammettere che in questo anno 160 probabil- mente qualche commemorazione fu fatta. La seguente commemorazione avrebbe dovuto aver luogo sotto M. Aurelio l'anno 177 D. C. = (160 + 17). Nelle monete di questo Imperatore non trovo niente di solvibile ; però quell' anno corrisponde al suo 17""° (LIZ) e di quest'anno possediamo le uniche monete in mistura col busto di Commodo portante il titolo d'Imperatore ed anche d'Augusto; difatti è nel 177 che fu associato all' Impero. Non pretendo che queste monete alludano alla commemorazione del 27 A. C, ma che forse, M. Aurelio abbia tenuto a che suo figlio Commodo fosse fatto Augusto l'anno in cui dovevansi celebrare le feste commemoranti il conferimento del titolo di Augusto ad Ottavio. Sia la combinazione o altro, qualche cosa che si riferisce alla commemorazione del 27 A. C. esiste anche in questo caso. La seguente emissione avrebbe dovuto aver luogo nel 194 D. C. = (177 + 17). APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA I71 Regnava allora S. Severo; ma già dall'anno prima (193) il tiranno Pescennio Nigro si era fatto eleggere Imperatore dalle truppe, e fu anche rico- nosciuto in Egitto; per lui batterono moneta fino al 194 ed è facile convincersi che non erano mo- menti da seguire le tradizioni. La seguente emissione avrebbe dovuto aver luogo nel 211 D. C. = (194 + 17). In quell' anno morì S. Severo e Caracalla gli succedette. Gli anni 211-212 D. C. corrispondevano al 21""° (LKA), Caracalla avendo seguito la cronologia di S. Severo. In questo anno si vedono riapparire dei grandi bronzi, modulo di moneta che l'Egitto non aveva piti battuto dall'anno ló""" di M. Aurelio, ossia da circa 35 anni. Queste monete non anormali coinci- denti con quell'anno farebbero credere che sieno state emesse allo scopo di celebrare il 27 A. C. La seguente emissione avrebbe dovuto aver luogo nel 228 D. C. = (211 + 17). Questo era l'anno 7™" (LZ) di Alessandro Severo e non trovo niente di anormale. La seguente emissione avrebbe dovuto aver luogo nel 245 D. C. = (228 + 17). Regnavano allora i Filippi e siccome nel 248 fu- rono celebrati i giuochi secolari, è facile dedurne che non furono celebrate altre feste di minore importanza. La seguente emissione avrebbe dovuto aver luogo nel 262 D. C. = (245 + 17). Questo anno corrisponde all'anno 11""° (LIA) di Gallieno. Se non si trova niente di anormale in 172 G. DATTARl quella data, troviamo però che nell' anno 12'"° (LIB) furono emessi dei medii bronzi, moneta da lungo tempo non uscita dalla zecca alessandrina. Se questa emissione di medii bronzi, che chia- merei anormale, fosse stata fatta per commemorare il 27 A. C, farebbe vedere che il computo fu fatto contando tra il 27 A. C. ed 26, un anno tra il 26 ed il 25 un altro e così via dicendo di questo passo noi arriviamo all'anno 263 D. C. Dunque anche in questo caso qualche cosa di dubbioso vi è. La seguente emissione avrebbe dovuto aver luogo nel 279 D. C. (262 + 17). Regnava allora Probo; se si eccettua che sotto questo Imperatore il maggior numero di monete che generalmente si ritrovano, tanto in quantità, che in diversità di tipi, sono dell'anno 5° (L €>, quest'anno corrisponde giusto al 279-280 D. C. ; altro non si trova nella serie che possa riferirsi alla commemo- razione dell'anno 27 A. C. La seguente ed ultima emissione avrebbe do- vuto aver luogo nel 296 D. C. (279 + 17). Quest'anno 296 ci porta all'epoca della tetrarchia. Tutti i numismatici sono d'accordo nell' assegnare l'anno 12"^° (LIB) di Diocleziano e l'i i'"" (LIA) di Mas- simiano Ercole come l'ultimo anno in cui furono in Alessandria battute monete con leggenda greca, perchè dopo quell'anno ebbe luogo l'introduzione del nuovo sistema monetario coi cosidetti folli. L'anno 12""° di Diocleziano, 11""° di Massimiano corrisponde- vano agli anni 295-296 D. C, ed esistendo monete in sufficente quantità di ambo gli imperatori per quella data, r introduzione dei folli se non avvenne tra il APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 173 296-297, fu per lo meno decretata, e questo credo poterlo provare nell'appunto in cui tratterò delle mo* nete di Domizio Domiziano. Intanto atteniamoci a quello che possediamo e che si presenta sotto i nostri occhi. L'introduzione del nuovo sistema monetario non ebbe luogo per r Egitto prima del 296, mentre in tutte le altre parti dell'impero era già da tempo avvenuta. Come potrebbesi disdegnare la conclusione che la tetrarchia o chi per essa abbiano deciso di atten- dere ad introdurre in Egitto il nuovo sistema mone- tario all'epoca in cui dovevasi commemorare il 27 A. C? Tanto più che l'anno 296 si accorda, sia col calcolo del ciclo tradizionale di 17 anni, che con quello dieciannovenale introdotto nel 144 D. C. Difatti (periodi) 19 X 17 (anni) ) -= 323 (anni) = 27 A. C. + 296 (periodi) 17 X 19 (anni) ) D. C. = 323. A me sembra che le cifre sieno abbastanza elo- quenti e dimostrino più che la mia penna non sia capace. Queste cifre verrebbero in qualche maniera a confermare quanto dissi nell'appunto II e che ebbi l'onore di inviare all'ultimo Congresso di numismatica tenuto a Parigi. « Le monete di Augusto computano le date « dall'anno in cui Ottavio fu fatto xAugusto 27 A. C. » Da principio ho parlato delle emissioni secon- darie delle monete dei Nomi. Queste sono di Domiziano dell'anno 14 (LIA), 15 (Ll€) (supposto che quest'ultima data sia giusta), di Traiano degli anni;[3 (Llf), 14 (LIA), 15 (Ll€), 20 (LK) e di Adriano, Gran Bronzi dell'anno 8 (LH). Mi è difficile dare una soluzione da incontrare l'approvazione di tutti. Ciò non ostante non esito ad esporre la mia opinione, che cioè le seconde emis- 174 - G. DATTARI sioni non hanno alcun significato per ciò che si rife- risce alle date. Delle monete dei Nomi della prima emissione per ciascuno Imperatore, ben pochi esemplari furono messi in circolazione, il che è provato dalla loro grande scarsità. Conseguentemente i coni erano an- cora in buone condizioni ed in via economica è pro- babile che li abbiano usati gli anni seguenti, conten- tandosi di cambiarne la data. Ciò però che mi fa considerare che quelle emissioni non hanno alcun significato è il seguente ragionamento. Che le monete dei Nomi emesse per la prima volta da ogni Imperatore lo fossero con uno scopo, è fuori di dubbio. La mancanza di quelle monete prima dell'anno ii"'' di Domiziano, del 12™° di Tra- iano, dell' Il ™° di Adriano e dell' S""" di Antonino, significa che non ne furono battute, causa la mancanza dello scopo. Ora dunque, se lo scopo come indubita- bile era unOy non poteva durare 3 anni per l^omiziano, quattro per Traiano, uno per Adriano pei gran bronzi, uno per lo stesso Imperatore pei medi e piccoli bronzi ed uno per Antonino. Abbiamo già veduto che una moneta con la Fenice dell'anno 2'" di Antonino che senza dubbio commemorava l'anno della congiun- zione dei due cicli, la si ritrova con la data dell'anno 6°. Abbiamo tra le monete dei Fihppi dell'anno 6" (LS) dei G. B. che furono battuti per sicuro quando furono celebrate le feste secolari avvenute in Roma nel 248 D. C. L'anno 6° di Filippo corrispondeva agli anni 248, 249; ciò non ostante vi sono dei simili bronzi con la data dell'anno 7° (LZ), e questi li porrei nella stessa categoria delle seconde emissioni dei Nomi e li chiamerei insignificanti. Manca ancora di spiegare perchè Domiziano e successori per commemorare un fasto d'Augusto APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA ^^5 abbiano immaginato quelle monete dei Nomi e non imitato i tetadrammi di Tiberio. Il Sig. W. Froehner nella sua citata lettera dice che i monetari o altri ebbero l'idea di associare le prefetture dell'Egitto alla festa dei decennali di Domiziano. Per quanto si è veduto, credo che le dette feste sieno fuori di causa, se toghamo la com- binazione di essere state celebrate l' anno stesso dell'emissione delle monete dei Nomi. Possono esservi state altre ragioni per far figu- rare sulle monete i Nomi delle prefetture dell'Egitto e probabilmente, quella che ogni 17 anni si radunas- sero in consiglio in Alessandria tutti i nomarchi dell'Egitto, oppure che ogni 17 anni si facesse il censimento e tante altre simili ragioni. Tutte possi- bilità, ma niente di sicuro. Dopo avere dimostrato con quanta probabilità quelle monete non sieno altro che il seguito dei tetradrammi dell'anno ti"'° di Tiberio, i quali con tutta certezza si riferiscono a un fasto di Augu5to, non saprei come meglio rispondere all' ultima que- stione dicendo : Se Tiberio si accontentò di comme- morare la fondazione del potere imperiale e con quello il principio dell'Impero romano, come pure volle commemorare la battaglia d'Azio, con delle monete che portassero l'effigie di Augusto divinizzato, Domiziano riunì per così dire le due commemorazioni in una, facendo battere le monete col nome delle prefetture di quella florida provincia che il valore e il genio d'Augusto in un sol giorno conquistò a gloria dell'Impero romano.^ Ammetto che il commemorare quel fatto con monete battute in Egitto era in certa maniera umi- liante per l'Egitto; ma ricorderò quanto dissi nel mio primo appunto, parlando della zecca di Ales- sandria, che cipe sotto Domiziano dall'anno io""" fino 176 G. DATTARl alla fine del suo regno, le monete di bronzo sono di uno stile ammirevole, da fare quasi supporre che non sieno state battute in Egitto, ma bensì in Roma, giacche a quelle molto rassomigliano. Se dunque anche questa ipotesi non è sbagliata, si potrebbe arguire che l'idea di battere quelle monete venisse da Roma. Passerò ora a citare due emissioni che mi sem- brano fatte a intervalli di 17 anni. Nerone, l'anno 13"'° (Lir) del suo regno che cor- rispondeva agli anni 66-67 D. C, fece emettere delle monete in mistura con al rovescio la testa radiata d'Augusto e la leggenda di eEOi lEBAZTOZ (simile ai tetradrammi di Tiberio), altre con al rovescio la testa di Tiberio laureata e la leggenda di TIBEPIOY KAIZAP. Non so se prima di me altri autori abbiano parlato sul significato di queste monete; ma se non lo fecero, fu forse perchè le leggende sono abbastanza eloquenti in se stesse, e sarebbe impossibile dare altra inter- pretazione, cioè che vogliano commemorare il giorno della morte di Augusto e l'avvenimento di Tiberio al trono, fatto che avvenne il 19 d'Agosto, 14 D. C. Dal 14 D. C. al 66 abbiamo 52 anni, uno di più di quello che non vorrei ; ma credo potere spiegare questa apparente irregolarità. Il compleanno della morte di Augusto finiva il 18 Agosto 66, giorno molto prossimo al t ' dell'anno (29 Agosto» ; niente di sorprendente che quelle monete portino la data dell'anno 13"". Non bisogna perdere di vista che la zecca, l'ultimo o gli ultimi mesi dell'anno, doveva (per un raziocinio indisputabile) preparare i coni delle monete con la data dell'anno nuovo ed in quei mesi non si coniavano monete dell'anno in corso. Seguendo dunque la teoria del ciclo di 17 anni, noi avremmo che anche queste monete furono emesse dopo 3 cicli di 17 anni dalla APPUNTI DI NUNISMATICA ALESSANDRINA I77 morte di Augusto più i anno alessandrino di io giorni, cioè (periodi) 3 X i? (anni) = 51 -f i "==52 ossia 66 D. C. — 14 = 52. È utile faccia osservare come nei primi tempi dell'Impero le commemorazioni erano fatte dopo 51 anni dell'avvenimento, cioè: Tiberio commemora il 31 A. C. dopo 51 anni; il 27 A. C, pure dopo 51 anni; Nerone commemora il 14 D. C. dopo 51 anni; Adriano commemora il 27 A. C. dopo 102 che non lo fece Tiberio. Queste cifre di 51 e di 102 che tanto si avvi- cinano al cinquantesimo anno e al centenario, danno luogo a credere che qualche sistema a noi ignoto fosse allora usato per la computazione di quegli anni commemorativi e che da tale sistema sia derivato il ciclo di 17 anni. L'ultimo caso che trovo sicuro sulle commemo- razioni fatte dopo 17 anni dall'avvenimento, si ri- scontra sulle monete di Antonino Pio col rovescio di Faustina madre che morì nel 141 D. C. anno 4"^ (LA) d'Antonino. Possiedo nella mia collezione un gran bronzo (N. 2094) che porta al rovescio il busto di Faustina madre e la leggenda OAVCTINA cesACTH, con la data LA (4), come pure possiedo altre monete in mistura con la data dell'anno L€ (5); queste però hanno il busto di Faustina con la testa velata e la leggenda e€A OAVCTINA (Diva Faustina). Senza alcun dubbio il gran bronzo è stato battuto mentre Faustina era in vita e quelle dell'anno L€ furono battute al com- pleanno della sua morte. Durante il lungo regno di Antonino non si ritrovano monete con Faustina madre al rovescio, se non nell'anno lkb (22), e queste sono simili a quelle dell'anno 5.° Il Poole ne classifica una dell'anno 20, ma 178 G. DATTARI ; dalla posizione della data che egli dà nel suo catalogo, cioè L K dimostra che la moneta è male conservata oppure l'unità è omessa, altrimenti sarebbe contro la regola, giacche quando le date sono composte di una sola cifra, furono invariabilmente messe L (per anno), da una parte K dall'altra oppure l^ o LK od anche v^ ; questa deviazione alla regola non si ri- scontra che in tempi più remoti. Dunque se all'anno 141 noi aggiungiamo un periodo di 17 anni arrive- remo all'anno 158 che corrisponde al 22""° (LKB) di Antonino (158-159 D. C). Riepiloghiamo: Ciclo di 17 anni. Commemorazione della battaglia d'Azio (31 A. C). Emissione dei tetradrammi di Tiberio- e delle monete dei Nomi di Adriano. Prima emissione dei tetradrammi di Tiberio, anno 7""' (LZ), 19-20 D. C. ossia, 3 periodi di 17 anni, partendo dal 31 A. C. cioè, fperiodi; 3 X 17 (anni) = 51 (anni) = 31 A. C. . .- . + 20 D. C. = 51 (anni). Prima emissione delle irionete dei Nomi di Adriano, anno 7'"" (LZ), 122-123 D. C. ossia, 6 periodi di 17 anni, partendo dal 31 A. C. cioè, (periodi) 6 X 17 (anni) = 153 (anni) = 31 A. C. : - + 122 D. C. = 153 (anni). Commemorazione dell'istituzione del potere Imperiale (27 A. C). Emissione dei tetradrammi di Tiberio e delle monete dei Nomi, regnando Domiziano, Traiano, Adriano e Antonino Pio. Seconda emissione dei tetradrammi.di cTiberio, anno 11'"^ (LIA), 23.24 D. C.^ '^r--y'- ~ ' „■ - 1* APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA V^ ossia, 3 periodi di ry anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi) 3 X 17 (anni) = 51 (anni; = 27 A. C. + 24 D. C. = 51 fanni). Prima emissione delle monete dei Nomi, anno ii"'" (LIA) di Domiziano, 91-92 D. C. ossia, 7 periodi di 17 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi; 7 x J? (anni) — 119 (anni) = 27 A. C. + 92 D. C. = 119. Prima emissione delle monete dei Nomi, anno 12" (LIB) di Traiano, 108-109 D. C. ossia, 8 periodi di 17 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, fperiodii 8X17 fanni) = 136 (anni) = 27 A. C. + 109 D. C. = 136. Emissione delle monete dei Nomi (Medi e Piccoli Bronzi), anno n"'" (LIA) di Adriano, 126-127 D. C. ossia, 9 periodi di 17 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi) 9X17 (anni) = 153 (anni) == 27 A. C. + 126 D. C. = 153. Commemorazione della morte di Augusto e avveni- mento al trono di Tiberio (19 Agosto, 14 D. C). Emissione dei tetradrammi di Nerone con al rovescio la leggenda GEOI lEBAZTOZ ed altri con TIBEPIOV KAIIAP, anno 13 (Lif) 66-67 D- C. ossia, 3 periodi di 17 anni, più un'anno Alessan- drino di IO giorni, partendo dal 14 D. C cioè, (periodi) 3X17 (anni) j\- 1 anno di io giorni = 52 anni = 66 D. C. — 14 A. C. = 52 (anni). Ciclo di 19 anni. Emissione delle monete dei Nomi, anno 8"° (LH) d'An- tonino, [44-145 D. C. ossia, 9 periodi di 19 anni, partendo dal 27 A. C. l8o g. dattari cioè, (periodi) 9 x 19 (anni) =171 (anni) = 27 A. C. f 144 D. C. = 171. Ripresa del ciclo di 17 anni? Anno 143 D. C. + 17 (periodo) = 160 D C. seconda emissione delle monete astronomiche?, re- gnando Antonino Pio, anno 24 (LKA). ossia, IO perìodi di 17 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi) io X 17 (anni) =170 anni) = 27 A. C. _i- T43 D. C. = 170 (anni). Anno 160 D. C. -j- 17 (periodo) = 177 D. C. emissione delle prime monete all'effigie di Commodo associato all'Impero, anno 17'"" (LIZ). ossia, li periodi di 17 anni, partendo dal 27 A, C. cioè, (periodi) 1 1 x 17 (anni) = 187 (anni) = 27 A. C. -^- 160 D. C. = 187 (anni). Anno 177 D. C -f 17 (periodo) = 194 D. C. Pescennio Nigro usurpatore. Anno 194 D. C. + 17 (periodo) = 211 D. C. regnando « Caracalla », emissione dei G-B, anno 21 '""(LKA). ossia, 13 periodi di 17 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi) 13X17 (anni) =221 (anni) = 27 A. C. + 194 D. C. = 221 (anni). Anno 211 D. C. + 17 (periodo) = 228 D. C. regnando A. Severo. Anno 228 D. C. + 17 (periodo) = 245 D. C. regnando i Filippi. Anno 245 1). C. + 17 (periodo) = 262 D. C. regnando Gallieno, emissione dei M B nell'anno successivo 12"'° (LIB), ossia tra il 263-264 invece che tra il 262-265. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA l8l Anno 262 D. C. -|- 17 (periodo) = 279 D. C, regnando Probo, emissione del maggior numero di mo- nete nell'anno 5° (L€). Anno 279, regnando la tetrardica, Diocleziano l'anno 12""* (LI B), Massimiano Ercole l'anno ii™°(LlA). Ciclo dì 17 anni. ossia, 19 periodi di 17 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi) 19 X 17 (anni) = 323 (anni) = 27 A. C. + 296 D. C. = 323 (anni). Ciclo di 19 anni. ossia, 17 periodi di 19 anni, partendo dal 27 A. C. cioè, (periodi) 17 X 19 (anni) = 323 (anni) = 27 A. C. + 296 D. C. = 323 (anni). Commemorazione della morte di Faustina madre. Anno 141 D. C. regnando Antonino Pio, anno 4° (LA), morte di Faustina. Anno 141 + 17 (periodo) = 158 = anno 20""° (LKB) emissione delle monete con la leggenda GEA OAYCTINA. CONCLUSIONE. I." E incontestabile che i tetradrammi di Tiberio, tanto della prima che della seconda emissione, servi- rono per commemorare due fasti di Augusto, e che ambedue quelle emissioni, benché fatte con un intervallo di quattro anni una dall'altra, distano di tanti periodi di 17 anni ognuno rispet- tivamente, dall'epoca dei due differenti fasti di Augusto che Tiberio intese commemorare. 33 l82 G. DATTARI 2.° Che, come i primi tetradrammi furono emessi dopo 51 anni, ossia, tre periodi di 17 anni dalla data che intesero commemorare; le monete dei Nomi dell'anno settimo di Adriano distano dal- l'emissione di quei tetradrammi di 102 anni ossia il doppio, cioè sei periodi di 17 anni. 3.° Che l'emissione delle monete dei nomi di Domi- ziano, Traiano, Adriano (anno 11""°), distano tra loro di 17 anni ognuna e che l'emissione di Domiziano dista di quattro periodi di 17 anni dalla seconda emissione dei tetradrammi di Ti- berio. 4.° Che Antonino ritardando di un anno l'emissione delle monete dei Nomi, cioè 18 anni invece di 17 come fecero i predecessori di lui, sembra che adottasse il ciclo lunare, cioè di 19 anni e l'obbiettivo non cambiò. 5.° Che al tempo della tetrarchia cioè nell'anno 296 A. C, essendosi introdotto in Alessandria il nuovo sistema monetario, lo spazio che separa quell'anno dal 27 A. C, è divisibile tanto in periodi di 17 quanto di 19 anni. 6." Che su nove commemorazioni che avrebbero dovuto aver luogo, ammesso che i successori di Antonino avessero seguito l' istituzione della commemorazione del 27 A. C. ; per ben sei volte troviamo emissioni di monete anormali che pos- sano riferirsi a quell'avvenimento; due volte si è provato come quella commemorazione non potette aver luogo; in un sol caso né si trovano monete anormali né tampoco vi sono ragioni plausibih del perchè non fu fatta la commemo- razione. ']." Che Nerone emise dei tetradrammi, con l'effigie di Augusto al rovescio ed altri con quella di Tiberio, alla distanza di tre periodi di 17 anni. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 183 dall'anno della morte di Augusto e l'avvenimento di Tiberio al trono. 8." Che dopo 17 anni dalla morte di Faustina furono emesse delle monete alla di lei effigie divinizzata. 9. Che le cifre 17 e 19, che a forza di calcoli ho sottomesso all' esame di questo appunto, sono ancora oggi usate dalla chiesa ortodossa nei suoi calcoli per rintracciare le feste, cifre o cicli che debbono datare dall'epoca che ora ci interessa e quindi le considero come la giusta riprova di quanto ho cercato di dimostrare. Dunque è innegabile che il ciclo di 17 anni, anche se si volesse attribuirlo a pura combinazione, era il ciclo che chiamerei « delle commemorazioni. » Se questa teoria non è sbagliata, tutto quanto si è veduto porta a credere che le monete dei Nomi furono emesse per commemorare il 27 A. C. e quindi anche quelle emesse da Domiziano, Traiano, Adriano anno 11""°) e Antonino. E quelle emesse l'anno 7""° di Adriano lo furono per commemorare il 31 A. C. Non so quale accoghenza troveranno i ragiona- menti esposti in quest'appunto; ma, se non fossi riuscito a chiarire definitivamente il mistero che avvolge tanto l'emissione delle monete astronomiche, quanto quelle dei nomi, nutro speranza di avere per Io meno dato un barlume di luce. G. D ATT ARI. Bue mezze lire inedite di Emanuele Fiierto Credo che tanto possa tornar utile ed aggrade- vole agli studiosi di numismatica la segnalazione di monete inedite, quanto il far conoscere quei nummi di tipi conosciuti, ma che per notevoli varietà di leggende, marche o date presentino un certo inte- resse a quei raccoglitori che dedicano le loro attività al completo sviluppo di una data serie. Nella speranza dunque, d'interpretare il desi- derio di quella parte di Lettori di questa Rivista che applicano i loro studi alla numismatica Sabauda, mi pregio descrivere due pezzi di questa serie, che fanno, bella mostra nella mia raccolta. Appartengono essi al regno di Emanuele Fili- berto e rappresentano entrambi il celebrato tipo all'impresa dell'elefante. Tipo conosciuto su tre pezzi pubbUcati nell'opera: Monete dei Reali di Savoia dal non mai abbastanza lodato Domenico Promis (^). Queste due mezze lire di buon argento, che io presento, coniate secondo gli ordini di battitura, coi quali il vincitore di S. Quintino riformava il sistema monetario nei suoi ricuperati domini, rappresentano due zecche sabaude: Vercelli e Nizza. Di questa qualità di monete, che sulle patenti datate da Vercelli ^^) (capitale provvisoria del Pie- (i) Voi. II, tav. XXIV, n. 34; tav. XXV, n.' 37 e 38. (2) Promis D., op. cit., voi. I, pag. 421. x86 G. CERRATO monte) era detto dovevano pesare 4 denari e grani 22 cioè grammi 6.295 , sono abbastanza rari gli esemplari. Domenico Promis ne fece conoscere un solo (0, colla data 1561 e senza indicazione di zecca. Che io sappia, nessun altro venne dippoi pubblicato. Un esemplare colla data 1563 è registrato nel cata- logo Montenuovo, ed anche a questo pezzo mancava la lettera indicante la zecca. Credo pertanto, trattandosi di monete non tanto comuni, accompagnare questo scritto colla relativa descrizione delle monete in questione. B' — EM- FILIB-D-GDVX-SABPPE0 1563' V- Stemma sormontato da Corona. P — + INFESTVS + INFESTIS Elefante attorniato da pecore. Arg., peso grammi 6.310, bellissima conservazione. Mezza lira di peso eccedente il normale. Variante del n. 37 di Promis per la data e per la lettera V iniziale di Vercelli. Dai registri delle emissioni per la zecca di Ver- celli, risulta che di queste mezze lire ne vennero coniate per 200 marchi da Gio. Lodovico Ferraris che ivi fu maestro appaltatore dai 3 gennaio 1562 al maggio 1565 (2). Siccome però sui detti registri (i) Op. cit., voi. II, tav. XXV, n. 37. (2) Promis D., op. cit., voi. I, pag. 201-202. DUE MEZZE LIRE INEDITE DI EMANUELE FILIBERTO 187 sono segnati cumulativamente anche i prodotti della zecca di Torino, non si può sapere, quanta fu la produzione dell'una e dell'altra di queste zecche. Certo si è che in tre anni e 4 mesi furono emesse dalle 7800 alle 8000 pezze da ripartirsi fra le due officine monetarie. 3* - ENI • FILIB • D • G- • DVX • SAB • C • NICIE • 1564 Stemma sormontato da Corona. ^ — + INFESTVS + INFESTIS Elefante attorniato da pecore. Arg., pesa grammi 6.030, mediocre conservazione. Mezza lira sca- dente di peso perchè tosata da un lato. Variante del n. 37 di Promis per la data e perchè qui il Duca è nominato conte di Nizza. Questo pezzo viene ad accrescere gli scarsi prodotti usciti dall'officina monetaria di Nizza, riflet- tenti Emanuele Filiberto, che rimasti sconosciuti a Promis Domenico, trovarono valenti illustratori nei Signori Rabut Francesco (0, Caucich (2) e Promis Vincenzo (3). (i) Deuxiènte Notice. Tale pezzo venne riprodotto dal Sig. A. Perrin nel suo Catalogo del Medagliere di Savoia del Museo di Chambery, pag. 251-252. (2) Bull. Numism. Ital., Anno III, fase. II, tav. I, n. 4. (3) Monete italiane inedite. Memoria IV, tav. II, n. 15 in Misceli, di Stor. Ital., serie II, tomo XXI, ì l88 G. CERRATO Per opera di qual maestro possa essere stata emessa non saprei. Se però un'ipotesi è permessa mi farei ardito attribuire la paternità di questa mezza lira alio stesso Ferraris maestro a Vercelli e a Torino. Confrontando bene le due monete oggetto di queste poche righe, si riscontra una tale eguaglianza di lavorazione anche nei più minuti particolari da farh credere prodotto di una stessa mano. Per concludere, dirò che per queste mezze lire si verifica la stessa cosa che successe per il loro multiplo, la famosa hra INSTAR OMNIVM (0, delle quali avvene di date ed iniziali variate e talvolta anche senza lettera indicante la zecca. Colla non lieve differenza però, che le prime diventarono rarissime, data l'esigua quantità dei pezzi emessi dalle singole officine monetarie (2)- in confronto della esuberante quantità coniata all'impronto delle seconde, delle quali, non evvi raccolta per modesta che sia la quale non ne possegga almeno un esemplare. Torino, Marzo ipoi. G. Cerrato. (i)D. — EM . FiLiB . D . G . Dvx . SAB . p . PED . 1562. Busto corazzato a destra. R. — INSTAR I OMNIVM. Scritto in duc linee entro una ghirlanda. Promis, op. cit., tomo II, tav. XXV, n. 36. (2) Vercelli, dal 3 gennaio 1562 al maggio 1565, promiscuamente a Torino, marchi 17070 di lire e 200 di mezze lire. Nizza appaltata al Castagna dal marzo 1567 al marzo 1568, marchi 490 di lire e 22 di mezze lire. Accennai un'jemissione posteriore a quella della mia moneta poiché mancano in Promis D. i dati riflettenti il periodo che corre dal 1564 al 1567. LE MEDAGLIE AI GONFALONIERI Morto Giuseppe li, imperatore d'Austria, il fratello Pietro Leopoldo I, Granduca di Toscana, andando a succedergli nel trono imperiale, investiva del governo della Toscana il suo secondogenito Ferdinando, il quale fu proclamato Gran- duca il 7 marzo 1791. Occupato poi il suo Stato dalle truppe della Repubblica Francese, dovette lasciare Firenze il 27 maggio 1799- Colla caduta di Napoleone I riebbe il suo Regno e rientrò nella capitale della Toscana, dopo oltre quindici anni di assenza, la mattina del 17 settembre 1814. L'allegrezza pel suo ritorno fu generale e lo Zobi (i) riporta che la commozione fu tale che le formalità d'uso a farsi in simili circostanze rimasero sospese e paralizzate durante l'incontro avvenuto fra il Granduca ed il suo se- guito da una parte, e dalle Autorità dello Stato e Cittadirie dall'altra. Ferdinando III volse quindi le proprie cure a diverse riforme politiche ed amministrative, fra le quali si nota quella importante sulle Comunità dello Stato. Questa legge, che porta la data del 16 settembre 1816, è lunga di numero novantuno articoli, dei quali ne riporto qui soltanto due e cioè quelli che hanno lo scopo di illustrare le medaglie ai Gonfalonieri. (i) Zobi Antonio, Storia Civile della Toscana dal MDCCXXXì/ Il al MDCCCXLVIII, Toma IV, pag. 44. Firenze presso Luigi Molini, 1852. IQO ARTURO SPIGARDI FERDINANDO TERZO PER LA GRAZIA DI DlO PRINCIPE Imperiale d'Austria, principe Reale d'Ungheria, E DI Boemia, Arciduca d'Austria, Granduca di Toscana, etc, etc. (i). LVI. // Gonfaloniere porterà inolire tanto in funzione, che in altro tempo una medaglia d'argento appesa alla parte sinistra dell'abito con nastro di colore corrispondente a quello del campo del respettivo stemma Comunitativo, nella qual medaglia sarà apposta la leggenda " PRINCIPI FIDES „ e nella parte opposta " CI VITATI TUTELA. „ LVIi. Questo distintivo da provvedersi a carico delle Comunità, sarà ritentilo soltanto dal Gonfaloniere, nel terri- torio e circondario della stessa Comunità, e non mai in Comu- nità diversa. Dato li sedici Settembre mille ottocento sedici. FERDINANDO V.° Fossombroni G. B. Nomi Nel successivo anno andava in effetto quanto è detto nella precitata legge, come si può scorgere dai due documenti che seguono: lll.mo Sig.'' Sig.'' Pr.one Colmo (2). // Senatore Soprassindaco ha rappresentato, che gli oc- corrono altre (3) Duecento quaranta medaglie in argento da (i) Vedi: Leggi del Gran-Ducato della Toscana pubblicati dal 1° Luglio a tutto Dicembre 1816 per ordine di tempo. Parte II, 1816, nella stamperia Gran-Ducale, pag. 67. (2) Dalla filza N. 11 delle: Notizie, ordini e decreti della R. Zecca nell'Archivio di Stato di Firenze. (3) L'avverbio altre non si deve ritenere nel senso di una coniazione precedente, la quale viene esclusa dalla mancanza al riguardo di docu- menti, ma sibbene all' uso allora invalso di sottoporre alla Sovrana Autorità l'approvazione di un progetto qualunque di medaglie, inviando dalla R. Zecca uno o più esemplari per la definitiva sanzione. D'altra parte il numero delle medaglie coniate, portato poi a 242, come si vede LE MEDAGLIE AI GONFALONIERI I9I distribuirsi ai Gonfalonieri delle Città subalterne e delle Co- munità rurali. Si compiacerà pertanto V. S. lll.ma dare le disposizioni necessarie , onde vengano sollecitamente battute in codesta Regia Zecca le medaglie indicate, e quindi trasmesse nella forma consueta al Senatore Bartolommei, che sarà sollecito della loro spedizione. Intanto pieno d'ossequio passo a confermarmi Di V. S. lll.ma Dall'I, e R. ,Segr.>-'" di Finanza li 26 Marzo 1817. V." L. Frullani Sig.'' Direttore della Dev." Obb.o Servitore Regia Zecca Luigi Poirot N." jiy — N." 9J Reale Zecca A di 2j Luglio 18 ij if) Entrata Sig/ Andrea Carducci Cassiere e Magazziniere della R. Zecca riceva da Fabbricazione di Medaglie e Gettoni per ess a dalla Cassa dell' I. e R. Camera delle Com.tà Lire Duemilatrecentosessantatre, soldi io e den. 7 sono la valuta di lib. ig.g.g argento a den. 11. 12 da noi impiegato nella fabbricazione di N. 242 medaglie per i Gonfalonieri delle Comunità dello Stato, ordinate battersi con biglietto dell'I, e R. Segreteria di Finanze dei 26 Marzo p.° p.° e consegnate al Sig.'' Provveditore della Camera sud- detta fino dai 21 corrente qua! somma porrà in Debito nel suo Conto di Cassa L. 2j6j.io.j (2) Silvestro Grilli, Computista V." Gio. Fabbroni nel documento che segue, corrisponde esattamente al numero delle Comunità in cui era allora diviso il Granducato. Vedi la legge 11 Feb- braio 1815 sopra la Tassa di Famiglia nella quale si trova l'elenco di tutti i Comuni, nelle: Leggi del Gran-Ducato della Toscana pubblicate dal dì j Gennaio i8ij per ordine di tempo. Parte 1, 1815, nella stamperia Gran-Ducale, pag. 105. (i) Dalla filza N. 47 delle: Entrata, Uscita e Contanti della R. Zecca nell'Archivio di Stato di Firenze. (2) La lira Toscana era pari a Centesimi 84 di lira Italiana e si divideva in 20 soldi e il soldo in 12 denari. 192 ARTURO SPIGARDI Nel 1854 il Ministero delle Finanze ordinava al Direttore della R. Zecca di fare coniare otto medaglie pei Gonfalonieri delle Comunità dell'ex Ducato di Lucca, che sino dal 1847 era passato a far parte del Granducato. Trascrivo al riguardo il relativo documento trascurando per brevità quello della Cassa della Zecca che accredita il Cassiere per le suddette otto medaglie, compresi gli astucci, una somma di lire 115, soldi 6 e denari 8. Ill.mo Signore (i) / Gonfalonieri delle Comunità di Viareggio, Canta fare, Capannori, Villa Basilica, Pescaglia, Bagno, Borgo a Moz- zano e Coreglia del già Ducato di Lucca, essendo sprovvisti della medaglia che per distintivo a loro si compete per farne uso finché stanno in carica, ed avendo quindi i Magistrati di quelle Comunità deliberato l'acquisto, a loro spese, della me- daglia predetta, poiché non ne é rimasta alcuna delle prime che furono approntate in sequela della Legge dei 16 settembre 1816, cosi analogamente alla domanda fattane a questo Mi- nistero dall'altro dell'interno, invito V. S. llLma a dare le disposizioni • occorrenti perché in codesta officina vengano coniate le richieste otto medaglie simili in tutto a quelle delle quali sono forniti gli altri Gonfalonieri del Granducato, soggiungendole che il conio di esse ora si conserva presso la Direzione del Pubblico Censimento, la quale ad ogni ricerca ne farà la consegna per poi ritirarlo a lavoro finito, e che allora occorrerà che Ella trasmetta a questo Ministero mede- simo tali medaglie onde possano essere inviate al Prefetto di Lucca per t opportuna distribuzione con l' incarico di farsene pagare l'importare. E con distinto ossequio mi confermo di V. S. III. ma Dal Ministero delle Finanze li 2 Giugno i8j4 V.» G. Baldasseroni Sig, Cav. Direttore Devot.» Servitore della R. Zecca A. Gazzeri (i) Dalla filza N. 23 delle: Notizie, ordini e decreti della R. Zecca, nell'Archivio di Stato di Fireaze. LE MEDAGLIE AI GONFALONIERI 193 Argento. Dm. inm. 34. .& — Nel campo su due linee: PRINCIPI FIDES I^ - Nel campo su due linee: CIVITATI TVTELA Il disegno della medaglia ai Gonfalonieri, piìi sopra ripro- dotta, fu da me eseguito e tolto dall'esemplare che conserva tuttora il Municipio di Fiesole, statomi gentilmente prestato dall'egregio Signor Augusto Guerri, Segretario di quel Co- mune, e che qui mi è grato di rendergliene pubbliche grazie. Il Municipio di Firenze conserva esso pure il suo esem- plare in un armadietto a vetri posto nella sala di Giovanni de' Medici in Palazzo Vecchio, ma con la variante d'essere contornato da una corona d'alloro d'argento dorato. Ritengo infine essere questa importante medaglia piut- tosto rara che no, non solo perchè essa sarà sempre stata custodita gelosamente da ciascun Municipio, ma anche pel fatto che non figura nei ricchi medaglieri dell'illustre Senatore Signor G. B. Camozzi-Vertova di Bergamo e dell'Ingegnere Signor Edoardo Mattoi di Milano e neppure nelle collezioni private di Firenze che mi fu permesso di visitare. JFirenze, io Gennaio igoi. Arturo Spigardi. 1 DI UN RARO GETTONE DI LODOVICO I RE D'ETRURIA Il trattato di Luneville conchiuso il 9 febbraio 1801, tra l'imperatore Francesco II ed il Generale Bonaparte Primo Console della Repubblica Francese, assegnava all'infante Lodovico, figlio del Duca Ferdinando di Parma, la Toscana col nuovo titolo di Regno d'Etruria. Da Parma il nuovo Sovrano spediva il Conte Cesare Ventura a prendere possesso dello Stato con regolare man- dato del di 26 luglio 1801, ed il giorno 12 agosto seguente Lodovico I faceva il suo ingresso in Firenze accolto con feste, illuminazioni e ricevimenti. Nel successivo anno, avvicinandosi la festività di San Gio- vanni Battista, protettore di Firenze, il re Lodovico ordinò con motuproprio in data del io giugno 1802, che si rinnovasse alla sua presenza il giuramento di fedeltà ed obbedienza, già prestato nell'anno precedente dal Senato come Rappresen- tante gli Stati d'Etruria, e dal Magistrato Civico Fiorentino in presenza del predetto Conte Ventura, con le consuete formalità nella gran sala di Palazzo Vecchio. Per indisposizione sopraggiunta a Sua Maestà, la solenne cerimonia fu protratta al 5 del successivo luglio. In questa circostanza la munificenza Sovrana si manifestò dando pubblici spettacoli, largizioni di denaro, di pane, di vestimenta ai tapini e di doti alle povere zitelle. Per effettuare la distribuzione di pane, fu coniato uno speciale gettone di cui fa cenno il documento che qui trascrivo letteralmente e tolto dalla Filza 2^ delle " Notizie, ordini e decreti della R, Zecca „ nell'Archivio di Stato di Firenze. 196 ARTURO SPIGARDI Ill.mo Sig.''* Stg.''" P.ne Col.mo Si compiacerà V. S. Ill.ma di dare le occorrenti dispo- sizioni all'effetto che per conto della R. Depositeria vengano coniati N. 80.000 gettoni di rame in cui sia impressa la corona e cifra Reale da una parte e daW altra il giglio Toscano a forma dell' annesso disegno per uso della distribuzione dell'ele- mosina di pane che S. M. si è degnata di ordinare che venga fatta ai poveri della città di Firenze all' occasione del solenne possesso che prenderà personalmente di questo regno nella mattina della prossima festività di San Giovanni Battista. E siccome la distribuzione di tali gettoni dovrà essere fatto qualche giorno avanti, così si rende necessario che Ella ne solleciti la battitura, e che a misura che ne sarà coniata una quantità ne faccia subito la trasmissione volta per volta air Archivista di questa Reale Segreteria Sig/ Avvocato Nic- colò Meoli che è incaricato di passarli alla Congregazione di S. Giovanni Battista. E col più distinto ossequio mi confermo Di V. S. Ill.ma Dalla Reale Segreteria di Finanze ij Giugno 1802. V. Corsi Salviati Sig.'' Direttore della Dev." Obb.» Serv.^ Reale Zecca Cristofano Corsi Che tale enorme quantità di gettoni sia stata effettiva- mente coniata lo provano i seguenti due documenti: A'." 13^6 — N.° 2 T^QQZ?i Reale K à^\ 8 Ottobre 1802 Entrata Sig/ Andrea Carducci Magazziniere e Cassiere della Reale Zecca riceve da Rame greggio a cura di Gaet.° Carrai Maestro dei Lavori lire settecento tre, sol. 18. d. j e per esso dalla Cassa della Reale Depositeria Generale e per detta dal Sig. Conte Cosimo de' Bardi suo Cassiere, sono la valuta di libbre óoj.^.g rame a ragione di lire i. j. 4 la libbra impie- gato per _ conto della R. Segr. di Finanza nella fabbricazione DI UN RARO GETTONE DI LODOVICO I RE D ETRURIA I97 di N." ^ gettoni serviti neW occasione della rinnovazione di possesso di S. M. il re Lodovico. qual somma dovrà da Lei porsi in Entrata al suo libro di Entrata e Uscita dico L. joj.iS.j Giuseppe Guarducci, Computista (i) a dì IO Febbraio iSoj. La Reale Zecca deve a Carlo Siries per intaglio di N. 4 para coni serviti per la battitura di N. 80000 gettoni ordinati dalla R. Segreteria di Finanza per la distribuzione delle elemosine di pane in occasione del possesso del Regno preso da S. M. il Re Nostro Signore a L. j .... il pezzo sono L. 40.00.— Io Carlo Siries m. p. {mano propria) (2) Possedendone un esemplare ne dò il disegno e la descrizione: Dm. mm. 20. Rame. Peso gr. 3.000 ^ — Entro giro di perline: iniziali L I {Lodovico Primo) sormontate da corona reale. ^ — Entro giro di perline: Giglio fiorentino. Il giornale settimanale che si pubblicava allora in Firenze e cioè la Gazzetta Toscana al N.° 28 del io Luglio 1802 nel fare una descrizione del fausto avvenimento dice: eie bene- (i) Dalla filza dei: Recapiti d'Entrata, Uscita e Contanti dell'anno 1802 — della R. Zecca — nell'Archivio di Stato di Firenze. (2) Ricevuta annessa al foglio N. 1^42 N. 129 della Filza N. ij deU Uscita della R. Zecca nell'Archivio predetto. as 198 ARTURO SPIGARDI ficenze di elemosine date al popolo nella mattina del j furono nella giornata del 6 ripetute. Siccome poi tali gettoni servivano di riconoscimento, è evidente che saranno stati tutti ritirati e quindi fusi, e da ciò ne segue la loro rarità. Firenze, io Gennaio 1901. Arturo Spigardi. PLACCHETTE ITALIANE MODERNE Verso la metà del secolo testé decorso, la medaglia, — che col periodo napoleonico aveva visto schiudersi una seconda e superba fioritura storica, e che nei decenni suc- cessivi aveva continuato a mantenersi in onore, assumendo tuttavia prevalentemente il carattere di omaggio a persona- lità contemporanee più o meno cospicue, — incomincia a farsi rara, e finisce quasi con lo scomparire. Probabilmente questo fenomeno va attribuito, in parte almeno, al diffondersi o al sorgere di altre fogge piia rapide ed agevoli di riproduzione iconografica, come la litografia e più ancora la fotografia. Ai giorni nostri assistiamo ad un fenomeno analogo: la graduale scomparsa dell'incisione a mano, dinanzi allo svilupparsi ed al perfezionarsi dei nuovi sistemi d'incisione fotomeccanica. Ma nell'ultimo ventennio del secolo, per iniziativa della Francia, un grande risveglio viene a rianimare quella ormai negletta manifestazione artistica; e non già con l'intento di continuarne la catena interrotta, ma bensì con l'idea geniale di richiamare la medaglia alle sue origini, di ravvicinarla ai capolavori dei celebri medaglisti del Rinascimento. E, per naturale conseguenza, col ridestarsi della medaglia si ridesta pure un'altra forma d'arte affine, familiare anch'essa al Quattrocento e al Cinquecento, e caduta poi da gran tempo in dimenticanza: quella delle placchette o targhette, sorta di piccoli bassorilievi metallici, per lo più rettangolari. Il nuovo movimento medaglistico della Francia trovò bentosto imitatori in Austria, in Inghilterra, nel Belgio, nei Paesi Bassi; ma — singolare a dirsi — l'Italia, che fu già la culla dei più gloriosi medaglisti della Rinascenza, rimase finora pressoché indifferente tra questa generale risurrezione. 20O SOLONE AMBROSOLI Poche infatti sono le nostre medaglie odierne che si scostino dall'interpretazione artistica divenuta tradizionale negli ultimi due secoli, e che aspirino invece a riaccostarsi all'interpre- tazione originaria. FlG. I. FlG. 2. Quanto poi alle placchette, si può affermare che questa forma d'arte risorta, e che fu già essenzialmente italiana, non abbia ancora rivalicato le Alpi, tanto rari ne sono sinora gli esempi. A dir vero, non conoscevamo che quattro plac- chette italiane moderne, tutte uscite nell'ultimo quadriennio PLACCHETTE ITALIANE MODERNE 20I dal rinomato Stabilimento Johnson di Milano, e tutte incise dal valente Cav. Angelo Cappuccio; notevoli in particolar modo quella per l'Esposizione Voltiana di Como del 1899, e quella modellata dal chiar. Prof. Pogliaghi, a simbolico e commovente ricordo del lutto nazionale per l'efferato eccidio di Umberto il Buono (Fig. i e 2). Assai opportunamente pertanto il Comitato Esecutivo del Quarto Congresso Geografico Italiano adunatosi nello scorso Aprile in Milano, volendo commemorare in maniera degna e non comune quella solenne assemblea scientifica, decise di ricorrere per tale scopo a quella squisita manifesta- zione artistica ch'è la innovellata placchetta. Alla felice deliberazione del Comitato corrispose piena- mente la bontà dell'esecuzione. i-ir ^^^SrS^^fS- FiG. 3. Il din'tto della placchetta (Fig. 3), maestrevolmente model- lato dal giovane scultore Egidio Boninsegna, vincitore del pre- mio per il Pensionato artistico italiano, riproduce il dipinto di Tranquillo Cremona: Marco Polo, presentato dal padre e dallo zio a Kubilai, Gran Kan dei Tartari. L' opera dello scultore, coadiuvata da quella dell'incisore Cappuccio, riuscì a darci una traduzione eccellente di questo quadro così interessante e caratteristico, e così bene scelto per l'occasione. Sotto il bassorilievo si legge il distico dettato per la placchetta 202 SOLONE AMBROSOLI dall'illustre latinista prof. G. B. Gandino: Aurorce Paulus patefecit regna novasque — impulit Ausonios orbis adire plagas (Polo le porte d'Oriente vinse — e a nuove terre gì' Itali sospinse). FlG. 4. Nel rovescio (Fio. 4), ideato da Luca Beltrami, campeggia la figura delia Musa Urania, tolta dalla statua antica scoperta nel 1874 a Roma fra le ruine dei giardini di Mecenate. Nello sfondo radioso, la città di Milano, cui toccò l'onore di ospitare il Congresso, al quale si riferiscono la scritta e la data segnate a sinistra dell'osservatore, entro una cartella che reca in basso l'arme del Comune ed è adorna di rami d'alloro. Ci auguriamo che anche in Italia rinasca l'interesse per questa durevole e leggiadra forma di ricordo, la quale va diffondendosi e acquistando favore presso altre nazioni. Solone Ambrosoli. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. . Castellane (C^^ de) et Blanchet (Adrien). Congrès internatioffal de Numismatique réuni à Paris, en igoo : Procès-verbaux et mémoires. — Paris, au siège de la Société franqaise de Nu- mismatique (à la Sorbonne), 1900. — (Un bel voi. di pag. 450, con 34 tav., e con numerose illustraz. nel testo. — Prezzo 30 fr.). Per cura degli egr. Sigg. de Castellane e Blanchet, presidente il primo, segretario generale il secondo, sono uscite, raccolte in un elegante volume, le memorie presentate al secondo Congresso internazionale di Numismatica. Ne diamo i titoli: Cabrici (Ettore). Le róle de la Numismatique dans le mouvement scien- tifique contemporain. ViLLENOiSY (F. de). De la fabrication des monnaies antiques [Con tavola, e con dis. nel testo]. Leite de Vasconcellos (J.). Les monnaies de la Lùsitanie portuguaise [Con disegni nel testo]. Barthélemy (A, de). Monnaies gauloises belges [Con dis. nel testo]. Lalanne (Emile). Remarques sur des monnaies gauloises trouvées dans le sud-ouest de la France [Con dis. nel testo]. GoHL (Edmond). La trouvaille de Nagy-Biszterecz {Hongrié); essai sur le monnayage des Colini celtiques [Con tavola]. Casati de Casatis (C). Numismatique étrusque: vues générales [Con dis. nel testo]. Patsch (C). Contribution à la Numismatique de Byllis et d'Apollonia [Con tavola, e con carta topografica]. SouTzo (M. C). Poids et monnaies de Tomis [Con 2 tav., e con disegni nel testo]. Perdrizet. Tragilos [Con disegno nel testo]. Drouin (E.). Le type monétaire sassanide et le monnayage indien. Gnecchi (Francesco). / bronzi quadrilateri della repubblica e la moneta privata dei romani. Ricci (Serafino). Intorno all'influenza dei tipi monetari greci su quelli della repubblica romana. Dattari (Giannino). Le date sulle monete d'Augusto e l'introduzione del nuovo calendario. 204 BIBLIOGRAFIA MowAT (Robert). La reconstitution des collections de coins aux /"' et W siècles. VoETTER (L*-Col. O.). Les monnates de Gallien et des membres de sa famille [Con 19 tav.]. Delattre (A.-L.). Poids antiques de bronze trouvés à Carthage. Bordeaux (Paul). Classement de monnates carolingiennes inidites; deniers et oboles de Lothaire, roi auguste, de Contpiègne, de Chalon-sur-Saóne, de Ratisbonne et de Strasbourg [Con dis. nel testo]. Castellane (C" de). Une mannaie d'or tournaisienne de Charles VII, roi « de France, à retrouver. Caron (E.). Monnaies féodales inédites [Con dis. nel testo]. Lalanne (E.). Le " Barbarin „ des vicomtes de Limoges [Con disegno nel testo]. Marchéville (M. de). La monnaie d'or de Louis de Crécy, comte de Fiandre [Con tavola]. Raimbault (Maurice). Documents inédits concernant le monnayage de Jules II, aux armes du cardinal d'Amboise. Bourgey (Etienne). Quadruple ducat de Paul V, frappé à Avignon [Con disegno nel testo]. Hauberg (P.). De l'influence byzantine sur les monnaies du Danemark au Xb siede [Con tavola], Bahrfeldt (D"" Emil). Wicelinus Dux [Con disegno nel testo], Papadopoli (C*® N.). Tarifs vénitiens du XVI' siede, avec dessins de monnaies [Con 5 tav.]. Ambrosoli (S.). Un trait d'union numismatique entre la France et l'Italie. Castellani (Giuseppe), Le monete di Ancona durante la dominazione francese, /ypp. Moraleda y Esteban (Juan), Monnaie et médailles inédites de Tolède [Con disegno nel testo]. La Tour (H. de), Domenico di Polo, médailleur et graveur de pierres fines du due Alexandre de Médicis [Con 2 tav., e con fotoincis. nel testo]. Mazerolle (F,). Note sur l'inventeur des procédés mécaniques de fabrication monétaire sous Henri II, designi sous le nom de " Chevalier du Saint-Sépulcre „. Laigue (L. de), Remaniement du type des monnaies contemporaines. GuiLLiBERT (B°"). L'origine aixoise du Cabinet des Médailles de France. Blanchet (Adrien). Les lois anciennes relatives à finvention des irésors. Flamape (Henri de). Moules de monnaies romaines, trouve's à Entrains. — (Estr, dal Bulletin de la Société nivernaise des lettres, sciences et arts). — Nevers, Irap. Vallière. Il Sig. de riamare, archivista della Nièvre, ci descrive otto forme da fondere monete, dell'epoca romana, conservate nel museo di Nevers. Sono rotonde, in terra cotta, d'un bianco grigiastro e azzurrognolo, e quasi tutte incise da ambo BIBLIOGRAFIA 205 i lati. Corrispondono a monete di Caracalla, Giulia Domna, Massimino I, Giulia Mammea, Gordiano Pio, Otacilia, ecc. Altre forme simili si conservano nei musei di Clamecy (pure nella Nièvre), di Caen, di Meaux, di Rouen; nonché presso il Sig. Duquénelle a Reims e presso la Société éduenne a Autun. Blancfaei (J.-Adrien). Études de Numismatiques. — Tome second. — Paris (Leroux — Rollin et Feuardent), icoi. — (Un voi. in-8, con 4 tav., e con figure nel testo). È la continuazione di una raccolta d'articoli svariatissimi pubblicati dal nostro egregio e fecondo collega nella Revue Numismatiqiie di Parigi, in quella del Belgio, nella Revue de l'Art ancien et moderne, e in altri periodici diversi. Il primo voi. era comparso nel 1872. Enjt^el (Arthur) et Serrure (Raymond). Traile de Nutnismatique moderne et contemporaine. Deuxième partie. Epoque contempo- raine [XVIIh-XlX^ Siècles). Paris (Ernest Leroux éditeur), 1899. — (Un voi. in-8 gr., di pag. 179, con 77 illustrazioni intercalate nel testo). Annunciamo con ritardo questa pubblicazione, uscita nel marzo dello se. anno 1900, e che completa degnamente il grosso volume di cui abbiamo parlato nella Rivista del 1898. Purtroppo, fra la Première partie, della quale c'intratte- nevamo allora, e la Deuxième partie che annunciamo, un triste avvenimento è venuto a gittare un velo di mestizia sull'opera poderosa intrapresa dagli autori: il 16 nov. 1899, Raimondo Serrure si spegneva d'improvviso, a soli 37 anni, precisa- mente pochi giorni dopo di aver apposto il " si stampi „ all'ultimo foglio del libro che ci sta dinanzi, e che in parte assume quindi il melanconico carattere d'un' opera postuma. Anche il presente volume ci offre quei pregi che tante volte abbiamo avuto occasione di rilevare nei lavori di Engel e Serrure. In questa parte contemporanea del trattato, inoltre, al costante interesse numismatico si aggiunge forse un più acuto stimolo di curiosità: veggansi soprattutto i capitoli sulle monetazioni esotiche e coloniali, densi di particolari poco noti e non di rado sorprendenti. a6 2o6 BIBLIOGRAFIA Ora non ci resta che di affrettare anche coi nostri voti dal eh. Sig. Engel la già annunciata pubblicazione del voi. Ili che manca a completare il Tratte de Numismatiqiie du Moyen àge, di cui pure abbiamo ripetutamente parlato in queste colonne. Perniisi di Fioristella (Barone Salvatore). / Papi e le loro monete. — Discorso letto all'Accademia dei SS. Agostino e Tommaso. — Acireale (Saro Donzuso Tip.-Editore), 1901. — (Un opusc. in8, di pag. 52). L'A., Cameriere segreto di spada e cappa di Sua San- tità, è figlio del numismatico Barone Agostino, che ereditò ed accrebbe la insigne collezione formata nel Sec. XVIII dal Barone Pasquale Pennisi di S. Margherita, collezione che per le monete greche è una delle più ricche d'Europa. Agostino Pennisi raccolse anche monete medioevali, e coltivò con particolare predilezione la Numismatica pontifìcia, donde l'amore instillato sin da fanciullo per essa nell'A. del presente discorso, il quale si può dire una rapida rassegna dell'intera monetazione papale, non tanto dal punto di vista esteriore, quanto per dedurre dai tipi dei rovesci, dalle leg- gende, ecc., una " serie di ammaestramenti „. Mariani (M.). Numismatica. — (Estr. dai Bollett. della Soc. Pavese di Storia Patria, Anno I, fase. I). — Pavia (Tip. Frat. Fusi), 1901. In questa breve nota, il nostro egr. socio Prof. Mariano Mariani, dell'Ateneo ticinese, descrive una moneta inedita piacentina di Papa Clemente VII, recentemente acquistata dal Museo Civico di Storia Patria in Pavia. È un giulio, che ha nel dir. il ritratto del pontefice, a sin. ; e nel rov. le figure dei SS. Antonino e Giustina, con l'annetta del card. Gio. Salviati all' esergo. La nota del Prof. Mariani è corredata della relativa fotoincisione. Castellani (Giuseppe). La zecca di Fano. — (Estr. dalla Riv. It. di Num.y anni XII-XIV, 1899-1901). — Milano (Tip. editr. L. F. Cogliati), 1901. In un bel volume di oltre 200 pag., corredato di due tavole eliotipiche, è uscita non ha guari anche codesta pre- BIBLIOGRAFIA 207 gevole monografia, ben nota ai lettori della Rivista, come quella che divise con la memoria del Conte Malaguzzi sulle monete di Bologna il premio Gnecchi per la migliore illu- strazione di una zecca italiana. Al medesimo Sig. Castellani dobbiamo anche altre re- centi pubblicazioni minori, d' argomento numismatico. In particolar modo, nei Commentarii dell' Ateneo di Brescia (adun, del 22 luglio 1900), egli ha riassunto ed illustrato con descrizioni e con 1' appoggio di un documento trovato nei- r archivio di Fano, la storia delle monete coniate in Brescia sotto Pandolfo Malatesta. Grillo (Guglielmo). Una moneta inedita di Crevacuore. Milano (Stabil. Lito-Tipogr. G. Abbiati), 1901. E un pezzo d'argento basso, del peso di gr. 7.500; reca nel diritto il busto a destra di Francesco Filiberto Ferrerò Fieschi, con l'epigrafe semplicissima: FRANC- FIL-PRINC- ET- MARC • CRAV • ; e nel rovescio l'arme coronata, col motto: VIRTVS- VNITA-CRESCIT, che, ~ osserva il Sig. Grillo, - è fino ad ora nuovo nelle monete dei Ferrerò Fieschi. È questa la seconda memoria numismatica edita dall'A.; la prima, pubblicata qualche tempo fa, aveva per soggetto Le monete di Enrico VI di Svevia, coniate a Milano. Kiktfti (Dott. Luigi). Corrieri e Poste in Lombardia (1800-1859). — Cenni e ricordi. — Milano (Antonio Vallardi, Editore), 1901. — (Un opusc. in-8, di pag. 34, con 16 fotoincisioni). Questi cenni sono ad illustrazione di alcune placche po- stali dell'epoca napoleonica e della susseguente dominazione austriaca, esposte dal Dott. Ratti nella Mostra retrospettiva tenutasi in Milano in occasione del IV Congresso Geografico Italiano. I cenni intorno alle placche formano, più che un catalogo, un séguito di notizie interessanti e curiose, inframmezzate da aneddoti storici raccontati con brio e con quella bonomia veramente ambrosiana eh' è dote così amabile di questo nostro appassionato raccoglitore. ao8 BIBLIOGRAFIA Clerici (Carlo). Ponti, Strade, Viaggi, Esplorazioni, ecc. negli ultimi 1^0 anni in Italia, secondo le medaglie. — Milano (An- tonio Vallardi, Editore), 1901. — (Un opusc. di pag. 82, con 33 fotoincisioni). Catalogo illustrato, egregiamente redatto, della serie copiosa e interessante di medaglie esposta dall' Ing. Clerici in occasione del IV Congresso Geografico Italiano. Esse sono descritte in ordine cronologico, e ripartite in tre gruppi: Avvenimenti (inaugurazioni, ecc.), Congressi; Persone illustri. Padani (Gentile). Catalogo ufficiale descrittivo dell'Esposizione storica, artistica, letteraria delle Donne Illustri d'Italia. Milano (R. Lenghi, Editore), 1901. In quest'Esposizione, promossa dal benemerito Circolo di Cultura femminile " Gaetana Agnesi „, avevano larga parte anche la Numismatica e la Medaglistica: notevoli in particolar modo la superba serie, in oro e argento, delle Auguste ro- mane, esposta dal Comm. Francesco Gnecchi (N. 52 del ca- talogo); una bella scelta di monete e medaglie del Cav. Giulio Sambon (N. 77), un'altra di medaglie dell'Ing. Carlo Clerici (N. 38), quattro medaglie d'oro dedicate a Giuditta Pasta, ecc. Pena (Enrique). Monedas y Medallas Paraguayas. — Asunción, 1900. — (Un opusc. di pag. 51 in-8, con 6 tav. in eliotipia). — (Estr. dalla Revista del Instituto Paraguayo, Anno III). Il Paraguay, — osserva il Sig. Pena, — è quella fra le repubbliche sud-americane che ha coniato meno monete e medaglie ; della sua storia monetaria poco si conosce, talché soltanto in quest'opuscolo il lettore potrà trovare gli ele- menti per un catalogo. Durante la dominazione spagnuola, nel Vicereame del Rio della Piata non circolavano altre monete fuorché quelle battute nelle zecche di Messico, di Lima, e soprattutto di Potosì ; poiché, non esistendo metalli in paese, mal se ne poteva ordinare la coniazione. Dopo che il Paraguay fu separato dall' antico Vicereame, appare per la prima volta, nel 1845, una moneta di rame con r arme della nuova Repubblica. Venticinque anni piiì tardi, circolano monete dello stesso metallo, da i, 264 BIBLIOGRAFIA 209 centésimos, e infine, nel 1900, monete di nichelio da 5, io e 20 centavos. Come si vede, le emissioni monetarie paraguayane sono estremamente scarse ; per compenso, le prove di zecca sono assai numerose. Tutte si trovano descritte accuratamente nel catalogo del Sig. Pena, insieme a varie medaglie militari, decorazioni e medaglie diverse. Un' appendice di documenti completa quest' interessante pubblicazione. Medina (José Toribio). Medallas coloniales hispano-americanas. — Santiago de Chile (Impreso en casa del Autor), 1900. — (Un voi. in-4, di pag. 124, con numerose fotoincisioni nel testo). Scopo dell'A. è di descrivere: i.° Le medaglie coniate in America durante la dominazione spagnuola (le quali però non appartengano alla categoria di quelle cosidette di giura- mento o proclamazioni; 2.° Le medaglie coniate in Ispagna durante il medesimo periodo e riferentisi in modo qualsiasi ai possedimenti spagnuoli del Nuovo Mondo; 3.° Le medaglie coniate anche fuori della Spagna, purché abbiano attinenza coli' America ed abbiano leggende in ispagnuolo. Bauili di Vesme (Alessandro). Di alcune monete, medaglie e pietre dure, intagliate per Emanuele Filiberto Duca di Savoia. — Torino (Stamperia Reale della Ditta G. B. Paravia e C), 1901. — (Un opuscolo di 22 pag. in-4 g"**» con due tav. in fototipia). 11 Conte Bandi di Vesme, Direttore della R. Pinacoteca di Torino, ha avuto la felice idea di pubblicare, in occasione della nascita della Principessina Jolanda e in una splendida edizione di soli dodici esemplari, dedicata alla Maestà di Re Vittorio Emanuele III " che porta un così illuminato affetto alla storia della numismatica italiana „ , alcune preziose ri- cerche intorno all'opera prestata dai due incisori Alessandro Cesati, soprannominato il Grechetto, e Mario d'Aluigi, peru- gino, durante la loro dimora in Piemonte come intagliatori di conii, medaglisti e orefici di Emanuel Filiberto. Questo studio porge all'A. l'occasione per una rettifica assai importante al noto lavoro dell'Armand Les Médailleurs aio BIBLIOGRAFIA italiens: alcune medaglie che quel eh. scrittore toglieva al Cesati perchè portanti la firma A. P., sono invece veramente del Grechetto. Il Conte Baudi di Vesme infatti, avendo atten- tamente esaminati gli esemplari che di esse si conservano nel Medagliere di S. M. il Re in Torino, ha riconosciuto che la firma non è A. P., ma bensì A. K., corrispondente cioè alle iniziali del nome di Alessandro Cesati, scritto in greco (quell'artista, com'è noto, era nativo di Cipro, e firmò in greco altri suoi lavori). Solone Ambrosoli. Bahrfeldt (maggiore M.). Der Milnzfund von Mazin (Croatien). Afrikanische und italische Kupfermunzen « Aes rude » und u signatum. » Etne vorlàufige Erórterung der Barrenfrage. — Berlino, Weyl, 1901, pag. 29, con due tavole e alcune figure nel testo. L'autore s'intrattiene a parlare dei pezzi di aes rude e di aes signatum rinvenuti in Croazia, i quali formano un tesoro monetale tanto considerevole quanto trascurato finora. Fa rilevare l'importanza di questo ritrovamento per la questione dei bronzi quadrilateri della Repubblica romana, concludendo che quei bronzi con varie rappresentazioni figurate sulle loro faccie non sono monete né ufficiali né private (i), né sono multipli dell'asse, quali, p. es., i quadrussi o i quincussi, ma pani di lega metallica, di peso e forma quasi eguali fra loro, che incominciano ad apparire circa nella metà del se- colo III av. C. Quanto poi al loro uso, non sa il Bahrfeldt dare una spiegazione esauriente, non avendone sicure prove (2), e si limita ad osservare che sie sind fùr bestimmte, wohl symbolische Zwecke annàhernd gleichmàssig und handlich geformte Metallbrode. S. R. (i) Cfr. Riv. ital. di Numism., 1900. (2) Cfr. Bull, di paletnol. //«/. XXIV (1898), pag. 303, ove è raccolta la bibliografia relativa ad altre opinioni emesse in vario tempo da molti paletnologi, propensi a ritenere questi quadrilateri non altro che pani di rame da fondere. Cfr. specialmente il Bullettino citato V (1879), pag. 148 e segg.; pag. 172; XXI (1895), pag. 25 e segg BIBLIOGRAFIA 21 1 Grillo (Guglielmo), Una moneta inedita di Crevacuore. (Memoria seconda). Milano, Stab. tip. G. Abbiati, 1901, in-8 gr., pp. 7 e i tav. Supino (I. B), L'arte di Benvenuto Cellini con nuovi documenti sull'oreficeria fiorentina nel secolo XVI. Firenze, fratelli Alinari, 1901. Perini (Quintilio), La repubblica di S. Marino: sue monete, medaglie, decorazioni. Seconda edizione riveduta. Rovereto, Stab. tip. Grigoletti, 1900, in-8, pp. 32 e fig. Butiari (F.), Tavole d' alligazione per l' oro e per l' argento, con numerosi esempi pratici per il loro uso. Milano, U. Hoepli, 1901, in-i6, pp. xii-220 [" Manuali Hoepli „]. Cossa (L.), Primi elementi di scienza delle finanze, 8* edizione. Milano, U. Hoepli, 1901, in-i6, pag. xii-208. Catalogo della Biblioteca Numismatica, appartenuta alla Ch. Mem, del Cav. Prof. Costantino Luppi, Segretario della Società Numismatica Italiana. Milano, Tip. Aless. Gattinoni, 1901, in-8, pp. 45. [Vendite Giulio Sambon, a. XXIV, n. 192]. Prodi (prof. Vinc), Elementi di scienza delle finanze, in conformità dei programmi vigenti per gl'istituti tecnici. Modena, Vincenzi, 1900, in-16, pp. 215. Grillo (Gugl.J. Le monete di Enrico VI di Svevia: note sulla zecca di Milano. Milano, Stab. tip. G. Abbiati, 1901, in-8, pp. 7. Ghersi (I.). Prontuario delle monete, pesi e misure inglesi raggua- gliate al sistema metrico decimale. Milano, U. Hoepli, 1901, in-16, pp. XIM96 con 47 tabelle e 40 fac-simili (Manuali Hoepli). Colombo (Alessandro), Le monete d' oro, la Chiesa e l' ospedale di S. Antonio Ab. e la famiglia del Pozzo. Vigevano, Tip. Morone, 1900, 34 pp. Entre camarades. Publié par la Société des anciens élèves de la Faculté des lettres de l'Université de Paris. Paris, Alcan, 1901, in-8 [Prou Maurice. Esquisse de la politique monétaire des rois de France du X-^ au XIIP siede]. 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Monnates inédites ou peu connues de la Mcesie inférieure et de In Thrace [L'art, è dovuto al Console di Francia a Filippopoli, e descrive buon numero di monete di Marcianopoli, Tomi> Anchialo, Apollonia, Deultum, Adrianopoli, Mesembria, Odesso, Pautalia, Filippopoli, Topirus, Serdica, Traianopoli, come pure dei re di Tracia, acquistate per lo più in questi ultimi anni dalla Bibliot. naz. di Filippopoli, e non registrate da Mionnet e dai catal. del Museo Brit. e del Museo di Berlino]. — Mowat (R.). Héraclès chez les Pygmées [Con disegno nel testo. — Su di un gr. bronzo alessandrino che appartiene al nostro collaboratore Sig. Dattari, del Cairo]. — Reinach (S.). Le prix du blé dans l'édit de Dioclétien [Lettura fatta all'Accad. delle Iscriz. e B. Lettere, nella seduta del ,26 Ott. 1900]. — Castellane (C** de). Denier de Gorbie au type de Louis le Bègue [Moneta ined. proveniente da un ripostiglio. L' abbazia di Gorbia era situata nel regno della Francia orientale]. — Blanchet (A.). Balance et poids monétaires [Con fig. nel testo. — Supplemento alle ricerche pubblicate dal compianto Sig. Rouyer nella Revue del 1886]. — Fabre (J.). Les billets de confiance émis pendant la guerre iSjo-ji [Continuaz. e fine. — Con 2 tav.], — Cumont (F.). Mannaie d'Aristobule. — Toulouze (E.). Ornement moneti/orme de l'epoque gauloise [Con fig.]. — Ghronique [Monete dei re Parti. — La importante collez. Vernier (monete fiam- minghe) al Museo di Lilla. — Med. dell'Ospedale Frane, di Pietroburgo. — Falsificazioni di monete antiche]. — Bulletin bibliographique. — Pé- riodiques. — Procès-verbaux de la Soctété franf. de Numismatique. Tome cinquième. — Premier trimestre 1901. DiEUDONNÉ (A.). Monnaies grecques récemment acquises par le Gabinet des Medailles [Con tavola in fototipia. - Monete del Ponto, della Bitinia, della Misia, della Troade e dell'Eolide]. — Mowat (R.). Le vase sacripx- 214 BIBLIOGRAFIA catoire des reines d'Égypte [Con disegni]. — Luneau (V.), La trouvaille de monnaies " à la croix „ de Saint- Étienné-des-Landes [Monete galliche]. — Castellane (C*° de). Le ducat napolitain de Louis XII et ses imitations [Con tavola in fototipia. — Articolo interessantissimo, diretto in primo luogo a sfatare l' opinione di Cartier e d' altri scrittori, che il ducato d'oro di Lodovico XII con l'epigrafe: perdam babillonis nomen, sia stato battuto in Francia; poi a dimostrare che questa leggenda va interpretata come una minaccia non contro Giulio II, ma bensì contro il sultano mammalucco del Cairo, che sul principio del Sec. XVI posse- deva Gerusalemme e il sepolcro di Cristo]. — Bordeaux (P.). Imitations de monnaies frangaises, royales et féodales, faites à Messerano, Castiglione, Frinco et Monaco [Con disegni nel testo]. — Barthélemy (A. de). Monnaies de Soissons [Con disegni nel testo]. — Blanchet. Mannaie de Michel-Etienne, archevéque d'Embrun [Con fig. — Questa mon. formava parte probabilmente d'un ripostiglio trovato nei dintorni d'Avignone nel 1898, e conservato ora per la massima parte in quel Museo. Esso constava di oltre 600 pezzi; francesi da Filippo VI a Carlo VII; papali da Clemente VI a Martino V; dei duchi di Savoia, di Borgogna, di Bretagna; dei delfini del Viennese; dei principi d'Orange; dei re di Napoli e d'Inghilterra; ecc.]. — Drouin (E.). Monnaie d'argent du Mahdi (Soudan égyptien) [Con figura. — Curiosa moneta, del tipo del megidiè, coniata a Omdurman nel Sudan, dal califfo Abd-AUah et-Taaisci, suc- cessore del Mahdi]. — Barthélemy (De). Deux méreaux de Langres [Con disegni], — Chronique [Ripostigli. — I Regenbogenschiisselchen trovati nella Svizzera. Il Sig. Reber, neW Anseiger /tir schweiz. Altertumskunde (1900) ne ha dato la riproduzione in una tavola in fototipia. — Un contorniato inedito (nel Museo di Treveri). — Progetto di coniazione pei possedimenti tedeschi dell'arcipelago di Samoa. — Le placchette e le med. dell' Espos. Univ. di Parigi. — La raccolta Marignoli]. — Necro- logie [Il Sig. Rondot. Cenno con bibliografia]. — Bulletin bibliographique. — Procès-verbaux de la Société. Gazette numìsmatique frangaìse, dirigée par Fernand Mazerolle. Paris, Vve R. Serrure, Dépositaire, 19, Rue des Petits-Champs. — (E. Bertrand, Imprimeur-Éditeur, Chalon-sur-Saòne). Quatrième année. — 1900. — 2" livraison. Mazerolle. A. de Barthélemy, membre de l'Institut. Biographie et bibliographie numismatique [Con ritratto. — Il eh. scienziato, oggi pre- sidente dell'Accad. delle Iscriz. e Belle Lettere, è nato a Reims nel 1821. II copioso elenco de' suoi scritti numismatici incomincia con un art. pubblicato nella Revue sin dal 1838. Fra i suoi lavori, quello che mag- giormente contribuì a diffonderne il nome fu il Nouveau manuel compiei de numismatique, edito nel 1851 nella notissima collez. dei manuali Roret. Il Sig. de Barthélemy fondò nel 1874, in coUaboraz. con F. de Saulcy ed E. Hucher, i Mélanges de Num., destinati a sostituire la Revue, di BIBLIOGRAFIA 215 cui sembravano sospese le pubblicazioni. Dei Mèi. uscirono tre voi Nel 1883, insieme a G. Schlumberger e ad E. Babelon, riprese la dire zione della Revue (terza serie). Oltre agli scritti di Num., Anatolio de Barthélemy ha dato alle stampe molti lavori storici ed archeologici, dei quali il Sig. MazeroUe ci dà pure l'elenco]. — De Beaumont (C* Ch.) Les Jetons tourangeaux (Con tavola in fototipia]. — De Fayolle (A.) Recherches sur Bertrand Andrieu, de Bordeaux, graveur en médailles (1^61-1822). Sa vie, son oeuvre. Première partie. Vie de B. Andrieu [Con tinuaz. — Con una tav. in fototipia, che rappresenta, fra altre medaglie il rov. di quella celebre per la nascita del Re di Roma]. — Mazerolle J.-C. Chaplain. Catalogue de son oeuvre. Deuxième supplément [Con 2 tav in fototipia: placchetta del Sig. Liard, membro dell'Istituto, direttore dell' insegnam. super.; medaglia del presidente Loubet; med. per il giubileo del Sig. Ravaisson-Mollien, dell' Accad. delle Iscriz. e B. Lett. ; placchetta di M"® Bartet della Comédie franfaise; placch. di M"* Caron, àeW Operai. — Comptes rendus. — Forrer (L.). Corr espandane e anglaise [In memoria di Raim. Serrure, membro della Soc. Num. di Londra. — La med. della Società stessa, conferita al Prof. Stanley Lane-Poole, eminente cultore della Num. maomettana. — La Num. Chronicle. — La Num. Circular dei Sigg. Spink e la traduz. ingl. del Man. Gnecchi sulle Monete romane. — Il man. del Sig. Hill, di Num. gr. e rom. — Il nuovo movimento medaglistico in Inghilterra, e l'esposiz. alla Royal Academy. — Medaglie relative alla guerra nell'Africa del Sud; le monete del Transvaal e la loro voga fra i collezionisti. — La carta-moneta emessa da Baden-Powell durante l'assedio di Mafeking. — Le vendite. Notevole soprattutto quella di una collezione anonima di monete greche, venduta all'asta dai Sigg. Sotheby, Wilkinson e Hodge, a prezzi eccezionali, di cui diamo un saggio, notando che si tratta di lire sterline!... Tetradr. di Aenus nella Tracia, steri. 96; statere d'oro di Taranto, al tipo di Tar. e Nettuno, st. 165; id. al tipo dei Dioscuri, st. 175; Siracusa, mon. in oro da 100 litre, di Eveneto, con Ercole che strozza il leone, st. 85; id., tetradrammi, st. 42 e 65; id., decadrammi, st. 126 e 150; Amfipoli, tetradr., st. 109; Fil. II di Maced., stat. d'oro, col nome del magistrato Mnasimaco di Rodi, steri. 130; Demetrio Poliorc, stat. d'oro, steri. 185; Larissa di Tessaglia, didr., più di 33 steri.; Pirro, tetradr., st. 167; Tebe, tetradr. al tipo di Nettuno, st. 89; Mitridate, stat. d'oro, steri. 100; Lampsaco, id., colla testa d'Atteone, steri. 122, ecc. Il totale della ven- dita si elevò alla bella somma di 8.687 sterline. Anche in un'altra vendita, un decadr. di Siracusa raggiunse le 133 steri., essendovi una sempre crescente ricerca di bei pezzi, ben conservati e di gran merito artistico. — I ripostigli. Il più importante fu quello di SuUy, presso Cardiff ; esso era composto di mon. rom. d'oro e d'arg., e vi erano frammisti alcuni anelli. Le mon., in numero di 316, appartenevano al periodo compreso fra M. Aurelio e Postumo, e vi si notava un doppio aureo inedito di Diocleziano. Fra i denarii, ve n'era uno di Carausio, colla leggenda del rov.: EXPECTATE VENI, e colle lettere rsr all' esergo. Queste lett. sono diversamente interpretate, quantunque i numismatici siano d'accordo nel 2l6 ' BIBLIOGRAFIA ritenere che probabilmente esse stiano ad indicare la zecca di Rutupiae o Richbourough; il Sig. Grueber propende a leggerle: Rutupice Stativa o Siatio Romana, Sir John Evans invece le leggerebbe: Romanus Signatus Rutupiis, supponendo che si sia designato il denaro sotto il nome di Romanus]. — Les périodiques. — Nouvelles diverses [Il banquetto offerto dalla Sociétés des Antiquaires de France all'illustre A. de Barthé- lemy; vi furono discorsi di Massimo Collignon, del Sig, De Villefosse, membro dell'Istituto; e si inneggiò al " decano della Numismatica „}. 3» livraison. Mazerolle. E.-P. Tasset, graveur en médailles. Biographie et cata- logne de ses principales ceuvres [Con ritratto e 2 tav. in fototipia. — 11 Sig. Tasset è nato a Parigi il 1839. Studiò l'incis. di med. sotto Oudiné, poi fu, per vari anni, aggiunto di Alberto Barre, incisore generale alla Zecca. È autore di numerose medaglie, ed ha acquistato soprattutto una vera riputazione come specialista nella parte tecnica della sua professione, perfezionando le macchine da incidere, ecc. Ha collaborato all'incisione delle mon. frane, e di moltissime mon. estere; fra queste ultime, sono intieramente incise da lui quelle della Bolivia, della Co- lombia, della Grecia, della Rep. d'Haiti, del Marocco, di Monaco, della Serbia, dell' Uruguay, del Venezuela, nonché quelle recentissime dei Paesi Bassi]. — De Beaumont. Les Jetons tourangeaux [Continuaz. — Con 2 tav. in fotot.]. — Denise (A,). La discussion de la hi de Germinai an XL Discours de Daru ati Tribunal [Contin.]. — De Fayolle. Recherches sur Bertr. Andrieu. Fin de la première partie. — De Foville (J.). Les médailleurs franfais à V Exposition Universelle de ipoo. — Mélanges. — De Wjtte (A.). Correspondance belge [La Società Reale di Num. del Belgio, e la sua Revue. — La Gazzette num. del Sig. Dupriez. — Il voi. del Dott. Simonis sull' arte del medaglista nel Belgio. — Il circolo nu- mismatico di cambi, costituitosi per iniziativa di alcuni collezionisti, allo scopo di collocare vicendevolmente i duplicati e d'acquistare mon. mancanti alle rispettive raccolte. In poco tempo, si fecero così per più migliaia di franchi in cambi. — L'arte della medaglia nel Belgio e la nascente Società batavo-belga degli amici della medaglia, promossa dal Sig. de Witte e dal Dott. de Dompierre de Chaufepié, Conserv. del R. Gab. Num. dell'Aja]. — Nouvelles diverses [La morte del Sig. Van Hende, numismatico e storico di Lilla, autore di numerosi scritti, dei quali la Gazette dà l'elenco. La sua città natale gli ha dedicato una via. — La raccolta Vernier, di monete fiamminghe, acquistata dal Museo di Lilla; essa è la più ricca del mondo nella propria specialità. — Pubblicazione del Sig. Gauthier, nel voi. della Réunion des Sociétés des Beaux-Arts des Départements (1900), intorno all'iconografia di Nicolò e Antonio Perrenot di Granvella, ministri di Carlo V e di Filippo II; vi si trova l'elenco delle relative medaglie, alcune delle quali, com'è noto, interessano anche la Numismatica italiana, essendo opera di Leone Leoni]. BIBLIOGRAFIA 21 7 Bulletin de numismatique. Rédaction et Expédition: Vve Raymond Serrure, 19, Rue des Petits-Champs, Paris. 7* volume. — Septième et huitième livraisoii. — Novembre-Décem- bre 1900. Drouin (E.). Notice sur trois monnaies de la Perside [Con disegni]. — Maxe-Werly (L.). Les médailles des mendiants dans le Barrois. — Zay (E.). Aux ìles Marquises. La barbe-monnaie. — Lectures [Considera- zioni e proposte del Sig.Blanchet intorno al rinvenimento di ripostigli]. — Recueil d'emblèmes, devises, médailles &", par le Sieur Verrier, maitre- graveur, à Paris, M.DCC.XXIV. — Trouvailles. — Bibliographie [Raimbault, Documents in'edits concernant le monnayage de Jules li, aux armes du cardinal d'Amboise. — Revue des Revues. — Médailles nouvelles [Med. commemor. del Congresso in cui fu eletto Loubet a presidente della Repubblica. — Med. dell' Accad. delle Iscriz. e Belle Lettere, in onore del suo decano Sig. Wallon. — Med. per il 60.° anniv. dell'entrata alla Salpétrière della infermiera Sig."* Bottard. — Esposizione Univ. : Les med. per gli espositori ; — le placchette commemorative. — Medaglie e placchette postume del compianto Daniele Dupuis; una di queste placchette è quella per il Congr. Intern. di Numism. — Med. commemo- rativa della festa organizzata a Parigi il 4 Febbr. 1899 dalla colonia portoghese per il centenario della nascita del Visconte d'Almeida Garrett (*). La med. fu eseguita da Alfeo Dubois, su di un modello dello scultore portoghese Tommaso Costa]. — Ventes [Vendita all'hotel Drouot della coUez. di mon., med., sigilli e antichità del fu Sig. Lormier di Rouen; la Ved. Serrure diresse la vendita, che produsse più di 42.000 fr. Notiamo alcuni prezzi raggiunti: statere d'oro di Agatocle, 345 fr.; id. di Lisimaco, 280; id. di Filippo II, due esempi., l'uno 100 e l'altro 105 fr.; id. Aless. Magno, 121; id. Fil. Ili Arideo, 226; tetradr. di Sidone, 181; ottodramma d'oro di Arsinoe, 310; id. di Tolom. Ili, 300; scrigno con la serie dei dodici Cesari in oro, 1.400]. 8^ volume. — 1''' et 2" livraisons. — Janvier-Février-Mars 1901. La Numismatique à f Exposition universelle de igoo (2^ article) [Me- daglie e placchette del Sec. XIX]. — La grande collection de Fiandre [La coli. Vernier al Museo di Lilla]. — Lectures [Comunicazioni d'argo- mento num. dei Sigg. Babelon e de la Tour all' Accad. delle Iscriz. e (•) Illustre poeta, drammaturgo, commediografo, romanziere, storico, oratore, uomo politico; nacque a Oporto da famiglia irlandese; morì a Lisbona nel 1854. Il suo dramma Frei Luis de Sousa fu tradotto in italiano da Vegezzi Ruscalla; e più recentemente, anzi nell'occasione stessa del centenario per cui fu coniata la medaglia suddetta, alcune sue liriche trovarono un interprete nel chiaro letterato messinese Tommaso Gannizzaro, s. a. 2l8 BIBLIOGRAFIA B. Lettere. — Adunanze della Soc. Fr. di Num.]. — Recueil d'emblèmes & [Continuaz.]. — Trouvailles. — Midailles nouvelles [Coniaz. di 2500 med. in arg., da distribuire a una prima categoria di operai che colla- borarono alla costruzione dei palazzi dell' Espos. univ. — Med. per la riedificazione e la riapertura del Teatro della Commedia Francese; con dis.Tl dir. ha il busto di Molière; il rov. una fenice con emblemi. — Med. commem. per il centenario della Banca di Francia. — Placchetta per gli azionisti della ferrovia Paris- Lyon- Méditerannée. — La prima med. di Lavoisier, che l'Accad. delle Scienze conferirà nel 1901. Sarà in oro, e riprodurrà il severo e nobile profilo dell'illustre chimico, quale fu scolpito da David d'Angers. — Prove di zecca dello scudo da 5 fr. di Roty, al tipo della " Semeuse „. — Med. commem. delle nozze della Reg. Guglielmina. Nel dir. reca i busti accollati della Regina e del Principe-consorte; nel rov. una barca in cui sono seduti i giovani sposi, ognuno di essi tenendo un'estremità della vela, gonfiata dal vento. — Med. in onore di Enrico Sienkiewicz, coniata a Parigi, e incisa da Trajanowski. Ha nel dir. il busto dell'illustre scrittore, e nel rov. una scena allegorica, coi titoli delle venti opere principali di Sienkiewicz], 3* et 4* livraisons. — Avril-Mai 1901. Drouin. Monnaies ouigoures [Con disegni nel testo]. — Serrure (Raymond). L'atelier tnonétaire de Chalons-sur- Marne [Con disegni nel testo. — Dai mss. inediti del compianto R. Serrure, ritrovati dalla vedova. Quest'articolo è a complemento del Dictionnaire géographique de l'histoire monétaire de la France, e fu scritto nel 1887]. — Bibliographie. — Revue des revues. — Médailles nouvelles [Med. di Chaplain, col ritratto del Dott. Lannelongue, che lo scorso anno presiedette il Congresso di Scienze mediche]. — Lectures [11 Sig. Blanchet espone alla Società Numism. Frane, il progetto della fondazione d'una Società internazio- nale di Numismatica. — 11 Sig. Babelon comunica all'Accad. delle Iscriz. e Belle lettere la scoperta d'una mon. di br. del tiranno Domiziano, contemporaneo di Gallieno e di Tetrico. La scoperta fu fatta nel territorio di Verton, dipart. della Loira Inferiore]. — Recueil d'emblèmes, etc. [Continuazione]. — Les Ventes. Revue suisse de numismatique, publiée par le Cornile de la Société suisse de numismatique, sous la direction de PAUL-Ch. Strcehun. Genève, au siège de la Société, rue du Commerce, 5. Tome X. — Première livraison. — 1901. Grossmann (T.). Une trouvaille de monnaies des ivèchés de Genève et de Lausanne, faite dans le " Mandement „ [Con figure nel testo]. — Strcehlin (P.-C.) (pour la Section de Genève). Inventaire descriptif des variantes des monnaies de la Rép. de Genève (1^3^-1848). — Forrer (L.^. Document fran^ais date de ijSj, relatif à la protection d'une invention suisse pour l'extraction des parties métalliques des cendres des laboratoires BIBLIOGRAFIA 2I9 des monnaies et des afeliers des orfèvres. — Adrian (P.). Versuchsmunzen voti schweizerischen Fiìnffrankenthalern. — Mélanges. — Compie rendus et notes bibliographiques. — Ttouvailles. — Société suisse de Numismatique : Extraits des procès-verbaux du coniité [Necrologie di Raimondo Serrure e del Sig. Coraggioni. Gettone della Società, con fotoincisione. — Pubblicaz. ricevute dal Genn. all'Agosto 1900, ecc.]. Revue belge de numismatique, publiée sous les anspices de la So- ciété Royale de numismatique. Directeurs : V'e B. de Jonghe, C'è Th. DE Limburg-Stirum et A. de Witte. — Bruxelles, J. Goemaere, Imp. du Roi, Édit. 1901. — Cinquante-septième année. — Première livraison. Bahrfeldt (Max). Deux dépóts de deniers consulaires romains. — De Jonghe (V** B.). Un demi-gros à l'écu aux quatre lions frappé à Schoonvorst par Girard, due de Juliers et de Berg, comte de Ravensberg (I4J7 à 147J) [con disegno]. — Alvin (F.). Numismatique et sigillographie bruxelloises : Les anciens serments d'arbalétriers et d'are hers de Bruxelles, leurs seeaux, leurs médailles et leurs jetons [con una tav., e con disegni nel testo]. — Bordeaux (P.). Ijx numismatique de Louis XVIII dans les provinces belges en 1815 [Continuaz. e fine. — Con ili. nel testo]. — Simonis (J.). Les médailles de Constantin et d'Héraelius [Con 3 tav., una delle quali riproduce due medaglioni della facciata della Certosa di Pavia]. — RicHEBÉ (R.). Reetifieation à Fan Loon [Con disegni]. — Néerologie. — Mélanges. — Elenco delle pubblicazioni ricevute dalla Soc. belga nel 4." trim. 1900. Deuxième livraison. Bahrfeldt (M.). Deux dépóts de deniers eonsulaires romains [Contin. e fine. — L'art, del Colonn. Bahrfeldt si riferisce a un ripostiglio scoperto nel 1899 a Ossero, nell' Istria, e descritto dal Sig. Salata, di Parenzo, in un'accurata pubblicazione; e ad un altro ripostiglio, trovato a Borzano presso Scandiano; una metà delle monete che lo componevano è conservata oggi nel Museo di Reggio Emilia]. — Bernays (E.). Quelques mots au suj'et des deniers namurois de la premiere moHié du XIW sièele [Con disegni]. — De Jonghe. Les monnaies des derniers eomtes de Reekheim de la maison d' Aspremont-Lynden [Con disegni]. — De Witte (A.). Les jetons et les médailles d'inauguration frappés par ordre du gouvernement general aux Pays-Bas autriehiens (i']i'j-i']g4) [Contin. e fine. Con una tav., e con dis. nel testo]. — Lo stesso. Notre-Dame de Laeken et ses médailles [Con disegni]. — Necrologie [Il Sig. Bukowski, di nobile famiglia polacca; dopo l'insurrezione del 1864, alla quale aveva preso parte, si rifugiò a Stoccolma, dedicandosi al commercio degli oggetti d'arte e d'antichità, libri, monete e medaglie; pubblicò numerosi cataloghi di vendite, ed apparteneva alla Soc. Num. Svedese. — Il Sig. Chautard, distinto numism., autore di numerosi scritti pubblicati nei periodici delle Soc. num. e archeol. della Francia e del Belgio]. — 220 BIBLIOGRAFIA Melanges [Il Congr. Interri, di Num. di Parigi. — L'attività della zecca di Brusselles nel 1900 (con fotoincis. di mon. coniate per la Romania e la Persia). — La med. commem. della visita fatta dallo Scià di Persia alla zecca di Bruss. nello scorso anno (con fotoincis. della med., che reca l'effigie di Mozafifer ed Din). — Il Dott. de Dompierre de Chaufepié, Conservatore del R. Gab. Num. dell'Aia, ha pubblicato una serie di 207 mon. greche, disposte in ordine cronologico, a scopo didattico. Sono 15 tav., con un breve testo descrittivo neerlandese e francese]. — Société rqy. de Num.: Exiraits des procès-verbaux. — Elenco delle pubblicaz. ricev. dalia Soc. nel i." trim. 1901. Tijdschrift vanhet Koninklijken Nederlandsch Genootschap voor Munt- en Penningkunde. — Amsterdam, G. Theod. Bom e figlio. 1901. — 9" Jaargang. — i* Aflevering [Prima dispensa] ZwiERZiNA (W. K. F.). Beschrijving der hlederlandsche of op Nederland op Nederlanders betrekking hebbende penningen geslagen na november i86j [Continuaz.]. — De Man (Mej. M.). lets over het Vettewariersgilde te Middelburg en over tot nu toe onbekenden begrafenispenning van dit gilde [Con disegno]. — Zw. Onze nieuwe guldens [Con fotoincisione dei nuovi fiorini olandesi coll'effigie della Regina Guglieinina]. — Bouwstoffen voor eene Geschiedenis van het Nederlandsche Geld- en Muntwesen. — Gemengde Berichten [De Dompierre de Chaufepié, Les Médailles et Plaquettes modemes], — Sommarli dei periodici. — Una tav. in fototipia. 2* Aflevering. — [Seconda dispensa]. ZwiERZiNA. Beschrijving, etc. [Contin.]. — De Dompierre de Chaufepié. Penningen aanwezig op de geschiedkundige tenioontelling van het Neder- landsche Zeewezen [Importante art. sulle medaglie che figuravano all'Aja, all'Esposiz. storica della Marina Neerlandese; corredato di tavole in fototipia e disegni nel testo]. — De Man. lets over de Spaansche pesos of piasters met ingestempeld borstbeeld van den Engelschen Koning George III [Con fotoincisioni nel testo. — Quest'interessante art. della Sig."'' De Man si riferisce a quegli scudi ispano-americani di Carlo III e Carlo IV, e ad altre monete, pure americane, che recano in contro- marca il busto di Giorgio III d'Inghilterra, e che diedero luogo a diverse erronee interpretazioni]. — Bouwstoffen voor eene Geschied. van het Nederl. Geld- en Muntwesen. — Gemengde Berichten [Una placchetta come quadro vivente. In una festa organizzata in onore della Reg. Guglielmina, la Società teatrale Talia riprodusse come quadro vivente la placchetta di Begeer per la Conferenza della Pace. Il gruppo fu molto applaudito. — La Numismatica e le cartoline illustrate. — Esposiz. di medaglie e placchette moderne a Leeuwarden. — La raccolta Marignoh, acquistata da S. M. il Re d'Italia. — La placchetta di Dupuis per il Congresso Intern. di Numismatica. — Il voi. delle Memorie del Con- gresso]. — Sommarli dei periodici. BIBLIOGRAFIA 221 Zeitschrìft fur Numismatik, hemusgegeben von H. Dannenberg, H. Dressel, J. Menadier. Berlin, Weidmannsche Buchhandlung, 1900. XXII. Band. — Heft 4. Dressel (H.). Altgriechischer Miinz/und aus Àgypten [Con tavola in fototipia]. — NuTZEL (H.). Eine Portràtmedaille des Chalifen eì-Mtikiadir billah [Con fotoincisioni nel testo]. — Dannenberg (H.). Der Denarfund von Usedom [Con disegni nel testo]. — Lo stesso. Miinzmeister auf Mittelaltermimzen. — Menadier (J.). Der Munzschatz der St. Michae- liskirche zu Fulda [Appendice. - Con molti dis. nel testo]. — Lo stesso. Ein Pfennig des Kaisers Karl des Dritten [Con disegni]. — Lo stesso. Der Denarfund von Schmólln. — Schròtter (Von). Benchtigungen und Ergànz. zu dem Aufsatz : Die Mùnzpràg. in Neuenburg in den J. I7i3-i5. — Miscellen (Gardthausen. Eine Goldmunze des Nero aus der Umgegend von Barenau. — Litteratur. — Sitzu '■ gsberichte der Numismatischen Gesellschaft zu Berlin, ic)oo. Mittheilungen der Bayerischen Numismatischen Gesellschaft, Herausgegeben von deren Redactions-Comité (Dr. E. Merzbacher, H. Riederer, Prof. Dr. H. Riggauer). Miinchen^ Selbstverlag der B. N. G. (In Commission bei Dr. E. Merzbacher, Maximiliansplatz, 4). XIX. Jahrgang. 1900. — II. Heft. Mitgliederverzeichniss. — Jahresbericht [La Soc. Num. Bavarese, sotto il patronato di S. A. R. il Principe-Reggente, conta 120 soci effet- tivi]. — Merzbacher (E.). Beitràge zur Kritik der deutschen Kunstme- daillen [Con tavola in fototipia]. — Kull (J. V.). Aus bayerischen Archiven. — BùRKEL (L. V.). Siiddeutsche Halbbracteaten [Con 3 tav.]. — Habich (G.). Ueber einige Medaillen Albrechts V. und seiner Sóhne [Con tavola in fotot, e con disegno nel testo]. — Literaiur [L'eccellente catal. di vendita di med. artistiche ita), e ted., pubblicato lo scorso anno dal D."" Merzbacher]. XX. Jahrgang. 1901. Festgabe zur Feier des 80. Geburtsfestes Seiner Kónig lichen Hoheit des Prinz-Regenten: — H, (G.). Zum achtzigsten Geburtsfest Sr. Kgl Hoheit des Prinz-Regenten Luitpold [Con disegni]. — Noss (A.). Die Pfalzgràflichen Ruprechtsgoldgulden [Con 2 tav. in eliotipia]. — Bùrkel (Von). Die Entwicklung des Wittelsbachischen Wappens und seine erste Verwendung auf Munzen [Con tavola, e con disegno nel testo]. — Kull. Aus bayerischen Archiven [Talleri bavaresi per il Levante; — con disegno]. — Merzbacher. Imitationen bayerischer Halbbatzen aus der Zeit des dreissigjàhrigen Krieges [Con disegni]. — Gebert (C. F.). Churfiirst Max Emanuel regt 1^21 eine Miinzconvention Bayerischen und Schwàbischen Kreises an. — Och (F.). Ueber eine bisher unbekannte Medaille des Herzogs Ferdinand des Wartenbergers [Con disegno nel testo]. — Habich. Ueber zwei Medaillen- Zeichnungen [Con tavola in 222 BIBLIOGRAFIA fototipia, e con fotoincisione]. — Riggauer (H.). Erwerbungen des kgl. Mùnzkabinets unter der Regierung Sr. Kgl. Hoheit des Prinz-Regenten [Con tavola in fototipia]. — Miscellen. — Zum Widmungsblatt [Con fotoincis., a dimensioni ridotte, del rov. della placchetta per 1' 80." compleanno del Principe-Reggente, il dir. della quale è riprodotto nella pagina di dedica con cui si apre il fascicolo]. — Nachwort [Il monumento equestre del Princ. Luitpoldo, inaugurato a Norimberga, e opera dello scultore von Rùmann, diede occasione allo stesso artista di modellare una medaglia, eh' è riprodotta in una tavola in fototipia, rimpetto al frontispizio di questa dispensa speciale delle Mittheilungen]. Frankfurter Mìilizzeìtung. Im Vereine mit ntehreren Fachgenossen herausgegeben von Paul Joseph. — Frankfurt a. M., Sachsenhausen, SchiflFerstrasse, 88. I. Jahrgang. — Nr. 3-4. — i. Mai 1901. Ein Wursburger Drei-Heiligen Denar [Con illustr.]. — Der Pfen- nig fund von Kerzenheim. — Lockner (G. H.). Ein Sparbuchsenfund mit Pfennigen aus der Wende vom XIV. zum XV. Jahrhundert. — Die NUrnberger Medaillen-Atisstellung [Esposizione di medaglie organizzata dalla Società Numismatica di Norimberga per festeggiare VQo.° com- pleanno del Principe-reggente Luitpoldo di Baviera]. — Fiorino (A.). Der Messinghof bei Cassel. — Òffentliche Sammlungen: Kónigliches Munzkabinet in Berlin [Nuovi acquisti]. — Kleine Mitteilungen. — Litte- ratur [Castellani, La zecca bresciana e le monete di Pandolfo Malatesta, cenno di Q. Perini]. — Versteigerungen, etc. Numismatische Zeitschrìft, herausgegeben von der Numismatischen Gesellschaft in Wien, durch deren Redactions-Comité. XXXII Band. Erstes und zweites Semester. 1900. Bahrfeldt (M.). Nachtràge und Berichtigungen zur Munzkunde der ròmischen Uepublik [Con 6 tav. in fototipia, e . con figure nel testo]. — Voetter (O.). Die Miinzen des Kaisers Gallienus und seiner Familie. — Markl (A.). Das Provinzialcourant unter Claudius II. Gothicus [Con 8 tav. in fototipia]. — Kubitschek (W.). Ein Fund romischer Antoniniane aus Serbien. — Lo stesso. Ein Beispiel keltischer Munzpràgung. — Ippen (T. A.). Eine unedirte mittelalterliche Mùnze aus Albanien [Con fig. — La moneta di rame che il Sig. Ippen, Console gen. d'Austria-Ungheria a Scutari, ci presenta in quest'articolo, appartiene al Collegio dei Gesuiti in quella città. È un follare, di due varietà, simile ai follari del Sec. XIV battuti ad Antivari, Dulcigno e Scutari, ma coli' epigrafe : civitas — sovacia, che il Sig. Ippen attribuirebbe alla città ora distrutta Suacia, Soacia (chiamata dagli Slavi Svac), eh' era situata nell'Albania setten- trionale, fra Antivari e Scutari; e di cui ci restano soltanto le rovine, distinte col nome di SciassJ. — Dannenberg (H.). Die Goldgulden vom Florentiner Gepràge. — Lo stesso. Mittelalter Munzen mit Umschriften in der Volksprache. — Fiala (E.). Verschiedenes aus der Mailer Mùnze. — BIBLIOGRAFIA 223 ' DoMANiG (C). Peter Flótner als Medailleur [Con fotoincisioni nel testo]. — Numismatische Lttemfttr [Le Memorie del Congresso Intern. di Num . di Parigi. — Blanchet, Les trésors de monn. rom. et les invasions germ. en Caule']. — Jahresbericht der num. Gesellschaft in Wien ùber das Jahr 1900. Monatsblatt der numismatischen Gesellschaft in "Wien (Verant- wortlicher Schriftleiter: Prof. Adolf Friedrich). Universitatsplatz, 2. N." 209. — December 1900. VoETTER (O.). Bericht ùber den internationalen numismatischen Congress in Paris. — Ordentliche Versammlung der numism. Gesell, am 14. Nov. 1900 [Notiamo una lettura del Ten.-Colonn. Voetter sulle mon. dell' imper. Gallieno e della sua famiglia]. — Num. Literatur. — Besprechungen. — Miinzenfunde. — Verse hiedenes. N.° 210. — Jànner 1901. ScHOLZ (J.). Beitrag zur MUnzkunde von Scodra-lllyricum [L'odierna Scutari d'Albania. — Con disegni di 4 mon.]. — Ord. Vers. der num. Ges. am. 19. Dee. 1900. — Num. Literatur. — • Miinzenfunde. — Ver- schiedenes [Morte del medaglista Prof. Carlo Radnitzky, di Vienna. — Placchetta distribuita come dono di capodanno dal numismatico Sig. Adolfo Bachofen von Echt. — Vendita della collez. di mon. greche Walcher von Molthein, di cui sin dal 1895 fu pubblicato il catalogo in un grosso voi. illustrato]. N.° 211. — Februar 1901. Ernst (C. v.). Gorczowski's Mùnze in Mantua 1848. — Jahresvers. der Num. Ges. am 23. Jànner 1901. — Miinzenfunde. — Verschiedenes [Nuove monete commemorative tedesche, dovute all'iniziativa della Soc. Num. di Dresda; la quale ottenne che si modificasse la decisione presa nel 1873 di non coniare per l'avvenire monete con carattere di medaglia. In occasione del 200.° anniversario dalla fondazione del Regno di Prussia furono testé coniati dei pezzi da 5 e da 2 marchi, con carattere com- memorativo; essi recano nel dr. i busti accollati di Federico I e di Guglielmo I, e nel rov. la solita impronta delle mon. correnti]. N." 212. — Màrz 1901. Markl (A.). Das False hmiinzenvesen wàhrend der Regierung Clau- dius IL Gothieus. — Miinzenfunde. — Num. Literatur. — Verschiedenes [Una nuova med. del valente medaglista viennese ScharflF. Reca il ritratto del presidente dell' Accad. delle Scienze ed Arti di Praga, Consigl. (•ius. Hlàvka. Il rov. ha una leggenda in ceco. — Le nuove mon. ital. di Re Vittorio Emanuele III; cenno di Q. Perini. — Aggiunta (del Console Ippen di Scutari) all'art, del Dott. Scholz sulla num. antica di quella città. — La quistione dell' " a dritta „ e " a sinistra „ sulle mon. e medaglie]. 224 BIBLIOGRAFIA N." 213. — Aprii 1901. M. Die Krone auf den ósterreichischen Mùnzen der Kronenwàhrung [Questa corona non è più la corona dell' impero, rappresentata sotto una forma più o meno ideale, ma bensì la copia fedele della vera corona conservata nel tesoro imperiale, e che fu eseguita nel 1602 per l'imp. Rodolfo II]. — Besprechungen. — Verse hiedenes [Il Ministero austr. del Commercio ha l'intenzione di far eseguire una medaglia o placchetta da distribuire a tutti gli espositori austriaci che parteciparono all'Esposiz. Univ. di Parigi. — Vendita della collez. Walcher von Molthein (mon. greche), a Francoforte (Impresa A. E. Cahn). I prezzi raggiunti furono abbastanza elevati sinché si trattava di monete arcaiche, oppure di pezzi d'ottima conservazione della miglior epoca artistica, ma bassissimi per le monete di bronzo e per le picc. mon. d'arg., per quanto rare, a meno che si distinguessero per singolarità di tipo o di conservazione]. N.° 214. — Mai 1901. Ernst. Ueber die Pflege der Numismatik in Oesterreich im XIX. Jahrhundert. — Ordenti. Versamml. der Num. Gesellschaft am 24. Aprii igoi. — Mùnzenfunde [Ripostiglio di Nagy-Biszterecz, neh' Ungheria Settentrionale. Conteneva monete d' elettro di diversi tipi, con vari Regenbogenschusselchen]. — Besprechungen. — Verse hiedenes [La medaglia di Prospero Visconti. — Il Concorso per la med. o placchetta di Verdi, presso la R. Accad. di B. A. in Milano. — Le nuove monete italiane]. The Numìsmatic Chronicle and " Journal of the Numismatic So- ciety „, edited by J. Evans, B. V. Head, H. A. Grueber, and E. J. Rapson. London, Bernard Quaritch; 15, Piccadilly. Fourth Series. — Nos. 1-2. — 1901. — Parts MI. Andrew (W. J.). A Numismatic History of the Reign of Henry I (lieo 1135). First Part [Con 7 tav. in autotipia, e con figure nel testo]. AtsOvJjc 'Etp-rjfXEpii; tyjc No[j.to[i.aTtxY]c 'Apx^ottoXoYca? — Journal Interna- tional d'Archeologie numismatique, dirige par J. N. Svoronos. Athènes, Barth et von Hirst, Éditeurs; rue Pinacoton, 8. Tome troisième. — Troisième et quatrième trimestre 1900. RouviER (J.), Numismatique des villes de la Phénicie (Arados, Béryte- Laodicée de Canaan) [Con 4 tav. in fototipia]. — Dutilh E. D. J.). Deux tètes Ptolémaìques en marbré (Ptolémée IV Philopator et Arsinoé 111 sa femme) [Con tav. in fotot.]. — Lo stesso. Un petit bronze inédit de Diospolis- Magna. — SB0PS2N0S. IIspl xwv siouYjptwv xtùv àp/atcuv. Parte IV: Tà fioXó^Siva aóji.SoXa [Con 4 tav. in fotot., rappres. tessere in piombo]. — MowAT (R.). Bibliographie numismatique de l'Egypte Grecque et Romaine [Le aggiunte che i lettori si compiacessero d'inviare all'au- tore, o alla Direz. del Journ. Intern., saranno pubblicate in supplementi]. [15 g'ug'io 1901]- Solone Ambrosoli, bibliotecario. BIBLIOGRAFIA 225 Arte e Storia, n. 8, 1901 : Spigardi (Arturo), A proposito di una medaglia attribuita a Ferdinando III, Granduca di Toscana. L'arte, a. IV, fase. MI, 1901 : Supino (I. B.), Arte contemporanea : Il concorso per la moneta italiana. Archivio Veneto, t. XX, p. 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I e II, 190 1 : Ambrosoli (Solone), S. M. il Re e il " Corpus nummorum italicorum „; Di un medaglista ignoto del secolo XVI. L'Esplorazione commerciale, a. XV, n. 21-22 (Milano, 1900): Annoni, La produzione dell'oro e dell'argento. Commentar; dell'Ateneo di Brescia per l'a. 1900: Castellani (d.^ G.), La zecca Bresciana e le monete di Pandolfo Malatesta. Informazioni e documenti. Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le Provincie di Romagna, 3* serie, voi. XVI II, fase. IV- VI (1900): Salvioni (G. B.), Sul valore della lira bolognese. \^Cap. XVII. Le monete bolognesi di Eugenio IV, 1431-1447. — Cap. XV IH. Notizie sulla moneta bolognese date nella Pratica della mercatura di Giovanni di Antonio da lizzano (1442). Benedetto del Montone, concessionario della zecca (1443). Nicolò Sanuti e Bartolomeo de' Rossi zecchieri (1449). — Cap. XIX. Conflitto fra la lira d'argento e la lira di quattrini. Provvedimenti legislativi del Comune bolognese]. Bollettino della Società pavese di Storia patria, a. I, 1901, fase. I : Mariani (M.), Numismatica [giulio di Clemente VII, signore di Piacenza]. — Dell' Acqua (Ger.), La medaglia commemorativa della riapertura della basilica del Salvatore. Con dis. Il Ticino, di Pavia, n. 23 e 33, 1901 : Medaglia commemorativa dell'apertura di S. Salvatore. Rassegna internazionale, 15 marzo 1901: Ojetti (Ugo), Per la nuova moneta metallica italiana. 226 BIBLIOGRAFIA Illustrazione Italiana, n. 21, 1901 : Ambrosoli {S.), Alla numisma- tica. Poesia. Natura ed arte, 15 dicembre 1900: Molmenti {P.\ La zecca e l'architettura veneziana. Intermédiaire des chercheurs et curieux, 15 avril 1901 : Pièce à l'effigie d'Henri V. Bulletin monumental, n. 2, 1901 : Chaillon (F.), Découverte de monnaies romaines aux Cléons. Nouvelle revue historique de droit fran^ais et étranger, mars- avril 1901: Espinas (G.), Les finances de la commune de Donai, des origines au XV^ siècle. 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La commissione che presentò la meda- glia comprendeva, oltre ai promotori, i Sigg. Prof. E, Truzzi, Dottor E. Grandi, E. Grassi, A. Ricordi, A. Bertazzoli, I. Sormani, G. Strambio, A. Bertarelli, E. Secchi, A. Monzini, A. Ferri, Prof. G. Bordoni Uffreduzzi e Dott. S. Belfanti. La medaglia — di cui diamo la riproduzione —, fu mo- dellata dal giovane ma valente scultore Egidio Boninsegna ed 230 VARIETÀ incisa dal Cav. Angelo Cappuccio. Misura 66 millim. di diam. e pesa gr. 230. Il diritto reca l'effigie del Sen. Porro, a de- stra, con la leggenda: EDVARDVS PORRVS MEDIOLANENSIS; il rov. una corona di fiori e frutti su cui posa una targa con la epigrafe dettata dal eh. Abate Ceriani, prefetto della Biblioteca Ambrosiana : SECTIO • C/ESAREA ■ SALVBRIOR • INSTITVTA • AN • MDCCCLXXVI • COLLEG-/E ET • AVDITORES • AN • MDCCCCI • Oltre all'esemplare in oro furono coniati 150 esempi, in bronzo, fuori commercio, dei quali 137 si distri- buirono ai sottoscrittori, e i rimanenti furono destinati in omaggio e ricordo, come segue: A S. M. il Re Vittorio Emanuele III; al R. Gabinetto Numismatico di Brera; al Medagliere Municipale nel Castello Sforzesco ; alla nostra Società Numismatica ; al Medagliere della Biblioteca Ambrosiana; al Medagliere del Museo Ci- vico di Pavia; al Museo Anatomico di quella Clinica Oste- trica, nel quale si conserva il preparato anatomico della celebre operazione ivi eseguita; al Museo della Soc. Oste- trica di Edimburgo; alla collez. speciale di Numismatica medica del Dott. Brettauer di Trieste, e alla raccolta meda- VARIETÀ 231 glistica dell' Ing. Carlo Clerici. Tre esemplari, infine, furono destinati al Prof. Porro. I conii vennero donati al R. Gab. Numismatico di Brera. Le firme dei sottoscrittori furono raccolte sopra 6 fogli di pergamena elegantemente decorati; la prima pagina reca un' opportuna dedica all' illustre Senatore. Fu pure pubblicato in tale occasione dalla nostra casa editrice Cogliati un bel fascicolo con l'elenco dei sottoscrit- tori preceduto dai cenni che qui abbiamo riassunti, e da una splendida tavola in fotocalcografia, che riproduce la medaglia. La medaglia al Seti, Schiaparelll. — La Perseveranza del 21 giugno e. a. scriveva: — " Come i nostri lettori ricor- dano, pochi mesi fa la Perseveranza diede ben volentieri il suo appoggio ad una sottoscrizione iniziata dal Corriere di Savigliano^ per offrire una medaglia d'oro all'illustre Sena- tore Schiaparelli, in occasione del collocamento a riposo da lui chiesto dopo quarant'anni di lavoro indefesso e di gloriosi servigi resi alla Scienza e alla Patria. La sottoscrizione trovò, com'era naturale, largo consenso in Milano e altrove, e la somma da noi raccolta fu trasmessa al Comitato saviglianese. Ora sappiamo che in questi giorni il medesimo Comitato fece presentare all'illustre scienziato la medaglia d'oro, accompagnata da un album artistico. La medaglia ha il diametro di 51 millimetri ed è un pregevolissimo lavoro dei signori Navarra e Prandi di Torino. Da un lato pòrta in rilievo una piccola veduta della Specola di Brera, artistica- mente incorniciata da un ramo d'alloro e dalla fascia dello zodiaco, col motto: Turris siderum speculatoria. Dall'altra parte sta la dedica: All' astronomo Giovanni Schiaparelli Saviglianese Concittadini ed ammiratori Auspice il " Corriere di Savigliano „ 1900. 232 VARIETÀ L'a/òum è un magnifico lavoro delia ben nota Ditta Vez- zosi di Torino. E coperto di marocchino rosso, con grandi fregi in argento, gli stemmi di Milano e di Savigliano, e le iniziali G. S. in oro. Nell'interno la prima pagina è stupen- damente miniata e contiene opportune parole di dedica; nelle pagine successive furono trascritti calligraficamente e con l'iniziale colorata tutti i nomi dei 391 sottoscrittori, disposti in ordine alfabetico. Sappiamo inoltre che della somma raccolta essendo avanzate circa 450 lire, queste, per espresso desiderio del Senatore Schiaparelli, furono dal Comitato versate in buona parte all'Asilo infantile di Savigliano, e il resto fu distribuito ai poveri, per cura dei Parroci della città, sotto forma di buoni di pane e simili. Così l'omaggio reso da ogni parte d'Italia al nostro grande astronomo venne a fondersi con un atto d'illuminata filantropia, realizzando l'unione di due alti ideali, il culto per la scienza e l'amore per l'umanità. „ Il medagliere del Card. Randf, acquistato dal Pajya, — Gli studiosi e i dotti in numismatica conoscono tutti ed apprezzano assai il gran medagliere raccolto dal defunto Card. Randi, splendida collezione di ventiseimila monete papali, che ha principio col Pontefice Gregorio III nel 731 e giunge senza grandi intervalli sino al 1870. Ben 109 Pontefici hanno emesso monete in questo spazio di poco men che 12 secoli; a queste sono da aggiungere le monete coniate sotto l'autorità del Senato Romano nei Secoli XII, XIII e parte del XIV, quelle dei cardinali camerlenghi di Santa Chiesa durante le vacanze della Sede Apostolica, quella infine dei governi temporanei di Roma, come delle repubbliche del 1798-99 e del 1849. Si avverta inoltre che oltre alle emissioni copiose e svariate della zecca di Roma i Pontefici coniarono ad intervalli anche in altre parecchie città dei loro stati, dimodoché sarà facile immaginare qual serie numerosa di monete formi questa raccolta, la quale dal primo medio evo continua fino ai nostri giorni. Né l'importanza è soltanto storica, politica e religiosa, ma altresì artistica, poiché le vicende dell'arte dai rozzi disegni dei bassi tempi sono in esso tutte rappresentate sino VARIETÀ 233 agli splendidi ori delI'Orfini, del Bellini, del Francia e degli Hamerani. Le monete antiquiores del medagliere raggiungono il numero di ottanta; da Gregorio III a Pasquale II, tutte di esimia rarità, che rappresentano la monetazione di 29 ponte- fici, ed unite ad altrettante già esistenti nel medagliere vati- cano formeranno una serie unica. I zecchini del Senato Romano, quasi tutti di conio variato, vi si contano in numero di 76; i Pontefici del secolo XIV e XV vi sono tutti rappre- sentati con numerosi zecchini o grossi, alcuni dei quali di rarità grande. Le monete di oro della collezione superano le 1 100, gli scudi sono in numero di 700, tra i quali parecchi rarissimi di Clemente VII, Clemente Vili, di Sisto V, dell'interregno del 1800, di Pio VII col ritratto ed altri. Questo insigne tesoro storico artistico fu recentemente venduto dal sig. Paolo Baldi, nipote del defunto Cardinale, a Sua Santità Leone XIII che ne ha fatto subito dono al museo vaticano, per arricchire il medagliere ivi esistente. E così ancora una volta il venerando Pontefice si è reso altamente benemerito delle arti e delle scienze. Tja tnedaglia commemorativa del 22^ anno del pontificato di Leone XIII, — Tal medaglia rappresenta nel diritto l'effigie di Sua Santità coll'epigrafe: Leo XIII Pont. Max. An. XXII, e nel rovescio la canonizzazione di S. Antonio Maria Zaccaria e di S. Pietro Fourier, canonizza- zione fatta nel 1897. L'iscrizione é: A. M. Zaccaria. P. Fourier inter SS. coelites consecratis. A. MDCCCXCVII. L'incisore della medaglia è il Cav. Francesco Bianchi. Di queste medaglie se ne coniano d'oro, d'argento e di bronzo. Audace furto nnrìiismatico nella reggia di Madrid. — Ignoti ladri rubarono nella biblioteca del Palazzo Reale di Madrid 50 monete d'oro in maggioranza di Vinato (capo dei lusitani ribelli alla dominazione romana, ed ucciso nel- l'anno 140 della dominazione romana) e di Wamba, primo re dei Visigoti, due medaglioni d'oro, uno di Ferdinando VII ed un altro del duca di Berry. 234 VARIETÀ Essi Strapparono da una ventina di volumi i fermagli, le borchie, le corone ed i fregi d'oro e d'argento, tutti altamente pregevoli. Decorazioni fnilitari, — 11 Sig. Ing. Carlo Clerici di Milano (Via Giulini 7) sta compilando un catalogo delle de- corazioni militari italiane. Chi ne possedesse, farà cosa grata se glie ne vorrà dare comunicazione. Il Museo Mandralisca hi Cefalii, — NeWArchivw Storico Messinese, — come abbiamo fuggevolmente annun- ciato nel primo fase, di quest'anno della Rivista, — il nostro egr. collega Prof. Giacomo Tropea, di quell' Università, ha inserito due importanti memorie intorno a monete apparte- nenti al museo radunato dal dotto Enrico Piraino, barone di Mandralisca, nella piccola città di Cefalìi (Palermo). Quel museo infatti, amministrato ora da una Fidecommissaria di cui è presidente il Cav. Filippo Agnello, consta di oggetti antichi in genere, di iscrizioni, di ceramiche, di quadri, e di una raccolta numismatica che, a giudicio del Prof. Tropea, è certamente fra le pili ricche della Sicilia. Le due memorie alle quali accenniamo confermano questo giudicio, benché l'A. si sia limitato, per ora, alla illustrazione delle monete di Lipari, e delle città minori della Sicilia, con quelle di Messana e dei Mamertini. Le sole monete di Lipari conservate nel museo sono più di dugento, e tra esse riuscì all'A. di trovarne diverse di inedite o di inesattamente pubblicate. Altrettanto si dica per le venti e più zecche minori sicule rappresentate nel museo; e altri nuovi tipi o varietà esciranno senza dubbio dall'esame, che l'A. si propone di fare, delle molte rimanenti monete delle zecche maggiori, di Siracusa, Agrigento, Panormo e Catana. Non possiamo quindi che associarci ai voti del Profes- sore Tropea perchè la cospicua collezione numismatica del Museo Mandralisca possa essere tutta e presto scientifica- mente ordinata. S. A. VARIETÀ 235 Numismatica Italiana, — Sotto questo titolo, il nostro Socio Sig. Quintilio Perini, di Rovereto nel Trentino, continua a pubblicare, negli Atti di quella Accademia degli Agiati, e nella Numismatic Circular dei Sigg. Spink di Londra, molte brevi ma interessanti notizie su monete e medaglie. Medaglie danesi» — Il risveglio nell* amore per le medaglie, che è un fenomeno innegabile dell'epoca contem poranea, si estende anche ai paesi scandinavi. Ne è una prova la bellissima pubblicazione di 15 tavole in fototipia, con testo danese e francese, fatta dal eh. scienziato, poeta e romanziere Guglielmo Bergsòe, presidente della Società Numismatica di Danimarca. La pubblicazione comprende le medaglie storiche, di- sposte in ordine cronologico; quelle con ritratti, in ordine alfabetico; quelle anche di stranieri purché incise da artisti danesi; infine le medaglie per Esposizioni, di premio, ecc. Il frontispizio è adorno della medaglia offerta nel 1894 al Dott. Bergsòe per le sue ricerche di storia naturale, fatte in Italia, e per il suo ciclo di novelle : Da Piazza del Popolo. Sfragistica. — I sigilli del Museo Bottacin di Padova continuano a fornire argomento di studio al Dott. Luigi Riz- zoli yw«., che ce ne fa conoscere buon numero nel Bollettino di quel Museo. Hibliogvafla numisìnntica d'Atene. — Fra pochi giorni, l'Editore Ulrico Hoepli di Milano metterà in vendita un nuovo manuale del Dott. Ambrosoli, intitolato : Atene, Brevi cenni sulla città antica e moderna, seguiti da un saggio di Bibliografia descrittiva e da un' Appendice numismatica. Quest' appendice consiste essenzialmente in una diffusa bibliografia numismatica d'Atene. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Seduta del Consiglio, 22 Giugno 1901. (Estratto dai Verbali). La seduta è aperta alle ore 13 nella sala del Castello. I. Dai Sigg. Vice-presidenti vengono presentati i Signori : Andrea Menchetti di Ostra come socio effettivo e Leopoldo Franciolini di Firenze come socio corrispondente; i quali sono regolarmente ammessi. II. Si dà lettura del Bilancio e della Relazione da presen- tarsi alla prossima Assemblea, che vengono approvati. III. Si discute e si approva la formazione del 2° e del 3° fascicolo della Rivista. IV. Viene data comunicazione di uria circolare, in data 20 scorso maggio, della Società francese di Numismatica, con la quale si annuncia la fondazione di una Società Nu- mismatica internazionale, che dovrebbe formare il centro intorno al quale tutte le società consorelle verrebbero ad aggrupparsi. La nuova Società pubblicherebbe un semplice Bollettino contenente il resoconto delle adunanze delle diverse società, un sommario delle diverse Riviste e una corrispon- denza dedicata a questioni concernenti la Numismatica. La nuova Società internazionale chiede che le società esistenti deleghino alcuni loro membri a far parte del nuovo Consiglio, e vengono quindi pregati di assumere tal carica i Signori Com. C* N. Papadopoli, Cav. Dott. Solone Ambro- soli, Prof Serafino Ricci, che accettano. 30 238 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA V. Il Segretario A. M. Cornelio dà lettura dei seguenti doni pervenuti alla Società: Ambrosoli Dott. Cav. golene. Le sue pubblicazioni : Di un medaglista ignoto del secolo XVI. Milano, Cogliati, 1900 (Estratto dalla nostra Rivista, XIV (1901) fase. 1). — Alla Numismatica (Da Carducci : « Alia Rima »). Versi scritti neWalbum del Comm. Francesco Gnecchi, fondan- dosi in Milano la Società Numismatica Italiana [Estr. dall'/Z/w- strazione Italiana, a. XXVIII, n. 21, del 26 maggio 1891]. Milano, Tip. Fratelli Treves. Bahrfeldt maggiore Max. Le sue pubblicazioni : Deux dépòts de deniers consulaires romains (i.^ Le depòt d'Ossero; 2.° Le depòt de Borzano), Bruxelles, Goemaere, 1901. — Der Munzfund von Mazin (Croatien): Afrikanische und italische Kupfermiinzen. Aes rude und si- gnatura. Berlin, Weyl, 1901, con due tavole. Bordeaux Paul di Neuilly. Imitations de Monnaies frangaises royales et féodales faites à Masserano, Castiglione, Frinco et Monaco. Parigi, 1901. Dalla Révue numismatique. Clerici ing. Carlo. La sua pubblicazione : Ponti, Strade, Viaggi, Esploratori, Ar^nauti, ecc. negli ultimi 150 anni in Italia secondo le medaglie. Milano, A. Vallardi, 1901, con 33 fotoincisioni. Pubblicazione in occa- sione del IV Congresso Geografico italiano in Milano. Comitato per le onoranze al San. prof. Porro. Oltre un esemplare della medaglia in bronzo, della quale si fa parola nella Varietà a pag. 229 di questo fascicolo della Rivista, la pubblicazione: La medaglia d'oro al professore Edoardo Porro, senatore del Regno, XXI Maggio igoi. Milano, Cogliati, 1901, con una tavola. Dattari Giannino del Cairo. Circa 2000 monete greche, romane e coloniali, di cui dieci in argento e 1800 circa in bronzo e un centinaio di piombi. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 239 Ferretti Arturo. La sua pubblicazione: Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante (1265-1321) Parte I: Dal 1265 al 1274. Roma, Artigianelli, 1901, voi. di pag. XLVIII-452, estratto dagli Atti della Società Ligure di Storia Patria, voi. XXXI, fase. I. Frati Dott. Luigi. Le sue pubblicazioni: Di Taddeo Crivelli e di un graduale da lui miniato giudicato erroneamente perduto.... (Estratto dsMo. Rivista delle Biblioteche e degli Archivi, n. 1-5, anno Vili, voi. Vili (1897). — Ancora del Graduale di Taddeo Crivelli. Firenze, Olschki, 1898. (Estratto id. Anno IX, voi. IX, n. 2). Gnecchi commendatore Francesco. Venticinque opuscoli e cataloghi vari. Grillo rag. Guglielmo. La sua pubblicazione: Una moneta inedita di Crevacuore. Milano, Cogliati, 1901, con una tavola. Jonghe (le V.'e Baudoin de) di Bruxelles. Le sue pubblicazioni: Un demi-gros à l'écu aux quatre lions, frappé à Schoonvorst. — Les monnaies des derniers comtes de Reckheim de la maison d'Aspremont-Lynden. Bruxelles, Goe- maere, 1901. Mowat Robert La sua pubblicazione : Le vase sacrificatoire des reines d'Égypte symbole raonétaire. Parigi, Rollin-Feuardent, 1901 (Estratto dalla Revue numismatique, 4 sér., tom. V, igoi). Ratti dott. Luigi. La sua pubblicazione: Corrieri e poste in Lombardia (1800- 1859). Cenni e ricordi. Milano, Vallardi, 1901, con 16 fotoincisioni. Ricci prof. Serafino. Le sue pubblicazioni : Trattato generale di Archeologia e storia dell'arte italica, etrusca e romana. Terza edizione interamente rifatta sulla seconda del prof. Iginio Gentile. Milano, Hoepli, T901. pag. XI-346, con introduzioni bibliografiche, appendici 240 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA sulle ultime scoperte e questioni archeologiche, illustrata da novantasei tavole aggiunte ed inserite nel testo. Opera dedicata ai giovani alunni dei licei di Milano, in compenso della dili- genza con cui seguirono il corso d'archeologia ;e di storia dell'arte del 1900. — I caratteri costitutivi della scultura romana secondo la critica moderna. Prolusione al Corso suppletivo di Archeologia presso la R. Università di Pavia. Messina, Estratto dalla Rivista di Storia Antica, Nuova serie, anno V e fase. IV, 1901. — Per la storia dell'arte nei licei e nelle scuole superiori d'Italia. Milano, Hoepli, 1901. — La Numismatica al IV Con- gresso Geografico italiano in Milano. Estr. dalla Rivista ital. di Num., 1900. — La sociologia dell'arte e specialmente dell'ar- cheologia dell'arte. Prolusione al corso di Archeologia e di Storia dell'arte, pronunciata nell'Aula Magna della R. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano il 29 gennaio 1901. Firenze, Ufficio della Rassegna Nazionale, 1901. Rizzo Giulio Emanuele. La sua pubblicazione : Vaso campano con scena fliacica. Roma, 1900. Rizzoli Dott. Luigi, jun. Le sue pubblicazioni : Alcuni Sigilli padovani nel Civico Museo di Verona. — I Sigilli nel Museo Bottacin. Padova, 1901. Santoni Prof. Can. Milziade. La sua pubblicazione : Arma dello scudo repubblicano di Perugia. Perugia, Cooperativa, 1901. Seletti Avv. Cav. Emilio. La sua pubblicazione: Marmi scritti del Museo Archeologico di Milano. Catalogo. Milano, Confalonieri, 1901. Un voi. di pag. XI- 348. Un volume riccamente illustrato, con la riproduzione grafica di tutte le epigrafi descritte. Il Consiglio vota uno speciale ringraziamento al Sig. Gian- nino Dattari per le sue replicate e splendide donazioni alla Società. La Seduta si chiude alle ore 14. ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 24I Assemblea Generale dei Soci 22 Giugno 1901. L'Assemblea, convocata nella Sala del Castello, è aperta alle ore 14 '/a. Sono presenti la Presidenza, il Consiglio e numerosi Soci. Il Vicepresidente Comm. Francesco Gnecchi dà lettura della seguente relazione: Egregi Colleghi, È questa la prima volta che l'Assemblea generale dei nostri Soci si raduna dacché Vittorio Emanuele di Savoja è nostro Presidente Onorario col titolo di Re d'Italia. E giusto e doveroso inaugurare la nostra seduta annuale con un ri- verente saluto a S. M. il Re scienziato, e un evviva a Casa Savoja rallegrata in questi ultimi giorni dalla auspicata na- scita della Principessa Jolanda. La vostra Presidenza non ha mancato d' inviare un telegramma di congratulazione in oc- casione del fausto avvenimento in nome della Società, e la risposta di S. M. arrivò altrettanto pronta quanto gentile, affettuosa e cordiale. Soci. Non abbiamo grandi differenze a segnalare nel numero dei nostri soci ed abbonati alla Rivista. Alla fine del 1900, la Società contava 46 Soci Effettivi, e 47 Corrispondenti. Gli abbonati alla Rivista sommavano a 140. In seguito al Congresso internazionale di Numismatica, tenuto lo scorso anno a Parigi, nacque l'idea di una Società Numismatica internazionale, la quale dovrebbe formare quasi un sèguito duraturo al Congresso, e stabilire un nucleo, intorno al quale tutte le Società numismatiche venissero ad aggrupparsi. Può darsi che questo progetto realizzandosi — ora è sempre allo stato di progetto — abbia il felice effetto di far meglio conoscere e affiatare le diverse società, che ora vivono ciascuna di vita propria e solitaria, e di accrescere colle reciproche relazioni tutti i vari interessi, di modo che parecchi membri di una società possano parteci- pare ad altre e che così il numero generale degli ascritti a società numismatiche abbia ad accrescersi notevolmente. E quello che speriamo di constatare fra qualche tempo; frattanto a rappresentare la nostra Società nel Comitato internazionale 242 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA il vostro Consiglio direttivo ha testé nominato i Signori Comm. C* N. Papadopoli , Cav. Dott. Solone Ambrosoli , Prof. Serafino Ricci. Biblioteca e Medagliere. Ecco il prospetto del movimento Biblioteca e Medagliere nell'ultimo anno del secolo XIX: Libri . . . Opuscoli BIBLIOTECA. 1899 • N. 548 • " 737 Totale N. 1285 1900 N. 560 " 930 N. 1490 MEDAGLIERE. 1899 Oro N. IO Monete { ^''^^"*^ ' ' ' ' "^81 Bronzo » 2493 Vetro » 448 N. 3432 ( Argento . . . . N. 12 Medaglie < Bronzo » 309 ( Metalli diversi . . » i N. 322 Totale pezzi N. 3754 1900 N. II n 512 » 2607 » 448 N. 3578 N. 16 315 II N. 342 N. 3920 Il Prof. Serafino Ricci venne specialmente incaricato della conservazione e del riordino della Biblioteca e del Medagliere. Constatiamo con piacere che la prima è ormai in perfetto ordine. Il Medagliere lo sarà tra breve, richiedendo un tèmpo non indifferente la classificazione di tutte le monete costi- tuenti il nostro piccolo tesoro. Crediamo opportuno annun- ciare qui un nuovo e prezioso dono del nostro socio G. Dattari del Cairo, pervenuto alia Società in questi ultimi giorni e consistente in circa 2000 monete greche e romane* ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 243 Rivista. Col primo fascicolo del 1900 vennero finalmente termi- nate le pubblicazioni relative al Concorso classico, le quali sembravano avere assorbita tutta la nostra Rivista. La ma- teria però non fece difetto, e constatiamo anzi con piacere che l'annata fu molto equilibrata pel genere di pubblicazioni appartenenti ai diversi rami della numismatica, e aggiunge- remo pure alle " scienze affini „, in modo da accontentare tutte le varie inclinazioni dei nostri abbonati, ognuno dei quali vi avrà trovato qualche studio di proprio interesse. Bilancio. Ecco ora il Bilancio Consuntivo 1900: Rimanenze attive del 1899. Libretto Cassa di Risparmio L. 20 — Quote da riscuotere . . » 322 — L. 342— Entrate dell'anno 1900. Quote (di Soci ed Abbonati L. 3320 — Elargizione del Conte Comm. N. PapaJupoli « 500 — » dei Cav. Uff. F. ed E. Gnecchi >» 500 — » della Marchesa M, Paolucci Pan- cjatichi .............. Too — L. 4420 rr- Residui passivi. Anticipazioni di Soci e Abbonati pel 1901 L. 180 — L. 4942 — Rimanenze passive al 1899. Anticipazioni quote di Soci ed Abbonati pel 1900 . . L, 160 — Spese del 1900. Stampa della Rivista ed accessori . . , L. 3025 — Fotoincisioni ed eliotipie » 950 — Affitto locale nel Castello Sforzesco ..." 250 — Circolari e spese postali » 162 90 Al Custode dell'Ufficio » 100 — Competenze di segreteria »» 100 — L. 4587 90 Da riportarsi L. 4747 90 244 ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA Riporto L. 4747 90 Rimanenze attive al 1900. Libretto Cassa di Risparmio L. 24 io Quote da riscuotere » 170 — L. 194 IO L. 4942 — Dimostrazione. Attività in principio d'esercizio L. 342 — '■ Passività in » » w 160 — L. 182 — Attività in fine d'esercizio L. 194 io Passività in » » » 180 — L. 14 IO Diminuzione di patrimonio L. 167 90 e — Rendite dell'anno L. 4420 — Spese n 4587 90 Disavanzo L. 167 90 Come si rileva da questo specchietto, purtroppo anche quest'anno il nostro Bilancio presenta uri disavanzo. Questo però si riduce a L. 167,90, mentre nel Bilancio dell'anno precedente esso aveva raggiunto le L. 681,16. Questo mi- glioramento si ottenne col ridurre la stampa della Rivista alle sue proporzioni normali di 500 pagine. Il risultato sarebbe stato ancora migliore, se non si fosse incontrato una rilevante spesa neWe fotoincisioni ed eliotipie, che raggiunsero la somma di L. 950. Già sul principio del corrente anno abbiamo notato con piacere un sensibile incremento nel numero dei Soci. Se questa buona tendenza continuasse per tutta l'annata, noi avremo la compiacenza di presentare ai nostri Soci il Bilancio Consuntivo 1901 in perfetto pareggio. Ciò dipenderà anche dalla bontà e attività dei nostri Soci, alla cui efficace propa- ganda noi ci raccomandiamo caldamente. La Relazione e il Bilancio 1900 sono approvati. E si passa alla nomina delle cariche sociali. Scadono per anzianità i Signori Comm. Col. Giuseppe Ruggero e Cav. Giuseppe ATTI DELLA SOCIETÀ NUMISMATICA ITALIANA 245 Gavazzi. Fatta la votazione, i suddetti signori risultano rieletti ad unanimità. Vengono pure confermate le cariche sociali in corso, delle quali ecco l'elenco pel 1901 : Presidente Onorario. S. M. Vittorio Emanuele III, Re d' Italia. Presidente. Conte Comm. Nicolò Papadopoli, Senatore del Regno. Vice- Presidenti. Comm. Francesco Gnecchi. Cav. Ufìf. Ercole Gnecchi. Consiglieri: Ambrosoli Cav. Dott. Solone. Gavazzi Cav. Giuseppe. Motta Ing. Emilio. Ricci Dott. Serafino. Ruggero Comm. Col. Giuseppe. Visconti March. Cav. Carlo Ermes. G. M. Cornelio, Segretario. La seduta è levata alle ore 15 Va. Finito di stampare il 30 giugno 1901. Martelli Achille, Gerente responsabile. f*M**»*M*«*****«»*****f***««»«0»«»««fM»«*è«4**MM**«* ***«*«♦* frM*M***»*«»«*M«»«***4M*«*«****«4< ALLE LORO MAESTÀ VITTORIO EMANVELE III ed ELENA REALI D'ITALIA QVESTO FASCICOLO DELLA RIVISTA CHE VEDE LA LVCE OGGI 8 OTTOBRE I9OI GIORNO DELLA LORO PRIMA VISITA ALLA SEDE DELLA SOCIETÀ NVMISMATICA ITALIANA NEL CASTELLO SFORZESCO LA PRESIDENZA e il CONSIGLIO DEDICANO OSSEQVENT1 FASCICOLO III. *"<» . APPUNTI DI NUMISMATICA ROMANA LV. A PROPOSITO DI UNA NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI. In un recente lavoro dal titolo « La Recon- struction des Collections de coins aux 1" et II" siècles » il Comandante R. Mowat presentava al Congresso internazionale di Parigi una sua nuova teoria sulle Restituzioni romane, la quale scombussolerebbe tutte le idee che finora si ebbero su tale istituzione mo- netaria. Le Restituzioni anzi, nel senso che furono sempre intese, (salvo differenze di apprezzamento sulla loro origine, sulla loro natura e sul loro scopo) non esisterebbero piìi, perchè la parola Restituzione non dovrebbe piti essere applicata alle monete, ma bensì ai conii. Non le monete, secondo il Sig. Mowat, ma i conii sarebbero stati restituiti, di mano in mano che un accidente qualunque ne avesse fatto mancare qualcheduno nella numerosa collezione, e quelle che noi chiamiamo Restituzioni non sarebbero che alcune prove di detti conii infiltrate abusivamente nella circolazione. A me spiace veramente di trovarmi per la prima volta in opposizione coli' illustre nummografo, di cui ho sempre altamente ammirato il sottile ingegno, 250 FRANCESCO GNECCHI l'acume nella critica e la felice e geniale soluzione di diversi problemi numismatici. D'altra parte nel campo scientifico è sempre ammessa la serena discussione, la quale nel caso concreto non è da me provocata. Io mi ci trovo invece trascinato. Al sorgere di una nuova teoria che tende ad abbattere quella universalmente accet- tata, chi ebbe già occasione di esprimere il suo modo di vedere favorevole all'antica, deve o conver- tirsi alla nuova o dire le ragioni per cui non può lasciarsi persuadere. Ora, trovandomi nel secondo di questi casi, è mio dovere di esporre gli argomenti che non mi permettono d'accettare la teoria del Sig. Mowat. Non troverei però corretto da parte mia, ne chiaro per il lettore di aprire la discussione sulla semplice enunciazione della nuova teoria fatta più sopra in brevissime parole. Farmi doveroso ed op- portuno che l'esposizione sia completa, ciò che non potrei far meglio se non riportando le parole stesse dell'autore, il quale gentilmente me lo consente. Il Sig. Mowat, dopo d'avere nella prima parte della sua Memoria analizzate le diverse spiegazioni, che furono fin qui date sulle monete di Restituzione, alle obbiezioni già note ne aggiunge tre nuove e poi viene ad esporre le sue idee. Delle obbiezioni parleremo in seguito, per ora riporto integralmente il brano che riguarda l' esposizione della nuova teoria : Ceci dit, nous arrivons au point décisif et en méme temps le plus délicat. Avant d'étre imprimée sur le flaon, la formule a été gravéc sur la forme d'où il est sorti; le coin est dono antérieur à la monnaie qui lui est subordonnée; n'eùt-il jamais servi à la frappe, il n'en serait pas moins marqué de la parole attestant sa restitution. Je franchis le dernier pas, et je dis que la restitution n'a eu d'autres fins A PROPOSITO DI UNA NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI 25I que le coin, sans destination monétaire proprement dite. Je m'explique. Les étalons des mesures de longueur, de poids, de capacité, étaient religieusement conservés au Capitole pour la garantie publique; on connait méme les locaux qui leur étaient spécialement affectés; ainsi, la locution pes monetalisi'O indique clairement que le pied-étalon se trouvait dans le tempie de Junon Moneta. C'est là aussi que devaient étre conservés les coins pour la vérification des monnaies sorties des ateliers Capitolins. La méme règie était observée dans les ateliers provinciaux. Trébellius Pollion (2), qui vivait sous Constantin Y", rapporte que de son temps on pouvait encore voir à Trèves les coins, formae, qui avaient servi à la frappe des monnaies de Victorine en or, en argent et en bronze. On congoit qu'il y avait un intérét majeur à remplacer les coins accidentellement perdus, non seulement ceux de l'em- pereur régnant, mais aussi ceux des époques précédentes, puisque les anciennes monnaies circulaient encore jusqu'à la refonte ordonnée p^r Trajan. Les coins de remplacement recevaient la marque du prince restituteur afìn d'ètre aisé- ment reconnus des coins archétypes dans les séries oìi ils étaient intercaLés. lei une question surgit. Le coin archétype dont le dessin, exécuté par le plus habile signator, avait été agréé par le magistrat ou officier monétaire en chef, était nécessairement tenu en réserve pour servir de modèle à la gravure des coins destinés à la frappe effective qu'il fallait souvent remplacer à cause des ruptures accidentelles; de là, des variantes inévitables dans la confection de ces copies. Quel- quefois aussi, surtout pendant la République, les périodes successives d'une méme émission étaient distinguées par des lettres alphabétiques ou par quelques symboles acces- soires donnant naissance à de nombreuses variétés ou (i) Hyginus Gromaticus, De limitibus constituendis, dans les Metro- logicorum scriptorum reliquiae, de Fr. Hultsch, ed. Teubner, 1874-76, II, p. 60. (2) Trig. Tyr. XXX, Victorina: cusi sunt ejus nummi aerei, aurei et argentei quorum hodieque forma extat apud Treviros, 252 FRANCESCO GNECCHI sous-variétés. Conservait-on l'unique coin archétype, ou indistinctement tous les coins secondaires usés et hors de service? Je voudrais pouvoir répondre catégoriquement; mais sans prétendre atteindre jusqu'au dernier degré de précision sur ce point, je pencherais pour la première alternative; en efifet, pour le but que l'on se proposait, il suffisait de l'archétype, abstraction faite de ses variétés secondaires, dont le nombre pouvait devenir encombrant sans qu'il y eùt grande utilité à en conserver tous les spécimens. Dès lors, tout devient clair dans la question des restitu- tions. Le prince qui aurait commis une usurpation de pou- voirs en faisant refrapper du numéraire de bronze, avait pleinement qualité pour en restituer les coins manquants, considérés non plus comme Instruments de monnayage, mais comme articles de musée ou d'archives. Dans les rares spécimens monétaires qui en sont sortis il ne faut voir que des essais ou des épreuves isolées, tombées dans la circula- tion et peut-étre tolérées comme moyen de publicité propre à notifier l'exécution des mesures prescrites pour la recons- titution des coins. On s'étonnait de rencontrer des monnaies restituées par Trajan sur les archétypes qu'il avait lui-méme fait frapper en rhonneur de Nerva divinisé; nous savons maintenant à quoi nous en tenir, puisqu'il s'agit seulement de la restitution du coin archétype perdu. Quittons les généralités pour entrer dans le détail des faits, et cherchons à quelle occasion la restitution des coins fut presente. Il est clair que c'est à Thistoire de Titus qu'il faut s'adresser, puisqu'il fut le premier restituteur. L'événement auquel il est le plus naturel de songer est l'incendie qui détruisit le Capitole (i) quand les soldats de Vitellius mirent le feu-au tempie de Jupiter pour en déloger les partisans de Vespasien (2); le tempie de Junon Moneta situé dans le voisinage fut englouti dans la catastrophe. Le (i) Dio Cassius, LXVI, io. — Suétone, Vitel., XV. — Tacite, Hist., Ili, 71. — Victor, Caes., 8, 9. Epit., 9. (2) Cohen, ibid., p. 498, n. 323. A PROPOSITO DI UIM. NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI 253 premier soin de Vespasien (i) devenu maitre de l'empire fut de relever le Capitole de ses ruines et de procéder à la reconstitution des archives d'Etat anéanties dans l'embrase- ment du 19 décembre 69, entre autres 3000 tables de bronze sur lesquelles étaient gravés les sénatus-consultes et les plébiscites. Dix ans à peine s'étaient écoulés quand le tempie de Jupiter Capitolili et les autres temples voisins furent de nouveau détruits dans le grand incendie qui devasta Rome (2) sous Titus au commencement de l'an 80, Domitien les réé- difia; cet événement est commémoré par le type d'une monnaie d'argent frappée à Ephèse, en l'an 82, sur laquelle on voit un tempie tétrastyle avec la legende CAPIT RESTII. La restauration de la Moneta atteinte par le méme désastre me paraìt avoir fourni le sujet du type et de la legende MONETA AVG" qui apparaìt pour la première fois sur le bronze romain sous le 10^ consulat de Domitien, en Fan 84, C'est à la destruction répétée des ateliers monétaires, dans les divers incendies du Capitole, que j'attribue la réfection des coins archétypes perdus ; quelquesuns furent remplacés jusqu'à trois fois par Titus, par Domitien et par Nerva. Les collections de coins du Capitole ont certainement été éprouvées par d'autres accidents; il y a donc eu une part aléatoire dans leur remplacement, et il serait chimérique de chercher le motif qui a diete le choix de tels archétypes restitués plutòt que de tels autres. Sur un médaillon d'argent (tétradrachme, fa^on cisto- phore) apparemment frappé à Ephèse, residence du proconsul de la province d'Asie, on lit au droit: IMP CAESAR AVQ-VSTVS autour de Teffigie d'Auguste, et au revers: HADRIANVSAVG- (i) SuÉTONE, Vespas., Vili: ipse restituiionem Capitola aggressus, ruderibus purgandis manus primus admovit, ac suo collo quaedam extulit; aerearumque tabularum Ma millia quae simul conflagraverant restituenda suscepit undique invesligatis-exemplaribus ; instrumentum imperii pulcher- rimum ac vetustissimum quo continebantur paene ab exordio Urbis senatus consulta, plebisbita de societate et foedere ac privilegio cuicumque concessis. (2) DioN Cassius, LXVI, 24. — Suétone, Titus, V\\\; Domitien, V: plurima et amplissima opera incendio absumta restituii; in quis et Capi- tolium quod rursus arserat. Cfr. Eutrope, Vili, 23. Victor, Caes., ii. 254 FRANCESCO GNECCrfl P P RBtiovaviL Cette dernière legende n'est évidemment qu'une variante de la formule de restitution en usage à Rome; en conséquence, j'y vois l'indice d'une reconstitution des collections de coins de l'atelier éphésien, ordonnée proba- blement par Hadrien lors de son fameux voyage en Asie; à l'occasion de cette visite furent frappées à son effigie de nombreux tétradrachmes de méme style. On peut croire en effet que cet édifice monétaire avait été renversé par le tremblement de terre qui devasta Éphèse en l'an 29; il en resulta une interruption dans le monnayage, mais l'atelier fut remis en état de fonctionner sous Claude; peut-étre négligea-t-on de reconstituer les anciens coins jusqu'à l'arrivée d'Hadrien, qui se preoccupa seulement de la sèrie imperiale d'argent à légendes latines, sans intervenir dans la serie autonome de bronze à légendes grecques. Ora il lettore è pienamente edotto della nuova teoria, ed io posso addurre gli argomenti che mi paiono atti a confutarla. I." Può essere ammissibile, se non provato, che al Campidoglio fosse conservata una collezione di conii. L'affermazione di Trebellio Pollione d'aver visto a Treviri i conii delle monete di Vittorino è un fatto isolato e come tale non racchiude certamente l'affermazione che tutti i conii fossero conservati ab antiquo. Estremamente difficile poi riesce l'ammettere che tale collezione fosse completa dalle origini della monetazione romana. Il fatto di una simile collezione, che avrebbe abbracciato tanti secoli, quanti ne erano corsi dalle origini fino al regno di Trajano, sarebbe nuovo nel mondo e, se questa fosse realmente esistita, la storia o la tradizione ne avrebbero certamente conservata la memoria. Ammessa però la cosa, non crederei neppure discutibile se solo i conii archetipi fossero conservati, oppure tutti i conii. Passi per i primi già notevolmente numerosi; ma, se vi si fossero A PROPOSITO DI UNA NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI 255 conservati tutti i conii successivi, ossia tutte le ripro- duzioni dei conii-tipo, ciie avevano servito per la monetazione, avrebbero formato una massa talmente ingombrante, da superare la capacità del Campidoglio. È troppo noto, e quasi è inutile qui ricordare, quanto straordinariamente numerosi fossero i conii romani per ciascun tipo di moneta; tanto che è difficilissimo incontrare due monete prodotte dal medesimo conio, mentre è cosa facilissima mettere insieme qualche centinajo d'esemplari d'un solo tipo, ma tutti di conio differente. Accordiamo dunque — perchè è impossibile supporre altrimenti — che nella collezione generale si conservasse unicamente il conio tipo, ossia un conio solo per ogni tipo di moneta. Ne sarebbe conseguito che ogni mancanza fosse rimpiazzata con un unico conio, e quindi ogni tipo di moneta restituita avrebbe dovuto risultare prodotto da un conio unico. Ora questo è contrario al fatto. Nelle restituzioni di Trajano, che pure sono rarissime, ebbi già occasione di dichiarare d'aver trovato due conii diversi per una sola restituzione (0. Nelle restituzioni di bronzo poi, se prendiamo dieci o dodici esemplari di uno dei tipi più comuni, si può asserire con tutta proba- bilità prima di confrontarh, che saranno prodotti da dieci o dodici conii differenti. E mi limito a questo modestissimo numero di esemplari, perchè è quello che mi fu assai facile veri- ficare colla semplice scorta della mia collezione e di poche altre; ma, se si volessero moltipHcare le osser- vazioni, è certo che il raccogliere qualche centinajo di esemplari differenti, non sarebbe punto difficile. Alle semplici differenze di conio si aggiungano ancora le piccole dirterenze di leggenda. Parecchie (i) V. Appunti di Numismatica romana, n. XLIV. Sulle Restituzioni {Riv. It. di Num., 1897). 33 256 FRANCESCO GNECCHI restituzioni si trovano colle abbreviazioni RESI o RESTII. Ora questa molteplicità di conii colla teoria del Sig. Mowat riescirebbe inesplicabile, perchè sarebbe stato inutile rifare tanti conii per rimpiazzarne uno solo. 2.° Il rifacimento di un conio doveva natural- mente aver luogo ogni volta che uno della collezione, per una causa qualunque, venisse sottratto. Ora è noto come i tipi di restituzione superano di poco il centinajo. È ammissibile che nell'immenso numero di conii che la collezione doveva contare al tempo di Trajano o anche solamente a quello di Tito, sia stato così esiguo il numero dei sottratti quale ci viene rappresentato dalle monete di restituzione? Ciò non desterebbe grande meraviglia se si parlasse di semplici sottrazioni accidentali. Ma, come cause degli ammanchi si citano nientemeno che il grave incendio che le soldatesche di Vitellio appic- carono al Campidoglio, l'altro incendio di Roma avvenuto sotto Tito od altri grandiosi avvenimenti di questo genere, ognuno dei quali avrebbe portato alla collezione un danno di qualche diecina di conii.... No, decisamente le conseguenze non sono propor- zionate alle cause e non mi pare si possano ragio- nevolmente ammettere. 3.° Ma anche ammesse le piccole sottrazioni, di cui non indagheremo le cause, e ammessa la regola che questi conii mancanti venissero sostituiti da nuovi, non si vede come tale rifacimento abbia potuto lasciare sì larga traccia nella circolazione monetaria. Se del nuovo conio si fossero eseguiti alcuni saggi, come suppone il Sig. Mowat, ne sarebbe forse giunto fino a noi qualche esemplare isolato ed estrema- mente raro (come pare che qualche prova di zecca sia rimasta), ma questi non sarebbero mai entrati A PROPOSITO DI UNA NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI 257 COSÌ abbondantemente come lo sono nella moneta- zione corrente. Le Restituzioni di Trajano sono rare per dav- vero, non più però di quanto lo siano parecchie altre monete di quell'epoca, le quali nessuno penserebbe di considerare prove di zecca; ma le restituzioni di bronzo non sono punto rare; anzi alcuni tipi si possono dire comuni, tanto che si trovano in tutte le più umili collezioni, quanto e più di molti altri tipi di monete. E tanto meno ragionevole quindi il considerare queste come prove di zecca, mentre a considerarle come vere monete, basterebbe anche la sola ragione dell'abbondanza degli esemplari, se si dovesse anche trascurare l'altra già accennata della varietà dei conii. 4.° Altra cosa che riesce assai poco compren- sibile è come a un atto di semplice amministrazione interna quale il rifacimento di un vecchio conio si potesse annettere tanta solennità e tanta importanza da meritare che l'Imperatore o il Senato in suo nome vi apponessero una speciale leggenda, assegnandole un .posto così largo e così evidente da snaturare la moneta stessa. Allorquando per una ricorrenza storica o per qualunque altra solenne circostanza, che noi ora non possiamo identificare, l'Imperatore o il Senato vole- vano rievocare il nome d' un principe trapassato, ristampando e rimettendo in corso una moneta sua, era naturalissimo che chiaramente vi figurasse il nome del principe restitutore; ma per un semplice oggetto di museo, non pare davvero che dovesse essere richiesto tanto cerimoniale. Le jeu ne valait pas la chandelle. 5." Osserverò ancora come, per sostituire un conio perduto, era indiscutibilmente necessario ri- farne uno identico, il quale avrebbe per conseguenza 258 FRANCESCO GNECCHI rappresentata una moneta preesistente. Ora nel fatto avviene che, oltre alle restituzioni di monete real- mente esistite, ne abbiamo altre, e abbastanza nu- merose, che ci rappresentano o solo a un dipresso gli archetipi, oppure sono monete i cui archetipi non esistettero mai. Intendendosi restituire un nome, che l'archetipo fosse riprodotto con maggiore o minore fedeltà, o non avesse neppure mai esistito, era cosa molto indif- ferente. Ma ben altro è il caso quando si voglia ammettere la restituzione del conio. Questa non poteva subire variante e quindi le pseudo-restituzioni e tutte quelle che non riproducono fedelmente il tipo primitivo non avrebbero alcuna ragione d'essere. 6.° Finalmente, vi sono parecchie monete che furono restituite da due imperatori, Domiziano e Nerva, Tito e Domiziano. Ve ne sono anche alcune che furono restituite da tutti e tre questi imperatori. Se questo fatto non ha nulla di straordinario colla vecchia teoria, ammesso che il motivo di una resti- tuzione poteva ripetersi, riesce di spiegazione troppo difficile colla teoria nuova. Possibile che in mezzo a un numero così sterminato di conii, quale doveva essere la famosa collezione capitolina, la sventura d'essere annientati dovesse toccare così replicata- mente a quei pochi conii? Tutto è possibile, nel giro delle combinazioni, ma certi casi sono troppo diffi- cilmente ammissibili colle leggi di probabilità. Per tutti questi argomenti che sono andato espo- nendo ed anzi, trascurando i minori e appoggiandomi solo ai tre principali, la moltiplicità dei conii che si riscontrano nelle Restituzioni, il numero grande degli esemplari a noi pervenuti e le Restituzioni di monete non esattamente corrispondenti agli antichi tipi, mi pare che la nuova teoria urti in troppi scogli e non possa assolutamente reggersi. Quanto a me, rimango A PROPOSITO DI UNA NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI 259 quindi sempre coli' antica, che mi appare sempre assai piana e ragionevole, e non trovo finora nulla a cambiare circa quanto dissi a proposito delle Re- stituzioni nella mia Memoria del 1897. Ci restano ora ad esaminare le tre nuove obbie- zioni che il Sig. Mowat muove contro l'antica inter- pretazione delle Restituzioni e anche qui le riporto integralmente. 1° Si les princes restituteurs avaient voulu remettre en service les archétypes usés cu devenus rares, ils en auraient nécessairement refrappé des émissions abondantes qui nous seraient parvenues en proportions de beaucoup supérieures aux archétypes. Or, c'est précisément l'inverse que l'on observe. 2.° On admet comme un axiome (i) que, lors du partage des provinces et des attributions gouvernementales entre le Sénat et Auguste, le prince se réserva la frappe de l'or et de l'argent (2), en vertu de Yimperium dont il était investi, tandis que le Sénat,' représentant la souveraineté plus cu raoins fictive, mais toujours legale, du peuple romain, conserva le droit d'émettre la monnaie de bronze, constituant essentiellement la monnaie du Peuple; en signe de cette souveraineté, il y apposait les sigles S • C, Senatus Consulto; dans le principe, ces lettres, de dimensions démesurées par rapport à celles de la legende, occupaient la place principale au centre du revers, comme pour faire contrepoids à l'effigie imperiale gravée à Topposite; plus tard, elles accostèrent comme simples accessoires le type qui avait envahi le champ, et subirent une réduction de hauteur; finalement, elles furent reléguées à l'exergue; ces variations graphiques correspon- dent en une certaine mesure à la diminution graduelle du (i) Th. Mommsen, Hist. de la monn. rom., tr. Blacas-De Witte, t. Ili, P. 9-13- (2) Tout le monde sait que c'est sur la présentation d'un denier de Tibère, monnaie d'argent, que Jesus prononcja la parole: Rendez à Cesar ce qui appartieni à Cesar. Or, c'est dans une province césarienne, la Jùdée, que se passa cette scène memorable. 26o FRANCESCO GNECCHI prestige du Sénat (i). Quand dono on prétend que la formule de restitution avait pour objet de remettre en circulation les archétypes marqués de ces sigles, on fait preuve d'une certaine méconnaissance ou tout au moins d'un oubli complet des principes du droit gouvernemental en vigueur à Rome, puisque la formule, entendue dans ce sens, équivaudrait à un empiétement flagrant du prince sur la prerogative dont le grand corps de l'Etat était si jaloux, et qu'aucun empereur n'a jamais songé à lui contester, On remarquera d'ailleurs que les princes restituteurs, Titus, Nerva, Trajan, ont été comptés par tous les historiens parmi les empereurs les plus respectueux de l'autorité du Sénat. 3.° La formule de restitution est invariablement la mème, quel que soit le restituteur, sur les trois métaux. Son objectif, bien que sous-entendu, doit logiquement rester le mème dans tous les cas; à cette condition seule il pouvait étre compris du public auquel il s'adressait. C'est pourquoi il n'est pas loisible de le suppléer tantòt d'une manière, tantòt d'une autre, comme l'a fait Eckhel suivant les besoins de sa thèse. Or, d'après l'usage de la langue à cette epoque, le rédacteur de la formule n'a pas jugé nécessaire d'exprimer ouvertement le regime grammatical de restihdt parce qu'il était sur que le lecteur devinerait immédiatement le nom de l'objet mème sur lequel ce verbe était grave. La mème règie subsiste en épigraphie, notamment sur les bornes milliaires; en voici un exemple, relevé parmi tant d'autres sur la voie romaine de Nimes à Narbonne; on lit sur le 63^ milliaire (2): TI CAESAR DIVI AVG- • F • AVG- PONTF • MAX TRIB- POT • XXXIII REFECIT ET RESTITVIT LXIII (i) Les sigles s . e se montrent pour la dernière fois sur des as (moyens-bronzes) de Florien, avec les légendes de revers secvritas, VIRTVS AVG et viRTVs AVGG (Cohen, VI, 1886, Fior. 85, 96 et 103). Ces pièces massives disparurent dans la crise qui aboutit à la réforme monétaire de Dioclétien. (2) Corpus inscriptionum latinarum, 5657. A PROPOSITO DI UNA NUOVA TEORIA SULLE RESTITUZIONI 201 li faut évidemment lire refecit et restituii (sous-entendu hunc lapidem sexagesimum tertium). De méme sur une monnaie de restitution, qu'elle soit de bronze (avec S-C), ou d'argent (sans S-C), on lira inva- riablement IMP NERVA CAES RESI//////, sous-entendu hanc formam, expression qui s'applique à tous les cas, et non pas hunc assem ou hunc sestertium, ou encore hunc denarium. i.° Alla prima obbiezione rispondo che gli esemplari delle monete di Restituzione sono nel fatto assai piti numerosi di quanto il Sig. Mowat sembra supporle, ritenendole prove di conio. Se non sono più numerose degli Archetipi — il che è verissimo — sono però in numero superiore a quello di parecchi altri tipi e per non ripetermi, rimando a quanto dissi alla osservazione M. 3. 2." Nella sua seconda obbiezione il Sig. Mowat non trova ammissibile, e quasi a lui pare una con- traddizione che r imperatore abbia voluto imporsi al senato restituendo delle monete senatoriah che porta- vano le sigle S • C, segno dell'autorità senatoria, scritte in dimensioni maggiori di quanto veniva praticato all'epoca della restituzione. La cosa può considerarsi anche sotto di un punto di vista diverso, anzi diame- tralmente opposto. L'imperatore che mette il suo nome quale restitutore d' una antica moneta senatoriale, e che rimette quindi in circolazione una moneta, per così dire, più senatoriale di quelle in corso, non rende con questo un omaggio al senato stesso? E difatti gli imperatori cui dobbiamo tali restituzioni, come osserva il Sig. Mowat stesso, sono riconosciuti dagli storici come i più rispettosi dell'autorità del senato. 3." Alla terza obbiezione finalmente rispondo che all'ipotesi del sottinteso HANC FORMAM, è molto fa- cile sostituire l'altro HVNC NVMMVM egualmente chiaro ed evidente e anzi, secondo me, più appropriato. F. Gnecchi. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA (Vedi Fase. II, 1901) IX. Le date sulle monete di Commodo. " Anni aitctiores sunt inde a L K usque L A r. Conclude l'Eckhel nella sua dissertazione su questo soggetto. Mionnet, classificando le monete di quest'impe- ratore, dice : Années du règne de Marc-Aurèle; assegnandovi dall'anno Ll€ (15) (e nel supplemento dall'anno LlA(ii)), fino all'anno LAF (33). Quindi: Années attribuées au règne de Commode. Nel supplemento però dice chiaro : Années du règne de Commode e vi assegna dall'anno LA (i), airanno Lir (13). Classificazioni del tutto erronee. Più recentemente il Feuardent , comincia la classificazione di questo regno dicendo : An 21 (180 de G. C, première du règne de Commodo Auguste) e la chiude An j^ (ip2 de G. C. if" du règne) in luogo di dire : An 21 (180 de G. C. seconde du règne de Com- mode Auguste) quindi An 33 (192 de G. C, 14""^ du règne). 33 264 G. DATTARI Il Poole a pag. XVII dell'introduzione conclude : « I do not believe in the occurrence of dates of his ozvn reign. » Da ciò si può dedurre che se ai tempi dell'Eckhel e del Mionnet esisteva un dubbio sulle date delle monete di Commodo, questo dubbio persiste anche al giorno d'oggi. Un piccolo bronzo della mia collezione credo che venga opportuno per togliere il dubbio ed una volta per sempre definire la questione. Sarà bene che ponga sott' occhio tutte le leg- gende che trovansi sulle monete di questa serie con le rispettive date e le corrispondenti leggende delle monete romane con gli anni della loro emissione. COMMODO CESARE LEGGENDA I.^ Serie Alessandr. A. D. 175-176. LIS (16). — A AVPHAIOC KOMMOAOC KAICAP » Romana. A. D. 175. — L AVREI COMMODVS CAES IMPERATORE E CESARE LEGGENDA 2.* Serie Alessandr. A. D. 176-177. LIZ (17). - AVTOK KAIC AAVPHAIOC KOMMOAOC » Romana. A. D. 175 al 177. — IMP CAES L AVREL COMMODVS ASSOCIATO ALL'IMPERO LEGGENDA 3.''' Serie Alessandr. A. D. 176-177. LIZ (17). — A AVPHAIOC KOMMOAOC C6B » Romana. A. D. 177 al 180. - L AVREL COMMODVS AVG APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 265 LEGGENDA 4.^ Serie Alessandr. A. D. 178179180. LIG (19) LK (20). — A AVPHAIOC KOMMOAOC C€B V nAT B » Romana. A. D. 179 al 180. — (COS II) SOLO ALL'IMPERO LEGGENDA 5.'' Serie Alessandr. A. D. i8o i8i. LKA (21). — A AVPHAIOC KOMMOAOC Ces V HAT 8 LEGGENDA 6.^ Serie Alessandr. A. D. 180-181 al 190-191. LKA (21) LAA(3i). — M A KO oppure KOM ANTCO oppure ANTION C€B eVC€B MAVP oppure AVPH KOM oppure KOMM oppure KOMMO ANTCOININOC » Romana. A. D. 180 al 191. ~ MAVREL COMMODVS ANTONINVS AVG- M ANTONINVS COMMODVS AVG (dal 183, PIVS) (dal 185, FELIX) LEGGENDA 7.'' Serie Alessandr. A. D. 191-192 al 17 Marzo 192. LAB (32) LVr (33). - A AIA AVP KOM eVC€ C€ EBVTV » Romana. A. D. 191. — L AEL AVR COMMODVS ANTONINVS PIVS FELIX A. D. 192. - L AEL AVREL COMMODVS AVO (Nella serie alessandrina s' incontrano altre leg- gende come: M AIA ANTCONINOC KOMMOAOC AVO- (sic) A M KOM ANTCO C€B €VC€B, etc; queste, per così dire, varianti sono dovute però a monetari poco pratici della lingua greca). 266 G. DATTARI Commodo l'anno i8o, il 17 Marzo rimase solo al potere. Quell'anno fa parte di due differenti anni alessandrini 179-180, 180-181; ma di più, in questo caso fa parte di tre epoche differenti, cioè: I* Epoca dal 29 Agosto 179, al 17 Marzo 180. Anno 20*"° (LK) vivente M. Aurelio. 2* Epoca dal 17 Marzo 180, al 28 Agosto 180 Anno 20""° (LK) dopo morto M. Aurelio. 3^ Epoca dal 29 Agosto 180, al 28 Agosto 181. Anno 21'"° (LKA) Se gli antichi numismatici si sono persi in un labirinto di date che non esisterono, in parte lo si deve a questa combinazione di epoche, in parte forse alla cattiva conservazione delle monete; ma, in gran parte è dovuto alla mancanza in loro di quella pra- tica, di quelle assottigliate conoscenze specialmente necessarie per ogni serie individualmente; il che è al di là di quanto si può domandare ad un solo individuo. Un minuto esame sulla regola tenuta dai mone- tari nel porre le date sulle monete rende impossibile quasi direi d' incorrere in errori simiH a queUi com- messi per le monete di Commodo. Difatti è da notarsi che, ogni qualvolta la data era composta di una sola cifra, solevano porre L a sinistra e A a destra, oppure LA o l^ alla sinistra o alla destra del tipo; quando la data era composta di due cifre, scrivevano, lK a s., A a d. o L KA, oppure l^a o LKA a s. o- a d., appare all'esergo. Quando però l'anno era il io""°, 20"''' o il 30"°, immancabilmente scrivevano L da una parte, I K A dall'altra. Pochi sono i casi che fanno eccezione a questa regola. Pur troppo confesso che ciò che ora cerco di dimostrare, io stesso non l' ho sempre osservato durante la descrizione delle 7000 monete che com- pongono la mia collezione; talvolta ho scritto a s., l K APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 267 ed ho omesso il segno interrogativo al posto delle unità, cioè, lK?; talvolta LK, senza distanziare L, dal K. Errori senza dubbio ; ma sovente furono sviste nel correggere le bozze e solo chi si è accinto a simili lavori può ammettere come certi errori sfuggano agli occhi dell'autore; molto più a chi non ha la pratica di tale lavoro. Chi dunque avesse osservato le regole che ho sopra citate, si sarebbe ben presto accorto che mo- nete per Commodo, solo al potere, portanti la data dell'anno 20"'" (LK), non esistevano. Mi si dirà che ne possano esistere ed essere tra quelle che fanno eccezione alle regole da me emesse o che per lo meno la terra un giorno potrebbe favo- rircene qualche esemplare. Credo potere rispondere con sicurezza e provare che non ne furono mai battute. Per provare questo è necessario risalire ai tempi di M. Aurelio e studiare V andamento della Zecca Alessandrina fino all'anno 21""" 180-181. Nei primi sette anni di regno di M. Aurelio il quantitativo della produzione segue l'andamento che si verifica sotto Adriano e quindi sotto Antonino Pio. Nell'anno 8""' si vede un certo rallentamento nella pro- duzione delle monete in mistura e questo si accentua più ancora nel io"'" anno, quando dopo quest'anno cessano per qualche tempo e gU spezzati in bronzo pure diminuiscono in numero e più specialmente i grandi bronzi. Nell'anno 17""' si vedono riapparire delle rare monete in mistura, come pure da quest'anno datano gh ultimi gran bronzi. Queste monete in mistura differiscono totalmente dalle primitive, la lega bassissima, la forma irregolare, l'arte di una tale decadenza fino allora sconosciuta. In questo stesso anno, come ho detto nell'appunto precedente, furono emesse per la prima volta mo- 268 G. DATTARI nete in mistura all'effigie di Commodo associato al- l'Impero; è da notare come queste sieno più regolari e l'arte un po' migliore che non in quelle emesse per M. Aurelio, nello stesso anno; la lega è la medesima. Dopo l'anno 17"'° le monete in mistura cessano (una sola dell'anno 20 è conosciuta, Feuardent N. 2092) e con quelle i grandi bronzi, mentre si ritrovano mo- nete di una nuova divisione eguali forse in modulo ai bronzi di terza grandezza, ma quasi un terzo meno spessi di quelli. Il Poole attribuisce la causa della poca produ- zione di monete allo stato in cui trovavasi l'Impero verso quei tempi: io invece sono di parere che quella non sia la causa principale; ma bensì direi che fino dai tempi di M. Aurelio si pensava ad una riforma del numerario, ed è molto probabile che la decisione di detta riforma sia stata ritardata dagli eventi; la vera causa io la troverei quindi nella riforma sopra accennata. Difatti come spiegare altrimenti il graduale ral- lentamento nella produzione della Zecca avvenuta dopo l'anno 7? come nell'anno 17""° la riapparizione di monete in mistura affatto differenti da quelle bat- tute sette anni prima? come spiegare che le nuove monete battute per Commodo dopo la morte del padre sono della stessa lega, di forma più appiattita sì, ma molto simili a quelle emesse nel 17"'" anno? L'arte pure non differisce da quelle. La scomparsa pure dei gran bronzi dopo l'anno 17'"° è forse la riprova di quanto ho emesso riguardo la riforma monetaria; le monete in mistura emesse nel 17'"" anno era di così bassa lega che il gran bronzo non poteva più fare parte della divisione monetaria, percui furono emessi quei nuovi tipi di bronzi unitamente a qualche raro medio bronzo, sempre però meno spessi di quanto lo fossero nei primi io anni. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 269 Dopo la morte di M. Aurelio e nell'anno 21*"" (LKA) la Zecca riprende un'andamento normale e come ho detto batte monete in mistura e in bronzo simili per lega, modulo e spessore a quelle del 17"'° anno di M. Aurelio e per cui non fecero che seguire quello che fu studiato, e provato quattro anni prima. Altri autori con giusta ragione hanno fatto co- noscere come i monetari Alessandrini quasi in tutti i tempi non lasciarono sfuggire l'occasione di bat- tere monete per il nuovo Imperatore eletto e tra gli esempi citati da loro, dirò a mia volta del caso che ho poco fa accennato, come nel 17'"° anno furono battute monete all'effigie di Commodo allora asso- ciato all'Impero. Alla morte di M. Aurelio la smania di battere moneta per Commodo non ebbe luogo e ciò per si- curo non sarebbe accaduto se invece di Commodo fosse stato eletto un'altro Imperatore. Commodo non era nuovo per loro, la riforma monetaria non era per anco decisa e la zecca con- tinuò a battere moneta all'effigie di Commodo con i coni o che avevano già servito, oppure che erano già pronti quando morì M. Aurelio. Questo credo sia pienamente provato dal piccolo bronzo di cui ho parlato in principio e del quale dò qui sotto r impronta e la descrizione. ^' - A AVPHAIOC KOMMOAOC CCB VnATB Busto laureato e palud.; testa di Commodo giovane a d. laureata. 1^ — Tyche in piedi a s., nel campo LK A (anno 21). 27© G. DATTARI Come si è veduto nel quadro comparativo delle leggende latine e greche, la serie latina nel i8o emise delle monete per Commodo con due differenti leg- gende; cioè legg. '^^ per quella parte dell'anno iPo in cui viveva ancora M. Aurelio, quindi la legg. 6" per le monete battute dopo il 17 Marzo 180. La zecca Alessandrina, per quanto si rileva dalla moneta che ne ho dato l'impronta, non solo non battè moneta con la nuova leggenda per quella parte dell'anno Alessandrino 20"'°, cioè tra il 17 Marzo ed il 28 Agosto (cinque mesi e mezzo) ; ma ne anche dopo il primo del nuovo anno (29 Agosto), ed anzi in quest'anno si emisero monete simili a quelle co- niate allorquando Commodo era associato all' Impero. Oltre le differenti leggende dell'anno 180, l'effigie di Commodo è giovane e senza barba sulle monete portanti la legg. 3"; è più vecchio e barbuto su quelle portanti la legg. ó"" e ciò tanto nella serie romana che nell'alessandrina. Dunque le monete Alessandrine della legg. 6* furono battute nel 180, qualche tempo dopo il 29 Agosto e, per quanto si è veduto, monete con quella leggenda non ne possono essere state battute tra il 17 Marzo ed il 28 Agosto 180. Dunque con tutta certezza si può stabilire che le monete di Commodo come solo imperatore datano dall'anno LKA (21) fino all'anno LAf (33). Nel Mionnet il regno di Commodo è talmente artefatto che stimerei il compito di questo appunto incompiuto, chiudendolo senza prima avere restituite al loro posto dovuto od annullate certe monete, la cui classificazione è erronea. Mionnet, N. 2317. La leggenda del diritto è difettosa; i tre titoli the AVTOKP, KAiC, C€B non furono mai portati da Commodo. La data del rovescio è pure difettosa, stantechè APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 27 1 Commodo fu fatto Cesare l'anno i6™° di M. Aurelio, per cui il diritto dovrebbe essere: AVTOKP KAIC A AVPHAIOC KOMM[OAOC]. La data del rovescio, stante la somiglianza della lettera € con 9, può darsi che sia LI0. N. 2318. La leggenda del diritto deve essere ricostituita come il Num. precedente. N. 2321. La leggenda del diritto principia come le leggende che non si ritrovano che nell'anno 21'"° e finisce come quello dell'anno 17"'°. La data del rovescio non potendo essere LK, il piccolo trofeo che il Mionnet ha veduto nel campo deve essere la lettera H, per cui LKH e la leggenda del diritto deve essere ricostituita: MAVP KOM ANTOO Cee €XC6B. N. 2322. Invece di LK deve essere LK B; per cui questa moneta è già descritta al N. 2334. N. 2324. Le date conosciute per questo rovescio sono LKA (24) LKC (25), per cui monete descritte ai N. 2346, 2357. N. 2325. La data deve essere LKH; per cui già descritta al N. 2367 ed il metallo è mistura invece di /E. N. 2326. Altro col LK . . . .; difatti la data è LK0; per cui descritto al N. 2382. N. 2327. Il modulo di questa moneta è dubbioso come tutte le altre marcate /E 9. Il modulo maggiore che si riscontra in questo regno quando Commodo fu solo Imperatore è il N. 8, per cui molto facilmente questa moneta è la medesima che il N. 2379 e la data LKH. N. 2328. La stessa moneta appartenente alla mia collezione porta la data LA. Dal N. 2329 al 241 1 benché qualche leggenda del diritto non confà assolutamente con le date e qualche descrizione è pure erronea; non ostante ho tralasciato di menzionare quei particolari, non essendo questo lo scopo presente. N. 2412. La data deve essere LA; per cui la stessa moneta del N. 2393. N. 2413. Invece di LA deve essere LKA; per cui descritta al N. 2329. N. 2414. La data deve essere LA; per cui descritta al N. 2394 ed il metallo è mistura e non /E. N. 2415. Non può essere LA; ma può darsi che sia LA. 34 272 G. DATTARI N. 2416. La data deve essere LA. per cui descritta al N. 2390, ed il metallo mistura. N. 2417. Come sopra; per cui descritta al N. 2392. N. 2418. Come sopra; descritta nel supplemento N. 463. N. 2419. Può essere LKS. N. 2420. Questa moneta il Mionnet giustamente dice non è Alessandrina. N. 2421. Può essere LKH. N. 2422. Deve essere LKH; per cui descritta al N. 2367 ed il metallo è mistura. N. 2423. Se la moneta è Alessandrina, il personaggio è Sa- rapis e allora descritta al N. 2384, ed il metallo mistura. N. 2424. Può essere LKA, oppure LAA. N. 2425. , „ LKr, „ LAr. SUPPLEMENTO. N. 445. La data deve essere LA; per cui descritta ai N. 2418 e 463. N. 446. Deve essere LKA; per cui descritta al N. 2332. » 447- » » LKH; „ „ „ 2377. „ 466. „ „ LA ; „ „ ai N. 2394 e 2414. „ 467. „ „ LKF; invece di Ammon deve dire Sa- rapis ; per cui descritta al N. 2342 ed il metallo è mistura. N. 468. Deve essere LKA; per cui descritta al N. 2410. 469. „ „ LKZ 470- V » LKZ 471. „ „ LKe ,, 2362. » 2361. „ 2388. 474. Date effacée. Questo rovescio credo sia il medesimo descritto al N. 2328 o per dir meglio è la stessa moneta e la data deve essere LA? APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 273 X. Strana leggenda sulle monete di Gordiano Pio. Quando a pag. 322 del mio catalogo, descrissi le monete N. 4698 e 4698 bis, datate dell'anno 1° (LA), con al diritto la testa di Gordiano Pio non laureata ed aventi per leggenda MANrOPAIANOCOCC€B; non poco fu il mio imbarazzo per dare una classificazione se non giusta, perlomeno ammissibile. La testa di Gordiano non laureata e la mancanza delle lettere A K in principio della leggenda, non lasciano dubbio che l'effigie si riferisce a un Cesare, molto pili che quelle monete sono del tutto simili alle altre monete di Gordiano Pio quando era ancora Cesare; d'altra parte, la parola C6B in fine della leg- genda, dal canto suo non lascia dubbio che significa C€B[ACTOC] [Augusto). Dunque la leggenda si addice in parte a un Cesare, mentre l'altra parte si riferisce ad un Augusto. L'apparenza dell'effigie è indiscuti- bilmente quella di un Cesare. Le lettere O C erano per così dire il trait d'union fra l'apparenza della moneta e la prima parte della leggenda, e la finale della leggenda. Fatto nuovo nella numismatica alessandrina e che, per quanto io sappia, non si riscontra in nes- sun'altra serie. Impressionato dalla storia, la quale ci dimostra quanta stima e rispetto il popolo e le truppe nutri- vano per il giovane Gordiano ancora Cesare; tanto che Balbino salvò se stesso ed il potere Imperiale, mostrando il piccolo Cesare, alle truppe allorché queste si sollevarono contro di lui; impressionato da quel passaggio della storia, conclusi che quella leg- 274 G. DATTARI genda volesse significare che Gordiano III, benché Ces'are, era considerato quale Augusto. Pensai dunque che le due lettere O C non fossero che il risultato di un' errore del monetario, forse poco pratico della lingua greca e che avesse scritto O C invece di CO C, che significa eguale, simile, e per cui la leggenda doveva essere letta M A roPAlANOC eoe C€B cioè a dire Marco Antonio Gordiano (sottinteso Cesare) simile 3.\V Augusto. Questa soluzione poco mi soddisfaceva e fu con riluttanza che, dopo descritte le monete di Gordiano Cesare, aprii il paragrafo intitolato, (Gordiano) (b) CAESAR AVGVSTVS? Il punto interrogativo è abbastanza significante per fare vedere quanto poco sicuro ero che la classificazione fosse giusta, e passai a descrivere le due monete in questione. Ciò non ostante non abbandonai le ricerche per dare a quelle lettere O C una migliore spiegazione: difatti quest' oggi credo avere raggiunto lo scopo. Gli storici sono quasi tutti d'accordo nel dire, che Gordiano Pio fosse figlio della figlia di Gor- diano I. Le parole O C, se non vengono precisamente a provar vera quella supposizione, per lo meno aff'er- mano che Gordiano Pio discendeva da Gordiano I. Mentre che le monete di Gordiano I e di Gor- diano II nella serie romana sono facihssime a con- fondersi fra di loro, i monetarii alessandrini hanno saputo evitare tale inconveniente. Le monete di Gor- diano padre, oltre a parecchie altre caratteristiche, si distinguono da quelle del figlio per la parola C€M[NOVj venerabile aggiunta alla leggenda. Sta il fatto che un medaglione battuto a Aegéa, Cilicia, pubblicato dal Sestini (Descr. p. 402), porta APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 275 al diritto i busti dei due Gordiani con la leggenda di eeoYC ropAiANOYC ceiviN aop ceee. Ambedue i Gordiani sono dunque chiamati C€MN ossia venerabili ; ma in questo caso si tratta di una moneta di consacrazione, il che non vuol dire che Gordiano II abbia portato , vivente , V epiteto di CGMNOY. Ho tenuto a chiarire questo punto, altrimenti le parole O C potrebbero interpetrarsi nel senso che Gordiano Pio fosse figlio di Gordiano II. Ciò premesso dirò come la strana leggenda delle due monete debba essere letta M AN rOPAlANOC O C[€MNOV] C€B[ACTOV] cioè a dire Marco Antonio Gordiano del venerabile Imperatore o meglio ancora discendente dal venerabile Imperatore. Credo che questa lettura sia la giusta e che troverà l'approvazione dei numismatici. Ancorché non lo fosse, le due monete da me classificate a Gordiano Pio Cesare Augusto devono far parte delle monete descritte a Gordiano Cesare e va per conse- guenza cancellata l'intestazione di Caesar Augustus. G. Dattari. L'ATELIER MONETAIRE D'AQUILEE PENDANT LA PKRIOUE CONSTANTINIENNE (Tav. IV) Classification chronologique des émtssions monétaires de Vatelier d Aquile e pendant la période Constantinienne. L'étude des émissions monétaires d'Aquilée pen- dant la période Constantinienne commence à la mort de Constance Chlore et à l'avènement de Constantin Cesar, évènements fixés par les auteurs au 25 Jiiillet 306. Mais je fais precèder cette étude de la descrip- tion de rémission frappée depuis le i^'' Mai 305. En effet le quadruple gouvernement imperiai ou tetrar- chie qui fut alors constitué, avec Constance Chlore et Galère Augustes, Sevère II et Maximin Daja Ce- sars, ne fut qu'en partie transformé après la mort de Costance Chlore. Si Sevère fut créé Auguste et Constantin Cesar, Galère d'autre part et Maximin gardèrent leurs rangs d'Auguste et de Cesar, et une partie des pièces déjà émises continuèrent à Tètre après ces évènements. La première émission dont la description va suivre fut frappée pendant le temps où l'atelier d\Aquilée appartint à Sevère, c'est à dire pendant tout son règne ; depuis le jour où il fut élevé au 278 JULES MAURICE rang de Cesar le i"' Mai 305 (') et regut en partage les anciens états de Maxiniien Hercule, l'Italie et l'Afrique (2) jusqu'a celui oìi il fut battu par l'armée du méme Hercule et de Maxence et assiégé dans Ravenne en Février ou Mars 307. L'atelier d'Aquilée tomba alors au pouvoir de Maxence dont tonte l'I- talie reconnut l'autorité ^3). Maximien Hercule dut ensuite se rendre à Trèves dans les Gaules où il assista au mariage de Con- stantin avec sa fiUe Fausta, le 31 Mars 307 (4). Une monnaie de Constaritin Cesar, frappée à Aquilée avec la legende Conserv. Urb. Sitae; en mème temps que des pièces analogues étaient émises à Rome, atelier de Maxence, prouve que l'atelier d'Aquilée était au pouvoir de ce dernier avant cette date du 31 Mars 307; à partir de laquelle Constantin porta le titre d'Auguste dans ses états et dans ceux de Maxence (5). Galère envahit ensuite à son tour l' Italie, mais il fut défait et cette invasion determina Maxence à faire étrangler Sevère qu'il gardait comme ótage (Avril 307) (6). (i) Clinton, Fasti Romani, Anno 305. (2) Anonymus Valesii, III, 5. " Severus suscepit Italiani et quidquid Herculius obtinebat. „ (3) La suite de ces évènements est déterminé par les auteurs suivants: Anonymus Valesii, IV, 9, io; Zosimi, Histor., lib. II, e. io. L'année est indiquée par les Fastes d'Idace: " Novies (idest Gal. Ma- ximiano) et Constantino; his conss. occisus Severus Romae „; et par S' Jerome; Hieronymi, Chronica, anno 2, 324: " Severus Caesar Galeno Maximiano contra Maxentius missus Ravennae secundo anno imperii sui interficitur. „ \ (4) Le jour est déterminé par le calendrier de Philocalus (C 1. L., t. I, p. 397-405), commentaires de Mommsen; l'année par le panégyrique lui-mème qui se classe par son regit entre l'invasion de Sevère et celle de Galère. (5) J. Maurice, L'atelier de Tarragone " Revue Numismatique „ 1900, P- 273. (6) Anonymus Valesii, IV, io. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 279 Première émission frappée depuis le i'^'' Mai joj jusqu'à la prise de l'atelier d' Aquilée par les troupes de Maximien Her etile et de Maxence en Février ou Mars joy. Pendant le cours de cette émission, Galère et Constance Chlore Augustes, Sevère II et Maximin Daja Césars composèrent la tetrarchie imperiale qui dura du i^'^ Mai 305 au 25 Juillet 306, date de la mort de Constance Chlore ; puis à partir du 25 Juillet 306 Sevère remplaga Constance comme Auguste et Con- stantin prit la place de Sevère comme Cesar. L'on eut alors Galère et Sevère Augustes, Maximin et Constantin Césars, jusqu'au mois de Février 307 (^). Les foUes de cette émission sont les grandes pièces de bronze du système de Dioclétien; pesant en moyenne à peu près io grammes et ayant 27 millimètres de diamètre. Première partie de r émission, antérieure au 2j Juillet jo6. Première sèrie. Avec les lettres dans le champ du revers et les exer- gues suivants: s|f s|f s|f aqp aqs aqt (i) Les pièces de Constantin Cesar n'ont été frappées qu'à partir du 25 Juillet 306. Toutes les hypothèses qui ont été basées sur la gran- deur et le poids des grands folles de bronze pour prouver que certaines de ces monnaies à l'effigie de Constantin avaient été frappées du vivant de Constance Chlore tombent devant l'observation de l'irrégularité de la grandeur et du poids de celles de ces monnaies qui sont certainement contemporaines. 35 28o JULES MAURICE I. On trouve au revers: PROVIDENTIA • DEORVM • QVIES • AVGG • La Providence debout à droite en face d'une femme qui tient un rameau baissé et un sceptre. i.° Au droit: D • N • DIOCLETIANO • FELICISS • SEN • AVG- • Son buste laure à droite, portant le manteau imperiai, tenant une branche de laurier et le foudre. Cohen, 426, fr. 8.019, off- p- Coli. Gnecchi, off. p. x (Planche IV, n. I) (I). 2.° D • N • MAXIMIANO • BAEATISSIMO • SEN • AVG- Buste analogue. Cohen, 491, fr, 8.235, 9 gr., 95 e, 22 m.m. (2), off. s. Coli. Gnecchi, off. s. Deuxième sèrie (3). Ave e les exergues: AQP AQS AQT I. On trouve au revers: FIDES- MILITVM • La Fidélité debout de face regardant à gauche, tenant de chaque main une enseigne militaire. Au droit: D • N • MAXIMIANO • SEN • INV • AVG • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Voetter (4), br. mvs., off. p; pièce décrite dans Tanini; supplément à Banduri: Numismatica Romana, p. 211. II. Au revers méme legende ; mais la Fidélité assise à gauche tenant une enseigne de chaque main. (i) Les monnaies de Dioclétien et de Maximien Hercule {Seniores Augusti) furent frappés dans tous les ateliers après qu'ils eurent depose la pourpre le i"" Mai 305. (2) Abbréviations employées pour designer les collections: fr. =»= Cabinet de France; br. mvs. =: British Museum; h. mvs. v. = Hos- Museum Wien; mvs. t. = Museo di Torino. En outre: gr. = grammes; e. =: centigrammes ; m.m. := millimètres; off. = officine. (3) Une sèrie monétaire est un ensemble de pièces portant les mémes exergues, signes ou lettres dans le champ. Plusieurs séries différentes peuvent étre contemporaines dans une méme émission ou partie d'émission. (4) J'indique par le nom du colonel Voetter sa collection qui est la plus importante de toutes en monnaies de bronze de l'epoque Constan- tinienne. l'atelier monétaire d'aquilée, ecc. 281 i.° Au droit: IMP • MAXIMIANVS • P- F- AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 113 de Hercule attribuable à Galère. En eflfet Galère était Auguste tandis que Hercule ayant abdiqué avait pris le titre de Senior. BR. Mvs. Coli. Gnecchi, off. p. 2.° IMP • CONSTANTIVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree a droite. Cohen, 43, fr. 8.293-94. Coli. Gnecchi, 9 gr., 70' e, 27 m.m., off. p. s. III. Au revers: FIDES • MILITVIVI • AVG-G • ET • CAESS • NN • La Fidélité debout de face regardant à gauche tenant un enseigne militaire de chaque main. I." Au droit: IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AV(y • Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure tenant un sceptre sur l'épaule et un bouclier. Cohen, 123 de Hercule, attribuable à Galère, br. mvs., fr. 8.090. Coli. Gnecchi, off. p (Planche IV, n. 2). 2.° IMP • MAXIMIANVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 124 de Hercule attribuable à Galère, fr. 8.091, 9 grammes, 40 ctg. Coli. Gnecchi, off. p. 3.° IMP • CONSTANTIVS • P • F • AVG • Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure, tenant un sceptre sur l'é- paule et un bouclier, Cohen, 47, br. mvs., off. s. 4.° Meme legende avec sa téte lauree à droite. Cohen, 45, br. mvs., fr. 8.299; 8.300, 9 gr., 75 ctg., 27 m.m. Coli. Gnecchi, off. s. IV. Au revers: VIRTVS • AVG-G • ET • CAESS • N • N • L'empereur à cheval, en habit militaire, galopant à droite, tenant un bouclier de la main gauche et per^ant de sa baste un ennemi à genoux et qui a perdu son bouclier ; on voit en arrière sous les pieds du cheval un autre ennemi étendu sur le dos et un boucher, i.° IMP • MAXIMIANVS • P • F • AVG • Son buste casque et cuirassé à gauche, tenant une baste et un bouclier. Cohen, 615 de Hercule attribuable à Galère, br. mvs., off. p. 2." IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AVG- Buste laure à droite. Coli. Gnecchi, off. s. 282 JULES MAURICE 3.° IMP • CONSTANTIVS • P • F • AV& • Buste analogue. Cohen, 305, fr. 8.458, 9 grammes, 85 e, 27 m.m., off. s (Planche IV, n. 3). Le revers de cette pièce est le mème que celui décrit pour la sèrie sauf que l'ennemi sous les pieds du cheval est percè d'un javelot. 4.° SEVERVS • NOB • CAES • Buste analogue. Cohen, 72, br. mvs., fr. 8.768-69, io gr., 75 c.^ 28 m.m. Coli. Gnecchi, off. S-T. 5.° MAXIMINVS • NOB • CAES • Buste analogue. Cohen, 195, br. mvs., fr. 8.906, 28 m.m. Coli. Gnecchi, off. t. 6.° Meme legende. Son buste vu de dos, laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 197, fr. 8.907, off. t. Meme revers que pour la sèrie, sauf que le vaincu sous les pieds du cheval est assis. V. Meme legende du revers, mais comme type : Mars nu, le manteau flottant marchant à droite, portant une baste et un tropbée. i.° Au droit: SEVERVS • NOB- CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, 69, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. x. 2.° MAXIMINVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, 188, br. mvs., off. x. 3.° Meme legende. Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure, tenant un sceptre et un bouclier. Cohen, 190. Coli. Gnecchi, off. x. Musèe Brera; 27 m.m. La pièce d'or suivante de Sevère Cesar fut frappée avec cette première partie de l'èmission. VI. Au revers: FELICITAS • CAESS • N • N • La Félicité assise à gauche tenant un caducée et une cerne d' abondance avec l'exergue ; les pièces d'or ne portant gène- A Q ralement pas de lettre d'officine. Au droit: SEVERVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, io, fr. 1.487, 5 gr., 20 m.m., pièce de l'espèce du 60"^ à la livre (i). (i) Pour la détermination des pièces d'or cfr. O. Seeck, Die Munz- pólitik Diocletians und seiner Nachfolger " Zeitschrift fur Numismatik „ XVII. l'atelier monétaire d'aquilée, ecc. 283 Deuxième partie de l'émission; postérieure au 2j Juillet jo6 (j). I. On trouve au revers: FIDES • MILITVM • AVO-Q- • ET • CAES • N • N • La Fidélité debout de face, regardant à gauche, tenant une enseigne militaire de chaque main. i.° Au droit: IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AV& • Cohen, 123. Coli. Gnecchi, pièce déjà décrite, off. p. 2.° IMP • MAXIMIANVS • P • F • AV& • Cohen, 124. Coli. Gnecchi, off. p. 3.° IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AVG- • Buste cuirassé et avec le casque laure à gauche, tenant un sceptre sur l'épaule. Coli. Gnecchi, off, p. 4.° IMP • C • SEVERVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 16, fr. 8.735, 7 Z^n 9° ^ì 28 m.m. Coli. Gnecchi, off. s. 5.° Meme legende. Son buste casqué et cuirassé à gauche, tenant un sceptre et un bouclier. Cohen, 17, fr. 8.736, off. s (Planche IV, n. 4). II. Au revers: Meme legende; mais la Fidélité assise à gauche tenant une enseigne militaire de chaque main. 1." Au droit: IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 120 de Hercule attribuable à Galère, fr. 8.088, io gr., 20 e, 28 m.m. Coli. Gnecchi, off. s. 2.° Meme legende. Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure tenant un sceptre sur l'épaule et un boucher. Cohen, 121 idem. fr. 8.089, off. s. 3.° IMP • C • SEVERVS • P • F • AVO- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 15, fr. 8.734, io gr., 26 m.m., off. s. III. Au revers : • VIRTVS • AVG-G- • ET • CAESS • N • N • L'empe- reur à cheval, en habit militaire, galopant à droite, te- (i) Cette partie de l'émission est caractérisée par les pièces de Sevère Auguste et de Constantin Cesar. 284 JULES MAURICE nant un bouclier de la main gauche et pergant de sa baste un ennemi à genoux et qui a perdu son bouclier. Sous Ics pieds du cheval en ardere, un autre ennemi conche à terre et un bouclier. i." Au droit: IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AVG • Sa tète lauree à droite. Cohen, 616 de Hercule; à attribuer à Galère. Coli. Gnecchi; br. mvs., off. p. 2.^* Meme legende. Son buste cuirassé à gauche avec le casque laure tenant un sceptre on une baste et un bouclier. Pièce inèdite, br. mvs., off. p. 3° IMP • C • SEVERVS • P • F • AVG- • Buste analogue. Cohen, 75, br. mvs., off. s. 4.° MAXIMINVS • NOB • CAES • Buste analogue. Cohen, 195, off. t (i). 5.° Meme legende. Sa téte lauree à droite. Cohen, 198. Coli. Gnecchi, off. t. 6." CONSTANTINVS • NOB • CAES • Buste analogue aux pré- cédents. Cohen, 673, br. mvs., fr. 9.174, 26 m.m. Coli. Gnecchi, off. t. Au revers de cette pièce de Constantin; l'ennemi est parfois assis sous les pieds du cheval, parfois couché. 7.° Meme legende. La téte lauree à droite. Cohen, 674, fr. 9.179, off. x. IV. Au revers. Meme legende. Mars nu, le manteau flottant, marchant à droite, portant une baste et un trophée. i.° Au droit: MAXIMINVS • NOB • CAES • Sa tète lauree à droite. Cohen, 188, mvs. t. Coli. Gnecchi, off. x. 2.° Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 189, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. x. 3.° CONSTANTINVS • NOB • CAES • Sa tète lauree à droite. Cohen, 670, fr. 9.170, 11 gr., 35 e, 26 m.m., off. x. (x) On peut remarquer que les Césars ont la lettre d'officine x. l'atelier monéta ire d'aquilée, ecc. 285 4.° Meme legende. Buste analogue à celui de Maximinus. Cohen, 670, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. x. V. VIRTVS • CONSTANTINI • CAES • Constantin laure, galopant à droite, tenant de la main gauche un bouclier et per- gant de sa baste un vaincu suppliant à genoux; sous les pieds du cheval un ennemi couché sur le dos et un bouclier. Au droit : CONSTANTINVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, 686, br. mvs., mvs. t., 29 m.m. Coli. Gnecchi, off. t. VI. La pièce salvante, commémorative de Constance Chlore dut étre frappée en méme temps que d'autres similaires r étaient à Tarragone (i), vers la fin de cette émission, quand s'abaissa le poids des monnaies. On trouve au revers : MEMORIA • DIVI • CONSTANTI • et comme type: Un grand autel carré sur la face antérieure duquel on volt des tétes de boeufs, des croissants et le signe I ; au dessus un aigle déployé tenant une couronne en son bec. Au droit: DIVO • CONSTANTIO • AVG- • Son buste voile à droite. Cohen, 174, fr. 8.423, 7 gr., 20 e, 26 m.m., 8.424-25, off. x. Les pièces d'or suivantes se classent dans cette émission, car Maxence dès qu'il se fut emparé de l'atelier d'Aquilée n'y émit plus de méme qu'à Rome que les monnaies de Hercule, de Constantin et les siennes, car il était en guerre avec Galère et les empereurs qui suivaient la politique de Galère comme Maximin. I. Au revers : HERCVLI • COMITI • CAESS • NOSTR • Hercule nu debout à gauche, tenant de la main droite une branche de laurier et de la gauche une massue et la peau de lion. Au droit : MAXIMINVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Pièce inedite, voisine de Cohen, 103, h. mvs. v., 13.669, 5 gr., 60 e, 20 m.m., espèce du 60"® à la livre. II. Au revers: • lOVI • CONSERVATORI • CAESS • N • N • Jupiter à demi-nu debout à gauche, tenant le ioudre et un sceptre. (i) J. Maurice, L Atelier monétaire de Tarragone " Revue Numisma- tique, „ 1900, p. 272-73. 286 JULES MAURICE Au droit : MAXIMINVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, 129, h. mvs. v., 25.094, 5 gr., 60 e, 20 m.m. Ces deux monnaies présentent l'exergue — !-, les pièces d'or ne portant généralement pas de lettres d'officines. Cohen a repris dans Tanini la pièce d'or suivante avec l'exergue qui semble devoir étre plutót l'exergue d'un médaillon. SM AQ IH. Au revers : FELICITAS • SAECVLI • CAESS • N N • Deux Victoires debout, tenant un bouclier sur lequel on lit Vie • CAESS • Au droit : MAXIMINVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, 13. Tanini, supplément à Bauduri. Deuxième émìssìon frappée depuis la prise de possession de l'atelier d'Aquilée par Maxence en Février joy jusqu'à la fermeture de l'atelier a la fin de jog. Des monnaies de Constantin Cesar portant au revers la legende Conserv. Urb. Suae, caractéristique de cette émission, furent frappées à Aquilée, au début de l'émission. Or ces monnaies sont antérieures à la reconnaisance de Constantin comme Auguste par Maximien Hercule et par Maxence, reconnaissance qui eut lieu officiellement à Trèves le 31 Mars 307 lors du mariage de Constantin avec Fausta fille d'Hercule ('), L'atelier d'Aquilée qui était tombe au pouvoir de Maxence dès le mois de Février 307, ainsi qu'on l'a vu plus haut, frappa donc ces monnaies de Constantin Cesar jusqu'au 31 Mars 307. À partir de cette date, les ateliers de Rome et d'Aquilée qui étaient au pouvoir de Maxence émirent (i) Cfr. EuMENii, Panegyric, VI, cap. I {Maximiano et Constantino dictus). — J. Maurice, L'atelier monétaire de Londres " Numisniatic Chronicle, „ 1900, p. 113. l'atelier monétaire d'aquilée, ecc. 287 des monnaies aux effigies de trois Augustes : Maxi- mien (Hercule), Constantin et Maxence. Ce dernier ayant ensuite chassé son pére d'Italie ('), Maxinien se refugia auprès de Constantin. Maxence ayant rompu avec eux ; n'émit plus que ses propres monnaies à Rome (2) Gomme à Aquilée. Cette rupture entre les empereurs, indiquée par les auteurs, est confirmée par le changement des consulats à Rome au mois d'Avril 308 ; Maxence et Romulus son fils s'y trouvent seuls consuls à partir de cette date en place de Hercule et de Galère (3). L'atelier d' Aquilée frappa ensuite comme celui de Rome des monnaies sur lesquelles fut inscrit le consulat II de Maxence, au cours de l'année 309. Mais tandis que l'atelier de Rome émit en 310 des monnaies commémoratives du jeune Romulus mort en 309 et de Maximien Hercule (4) mort dans la première moitié de l'année 310 (s); l'atelier d'Aquilée ferma à la fin de 309 car ces pièces n'y parurent pas. Une courte invasion de Galère en Italie, au (i) Anonymus Valesii, III, 8; Zosime, II, ii ; Eumen., Panegyric, VII, 14; IX, 3; Lactantii, De morte persecut., cap. XXVIII; Eutrop., Breviar, X, 3 (Herculius tamen. Maximianus, post haec, in concione exercitus, fìlium suum nudare conatus est. Inde ad Gallias profectus est). (2) J. Maurice, L'atelier monétaire de Rome " Revue Numismatique „ Paris, 1889, p. 344-46. (3) Le Chronographe de JJ4 (cfr. Monumenta germaniae historica ant., lib. IX, p. 67) indique ce changement dans sa liste des consuls qui sont ceux reconnus à Rome. A cet égard voir Otto-Seeck, Geschichte des LJntergangs der Antiken Welt, p. 97 et 485. (4) J. Maurice, L'atelier monétaire de Rome " Revue Numismatique „ 1899, p. 348-352- (5) Idalius in Fastis. Maxentio, III solo (cons.) diem functus Maxi- mianus senior. Cette mort est antérieure au 25 Juillet date des quinquen- natia de Constantin, car le Panégyrique d'Eumène, VII, prononcé alors devant Constantin Auguste et qui parie de cette mort qu'il explique et justifie (cap. XX) , aurait fait mention des quinquennalia en question s'ils eussent été accomplis. 36 288 JULES MAURICE cours de cette émission, en Avril 307, n'a pas laissé de traces dans les frappes monetaires (^l Les monnaies de bronze de cette émission sont des folles d'un poids moyen moindre que celui des bronzes de Témission précédente; à l'exception de quelques pièces frappées probablement les premières; elles ont un poids moyen de 6 grammes, 50 e. ; un diamètre moyen de 25 millimètres. Avec les exergues: AQP AQS AQT I. On trouve au revers: • FELICITAS • PVBLICA • La Félicité debout à gauche, les jaiiibes croisées, tenant un caducée et appuyée sur une colonne. Au droit: • IMP • C • MAXENTIVS • P • F • AVG • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 58, 28 m.m. Coli. Gnecchi, gr. 8.900. Voetter, off. s (Planche IV, n. 5)- Monnaie d'un poids et d'un diamètres égaux à ceux des folles de l'émission antérieure. II. Au revers: CONSERV -VRB • SVAE- Rome assise de face, regardant à gauche, dans un tempie à six colonnes, tenant un sceptre et un globe; une couronne au fronton du tempie, Au droit: CONSTANTINVS • NOB • CAES • Sa téte lauree à droite. Cohen, 80, BR, Mvs., 6 gr., 98 e, 25 m.m. Coli. Gnecchi, off. x (Planche IV, n. 6). Cette monnaie de Constantin Cesar est rare, ce qui ne peut sur- prendre, puisqu'elle n'a pu etre frappée que depuis le début de l'émission jusqu'au 31 Mars 307. III. Meme legende du revers et méme type, mais quelquefois un bouclier à còte de Rome; sur le fronton du tempie un croissant. (i) Invasion très courte. Galère craignit la défection de ses troupes (AuREL. Victor., De Caesaribus, 40). Son armée se retira en dévastant le pays, sàns livrer aucune bataille. Zosime, Hist., Il, io; Irtt ttjv kìnt^ l'atelier monétaire d'aquilée, ecc. 289 i.° Au droit: IMP • C-CONSTANTINVS • P • F • AVG • Sa téte lauree à droite. Cohen, 78, fr. 9.079, 6 gr., 96 e, 25 m.m., br. mvs. Coli. Gnecchi, oif. s. t. Cette monnaie fut frappée entre le 31 Mars 307 et le mois d'Avril 308, ainsi que cela ressort des explications données. 2.° IMP • C • MAXIMIANVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 64, fr. 8.070 à 8.073. Coli. Gnecchi, off. p. s. t. Cette monnaie de Maximien Hercule fut frappée depuis le début de cette émission jusqu'au mois d'Avril 308, ainsi que cela ressort des explications données plus haut. Cette pièce présente sur le fronton du tempie au revers parfois une étoile parfois un croissant. 3.° IMP • C • MAXENTIVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 21, fr. 8.962, 25 m.m., br. mvs., off. s. x., mvs. t., off. p. Coli. Gnecchi, off. p. s. Cette pièce présente sur le fronton du tempie au revers une couronne, une étoile et un croissant. Ces monnaies de Hercule, de Maxence et de Constantin Augustes ont des revers à peu près identiques et des droits analogues qui prouvent la contemporanéité de leur frappe. 4.° Meme legende. Buste casqué et cuirassé à gauche avec un bouclier. Inédit. Coli. Gnecchi, off. s. Les monnaies suivantes au contraire durent étre émises pour la plus part après la rupture de Maxence avec Constarltin et Hercule. Meme revers. IV. Meme revers. 5.° Au droit: IMP • C • MAXENTIVS • P • F • AVG • CONS • Son buste laure à gauche avec le manteau imperiai, tenant un sceptre surmonté d'un aigle. Cohen, 29, fr. 8.951, off. x. Coli. Gnecchi, off. s. 6° IMP- MAXENTIVS -PF- AVG- COS- II- Avec le méme buste à droite. Cohen, 32, fr. 8 952-53, 6 gr., 70 e, 34 m.m., 8.954-55, off- p- t. Coli. Gnecchi, off. p. s. x. Cette monnaie est datée de l'année 309 par le consulat II de Maxence (Planche IV, n. 7). V. Meme legende du revers; Rome assise à gauche sur un bouclier dans un tempie tétrastyle; tenant de la main 290 JULES MAURICE gauche un sceptre et ofifrant un globe à Maxence, qui debout à droite, en habit militaire, pose le pied sur un captif assis et tient un sceptre. Sur le fronton du tempie la Louve avec Romulus et Rémus. Des Victoires aux extrémités rampantes du fronton. Au droit : • IMP • C • MAXENTIVS • P • F • AVG • Sa téte lauree à droite. Cohen, 42, fr. 8.976-78, 6 gr,, 50 e, 25 m.m. Coli. Gnecchi, off. p. s. t. VI. Au revers: FIDES • MILITVM • La Fidélité drapée debout à gauche, tenant une.enseigne militaire de chaque main. i.° Au droit: IMP • C • MAXENTIVS • P • F • INV • AVG- • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 69, Voetter, off. s. 2.° IMP • MAXENTIVS • P • F • INV • AV& • Sa tète lauree. Citée dans Tanini, op. cit., p. 244, coUection de Waldeck. Des monnaies analogues ont été frappées a Rome au cours d'une émission caractérisée par ies exergues R B P e R B Q, du mois d'Avril 308 jusqu'à la fin de 309. L'atelier d'Aquilée fut ferme à la fin de 309, lorsque Maxence ouvrit celui d'Ostia situé plus au centre de ses états et moins proche d'une frontière ennemie (^\ Il ne fut réouvert qu'après la conquéte et la pacification de l'Italie par Constantin, lorsque cet empereur fit frapper des émissions parallèles à Rome et à Aquilée ; quoique cette dernière ville ait été de celles qui avaient envoyé leurs délégués pour faire leur soumission au nouveau conquérant, dès le début de la guerre, lorsqu'il était encore dans le Nord de l'Italie (2). (i) L'atelier d'Ostia émit comme celui de Rome en 310; des monnaies avec la legende : Imp . Maxentius . Divo . Romulo . Nu . Filio . (2) EuMENii, Panegyricus, IX {Incerti Paneg. Constantino) cap. XI: Cùm enim dato obsessis tempore poenitendi, Aquileiam quoque de legatis eorum ac supplicibus, recepisses, cuncti se tibi dedidissent, quos obsidendo servaveras, ignovisti omnibus, ut vitam quam desperaverant reddidisli. L ATELIER MONETAIRE D AQUILEE, ECC. 29I Troisième émission frappée depitis le' 28 Odohre J12 jusqu'à Mai oh Juin 313. En effet Constantin prit Rome le 28 Octo- bre 312(0, et l'atelier de Rome frappa à partir de cette date une émission monétaire tout à fait ana- logue à celle d'Aquilée qui va ètre décrite. Ces émis- sions contemporaines de Rome et d'Aquilée contien- nent des monnaies de Maximin Daja, avec celles de Constantin et de Licinius, tous trois Augustes. J'ai démontré dans une étude sur l'atelier de Rome que Constantin resta en effet indifférent à la guerre qui eut lieu entre Licinius et Maximin (2) au mois d'Avril 313 et qui se termina par la défaite de Maximin le 30 Avril 313 à Tzirallum en Thrace (3), et sa fuite à Tarse, au sud du laurus en Cilicie,. oli la mort le surprit, à la fin de Mai ou au commencement de Juin (4). Ce fut lorsque la défaite de Maximin fut definitive, au mois de Mai 313 que Constantin dut cesser la frappe de ses monnaies, car il le reconnaissait encore comme Auguste pendant la guerre (s). Les monnaies de bronze de cette émission sont de petits folles tout à fait différents de ceux qui ont été frappé lorsque l'atelier se trouvait au pouvoir de Maxence. Ils pèsent en moyenne un peu plus de 3 grammes, 50 centigrammes, ont 21 millimètres de diamètre. (i) 7^'' Adventus Divi; calendrier de Philocalus, C. l. L., t. I, p. 397. (2) L'atelier monétaire de Rome " Revue Numisiriatique „ 1899, p. 464. (3) Lactantius, De morte persecutorum, cap. 45. Diei kalendarum Maiarum. L'année est déterminée pas la suite des évènements. (4) Lact., Iqc. cit., cap. 49; Zosime, Hist., lib. II, 17. (5) Notamment le 15 Avril 313. Le rapport d'Anulinus à Constantin sur le Donatisme mentionne en eflfet trois Augustes, cfr. Sancti Augu- STiNi, Brev., Ili, 8, 24 ; Epistolae, 88, 2 ; voir pour la date Harnack : Alte Christliche Litteratur bies Eusebius, t. II, p. 747, 292 JULES MAURICE Avec les exerg^ues AQP AQS AQT I. On trouve au revers: GENIO • AVG-VSTI • Genie coififé du modius debout à gauche, à demi-nu, tenant une come d'abondance et versant la libation d'une patere sur un autel allume à ses pieds à gauche. 1." Au droit: CONSTANTINVS • P • F • AVG • Son buste laure et cuirassé à droite. Pièce inèdite diffère de Cohen, 178 par la présence de l'autel au revers. Voetter, 21 m.m., off. p. 2° IMPLIC-LICINIVS-PFAVQ-- Sa téte lauree à droite. BR. Mvs, FR. 14111, 21 m.m., 3 gr., 60 e. Voetter, off. x. Cette pièce n'est pas décrite dans la 2™* édition de Cohen. 3.° IMP • MAXIMINVS • P • F • AVe • Sa tète lauree à droite. Cohen, 30, br. mvs. Voetter, off. p. s. II. Au revers: SOLI • INVICTO • GOMITI • Le Soleil radié à demi-nu, debout à gauche, levant la main droite et tenant un globe; à ses pieds à gauche un captif est assis, les mains liées derrière le dos et retourne la téte. i.° Au droit: CONSTANTINVS • P • F- AVG • Son buste laure à droite avec le manteau imperiai. Cohen, 520, h. mvs. v. Coli. Gnecchi. Voetter, off. p. 2.° IMP • L • LICINIVS • P • F • AVO • Sa téte lauree à droite. Pièce inèdite. Voetter, off", s, 21 m.m. 3° IMP • MAXIMINVS • P • F • AVG • Sa téte lauree à droite. Cohen, 173, br. mvs., mvs. t. Coli. Gnecchi. Voetter, off. s. III. Au revers: • MARTI • CONSERVATORI • Mars debout à droite, en habit militaire et le manteau attaché sur l'épaule, tenant une baste renversée et appuyé sur un bouclier. i.° Au droit: CONSTANTINVS • P • F- AVG- Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 337, mais sans cuirassé. Voetter, off. p (Planche IV, n. 8). 2.° IMP • MAXIMINVS • P • F • AVG • Sa téte lauree à droite. Pièce inèdite. Voetter, off. p. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 293 IV. Au revers: lOVI • CONSERVATORI • Jupiter à demi-nu, debout à gauche, le manteau sur l'épaule gauche, tenant le fondre et un sceptre. Au droit: • IMP • LICINIVS • P • F • AVG- • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 86, mais sans aigle au revers. Voetter, 21 m.m., br. mvs., off. s. V. Au revers: lOVI • CONSERVATORI • AVGG • Jupiter à deminu debout à gauche, le manteau attaché sur l'épaule gauche, tenant le foudre et appuyé sur un sceptre; à ses pieds à gauche un aigle tenant une couronne en son bec, i.° Au droit : IMP • MAXIMINVS • P • F • AVG- • Sa téte lauree à droite. Pièce inèdite. Voetter, off. p. Coli. Gnecchi, off. s, revers de Cohen, 123 (Planche IV, n. 9). 2.° IMP • LIC • LICINIVS • P • F AVG • Sa téte lauree à droite. Pièce inèdite. Voetter, off. r, revers de Cohen, 105. 3.° CONSTANTINVS • P • F • AVG- • Son buste laure et cuirassé à droite. Pièce inèdite. Voetter, 21 m.m., off. s, revers de Cohen, 305. Depuis la mort de Maximin Daja en Juin 313 jusqu'à l'avènement des Césars Crispus, Constan- tin II et Licinius II, au i^'" Mars 317, l'Atelier d'A- quilée resta ouvert ainsi qu'en témoignent les faits suivants. De petits folles d'un poids et d'un diamètre moyens encore supérieurs à ceux du denier de Constantin; pesant fréquemment de 3 grammes 80 e. à 3 gr, 90 e; offrant un diamètre moyen de 21 mm., furent émis antérieurement à la guerre entre Con- stantin et Licinius qui debuta en Septembre 314 (^) car après cette date le denier Constantinien, pe- tite pièce de bronze du poids moyen de 3 grammes (i) La bataille de Cibales en Pannonie Infér.: est du 8 Octobre; la campagne antérieure dut prendre un certain temps. 294 JULES MAURICE 50 centig., fut frappé à Texclusion des folles dans tous les états de Constantin. Pendant cette guerre qui occupa les mois de Septembre, Octobre et Novembre (^), les monnaies de Constantin avec la legende Soli Invicto Corniti continuèrent à étre émises à Aquilée ainsi que dans plusieurs ateliers de l'empire (2) en mème temps que des pièces d'or portant la legende Soli. Corniti. Aug. N. le furent à l'effigie seule de Constantin. Lorsqu'ils eurent fait la paix, Constantin et Licinius prirent le consulat en commun le i^'^ Janvrier 315 O). L'activité de l'atelier d'Aquilée pendant la période qui va du i^"" Janvrier 315 au i^'' Mars 317 est attestée par la frappe des monnaies portant la legende Adventus Augusti N. à l'effigie de Constantin ; monnaies qui furent émises à Toccasion de l'entrée de Constantin à Rome le 18 Juillet 315 <4); et par le commencement de l'émission de deniers de bronze du système Con- stantinien. Quatrième émìssion première partie; frappée depuis Jiiin 31^ jusq'au milieu de Pannée J14. I. On trouve au revers : SOLI • INVICTO • GOMITI. Le Soleil radié, à demi nu, debout de face re^ardant à gauche, le manteau attaché sur l'épaule gauche, levant la droite (i) La bataille de Mardie en Trace est du mois de Novembre. Cfr. O. Seeck, Geschichte des Untergangs d. Antiken Welt, p. i6r et 501. (2) A Tarragone notamment avec la croix Grecque sur ces pièces. (3) Idatius in Fasiis. Constantin et Licinius sont Augg., IV. — O. Seeck, Geschichte d. Untergangs d. A. Welt. Berlin, 1897, p. 164. (4) Ainsi qu'il sera démontré plus loin, cette legende ne peut s'appliquer qu'à l'entrée de Constantin à Rome à l'occasion de ses Decennalia célebrées à Rome en 315. l'atelier monétaire d'aquilée, ecc. 295 et tenant un globe; à ses pieds à gauche, un captif assis à terre, les mains liées derrière le dos et rotournant la tète. Au droit : IMP • CONSTANTINVS • P • F • AVG- • Son buste lauree, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 519. Voetter, off. p. s. t, poids 3 gr., 80 e. (Planche IV, n. io). II. Meme legende du revers. Meme type sans le captif. Meme droit. Cohen, 536, br. mvs., 4 gr., 2 e. Voetter, off. p. s. t. Ces monnaies présentent également le buste simplement laure et drapé; ou laure et cuirassé parfois avec une tète de Meduse sur la cuirassé. Voetter. III. Au revers : • lOVI • CONSERVATORI. Jupiter à demi-nu, debout à gauche, le manteau sur l'épaule gauche, tenant le foudre et un sceptre. Au droit : IMP • LICINIVS P • F • AVG • Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, n. 86, mais sans aigle au revers. br. mvs., fr. 14133. Coli. Gnecchi. Voetter, 3 gr., 90 e, 21 m.m., off. s. Toutes les pièces portant les légendes Jovi Conservatori et Conser- vatori Aug ou Augg. sont mal décrites dans Cohen. IV. Meme revers mais avec un aigle aux pieds de Jupiter à gauche. Meme droit. Cohen, 86. Voetter, off. s. Monnaies commémoratives. M.' le Colone! Voetter a publiée dans les comp- tes rendus de la Societé Numismatique de Vienne en 1895 (^) une étude sur ces monnaies commémora- tives de Claude le Gothique, de Constance Chlore et de Maximien Hercule. Il a montré qu'il en existe de deux sortes: i° De plus petites frappées en 323 avant la seconde guerre qui eut lieu entre Constantin (1) O. Y OETTZR, A/iHenmunzen kaiser Constantin d. Grossen ; \ex\ag. d. Clubs der Mi'mzen ttnd Medaillen freunde. Wien, 1895. Les pièces sorties de l'atelier de Rome sont de deux grandeurs trcs distinctes. 37 a^Ó JULES MAURICE et Licinius; 2° de plus grandes frappés avant la i"^ guerre entre les deux empereurs, celle de 314. Les deux émissions auraient répondu à la mème pensée de Constantin affirmant avant d'entrer en guerre avec Licinius, sa descendance de Claude le Gothique par son pere Constance Chlore et de Maximien Hercule par sa femme, et son droit à la possession de tout 1 empire. Monsieur Babelon pense que le denier de bronze des tarifs de l'édit du maximum de Diocletien est une monnaie réelle (^). Ainsi la plus grande sorte de monnaie en question pourrait étre de l'espèce de ce denier et la plus petite seule de l'espèce du Centenionalis. Toutefois il est possibile de réunir les deux sortes de monnaies en une seule espèce, en admettant que le Centenionalis a diminué de poids et de module de 314 à 323 (2). I. On trouve au revers: REQVIES • OPTIMOR • MERIT • L'em- pereur assis à gauche, sur une chaise curule, lève la droite et tient un sceptre. i.° Au droit: DIVO • CLAVDIO • OPTIMO • IMP • Son buste voile et laure à droite. Cohen, 243, collection du major Markl. Vienne, 19 m.m., off. p. 2.° DIVO • CONSTANTIO • PIO • PRINC • Buste analogue. Cohen, 250. Voetter, off. s. 3.° DIVO • MAXIMIÀNO • SEN • IMP • Buste analogue. Cohen, 497. Coli. Gnecchi, off. s. (i) E. Babelon, La Silique, le Sou et le Denier " Journal des Savants „ Paris, Février, 1901, p. 114. (2) La question doit rester encore en suspens par ce qu'à la fin du règne de Diocletien plusieurs sortes de monnaies de bronze furent frappées. Le Centenionalis a pu exister dès lors en méme temps que le denier de bronze; car on trouve une petite monnaie de bronze qui n'a que 13 millimètres de dianiètre (cfr. O. Seeck Die Mimzpolitik Diocletian und seiner Nackfolger " Zeitschrift f. Numismatik „, XVII, p. 122). Le denier de bronze toutefois serait une monnaie réelle et non une monnaie de compte. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 297 Deuxième partie de Vémission, frappée pendant la guerre de J14, c'est-à-dire en Septembre, Octobre et Novembre et jusqu^en Janvier ^ij. Les monnaies de Constantin seul furent émises pendant ce laps de temps, tei le n. 536 de Cohen portant la legende du revers : SOLI • INVICTO • GOMITI • et IMP • CONSTANTINVS • P • F • AVO. au droit. La pièce d'or suivante porte également une legende qui fut frappée dans plusieurs ateliers de l'empire pendant cette période. I. Au revers: SOLI • GOMITI • AVG • N • Le Soleil radié, à demi-nu, debout à droite, présentant un globe surmonté d'une victoire à Constantin debout en toge; entre eux un captif à genoux tendant les mains vers l'empereur. Exergue: -^ Au droit: • GONSTANTINVS • P • F • AVG- • Sa tète lauree à droite. Cohen, 504, br. mvs. CoUection Blacas; 4 gr., 98 e, 20 m.m., 60'"® à la livre d'or. Troisième pàrtie de l'émission frappée depuis la prise en commun du consulat par Constantin et Licinius le i^'' Janvier ^ij (i) jusqvCà l'éltvation des Césars le i^'' Mars jij. I. On trouve au revers: • SOLI • INVIGTO • GOMITI • Au droit : IMP • GONSTANTINVS • P • F • AVG- • Cohen, 536 également, mais les monnaies qui portent ces légendes et qui ont été frappées après la guerre de 314 ont le poids et le diamètre moyens du denier de bronze du sy stèrne Constantinien; 3 gr., 50 e. et 19 m.m. qui commenga dès lors à etre frappé dans tous les états de ce prince; elles sont moindres que les pièces emisés avant la guerre. (i) Mata Fast.; Chronicon Paschale; Chronographe de 354, dans les Monumenta Germaniae historica, IX, 67. 298 JULES MAURICE II. Au revers: • lOVI • CONSERVATORI. Au droit: IMP • LICINIVS • P • F • AVO- • Monnaie déjà décrite dans la i"^^ partie de l'émission. Denier Constantinien. III. Avec l'exergue r-zr- 'a pièce d'or suivante. Au revers : ADVENTVS • AVG-VSTI • N • Constantin en habit militaire, à cheval à gauche, levant la main droite et tenant une baste. Au droit: CONSTANTINVS-P-F- AVO- Sa tète lauree à droite. Cohen, 11, br. mvs. Collection Blacas; 4 gr., 40 e, 20 m.m., h. mvs. v., n. 25, 890 (Planche IV, n. 11). Mommsen a établi dans ses Comnientarii diurni des Fastes Ro- mains (i) que le second Adventus Divi des Fasti Philocaleani ou vieux Calendrier de Philocalus devait se rapporter à l'entrée de Constantin à Rome lors de la célébration de ses Decennalia le 18 Juillet 315 (XV kal Aug.). Or ce second Adventus Divi de Constantin est le Seul à l'occasion duquel des monnaies ont pu étre émises à Aquilée. En eftet cet atelier n'était pas ouvert lors de la première entrée de Constantin à Rome le 28 Octobre 312 ; il ne Tétait plus lors de sa 3"^ entrée à Rome qui eut lieu à l'occasion de ses Vicennalia qui tombaient le 21 Juillet 326. Il fut en effet ferme en 324 ainsi qu'on le verrà plus loin. Il n'y a pas lieu d'étre surpris de voir les De- cennalia de Constantin fètés à Rome en 315 et les Vicennalia en 326; en effet nous savons par les auteurs que Constantin celebra deux fois certains anniversaires, une fois à Rome et une fois hors de Rome (2); l'on peut constater d'autre part que les monnaies qui durent ètre frappées à partir de la cé- lébration des Quinquennalia des Césars le furent dès l'année 320, c'est à dire une année plus tòt que la (i) e /. L., t. I, p. 397. (2) HiERONYMi, Chron.j anno 2, 342. Idatius in Fastis. L ATELIER MONETAIRE D AQUILEE, ECC. 299 date réelle de cet anniversaire (i) Constantin celebra de mème ses Decennalia à Rome en 315 une année avant leur accomplissement. C'est ce qui ressort de la nécessité de se reporter à Tannée 315 pour trou- ver moyen de faire cadrer les dates de l'entrée {Adventus Divi) et de la sortie {Profectio Divi) de Constantin de Rome donnés pas le calendrier de Philocalus; avec un séjour connu de l'empereur dans cette ville (2). Cìnquème émissìon frappée depuis l'èlévation des Césars Crispus Constantin li et Licinius II le i^'' Mars jij jusqu'an mois de Mars 320, epoque a partir de la quelle furent comptés leurs Voi. V, et les Vot. XV et XX des Augustes. Avec les exergues : AQP AQS AQT I. On trouve au revers : SOLI • INVICTO • GOMITI • Avec le revers déjà décrit. Au droit : IMP • CONSTANTINVS • P • F • AVG • avec son buste laure et drapé ou laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, n. 536, br. mvs., fr. 14926-27, 3 gr., 25 e, 19 m.m. Coli. Gnecchi, off. p. II. Au revers: lOVI CONSERVATORI avec le revers déjà décrit. i.° Au droit : IMP • LICINIVS • P • F • AVG • Sa téte lauree à droite. Cohen, 87 mais sans aigle au revers, h. mvs. v., 2 gr., 30 e, 19 m.m., ofiF. s. (i) J.. Maurice, L'atelier monétaire de Rome " Revue Numismatique „ 1899, p. 475-76. (2) Cfr. MoMMSEN, Commentarii diurni. C. I. L., II, p. 397; O. Seeck, Die Zeitfolge der Gesetze Constantins, " Zeitschrift ftìr Rechtsgeschichte „ 1889, p. 186. 300 JULES MAURICE 2.° Meme legende. Son buste laure et cuirassé à droite. Cohen, n. 86 mais sans aigle br. mvs., oif. s (Planche IV, n. 12). III. PRINCIPIA • IVVENTVTIS • Crispus casqué, en habit mili- taire, debout à gauche, tenant une baste renversée et appuyé sur un bouclier. Au droit : CRISPVS • NOB • CAES • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 100, fr. 15457, 3 gr., 35 e, 19 ra.m., 14459, off- t, mvs. t. IV. Au revers : CLARITAS • REIPVBLICAE • Le Soleil radié à demi nu, marchant à gauche, levant la droite et tenant un fouet. i.° Au droit : CONSTANTINVS • IVN • N • C • Son buste laure et drapé à droite. Cohen, 55, fr. 15643. Coli. Gnecchi, off. x. 2.° IMP • CONSTANTINVS • P • F • AVG- • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Pièce inèdite. Voetter, off. p. V. Au revers : CONCORDIA • AVGG • N • N • La Concorde dra- pée debout à gauche, tenant un caducée et une come d' abondance. i." Au droit: IMP • LICINIVS • P • F • AVG • Son buste laure et cuirassé à droite. Pièce inèdite. Voetter, off. s. 2.° LICJNIVS • IVN • NOB • CAES • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 12, br. mvs. Voetter, mvs. t., off. s, Las quatre premières légendes du revers ont été frappées de 317 à 320 dans plusieurs ateliers de Constantin; la dernière: Concordia Augg. N. N. semble étre contemporaine des premières; car elle ne se présente plus avec Ics exergues particuliers de l'émission suivante frappée de 320 a 324. La monnaie d'or suivante est classée par sa legende dans cette émission. Exergue — !— VI. Au revers : PRINCIPI • IVVENTVTIS • Crispus debout à droite en habit militaire, tenant une baste et un globe; de chaque coté un captif assis à ses pieds. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 3OI Au droit : FL • IVL • CRISPVS • NOB • C • Son buste laure à gauche, vu de dos, tenant une baste et un bouclier. Cohen, 93, br. mvs.; collection Wigan, 19 m.m., solidus. Sixième émission frappée depuìs le /"" Mars 320, date a partir de la quelle les Vot. V des Césars Crispus, Constantin II et Licinius II furent inscrits sur les médailles aìnsi que les Vot. XV et XX des Augustes Constantin et Licinius (i); cette émission cessa de paraìlre avant le 8 Novembre ^24, date de l'élévation de Constance II Cesar (2). C'est à cette epoque, après la defaite de Lici- nius (3), que Constantin se trouvant en possession de tous les ateliers de l'empire, fit fermer celui d'Aquilée. Le monogramme Chrétien fut frappé au cours de cette émission à Aquilée comme dans les autres ate- liers de Constantin, Première sèrie. Avec les exergues AQP AQS AQT I. Au revers : CAESARVM • NOSTRORVM, autour d' une cou- ronne de laurier. Dans la couronne VOT • V • i.° Au droit : CRISPVS • NOB • CAES • Sa tète lauree à droite. Cohen, 30, br. mvs. Coli. Gnecchi, oiìf. t. (i) J. Maurice, L'atelier monétatre de Rome " Revue Numismatique, „ 1899, p. 476 et s. q. (2) Id., p. 486. (3) La bataille de Chalcédonie en Bithynie est du 18 Septembre 324 (cfr. C. 1. L., I, p. 350, calendrier de Philocalus). Cette défaite de Licinius mit fin à la guerre; mais Constantin ne fit commencer de nouvelles frappes dans les ateliers d'Orient et ouvrir celui de Constantinople que lors de l'élection de Constantius Cesar le 8 Novembre 324. C'est à cette occasion que dut ètre ferme l'atelier d'Aquilée. Le Colonel Voetter a prouvé également que l'atelier de Sirmium avait été ouvert à la mème epoque {Erste Christliche Zeitchen au/ ròmischen Miinzen " Num. Zeitschrift „ 1892, p. 64. 302 JULES MAURICE '2P CONSTANTINVS • IVN • NOB • C • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 32, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. t. 3.° LICINIVS • IVN • NOB • CAES • Buste analogue. Cohen, 6, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. t. II. Au revers : DOMINI • N • LICINI • AVG- • , autour d' une cou- ronne de laurier. Dans la couronne VOT • XX • Au droit: IMP • LICINIVS- AVO- Sa téte lauree à droite. Cohen, 20, br. mvs. Coli. Gnecchi. Voetter, off. s. III. Au revers: D • N • CONSTANTINI • MAX • AVG • Meme type. Au droit : CONSTANTINVS • AVG • Tète analogue. Cohen, 123. Voetter, off. p. s. IV. Au revers: • VIRTVS • EXERCIT • Étendard sur le drapeau duquel sont incrits VOT • XX • Au pied de sa hampe sont assis deux captifs, celui de gauche a les mains liées derrière le dos ; celui de droite est dans l'attitude de Taccablement et retourne la téte. i.° Au droit: CONSTANTINVS • AVG • Son buste casqué et cuirassé à droite. Cohen, 693, br. mvs., off. p. Meme pièce avec le monogramme au revers. Voetter (Planche IV, n. 13). Ce monogramme est forme des deux lettres I et X de Ifxooui; et XpioToc. On peut le remarquer sur les planches qui accompagnent ce travail. Il se distingue de la forme ^ du monogramme Constantinien que l'on rencontre sur les monnaies de Siscia portant la legende Victoriae Laetae Princ. perp. (i) et sur celles d'Arles-Constantina, portant la legende Gloria Exercitus (2). Ce monogramme >K est d'après les monuments connus, le premier qui ait paru dans les inscriptions funé- raires chrétiennes (3). (i) C'est sur les casques des bustes de Constantin au droit des pièces en question de Siscia que se voient les deux formes du monogramme nettement distinctes; le 5K et le ]^. Cfr. J. Maurice, L'atelier monétaire de Siscia " Numismatic Chronicle, „ 1901, p. 330 et pi. XVI, n. 4 et 5. (2) Cfr. O. Voetter, Ersie christliche Zeichen auf rómischen Miinzen, pi. II, n. 75 et pi. Ili, n."-' 149, 157. (3) D'après de Rossi, Inscriptiones Christianae Urbis Rotnae septimo saecitlo antiquiores, tome I, n. io, etc. — Cfr. F. Madden, Christian Emblems on coins 0/ Constantine 1 " Numismatic Chronicle „ 1877, p. 301. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 303 2.° IMP • LICINIVS • P • F • AV& • Son buste casqué et cuirassé à droite. Cohen, 188, br. mvs , off. s. Meme pièce avec le monogramma au revers. Voetter. 3.° CRISPVS • NOB • CAES • Son buste laure et cuirassé à gauche, vu de dos, tenant une baste et un bouclier. Cohen, 169, br. mvs., fb. 15527, off. p. T. Meme pièce avec le mo- nogramme au revers. Voetter (Planche IV, n. 14). 4.° CONSTÀNTINVS • IVN • NOB • C • Son buste laure à gau- che, portant le manteau imperiai, tenant un globe sur- monté d'une victoire. Cohen, 256, oflF. x. Meme pièce avec le monogramma au revers. Voetter. 5.° LICINIVS • IVN • NOB • CAES • Buste analogue. Cohen, 67, off. s. Meme pièce avec le monogramme au revers. Voetter. Avec les lettres dans le champ et exergues suivants : S|F S|F S I F ( i) AQP AQS AQT I. On trouve au revers : VIRTVS • EXERCIT, avec le type qui vient d'ètre décrit. i.° Au droit: CONSTÀNTINVS • AVG • Cohen, 693, fr. Ì5110, 3 gr., 19 e, 18 m.m. Coli. Gnecchi, off. p. 2.° IMP • LICINIVS -AVG- Cohen, 188, br. mvs., fr. 14328, 2 gr., 80 e, 19 m.m., off. s (Planche IV, n. 15). 3." Meme legende. Sa téte lauree à droite. Cohen, 189, br. mvs., off. s. 4." CRISPVS • NOB • CAES • Cohen, 169, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. p. t. II. Meme legende et méme type du revers, mais sur l'éten- dard VOT • X • (i) J'ai indiqué un sens possible de ces lettres f rz Flavianus, a. dans les Mémoires de la Société des Antiquaires de France pour 1900, page 99. Mais ce n'est qu'une hypothèse. 38 304 JULES MAURICE i." Au droit: IMP • LICINIVS • AVG • Son buste casqué et cuirassé à droite. Cohen, 187, off. s. 2." Meme legende. Sa téte lauree à droite. Cohen, 186, fr. 14326, 2 gr., 90 e, 19 m.m. Coli. Gnecchi, oif. s. 3.° CONSTANTINVS • IVN • NOB • C • Son buste laure et cui- rassé à gauche tenant un globe surmonté d'une victoire. Cohen, 246, br. mvs., off. t. 4.° LICINIVS • IVN • NOB • CAES • Son buste a mi corps laure à gauche avec le manteau imperiai tenant le globe sur- monté d'une victoire. Cohen, 62, fr. 14438, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. s. 5.° CRISPVS • NOB • CAES • Son buste laure et cuirassé à gauche, tenant une baste et un bouclier. 6." Meme legende. Son buste laure et cuirassé à droite. Pièce inèdite, br. mvs., h. mvs. v., off. x. L'on doit piacer dans cette émission, en raison du chiffre des vor. XX de Constantin qui n'ont plus été frappés lors de la réouverture de l'atelier d'Aquilée en 333, la pièce d'argent suivante de l'espèce du miliarense (i). I (2) Avec Texergue : — -r — ** AQS III. On trouve au revers : VOTA • ORBIS • ET • VRBIS • SEN • ET • P • R • Cippe sur lequel on lit: XX • XXX • AVG -, pose sur une base carrée, dans le champ deux étoiles. Au droit: IMP • CONSTANTINVS • MAX • AVG- • Son buste cui- rassé à gauche avec une casque très orné, tenant une baste et un bouclier. Cohen, 717, h. mvs. v., 22 m.m. Le médaillon d'argent suivant se classe par sa legende à coté de cette pièce, le chiffre des vota étant effacé. Avec l'exergue — '— ^ AQ (i) Monsieur Babelon a déterminé exactement quelle était cette espèce du Miliarense qui a donne lieu à tant de controverses. C'est le 72™" de la livre d'argent, pièce qui gravite autour du poids moyen de 4 grammes, 55 cent, et présente un module de 23 a 24 millimètres. Cfr. E. Babelon, La Silique, le Sou et le Denier " Journal des Savants „ Paris, Février 1901, p. 109. (2) Les monnaies d'argent portent le plus souvent comme dans le cas présent, une lettre d'officine. Il n'en est pas de méme des médaillons. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 305 IV. Au revers: Meme legende. Colonne surmonté d'une cor- beille. Sur la colonne FEL ; dans le champ à gauche L. Au droit: IMP • LICINIVS • P • F • AVG- • Son buste casqué et cuirassé à gauche, tenant une baste et un bouclier. Cohen, 202. Cabinet de France Vitrine. Le médaillon d'or suivant avec l'exergue — ■ — ; moneta Aquileiae M AQ ^ paraìt avoir été frappé à l'occasion des fétes anniversaires {quinquen- nalid) des Césars. Il est analogue à une pièce de Tarragone dont l'émission est datée de cette epoque par son exergue. V. Au revers: En legende FELICI A; et en exergue TEMPORA; et comme type quatre enfants avec les attributs des quatre saisons. Au droit : LICINIVS • IVN • NOB • CAES • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite, tenant une lance et un globe surmonté d'une victoire. Cohen, 17, 20 gr., 32 m.m. Cabinet de France. Planche IV, n. 22. Deuxième strie. Avec les exergues : •AQP- -AQS- AQT- I. On trouve au revers : CAESARVM • NOSTRORVM • autour d'une couronne de laurier dans laquelle on lit VOT • V • i.° Au droit: CRISPVS- NOB- CAES- Son buste laure, drapé ou laure, drapé et cuirassé a droite. Cohen, 31, fr. 15384, br. mvs., off. s. x. 2.° Meme buste à gauche. Cohen, 33, fr. 15386, 3 gr., 45 e, 19 m.m., off. s. 3.° LICINIVS • IVN • NOB • CAES • Meme buste que pour Crispus, n. i. Cohen, 6, fr. 14354, 3 g""-» 4° c-» 19 m.m., br. mvs., off. t. 4." CONSTANTINVS • IVN • NOB • C • Buste analogue. Cohen, 32, fr. 15600, br. mvs., oflF. x. 5.° Meme legende. Meme buste à gauche. Cohen, 33, fr. 15606, br. mvs., off. x. 306 JULES MAURICE II. Meme revers avec VOT • X • i.° Au droit: CRISPVS • NOB-CAES- Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 42, fr. 15406, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. s. 2." Meme legende. Son buste laure et cuirassé à gauche, à mi corps, tenant un cheval par la bride et arme d'un bouclier sur lequel est un cavalier terrassant un ennemi. Cohen, 43, br. mvs., fr. 15406 a, off. s. 3.° CONSTANTINVS • IVN • NOB C • Son buste laure, drapé et cuirassé à' droite. Cohen, 39, off. t. Je n'ai pas trouvé de pièce analogue de Licinius II. III. Au revers: • D- N-CONSTANTINI -MAX- AVO- autour d'une couronne de laurier. Dans la couronne VOT • XX Au droit: CONSTANTINVS • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 123, fr. 14527. Coli. Gnecchi, off. p. IV. Au revers: • DOMINI • N • LICINI • AVG • Meme type. Au droit: • IMP • LICINIVS • AV& • Tète analogue. Cohen, 20. Voetter, off. s. La pièce d'or suivante du musée de Vienne avec l'exereue — — • AQ . fait partie de la méme sèrie et confìrme la date fixée plus haut du it=i- Mars 320 pour le début de l'émission, car le consulat VI de Constantin qui est inscrit sur cette monnaie est de l'année 320. I. Au revers: • FELIX • PROCESSVS • COS • VI • AVG- • N • Con- stantin en toge debout à gauche tenant un globe et un bàton d'ivoire. Au droit: CONSTANTINVS • P • F • AVG • Sa téte lauree à droite. Cohen, 154, h. mvs. v., 25888, 4 gr., 40 e. Solidus (i) (Planche IV, n. 16). Troisième sèrie, frappée pendant la guerre de ^24. Avec deux palmes de chaque coté des Vota et les exergues suivants: ^^^1^!^=^ -^^|-A^=^ .^i^j-i^^ AGP AQS AQT (i) Cette pièce est très importante car elle est une confirmation du fait que l'émission qui contieni les Vot V des Césars a été frappée dès le début de 320. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 307 I. On trouve au revers : CAESARVM • NOSTRORVM • autoiir d'une couronne de laurier. Dans la couronne VOT X entre les palmes. i.° Au droit: CRISPVS • NOB • CAES • Sa tète lauree à droite. Cohen, 48, br. mvs., fr. 15427. Coli. Gnecchi, off. s (Planche IV, n. 17). 2.° Meme legende. Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 48, br. mvs., off. s. 3.° CONSTANTINVS • IVN • NOB • C • buste analogue. Cohen, 42, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. t. IL Au revers: D • N • CONSTANTINI . MAX • AVG- . autour d' une couronne de laurier. Dans la couronne VOT XX entre les palmes. Au droit : CONSTANTINVS • AVG- • Sa téte lauree à droite. Cohen, 126, FR. 14555, BR. MVS., MVS. T. Coli. Gnecchi, off. p. Cette sèrie ne contieni aucune pièce des deux Licinius pére et fìls. Le Colonel O. Voetter a, de plus, remarqué que l'officine S qui, aupa- ravant, était inserite sur les monnaies des Licinius, est transportée exclusivement sur-celles de Crispus dans la sèrie qui nous occupe. La méme remarqué s'applique aux pièces portant les Vot X des Césars dans la sèrie précédente. On peut en conciare que ces dernières monnaies avec les Vot X des Césars et toute la sèrie présente ont étè frappèes pendant la guerre de 324 entre Constantin et Licinius qui fìt abandonner la frappe des monnaies de ce dernier et de celles de son fìls (i). Monnaies commémoratives. Des petites pièces de bronze désignées comme quinaires par Cohen et qui soni de Tespèce des Centenionalis tei qu'il se présente à la fin du règne de Constantin, avec un poids moyen de i gr. 75 ; un diamètre de i6 millim. ont été frappèes à Aquilée au cours de cette emission ; car elles présentent les deux exergues Yq~p ^^ - kO.? ^^^ ^^^ ^^^^ caractéristiques. (i) J. Maurick, L'atelier monélaire de Siscia " Numismatic Chronicle, „ 1901, P- 341-342. 308 JULES MAURICE Ce sont les monnaies commémoratives de Claude le Gothique, de Constance Chlore et de Maximien Her- cule dont il a déjà été question; on ne trouve les deux exergues caractéristiques de cette émission que sur ces plus petites pièces et Ton peut considérer Gomme confirmée par ce fait l'hypothèse du colonel Otto Voetter qu'il y a eu deux émissions de ces monnaies commémoratives, Tune de pièces ayant de i8 à 19 millimètres de diamètre en 314, l'autre de pièces ayant environ 16 m.m. de diamètre en 323-324 avant la seconde guerre entre Constantin et Licinius. Ces deux émissions se seraient faites dans les mèmes conditions. Constantin aurait affirmé chaque fois, avant d*en venir aux prises avec son adversaire, son droit à l'empire universel par sa descendance de Claude le Gothique et de Maximien Hercule. — En 323-324, Constantin fut incité à la guerre par la persécution qui était exercée par Licinius sur les Chrétiens pro- bablement depuis l'année 321 (^). Mais il commit le premier acte d'hostilité lorsqu'il se trouvait a Thes- salonica en Février 323 (2) et qu'il . accourut com- battre les Goths sur la frontière de Moesie qui ap- partenait à Licinius (3). Cette victorie remportée sur ces barbares que Licinius utilisa ensuite dans sa guerre contre Constantin, semble avoir eu la mème signification que la frappe des monnaies en question. (i) O. Seeck fait dater avec beaucoup de vraisemblance la persé- cution des Chrétiens par Licinius des mois qui suivirent le dernier Concile d'Orient autorisé par Licinius. Cfr. O. Seeck, Geschichte des Untergangs d. Antik. Welt, p. 505-6; Eusebe V. C, II, 3 et I'Anonymvs Valesii, V, 20; affirment que Constantin entreprit sa guerre contre Licinius pour protéger les Chrétiens persécutés. (2) Cod. Theod., IV, 8, lex 6. (3) C. /. L., tome III, n. 6159; Anonym. Valesii, V, 20; Ludi Gothici du Calendrier de Philocalus et commentaires de Mommsen, C. I. L., tome I, p. 386. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILEE, ECC. 309 c'est à dire la préparation d'une guerre qui devait décider de l'empire. Avec les exergues : I I I AQP AQS AQT et -J- ^ -J- ' •AQT- AQS- AQT- I. On trouve au revers : REQVIES • OPTIMOR • MERIT • avec le revers décrit pour l'emission de 314. i.° Au droit: DIVO • CLAVDIO • OPTIMO ■ IMP • Son buste laure et voile à droite. Cohen, 244, quinaire. fr. 11599. Voetter, off. p (Planche IV, n. 18). 2° DIVO • CONSTANTIO • PIO • PRINC • Cohen, 250, quinaire. Voetter, off. s. 3.° DIVO • MAXIMIANO • SEN • IMP • Cohen, 497, quinaire, mvs. t. Voetter, off. s. Après la frappe de cette sixième émission, à partir du mois de Novembre 324, l'atelier d'Aquilée resta ferme jusqu'à l'élévation du dernier Cesar fìls de Constantin, Constant I, le 25 Décembre 333. Il rouvrit alors en méme temps que divers ateliers de l'empire, notamment celui d'Antioche et celui de Siscia, ville avec laquelle Aquilée devait étre en fréquents rapports i^\ (i) Siscia était par voie de terre sur la grande route menant, d'Aquilée, au Danube, en Thrace et à Constantinople. Cette voie traversai! d'abord la Pannonie {Itinéraire Antonin 124). D'autre part Aquilée était le plus grand port de l'Italie (Herodiani, Hist., lib. Vili, e. iV). Hérodien dans l'histoire de Maximin de Thrace dit que c'est le grand port servant aux échanges entre l'Italie et le Continent. Aquilée était aussi en rapports constants par mer avec rOrient. Végèce dit {de re militari, V, I, 2) que la flotte de Ravenne avait des rapports plus rapides avec l'Orient que celle de Misène. Il devait en ètre de méme de la flotte d'Aquilée où se trouvait le Praefectus Classis Venetum Aquileiae {notit. dignit. in p. occidentis, e. XL). Il résulte de tous ces faits que Siscia dont les émissions se trouvent à partir de 333 parallèles à celles d'Aquilée, devait étre en rapports fréquents avec ce port. 3IO JULES MAURICE Pendant le temps où l'atelier d'Aquilée était ferme, Constantinople avait été solennellement inau- gurée Gomme nouvelle capitale de l'empire le ii Mai 333. Aussi l'atelier d'Aquilée frappa-t-il à sa réou- verture des pièces aux effigies de Constantinople et de Rome en méme temps que celles de Con- stantin et des Césars Constantin II, Constance II et Constantin I (car Crispus était mort en 326). L'atelier ne fonctionna plus à sa réouverture qu'avec deux officines. Septième émission frappée depuis l'élévation de Constantin II Cesar le 2^ Di- cembre 333 jusqiCà celle de Delmatius le 18 Dicembre 33S> doni les monnaies n'apparaissent pas encore. C'est dans cette émission que se présente la croix particulière d'Aquilée t sur les monnaies por- tant la legende Gloria Exercitus. Cette croix est caractérisée par la longueur de sa branche infé- rieure et par l'extremité ovoide de la branche supé- rieure. Elle diffère nettement de la croix grecque à bras égaux qui fut frappée sur les monnaies de Tar- ragone en 314. La croix latine qui se rencontre très frequem- ment dans les inscriptions lapidaires sur les monu- ments funéraires du 5""^ siècle (0 ressemble beaucoup à cette croix d'Aquilée, mais elle apparaìt en general plus d'un demi siècle après l'epoque qui nous occupe. Si l'on cherche l'origine de cette croix d'Aquilée l'on est amene à se ranger à l'opinion trés ingénieuse de l'abbé Cavedoni qui a suppose qu'elle était venue (i) Cfr. de Rossi, toc. cit. L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILEE, ECC. 3II d'Egypte oìi sa forme avait pu étre inspirée par un hiéroglyphe t qui exprimait la vie à venir (^) pour les Egyptiens, hiéroglyphe dont les Chrétiens d*A- lexandrie ont remarqué eux-mémes la ressemblance avec leur croix. Les rapports originels entre l'église d'Aquilée et celle d'Alexandrie et les relations qui s'étaient perpétuées entre ces deux églises, ainsi que Tat- teste le Concile d'Aquilée en 381 (2) et les rapports militaires et commerciaux- d'autre part d'Aquilée avec rOrient (3) dont il a été question, sont suffisants pour expliquer l'apparition de cette croix sur les mon- naies d'Aquilée seule, dans tout l'empire romain en 333. Les monnaies de bronze de cette émission sont de l'espèce du denier Constantinien, car on n'a con- naissance de la création d'aucune espèce monetaire (i) Brugsch, Grammaire hiéroglyphique, p. 130. L'hiéroglyphe -j- r= anc =r vie, sante force; par extension la vie du doublé, la vie à venir; SocRATES,.dans son histoire ecclésiastique, V, 17 et Sozomène dans la sienne VII, 15 racontent que Theodose le grand ayant fait détruire le Serapeum d'Alexandrie, les Chrétiens furent très surpris de trouver l'image de leur croix parmi les hiéroglyphes et fìgures sacrées des palens. Cette croix des Chrétiens ressemblait donc à cet hiéroglyphe et par suite à la croix d'Alexandrie. Or, en 325 la population chrétienne d'Alexandrie occupait déjà suffisamment Constantin, en raison de son importance pour qu'il fit l'ermer le Serapeum (Socrates, Hist. eccles., I, 18; Sozomène, IV, 25. (2) Monsignor Cavedoni, dans ses Opusculi religiosi litterarii et moralii, t. IV. Modena, 1858; cfr. Ricerche critiche intorno alle Medaglie di Costan- tino, etc. a bien exposé la sèrie constante des rapports entre les églises d'Alexandrie et d'Aquilée fondés par l'Evangéliste Marc et son disciple Ermagoras, renouvelés sous l'évèque Fortunatius d'Aquilée qui regut Athanase, attestés par la lettre du Synode d'Aquilée aux empereurs Gratien, Valentinien etThéodore en 381 " nam etsi Alexandrinae ecclesiae semper dispositionem ordinemque tenerimus, et juxta niorem, consue- tudinemque majorum ejus communionem indissolubili societate ser- vemus „ Cfr. Conciliorum collectio ed. Harduini, t. I, p. 839. (3) M."" Cavedoni a conclu avec raison à la possibilité pour la croix Egyptienne d'avoir été apportée à Aquilce. 39 312 JULES MAURICE à cette epoque, mais réduit au poids moyen de 2 gr. 50 (^) au diamètre moyen de 17 millimètres. Avec les exergues : AQP AQS I. Oh trouve au revers : Sans legende Victoire. Victoire de- bout à gauche, le pied droit sur une prone de galère, tenant un bouclier et un sceptre transversai . Au droit: CONSTANTINOPOLIS. Buste de Constantinople à gauche, avec le casqué laure portant le manteau im- periai et tenant un sceptre. Cohen, 21, br. mvs. Coli. Gnecchi. Voetter, off. p. s. II. Au revers: sans legende. La Louve à gauche allaitant Romulus et Remus et les regardant. Au droit: VRBS • ROMA • Buste de Rome à gauche avec une aigrette sur le casque et le manteau imperiai. Cohen, 17, fr. 15253, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. p. s. III. Au revers : GLORIA • EXERCITVS • Deux soldats casqués, debout en regard, appuyés chacun sur une baste et te- nant un bouclier; entre eux deux enseignes railitaires. i.° Au droit: CONSTANTINVS • IVN • NOB • C • Son buste laure et cuirassé a droite. Cohen, 122, fr. 15687, 2 gr., 15 e, 16 mm., br. mvs., off. p. s. A Meme pièce avec une croix d'Aquilée entre les éten- dards au revers. Cohen, 127, fr. 15742, 2 gr., 35 e, 17 m.m., br. mvs. Voetter (Planche IV, n. 19). 2.° CONSTANTINVS • MAX • AVG- • Son buste diadémé et drapé à droite. Cohen, 254, fr. 14622, br. mvs. Coli. Gnecchi. Voetter, off. p. s. B Meme pièce avec la croix d'Aquilée au revers. Cohen, 257, fr. 14680-81, br. mvs. Coli. Gnecchi. Voetter, off. p. s. (1) Cette réduction du poids des monnaies rentre dans la loi constante à cette epoque de réduction du poids des monnaies qui ont eu cours un certain temps. Elle fut peut étre necessitée par les besoins du trésor. ■ L ATELIER MONÉTAIRE D AQUILÉE, ECC. 313 3.° FL • IVL • CONSTANTIVS • NOB • C • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 104, br. mvs. Coli. Gnecchi. Voetter, off. p. s. C Meme pièce avec la croix d'Aquilée au revers. BR. MVS. Voetter, oflF. p. s (Planche IV, n. 20). 4.° FL • IVL • CONSTANS • NOB • C • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 75, br. mvs. Coli. Gnecchi, off. s. D Meme pièce avec la croix d'Aquilée au revers. Voetter, off. s. Iluitìètne émìssion frappée depuis l'èlévation de Delmatius au rang de Cesar le 18 Septembre j^^ (i) jusqu'à la mori de Constantin le grand en Mai x?7 (^). En effet cette émission est caractérisée par la présence des monnaies de Delmatius Cesar et par celles de Constantin I qui cessent ensuite d'ètre frappées. Les monnaies de bronze de cette émission sont de deux espèces. La plus grande est le denier de poids réduit dont il a déjà été question, qui est frappé à Aquilée comme à Siscia jusqu'à la mort de Constantin ; la seconde est le Centenionalis, petite monnaie de bronze ayant un poids moyen de i gr. 75 e. et un diamètre de o,oi6 pendant la seconde moitié du règne de Constantin. (i) Idatius in Fastis; Athanasius: Contrà Arianos, tome I, p. 782. (2) Le moife de sa mort est indiqué par Eusèbe, Vita Constantini, I, 7, 8 qui indique le jour de la Pentecòte (22 Mai); et par le Chronicon Pasch. Sur l'année les auteurs sont d'accord pour dire que ce fut l'année de la préparation de la guerre contre les Perses en 337. S." Hieronymi, Chron., a. 2353; Eutrop., Breviar, X, 8; Victor, Epit., XIII; Anonym. Valesii, 33, IO (regnavit ann. XXXI). I 314 JULES MAURICE Première sèrie. Avec les lettres et exergues : F F AQP AQS I. On trouve au revers : Sans legende ; pièce déjà décrite. Au droit: CONSTANTINOPOLIS. Cohen, n. 21 de Constantinople. fr. 15177, 2 gr., 55 e, 17 m.m. Voetter, off. p. s (Planche IV, n. 21). IL Au revers : Sans legende ; pièce déjà décrite. Au droit : VRBS • ROMA. Cohen, 17 de Rome. Voetter. Coli. Gnecchi, off. p. s. III. Au revers: GLORIA • EXERCITVS • avec le type déjà de - erit avec deux étendards. La lettre F entre les étendards. i.° Au droit : CONSTANTINVS • MAX • AVO • Cohen, 254. Voetter. Coli. Gnecchi, off. p. s. 2.° CONSTANTINVS • IVN • NOB • C • Cohen, 122, br. mvs. Voetter. Coli. Gnecchi, off. p. s. 3.° FL • IVL • CONSTANTIVS • NOB • C • Cohen^ 104, br. mvs. Voetter, off. p. s. 4." FL • IVL • CONSTANS • NOB • C • Cohen, 75. Voetter. Coli. Gnecchi, off. p. s. 5" FL • DELMATIVS • NOB • C • Cohen, 13, h. mvs. v., n. 27,155. Les monnaies de bronze de la première serie sont de l'espèce du dernier Constantinien de poids réduit, ceiles des deux autres séries sont de l'espèce du Centenionalis. Deuxième et Troisième séries. Avec les exergues : ' , ^ ^ et , ' ^ = 2""^ sèrie AQP AQS . ' et , ' -- 3"^ sèrie •AQP AQS ^ L ATELIER MONETAIRE D AQUILEE, ECC. 3I5 I. L'on trouve au revers : GLORIA • EXERCITVS • Deux sol- dats casqués debout se regardant, tenant chacun une baste et appuyés sur un bouclier, entre eux une enseigne militaire surmontée d'un drapeau sur le quel est une couronne. i.° Au droit : CONSTANTINVS • MAX • AVG- • Son buste dia- démé et drapé à droite. Cohen, 250. Voetter. 2.° CONSTANTINVS . IVN ■ NOB • C • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Voetter, ou simplement laure et cuirassé, fr. 15669. Cohen, 113. 3.° FL • IVL • CONSTANTIVS • NOB C • Son buste laure, drapé et cuirassé. Cohen, 92, br. mvs. Voetter. Coli. Gnecchi. 4." FL • IVL • CONSTANS • NOB C • Son buste laure, drapé et cuirassé à gauche. Pièce inèdite, br. mvs. 5." FL • DELMATIVS • NOB • C • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 4, fr. 15549, i gr., 70 e, 16 m.m., br. mvs. Voetter. La pièce d'argent suivante se classe dans cette émission par ce qu'elle correspond à tonte une sèrie de pièces analogues frappèes à Constantinople à la méme epoque (i). Avec l'exergue S M A Q ; on trouve : I. Au revers : CONSTANTINVS • AVG- • Victoire marchant à gauche tenant une palme et une couronne. Au droit : CONSTANTINVS . AVG- . Buste diadémé de Con- stantin à droite. Cohen, 97, Argent. Collection du comte de Westphalen. II. Avec le méme exergue la pièce d'or suivante, au revers : PRINCIPI • IVVENTVTIS- Constance II debout à gauche en habit militaire, tenant une exergue et un sceptre ; à droite une enseigne militaire. (i) Cfr. J. Maurice, L'atelier monétaire de Constantinople " Revue Numismatique, „ 1901. 3l6 JULES MAURICE Au droit : FL ■ IVL • CONSTANTIVS . NOB • CAES • Son buste laure, drapé et cuirassé à droite. Cohen, 159, br. mvs. III. La pièce d'or suivante se range dans la méme émission par son effigie. Avec l'exergue A Q P. Au revers: DELMATIVS-CAESAR- Victoire marchant à gauche tenant une couronne et une palme. Au droit : Sans legende. Téte lauree de Delmace. Pièce extraite de Mionnet. Cohen, 2. JuLES Maurice. MONETE NAPOLETANE INEDITE E DI UNA NUOVA OFFICINA MONETARIA Le monetine di cui qui sopra do il disegno sono pregevolissime per la storia delle province na- poletane. La prima è un denarello di biglione, a lega di 17 sterlini d'argento per libra e del peso di g. 0.67, monetuccia minima del sistema napoletano, che va- leva %^ di carlino gigliato ovvero 'I5 di grano. Da una parte di questo denaro è impresso lo stemma Aragonese e intorno ALFl R€X • ARAGONV; dall'altro lo stemma Durazzesco e la leggenda + R€GIN€ D€FNSOR. *^ Esso si conserva nella pregievole collezione di S. M. il Re d'Italia. È noto che Giovanna II, regina di Napoli, mi- nacciata dalle armi di Lodovico III d'Angiò, preten- dente al regno napolitano, si rivolse per aiuto dap- prima al pontefice, indi al giovane Alfonso, re d'A- ragona, Sardegna e Sicilia. Questi accettò e restò convenuto, che, in contraccambio dell'aiuto che pre- sterebbe, sarebbe stato adottato per figliuolo e suc- cessore dalla regina Giovanna e che, intanto, sarebbe stato dichiarato duca di Calabria. Per sicurtà dei 3l8 ARTURO SAMBON patti poteva metter presidio nelle due fortezze na- poletane: Castel nuovo e Castello dell'uovo. Nel giugno del 1421 Alfonso venne in Napoli con numerosa flotta e buon nerbo di armati e gli fu fatta festosissima accoglienza dai Napoletani. Narra Notar Giacomo : « Per majore dimostracione lo predicto re Alfonso ali p di jugno 1421 venne in Napoli a favore de dieta regina et cavalcò per Napoli con lo palco. » Non tardò però a rompersi la buona armonia tra Alfonso e la regina e questa cominciò a trattare segretamente con Ludovico d'Angiò e collo Sforza. Papa Martino V, che vedeva di assai cattivo occhio accrescersi la potenza di Alfonso, istigava la regina contro l'Aragonese e l'istigava ancor più il favorito Ser Gianni Caracciolo, che vedeva messa a repen- taglio la propria autorità. Alfonso non era al buio dei segreti maneggi che si ordivano contro di lui, e, da parte sua, crescendo l'avidità d'impadronirsi del regno, dava ampie ragioni di sospetti e rancori. Finalmente, nel maggio 1423, tentò, con ardito colpo di mano, di far prigioniera la regina. Il colpo non riuscì e la regina, uscita di Napoli, mercè l'aiuto dello Sforza, elesse per suo erede Ludovico d'Angiò. La nostra monetina è stata , coniata probabil- mente nel giugno del 1421, per essere gittata al popolo durante i festeggiamenti che accolsero la venuta dell' aragonese , allorché « cavalcò con lo palco » per le strade di Napoli, in atteggiamento di liberatore. La seconda moneta è un denaro coniato a nome di Renato d'Angiò, in Abruzzo, nella città di Òrtona a mare. L'impronta di questa interessante monetina mi fu comunicata dall'erudito Direttore del Museo Ci- vico di Brescia, Dott. Prospero Rizzini. MONETE NAPOLETANE INEDITE, ECC. 319 ^' - * R«MKT ^t D ^ 6 ^t R 4t S fra due circoli di globetti. Busto coronato del sovrano prospiciente, p - * ^ Da ORTONK 4f Armi inquartate di Angiò, Geru- salemme e Aragona, Mist. (lega bassissima), mm. 15, peso gr. 0.40. Numerose monete (^) attestano che Ortona avea goduto del privilegio di zecca durante il governo di Giovanna II, e durante l' invasione di Carlo Vili ; ma sinora non si sapeva che, durante la lotta tra i sovrani aragonesi ed i pretendenti angioini, quella città avesse coniato moneta. In un articolo pubblicato nella Gazette Numisma- tique del 1898, diedi ragguaglio di quelle monete, recanti il nome di Renato, che possono sicuramente ritenersi coniate da Giovanni d'Angiò, a nome del padre, durante l'invasione del 1 459-1464. È probabile che questo denaro sia stato emesso da Renato stesso, nel periodo della prima invasione del Regno, ma il dubbio è possibile perchè Ortona, durante la lotta tra Ferdinando e Giovanni d'Angiò, fu tra le città che più vigorosamente sostennero l'angioino, anche quando fu svanita ogni speranza di successo, e, ovunque dintorno, si levava il grido di « Viva Aragona. » Il Da Trezzo scrivendo al duca di Milano, addì 17 settembre 1464, diceva di Ortona, che aveva te- nuta fieramente « erecta la handera del duca Johanne a ciò reportino questa gloria al modo loro, et infamia al modo d^ altri, da essere stati l'ultimi che habiano voluto accordo. » In un articolo precedente {Gazette Numisma- tique, 1898) cercai dimostrare che il gigliato, avente il nome di Renato e la sigla L sormontato da un (i) Vincenzo Lazzari, Zecche d'Abruzzo, Venezia, 1858. Bull, di Num. e Sfrag. Strozzi. 40 320 ARTURO SAMBON giglio, fosse stato coniato a Lecce, dal principe di Taranto, Giovanni Antonio del Balzo-Orsini. Riportavo diversi documenti delle cedole ara- gonesi, facenti menzione di carlini novi del principe di Taranto e mi fondavo, per l'attribuzione a Lecce, sulla notizia di uno storico del XVII secolo, l'Infantino (^), che mi pareva desunta da un documento sincrono. Una lettera del Da Trezzo al duca di Milano, rinvenuta dal Nunziante, nell'Archivio di Milano (Ar- chivio Storico Napoletano, 1898), conferma la mia attribuzione a Lecce del gigliato colla sigla L. Ecco il brano che lo concerne: (anno 1463) « In questo castello de Liei so trovati, tra ducati d* oro et alfonsini, ducati novantatre milia, item in carlini vechij circha ducati trentasei milia et in carlini novi, che fa- ceva battere el dìcto Principe de Taranto, circa ducati quindicimilia, » Farò notare inoltre che nelle cedole aragonesi, nel farsi il computo dei mali carlini, si fa sempre di- stinzione tra quelli del principe di Taranto e quelli del cugno del duca Johanny e le due emissioni sono, infatti, diversissime di tipo. Quella del Principe di Taranto ha le seguenti impronte: Gigliato coniato a Lecce da Gasparo de Argenteriis a nome di Renato d'Angiò, per ordine del Principe di Taranto. ÌB" — (giro) + R6NATVS • D • G • R • SI • €T • I6R • Fra due cir- coli di globetti — (area) Il Re in trono; alla sua destra la sigla - L • sormontata da un giglio. P - (giro) + • HONOR • R • lUDICIU • DILIG-IT (Honor regis judicium diligit) fra due circoli di globetti — (area) Croce di Lorena accantonata da gigli. Arg., peso gr, 3.20 — 3.08 — 2.88. Antica coli. Sambon. Museo Civico di Marsiglia. Museo di Lione. (1) Infantino, Lecce Sacra, 1634, p. 214. MONETE NAPOLETANE INEDITE, ECC. 32I Quella del duca Giovanni ha i tipi seguenti : Gigliato coniato a Sulmona, a nome di Renato, per ordine di Giovanni d'Angiò, nel 1460. B' — (giro) + R6NATVS :; D • (t S ( s ' N\ • P - € ^ S R : ieRVSL€ : fra due circoli di globetti — (area) Il re in trono, ^ - (giro) + ONOR o RGG-IS C IVDICIS (sic) t DILIGI! fra due circoli di globetti — (area) Armi inquartate di Lorena, Bar, Gerusalemme, Napoli e Ungheria. Arg., peso gr. 3.55 — 3.25. Coli. Marignoli e Brambilla (con leggiere varianti), Sulmona fu presa dal Piccinino, condottiere del Duca Giovanni, nel settembre del 1460; perduta nel 1462 e ripresa, di nuovo, nella primavera del 1463. Nell'ottobre di detto a. 1463, il Piccinino lasciava « levare via le bandere del Duca Johanni che anche stavano in Sulmona » (Nunziante, loc. cit., 1898, f. I, p. 189). Il Principe di Taranto aveva fatto coniare anche tornesi di bassissima lega; ma se avessero il nome di Renato o se, come sospetto, fossero contraffazioni dei tornesi di Acaja, non è dato sapere. Il Da Trezzo in data 13 aprile 1462 scriveva al duca di Milano « (Il Principe di Taranto) voleva dare cinque ducati per lanza et lo panno et che poi daria altri XV ducati, ma niuno li ha voluti, maxime che vote dare mala moneta, cioè tornesi novi. » Lo stesso scriveva al Duca in data 24 luglio: « In quesfhora ho veduto littera de misser Anto- nello d'Aversa, regio secretano, ad misser Diomedes, dove li scrive che le terre del Duca di Melfi hanno cominciato ad refutare li tornesi novi et che per questo el Principe ha avuto parole cum et Duca cum dirli chel vote che la moneta sua non se refiuti, che altramente a luy non mancava bono accordo et che non resti se non per luy a dire de si el molte altre parole et che 322 ARTURO SAMBON la gente d'arme stanno de mala voglia per la tristezza de dieta moneta » (0. Ho già avuto occasione, in precedenti articoli, di parlare delle monete fraudolenti, coniate tanto per ordine del partito aragonese che di quello angioino, nelle grandi ristrettezze di denaro, in cui, l' uno e l'altro, furono travolti dalle dolorose vicende di quella poderosa lotta. Fra breve tratterò di nuovo, e più diffusamente, questo interessante argomento. Intanto farò conoscere l'esistenza di una zecca ad Isernia, surta in sull'inizio dell'a. 1463. Isernia, ribellatasi nell'inverno del 1460, si era data al Cal- dora; ma Ferdinando, nel maggio di detto anno, l'ottenne colle armi e ne arse le fortezze. Di questa zecca, sinora ignorata, ho trovato dapprima notizia nel primo volume dei Registri Collaterale (Comuni). 11 re, scrive in data 8 gennaio 1463, che, avendo concesso a maestro Giurato e ad altri cittadini di Isernia la facoltà di battere certa quantità di quattrini secondo appare dalla patente rilasciata, si dieno loro le necessarie facilitazioni. Che quelle monete sieno state coniate, lo atte- stano le Cedole di Tesoreria degli anni 1475 e 1476, dove leggo : Janer ani 14^^ Item pos en rebuda qnarantaset ducats quatre gr. corrents en pixols novs dits cavals; los quals me assigna la secha de Napols, dix son procehits de DCCCXV libr. de tornesos novs de Ysernia, trets de la torre del or, los quals fusos son stades DCCLXXXIIIJ libr. que a rabo de VJ gr, per libr. fan la damunt dita e farà posada quantitat, etc. Cedola 69, fol. 2.^ Di nuovo, nel gennaio del 1467, il tesoriere (i) Archivio di Stato Milano. Corrisp. estera. Nunziante, loc. cit. MONETE NAPOLETANE INEDITE, ECC. 323 trascrive una partita di piccioli che la zecca di Na- poli gli assegnava in cambio di « DCCLXV libre de tornesos novs dit de Ysernia trets de la torre del or. V Cedola 68, fol. 27. ^ Risulta da queste notizie che i tornesi o quattrini, coniati nel 1463 ad Isernia, erano di rame puro, giacche il prezzo di 6 gr. per Hbbra era quello che solca pagarsi, in quel torno, per il rame vecchio ^^). Arturo Sambon. (i) Questo è il prezzo indicato in Cedola del 1476 (Ced. 68, f. 27' e 28) dove i piccioli senza lega sono comprati a ragione di 6 gr. la libbra e quelli con lega a ragione di io sterline d'argento al prezzo di 8 due, IO gr. la libbra d'argento. SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA DIALOGHI. Passo di solito un mese dell'estate in Engadina, dove ho sempre la fortuna di trovare qualche collega numismatico. Così avvenne anche quest'anno e, come è naturale, parecchie ore di parecchie giornate furono dedicate a discutere le questioni d'attualità. Fra queste, la più lungamente e accanitamente dibattuta fu quella sul nuovo orientamento degli studii numismatici. E siccome è una questione di cui mi pare che la nostra Rivista non può a meno di interessarsi, mi decisi a farne argomento di una memoria. Sembrandomi poi che tale questione giovasse esporla con tutti i prò e i contro, onde renderla chiara anche a chi non conoscesse tutti i lavori precedenti di Ambrosoli, Patroni, Ricci e Cabrici, mi venne naturale di scriverla in forma di dialogo, quale realmente era avvenuta. M'accorgo che ne uscì qualche cosa di forse eccessivamente famigliare pel nostro periodico. Io ne chieggo scusa ai miei lettori, e spero che mi vorranno perdonare la forma, visto che la sostanza — a mio modo di vedere — dal dialogo emerge molto nettamente, come mi sarebbe stato difficile ottenere con una forma diversa. 326 FRANCESCO GNECCHI I. S. Maurizio, 2j luglio 1901. iJ" Oh! bene arrivato quassù; mi rallegro di passare qualche giorno in tua compagnia. 2.° Il piacere sarà reciproco. Passeggiando insieme su questi monti deliziosi dolcemente riposando all'ombra dei larici e dei pini, potremo fare qualche divertente chiaccherata artistico-scientifico-sociale.... i." Oppure numismatica. 2.° Tu sei già immerso in una lettura numismatica. i.° E oggi il primo giorno. Ho terminato jeri il " Giuliano l'Apostata „ e ho attaccato il Volume del Congresso di Parigi (t), cui a Milano non avevo potuto dare che un'oc- chiata di sfuggita. 2.° Difatti lo vedo aperto alle prime pagine. i.° E sono ancora alla prima memoria, che però rileggo per la terza volta. Questo lavoro del nostro Cabrici (2) mi pare molto serio e uno dei migliori e più importanti di questo volume. 2.° E sei d'accordo col Cabrici sul nuovo orientamento della Numismatica? i.° Non solo mi trovo perfettamente d'accordo con lui, ma ti dirò di più che la lettura della sua memoria mi fa un effetto strano. Mi pare non solo di leggere cosa per me non nuova, ma anzi di rievocare idee che ho sempre avuto o che, senza avvertirle distintamente, esistevano già in uno stato la- tente nell'animo mio. E perciò mi fa meraviglia come anche molti altri queste idee non le abbiano avute prima o per lo meno non le accettino senza ulteriore discussione ora che sono così bene e così chiaramente esposte. (r) Congrès international de Numismatique reuni à Paris en igoo. Procès verbaux et mémoires publiés par M. M. le Comte de Castellane et Adrien Blanchet. Parigi, 1900. (2) Le róle de la Numismatique daiis le niouvement scieutifique contemporain. SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 327 2.° Tu mi devi scusare; ma io sono sbalordito del tuo mutamento d'opinione. i.° Un rhutamento d'opinione non ti dovrebbe affatto sbalordire perchè saggio è mutare consiglio, e io sono sempre disposto a cambiare le mie opinioni con altre che mi siano provate migliori. Ma questo non è il caso. Ti dirò che per molto tempo mi sono occupato di raccogliere monete e anche di studiarle, senza che tale questione mi si presentasse. M' è passata qualche volta per la mente quasi di volo, senza che io vi fermassi deliberatamente il pensiero; ma, dal momento che ve l'ho fermato (e fu alla pubblicazione della Prolusione Ambrosoli sull'autonomia della Numismatica) (i), io non ho punto esitato. Il mio parere fu questo e, come ti dicevo, tutte le cose che Gabriel dice, mi pare, leggendole, d'averle già pensate. 2.° Ma tu non ricordi quello che tu stesso hai scritto nella seconda edizione del tuo " Manuale delle monete romane „ ed è l'amico Ricci che s'incarica di ricordartelo in quella sua memoria stampata nell'ultimo fascicolo della nostra Rivista a proposito appunto di questo argomento (2), dove dice — non ricordo precisamente le parole, ma certo ne ho ritenuto il senso preciso — che, mentre tu affermi che la Numismatica deve avere per oggetto lo studio delle monete sotto l'aspetto storico, artistico, iconografico ed economico.... i.° E qui confesso d'avere sbagliato e desidero venga il momento di una terza edizione.... 2,° Che ti auguro vicina. i.° Unicamente per mettere come primo quell'epiteto economico, che mi pento d'aver messo per ultimo. 2.° E questo sarà bene per l'avvenire, ossia dopo la tua conversione; ma certo quando eri solamente alla seconda (1) Solone Ambrosoli, Della Numismatica come scienza autonoma. Prolusione al corso libero di Numismatica presso la R. Accad. Scientif, letteraria di Milano in " Riv. It. di Num., 1893 „. (2) Serafino Ricci, La Numismatica e le scienze archeologiche ed economiche. Ricerche e confronti. Prolusione al corso libero di Archeologia presso la R. Università di Pavia in " Riv. It. di Num., 1901 „. 41 328 FRANCESCO GNECCHl edizione non la pensavi così; e, se mi lasci finire la citazione del Ricci, egli dice che, malgrado quella tua definizione, all'atto pratico, tu non parli mai delle monete dal lato economico. 1° Il fatto è pur troppo vero; ma sai tu perchè non ne parlo mai o quasi mai? Non già perchè Io creda o lo credessi allora il lato meno importante; ma per il buon motivo che ne so troppo poco. Per parlare in un manuale elementare, bisogna sapere assai bene quello che si vuol dire. La sintesi richiede una precedente e accurata analisi e francamente io ti dichiaro che il punto più debole per me — e mi pare anche per gli altri — nella numismatica romana, è il lato economico. Questo è il vero ed unico motivo per cui nel mio manuale, il quale può rappresentare in dimensioni ridotte la bibliografia romana, la parte economica occupa l'ultimo posto, mentre dovrebbe occupare il primo. La parte econo- mica, specie nella serie romana, fu sempre la piij trascurata, anzi nessuno se ne occupò prima che Eckhel ne tracciasse le basi e possiamo dire che, malgrado la copiosissima biblio- grafia romana, gli studi economici non siano che al loro inizio, tanto che, al momento in cui parliamo, le incertezze sono ancora estremamente numerose non solo per le epoche remote della repubblica, ma benanco per quelle dell'impero. 2.° Ed è davvero disperante il tentare d'iniziarsi in questa spinosa materia, quando vediamo le enormi contraddizioni degli scienziati. Io avevo sempre veduto il denaro valutato quattro sesterzi; ecco che un bel giorno uno specialista viene a dirmi che invece ci vogliono 16 sesterzi per fare un denaro! i.° Ma è forse questa una buona ragione per sostenere che la Numismatica non è scienza essenzialmente economica? Se ne sappiamo poco, converrà studiare; e se il saperne poco può attenuare la colpa di chi, scrivendo un manuale, doveva attenersi alle cose meglio conosciute o non troppo ignote.... anche pel decoro della numismatica stessa, e per non scan- dalizzare il lettore principiante col mettergli innanzi il mise- rando spettacolo di tanta ignoranza; ciò non è affatto una ragione perchè chi vuole studiare davvero e profondamente la Numismatica non debba addentrarsi appunto in questa materia economica, per quanto spinosa e ingrata essa sia. SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 329 La cosa è tanto naturale che viene suggerita dal puro buon senso innocente di chi è affatto vergine di ogni nozione numismatica. Se tu mostri a un profano un cassetto delle tue monete, qual'è la prima dimanda che egli ti farà, dopo d'aver saputo a qual'epoca appartengono le monete che gli stai mostrando? La prima e naturalissima dimanda sarà questa: Quanto valeva questa moneta a quel tempo? E tu raccoglitore, studioso, scienziato, specialista rimani a bocca aperta e non sai cosa rispondere; e per cavarti d'impiccio, dai una di quelle risposte evasive, elastiche che, se nulla compromette, non vuole neppure dir nulla; ma che in faccia al profano non aggiungerà molto alla tua fama di numismatico. 2.° Questo è vero; ma infine le raccolte non sono fatte per sapere quanto valeva una volta una data moneta. 1° Non lo sono, è vero anche questo: ma lo dovrebbero essere, o almeno questo dovrebbe essere il loro scopo finale. Non lo sono, perchè, come sai, le raccolte furono general- mente iniziate da dilettanti, i quali continuarono ad essere tali — come lo siamo noi, diciamolo pure — anche quando vi hanno dedicato qualche studio e perfino quando vi si sono consacrati ex professo. Noi abbiamo sempre lavorato da archeologi, ed ecco perchè per gran tempo la Numismatica fu considerata un ramo dell'archeologia; noi ci siamo occupati di far conoscere nuovi tipi di monete, di fare confronti arti- stici fra un'epoca e l'altra, di studiare l'epigrafia, di trovare nelle monete le prove di qualche fatto storico, e abbiamo certamente contribuito ad aumentare e ad illustrare il mate- riale scientifico. Ma noi abbiamo sempre studiato la moneta materiale, il monumento archeologico che stava fra le nostre mani e sotto ai nostri occhi, senza assorgere alla moneta ideale. Delle monete, osservate sia singolarmente, sia in serie noi abbiamo considerato sempre la forma, senza osare quasi mai toccarne la sostanza. Tanto è vero che pochi sanno quale veramente tale sostanza sia, e noi vediamo che, anche chi non dovrebbe, confonde talora le monete colle medaglie e, discorrendo, accenna alle une e alle altre in blocco, come se fra di esse non esistesse un abisso insuperabile, un taglio netto e deciso.... 2° Vedi " Numismatica e Medaglistica „ Dialogo.... 330 FRANCESCO GNECCHI 1° Precisamente. A quel dialogo invio i confusionarii, perchè chiariscano le loro idee. 2° Ma qui, perdonami una piccola interruzione. Come va che il Consiglio di Redazione della nostra Rivista Numi- smatica accoglie anche memorie relative a medaglie? I." Questione di transazioni.... A questo mondo si vive di concessioni e di transazioni. Anche noi s'è dovuto con- cedere e transigere perchè i gusti sono molti e bisogna accontentarli tutti affine di adescare e tirare a noi a poco a poco anche quelli che davanti alla scienza rigida e pura arriccierebbero il naso e rifuggirebbero spaventati. Come all'egro fanciul porgiamo aspersi Di soave licor.... gli orli del vaso.... Ma non perdiamoci in digressioni e stiamo al nostro argomento. Ora solamente arriviamo al punto importante ed è necessario posar bene i termini della questione. La moneta, come tutte le cose a questo mondo, è composta di due elementi, la forma e la sostanza. Il primo non è che acci- dentale e soggetto a tutte le variazioni dei tempi. I tipi e le leggende, che costituiscono la forma variano a seconda che varia il governo, la civilizzazione, la religione di un popolo. Il secondo elemento invece, rappresentando l'essenza intima della moneta, non varia mai col variare delle età e rimane costantemente Io stesso. Questo secondo elemento, che è costituito dal Valore, è tanto essenziale, che senza di esso la moneta non esisterebbe; mentre potrebbe benissimo esistere — come esiste realmente in diversi casi — senza l'arte, senza le leggende e senza i tipi. Ora, come vorreste che la Numismatica, ossia la scienza delle monete, non si occupasse prima di ogni altra cosa di ciò che delle monete costituisce l'intima natura, ossia del valore? 2."^ Il ragionamento sarebbe bello e buono se si trattasse delle monete moderne. Queste certamente non presentano altro interesse che il valore; ma le monete antiche gli è tutt'altra cosa. Le monete antiche ci pervengono come mo- numenti archeologici e troppi altri sono gli interessi che ci SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 33! legano a loro, interessi d'arte, di storia e simili, perchè noi possiamo accontentarci dell'arido conteggio del loro valore. 1° Dovresti essere tu il primo ad ammettere che il tuo ragionamento è affatto fuori di strada. E chi vi contende tutti gli altri interessi che possono legare le monete coli' archeo- logia, coir arte o con la storia? Noi ci limitiamo a dire che tutti questi interessi, per quanto nobili ed elevati, sono secondarli, mentre quello che deve primeggiare è l'econo- mico, l'unico essenziale, il solo che si riferisca alla vera essenza della moneta. 2.° Ogni raccoglitore dovrà dunque diventare un'econo- mista? i.° Sono ben lontano dal pretendere che tutti quelli che si dilettano a fare il raccoglitore debbano studiare le monete sotto il rapporto economico. Sarà lecito al raccoglitore con- tinuare i suoi studii generali e particolari su qualunque argomento che vi abbia relazione. Chiami le monete a testi- moniare o a completare o a rettificare fatti storici, evochi dalle monete l'iconografia di moltissimi personaggi antichi, che, senza queste, ci sarebbero per sempre rimasti ignoti; studii sulle monete l'arte ideale in Grecia, realista in Roma, l'epigrafia, la mitologia. Ricostituisca l'antica geografia e colle traccie delle monete ritrovi le località ove sorgevano le antiche città; discenda perfino a studiare l'abbigliamento o la pettinatura delle divinità greche e delle auguste romane, accrescerà sempre di qualche utile nozione il complesso dello scibile umano. Nessuno lo contesta. Ma questo non sarà mai il compito precipuo del Numismatico. La Numismatica non potrà mai ottenere il titolo di Scienza autonoma, a cui aspira, finché continuerà a mendicare appoggi dall'Archeologia, dal- l'Estetica o dalla Storia; ma l'otterrà solamente quando avrà una vita a sé, fondata sull'intima sua natura, cioè su .quella parte della scienza economica che giustamente le spetta, e che certamente è abbastanza vasta. 2° Tutto ciò, (te lo ripeto, perchè alla mia osservazione non hai ancora risposto) sta benissimo se tu parli di monete moderne, le quali non presentano con le altre scienze i nume- rosi contatti che ammetti tu stesso per le antiche; ma per le antiche, se la parte economica la si può accettare, come 332 FRANCESCO GNECCHI l'accetta anche il Ricci, non deve però essere né l'unica né la principale. i.° Sei impenitente e incorreggibile. Io ti ho concesso tutti gli studii che direi di contatto; ma tu non vuoi saperne d' entrare nel vero spirito della cosa. Dato che la moneta dall'epoca della sua invenzione fino ad oggi, ebbe sempre un solo ed unico scopo, quello di servire quale mezzo di scambio, di rappresentare cioè il valore delle cose, se tu ammetti la teoria economica per le monete moderne, la devi necessariamente ammettere anche per le antiche. Che se le antiche sono superiori alle moderne per bellezza artistica — e ve ne sono pure di inferiori — questo non ha nulla a che fare. E poi fra un millennio anche le nostre monete saranno antiche. E allora? 2.° Allora.... ti risponderò colle parole di Lenormant. Dammi il volume del Congresso di Parigi.... L. de Laigue nel suo articolo inneggiante alla numismatica antica di cui vorrebbe trasfondere l'arte e la commemorazione nella moderna, fa per suo conto una citazione di Lenormant che benissimo s'addice al caso nostro. Ecco qui, pag. 416 " Quand " notre siècle et ceux qui l'ont immediatement precède seront " devenu à leur tours l'antiquité, la numismatique sera une " science singuliérement sterile et de bien peu d'intérét. On " ne trouvera à y prendre que quelques dates absolument " séches, et ce que vàlait chaque pièce. „ i.° E questa sarà appunto la numismatica pura. La nu- mismatica antica ci è arrivata carica di fronzoli, e noi abbiamo durato gran fatica a sfrondarla per ritrovarne il midollo. La moderna ci si presenta, e si presenterà ai nostri posteri nella sua nudità. Ecco la differenza. 2.° Io però non posso a meno di farti qui una osserva- zione. Se questo benedetto campo economico che a me, ti confesso, fa venire il mal di capo solo a pensarci, venne coltivato dapprima in Italia dagli egregi scrittori, che inco- minciando dal Muratori e venendo a Bellini, Argelati, Carli, Mulazzani e molti altri, si occuparono delle nostre serie medioevali, e se attualmente é coltivato in Germania da molti specialisti per la serie romana, ed incomincia pure ad esserlo in Italia e in Francia, abbiamo invece l'Inghilterra, SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 333 paese altrettanto serio e studioso, dove tutte le menti sono ancora rivolte agii studii archeologici, storici e principalmente artistici. Ciò significa che colà non si ritiene lo studio econo- mico indispensabile. I.'' Di questo fatto teniamo pur conto, per constatare che il dilettantismo mantiene sempre il suo impero anche in alto. È vero, in Inghilterra attualmente assai pili che la serie romana è in auge la greca e di questa la parte più artistica. Ma è sempre il dilettantismo che prevale sul vero studio, e che colle sue attrattive seduce anche chi dovrebbe essere meglio agguerrito; ma questo nulla vuol significare contro la nostra tesi, la quale è al disopra del gusto e delle incli- nazioni che un popolo anche grande può avere a un dato momento. 2 ° Tutti questi sono bei ragionamenti.... i.° Ai quali tu sei decisamente refrattario. Voglio pro- varmi a convincerti con un confronto. 2.° No, che i confronti sono odiosi. i.° Cosi dice un vecchio proverbio e può forse esser vero in certi casi, quando si tratta di persone. Trattandosi invece di fatti io trovo i confronti simpaticissimi, ottenendo essi lo scopo di far osservare le cose sotto un diverso punto di vista, o per meglio dire di farle osservare oggettivamente. Noi siamo talvolta disposti ad accordare a certe persone, sotto un certo aspetto e in date condizioni, quello che non vogliamo accordare al nostro avversario nel caso in cui la discussione ci ha infervorati e pel fatto, contro il quale abbiamo già dei pregiudizii formulati. 2° Vada dunque pel confronto. i.° Prendiamo un piccolo raccoglitore di francobolli. 2.° Oh Dio buono non miscere sacra profanisi F&r carità non mettiamo insieme la serietà della Numismatica colla follia dei francobolli. I." Tu la chiami follia e io sono tanto compiacente da non coiitiaddirti; ma tu mi vorrai pure ammettere che non è molto diversa la follia di chi raccoglie monete.... quando tutto deve finire nella semplice raccolta. Un grano di pazzia a questo mondo ce l'abbiamo tutti, e, se è difficile riconoscerlo in noi stessi, è altrettanto facile trovarlo negli altri. 334 FRANCESCO GNECCHI 2.° O tu forse sei troppo facile a generalizzare. i.° Vediamo i fatti. Per me e per te non è pazzo il cacciatore che nel cuore dell'inverno si alza di notte e va ad aspettare l'alba su di una riva gelata, in attesa di un uccello che forse non verrà e probabilmente non si lascerà prendere? 2." Veramente non vorrei portare alcuna ragione in sua difesa. i.'* Non è pazza quella vecchia signora inglese, che vedi laggiìi in riva all'Inn, coi suoi capelli bianchi su cui dardeggia il sole e con una lunga canna in mano. Da due ore sta pescando, o, per meglio dire gettando l'amo ai pesci che o non ci sono o non vogliono abboccare, e ci starà ancora Dio sa per quanto tempo colla piìi imperturbabile pazienza.... 2.° Oh! quella è pazza per davvero! 1° E non è pazzo l'alpinista, che, malgrado i troppo frequenti esempii di disgrazie, arrischia la propria vita e anche quella degli altri per arrampicare su di una roccia che gli altri non hanno raggiunto? 2.° Questo poi è più pazzo ancora. i.° Ti rammenti di quei due giovani studenti tedeschi che abbiamo incontrato sulla via di Pontresina colla faccia tagliuzzata e deturpata da cento duelli provocati da Dio sa quali inezie studentesche, e se ne vantano come di ferite gloriose? Non sono pazzi?... E quelli che scendono sul ter- reno per una sciocchezza a sbudellarsi per davvero non sono pazzi?... E non è pazzo chi arrischia tutto il fatto suo a Montecarlo?... E il prodigo non è pazzo? E l'avaro?... Tutti lo siamo dal più al meno e ognuno è pazzo per chiunque non la pensi al medesimo modo. Ma, ammessa questa pregiu- diziale, e accordato che ciascuno di noi raccoglitori é del bel nwner imo.... quantunque appartenente alla migliore specie, permettimi d'esporti completamente la mia idea, e ti convin- cerai che quanto sto per dire è tutto quello che vi può essere di più serio. 2.° Sono tutto orecchi ad ascoltarti e non fiato più. I." Seguiamo il nostro piccolo raccoglitore, il quale raccoglie per raccogliere e non si prefigge altro scopo che quello di formare una serie, soddisfacendo così al bisogno SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 335 che madre natura gli ha infuso, avendogli accordato il ber- noccolo delle raccolte. Quando egli è riuscito, dopo molto tempo, molte cure e molte spese, a colmare se non tutte (che ormai è troppo difficile) buona parte delle caselle del suo album, a cosa è arrivato? Come raccoglitore ha raggiunto il suo scopo, come scienziato è arrivato a un bel nulla. 2.° E qui siamo perfettamente d'accordo. i.° E io me ne compiaccio. Eppure non credi tu che sulla sua raccolta egli (o un altro, che fa lo stesso) potrebbe anche fare qualche studio? 2° Certo che a una tale raccolta accidentalmente può andare unito qualche studio, anzi è per questo che vi si incoraggiano i giovanetti. Il piccolo raccoglitore imparerà qualche cosa di geografia. Saprà in quale mare siano collo- cate l'isola di Maurizio, della Riunione, le Vergini e le Fidji, e conoscerà i piccoli stati di Jind, di Jhalavar o di Toga, die altrimenti avrebbe sempre ignorato. Potrà fare qualche studio politico, osservando come la Croce di Savoja nel 1859 si sia sovrapposta alla Trinacria, o come l'aquila imperiale tedesca abbia steso le sue ali su tutti gli stati e le città libere della Germania e come le Filippine scuotevano il giogo spagnuolo per cadere sotto quello americano.... qualche studio anche d'iconografia sulle fisionomie dei diversi sovrani o sulle loro varianti a diverse epoche. Vedrà imbiancare la barba di Don Fedro e invecchiare la Regina Vittoria dal principio alla fine del lunghissimo regno. 1." Qui — scusami se t'interrompo — non avrà molto da imparare, perchè la Regina Vittoria tanto sulle monete come sui francobolli rimase giovane e bella fino all'ottante- simo anno e non invecchiò che in occasione del giubileo.... 2.° Potrà infine fare qualche studio araldico sugli stemmi dei diversi stati.... i.° E, aggiungiamo anche qualche studio artistico compa- rativo. Fra gli staterelli italiani anteriori al 59 potrà osservare l'arte rigida e scarsa nel Piemonte e nei Ducati, severa ma pura in Toscana, ridente a Napoli, pittorica e colorita in Sicilia, nulla in quella Roma che pure dell'arte italiana è la culla! Potrà fare anche qualche studio tipocalcolitografico dalle finissime incisioni americane alle rozze incisioni in legno 42 336 FRANCESCO GNECCHI dell'Afganistan e d'altri paesi semibarbari, e si meraviglierà come nell'Italia nostra i migliori prodotti siano quelli delle Provincie industrialmente meno progredite. 2.° Ed ecco tutto e, se vuoi concedermi, sono tutti bel- lissimi studii a cui la bambinesca raccolta ha dato bensì occa- sione; ma che non sono però una diretta dipendenza di essa. i.° Ed ecco precisamente il punto al quale io ti volevo. Tu stesso hai pronunciata la tua sentenza. Tutto quanto siamo andati finora enumerando non è che roba accessoria, che ha un nesso colla raccolta in questione; ma certamente non è quello che ne forma l'essenza. Nella enunciazione che abbiamo fatto, noi non ci siamo occupati che della forma, oppure di qualche cosa che alla forma più o meno stretta- mente si riferisce; ma la sostanza non l'abbiamo menoma- mente toccata. Noi non ci siamo mai elevati al giusto punto di vista, dal quale avremmo potuto abbracciare la cosa nel suo insieme e trovarne il solo interesse veramente essenziale, quello che ne costituisce l'intima natura. 2.° E quale sarebbe dunque questo interesse essenziale di sì difficile accesso? i.° Quei piccoli pezzettini di carta per lo più sciupati da una obliterazione, che molti non sanno prendere sul serio, sono i testimonii di uno dei più importanti servizii mondiali. Essi rappresentano la Posta e il loro interesse lo hanno appunto quali monumenti della storia e dell'economia postale. Dato questo punto di vista, lo studio non è più limitato all'epoca segnata dall'album, ma risale molto più indietro colle lettere che pure si trasmettevano prima che Sir Rohland Hill inventasse i francobolli mobili e prima che la piccola Sardegna introducesse pei suoi corrieri la carta timbrata per l'affrancazione. Deve risalire alle prime epoche di cui ci rimane traccia di corrispondenza epistolare, 2.° Deve insomma ricercare Vaes signaium e Vaes rude prima d'arrivare alle prime vere monete. i.° Dici benissimo, e allora s'aprirà davanti allo studioso un estesissimo orizzonte. Se tale studio non può sprofondarsi nei secoli addietro come quello delle monete, perchè, quan- tunque le sue origini siano pure antiche e rimontino fino ai tempi di Dario, i primi documenti non li abbiamo se non di DELLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 337 un'epoca relativamente assai recente, pure è così vasto e d'interesse così universale che il motto circumit orbem pecunia totum si potrebbe egualmente e forse meglio applicare alla Posta, la quale abbraccia tutto il globo terracqueo, e gior- nalmente colla sua immensa rete lo percorre e lo cinge, incrociando le innumerevoli maglie in tutti i sensi, navigando tutti i mari e attraversando tutti i continenti. Non ti pare questo pure uno studio abbastanza importante e grandioso? Cadono allora tutte le piccolezze a cui si ferma il semplice raccoglitore. Le circostanze che per questi formano il mas- simo interesse non ne hanno più alcuno per lo studioso, il quale osserverà colla medesima calma il francobollo più comune come un Post-Office di Maurizio pel quale il racco- glitore ha passato inutilmente delle notti insonni. Gli errori di lettere o di colori, le piccole varianti, tanto apprezzate da chi non ricerca che la rarità, non avranno più alcun valore agli occhi dello scienziato, i quali saranno unicamente rivolti alla ricerca dei primordi! del servizio postale, dei prezzi in origine stabiliti per le corrispondenze secondo le lontananze, delle successive riduzioni, della statistica, del movimento, del miglioramento dei varii servigi e finalmente della creazione dell'unione postale universale. Questo è il vero interesse di uno studio postale, davanti al quale si fanno estremamente piccini ed anzi svaniscono gli studii secondari che vi si possono collocare allato e di cui può occuparsi, se lo vuole, il semplice raccoglitore. Che poi vi siano pochi o anzi pochissimi che dal semplice dilettantismo sappiano o vogliano assurgere a uno studio elevato, ciò non infirma menomamente il mio ragionamento. 2.° Il quale, non c'è che dire, ha un fondo di logica. i.° E se questo è logico, perchè non lo sarà altrettanto quello che si riferisce alla Numismatica? Quello che siamo andati dicendo come termine di paragone, lo si può ripetere parola per parola relativamente alla Numismatica, la quale finora, e come la volete voi altri, non ha fatto che invadere il campo di molte altre scienze; ma non ha ancora saputo prendere la sua vera orientazione. 2.° La quale, secondo il vostro modo di vedere, dovrebbe essere verso la scienza economica. 338 FRANCESCO GNECCHI i.° E come potrebbe essere altrimenti, se la moneta è un fatto essenzialmente economico? E vedi ora se il paragone che ti ho messo innanzi non calza a pennello? Come lo studioso filatelico, trascurando tutti gli accessorii, arriva o dovrebbe arrivare alla scienza dell' Economm possale, così lo studioso numismatico deve arrivare alla scienza dell'Eco- nomia monetaria. Allora solamente egli osserverà le monete dal loro vero punto di vista scientifico. Per lui la moneta non esisterà che come moneta, e la moneta reale non sarà per lui che il punto d'appoggio, il monumento, il testimonio per considerare la moneta ideale. Prescindendo da tutti gli studii accessorii, all'occhio suo uno stupendo tetradramma di Camarina o di Catania rappresenterà un identico valore di un rozzo tetradramma d'Atene dello stesso tempo e dello stesso peso, come effettivamente l'avevano al tempo della loro emissione, checché alcuno possa dire in contrario. 2.° Se ci riportiamo al tempo in cui le monete avevano corso, ciò è più che naturale, e io pure non sottoscriverei certo all'opinione che le monete dei primi artisti della Grecia fossero allora ricevute per altro motivo che pel semplice fatto del loro valore intrinseco. Sarebbe — per fare io pure un confronto — come chi oggi preferisse un biglietto fina- mente inciso del Banco di Sicilia ad uno di pari valore, ma orribilmente stampato della Banca d'Italia. i." E così il più bello e maestoso ottodramma di Siracusa avrà pel vero scienziato il medesimo interesse d'un Antoni- niano di Claudio Gotico o d'un bronzo scodellato del basso impero. L'uno e l'altro rappresentano una moneta indicante un valore in una data epoca. L'uno e l'altro sono quindi egualmente degni di studio. 2.° Ahimè, come tutto decade col progresso, come tutto va perdendo la poesia! Finora alla Numismatica furono riservate le alte investigazioni storiche, archeologiche, arti- stiche, mitologiche, ora la si vuol ridurre alle aride disqui- sizioni economiche sui diversi sistemi monetarii, sul maggiore o minor valore di una moneta (non oggidì, ma al suo tempo) o al rapporto dei metalli in una data epoca. Decisamente les dieux s'en vont. i.° Ed è colpa mia se finora non s'è voluto intendere SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 339 la Numismatica nel vero senso della parola? Io t'ho ammesso che tutte le belle cose cui abbiamo accennato, hanno stretti rapporti colla Numismatica, che a tutti quegli studii la Nu- mismatica offre occasione e materia coi suoi monumenti; ma che il vero ed ultimo scopo della Numismatica non sia quello, credo di averlo sufficientemente provato, e tu me lo devi ammettere. 2.° E ti pare con questo d'avere elevata la Numismatica a un punto più nobile, più alto? i.° Non discuto né la nobiltà né l'altezza. Se l'economia sia più o meno nobile, più o meno alta dell'archeologia o della storia io davvero non lo so, né mi pare utile il ricer- carlo. Io affermo solamente che questo è il punto vero della questione. E, per riassumere in poche parole la lunga chiac- chierata, che però non mi pare sia stata fatta inutilmente; continuino pure i dilettanti a formare delle collezioni; siano pure mattoidi, apparecchieranno materiale di studio. Conti- nuino pure i dilettanti studiosi a occuparsi di tutte le belle nozioni che possono avere appiglio o pretesto dalle monete. Ma chi vuole aspirare seriamente al nome di numismatico, chi della numismatica vuol fare una vera scienza — allora veramente autonoma — non può a meno che dedicarsi alla parte che ne forma la vera natura intima, la vera sostanza, in una parola, alla parte economica. Che ne diresti — per finire con un altro paragone — di chi, intendendo studiare la meccanica idrologica, osservando le conche di Leonardo, si fermasse al bellissimo paesaggio che presentano le rapide dell'Adda? 2.° Presa la cosa sotto questo punto di vista, sono quasi tentato di darti ragione. 340 FRANCESCO GNECCHI II. S. Maurizio, j agosto i^oi. i,° Ora che ci siamo messi d'accordo sulla questione dell'orientazione della Numismatica, credo d'aver trovato nella pubblicazione del Congresso di Parigi un altro bell'argomento di discussione. 2.° Sull'orientazione della Numismatica è vero che in massima possiamo dire d'essere d'accordo; ma pure io non posso a meno di ritornarci un momento ancora. Io ti debbo confessare che la conversione m'è costata cara e — come raccoglitore — rimpiango e deploro che le nuove idee siano venute a poco a poco a impossessarsi del mio cervello, i.° E perchè mai tale rimpianto? 2.° Perchè la conversione sull'idea fondamentale viene a togliermi tante soddisfazioni di cui godevo intensamente e che ora mi vedo sfumare come nebbia al sole. Erano forse illusioni; ma, come dice D'Azeglio, le illusioni sono i soli veri piaceri della vita. i.° Sono curiosissimo di sapere quali sono queste soddi- sfazioni o queste illusioni che rimpiangi come perdute. 2.° È sempre doloroso il rinunciare alle abitudini invete- rate, e per conformarsi alle nuove idee converrebbe fare tali cambiamenti e tali spostamenti, a cui davvero io non so rassegnarmi. Chi è stato abituato per anni ad abitare una casa per quanto modesta, ma nella quale ogni oggetto è un caro ricordo, male si adatta a sloggiare per abitarne un'altra quantunque più vasta e più bella. Per seguire i tuoi ragio- namenti, bisognerebbe innanzi tutto portare la rivoluzione nella collezione, cambiandone da cima a fondo la disposi- zione. Quella tenuta finora è comoda e pratica; ma ammetto che non è razionale. Noi abbiamo la serie repubblicana romana disposta in ordine alfabetico delle famiglie, precisa- mente come le monete medioevali italiane sono sempre disposte in ordine alfabetico delle zecche. Ora converrebbe disporre le prime in ordine cronologico, come le seconde in ordine geografico politico. Vedi quale rimaneggiamento! E SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 34I poi chi ci si raccapezzerebbe? Lo stesso Babelon, dopo d'aver dato l'ordine cronologico dei monetarii repubblicani, nella descrizione delle monete , ha trovato ancora opportuno l'ordine alfabetico. i.° E ha fatto benissimo, perchè il suo lavoro è redatto in forma di catalogo, e l'autore doveva necessariamente attenersi all'ordinamento più comodo e piìi pratico per l'uso a cui il suo libro era destinato. 2.° Tu pure dunque ammetti una distinzione tra la teoria e la pratica e ne prendo nota con piacere. Ma, riguardo alle collezioni, c'è ancora di peggio. Noi abbiamo la nostra serie romana divisa secondo le grandezze dei diversi pezzi. L'oro e l'argento formano un primo gruppo, e tre altri sono formati dal bronzo secondo i moduli, senza discorrere dei medaglioni. Volendo disporre il tutto secondo l'ordine razionale, tutte le monete dovrebbero seguire cronologicamente, senza riguardo a metalli o grandezze, e allora quale rivolgimento! ed esteti- camente quale disastro! Addio quella bella simmetria e quella simpatica regolarità a cui il nostro occhio d'artista è sempre stato abituato!.,. Tu ridi?... Sono piccolezze, se vuoi, ma sono tante cose piacevoli che si devono sacrificare sull'altare dell'arida scienza.... E non parlo dello spazio, il quale andrebbe per lo meno quintuplicato! La nuova disposizione mi farebbe perdere addirittura il gusto del raccogliere..,, o per lo meno il piacere me ne sarebbe immensamente diminuito, i.° Se hai finito le tue lamentele, se il tuo cuore ha completamente versato nel mio le sue amarezze, io ti rispondo con una sola frase. E sempre il dilettante che parla, non l'uomo di scienza, 2.° Ma se io sono dilettante e tale voglio rimanere? 1,° Rimanilo pure, non sarò io certo che te l'impedirà. Io non intendo punto di toglierti nessun piacere, nessuna illu- sione.... Anzi ti dirò che io pure non ho alcuna intenzione di mutare l'ordinamento della mia collezione, che è precisa- mente il tuo e — diciamolo pure — quello di tutte le colle- zioni pubbliche e private. 2,° Ma allora? i.° O io non mi sono spiegato bene o tu non mi hai capito. 342 FRANCESCO GNECCHI 2.° Spiegati dunque meglio e toglimi questa spina dal cuore. i.° Io non ho mai inteso di portare nella realtà ciò che deve stare nell'idealità, e mi spiego. La scienza vera — quella sulla quale siamo ornai intesi e sulla quale non ritorneremo — deve necessariamente considerare le monete nel loro reale ordine d'emissione, non occupandosi dei metalli o dei moduli se non in quanto questi elementi hanno rapporto col valore. Ma tale ordinamento non è punto richiesto né in un catalogo che deve adattarsi all'uso pratico, né in una collezione la quale, oltre alla pratica comodità, e, aggiungiamo pure se ti garba, oltre all'estetica, deve tener conto delle strettoje dello spazio. In una galleria di quadri, si dividono le età e le scuole; ma ciò non impedisce che i quadri di grandi dimen- sioni si collochino nei grandi saloni, mentre i piccoli si mettono nei gabinetti. Chi volesse scrivere la storia, poniamo della scuola pittorica toscana, non si turberà e non si preoccuperà di certo se i monumenti della sua storia non sono tutti riuniti e cronologicamente ordinati; ma andrà a cercarli agli Uffici, a Pitti, all'Accademia di Firenze e in tutte le altre pinacoteche pubbliche e private dell' Italia e del- l'estero. Sarà poi affar suo il distribuirle nella sua testa e nella sua opera nell'ordine che crederà migliore. 2." Incomincio a respirare e mi pare che a poco a poco ci avviamo al vero accordo. i." Ti persuaderai che io non sono inflessibile; ma anzi compiacentissimo e sempre disposto alle transazioni. I cata- loghi e le collezioni restino pure come sono, Sint ut sunt. Non solamente i collettori privati; ma anche i direttori di Musei continuino pure ad essere archeologi, se così loro piace; potranno sempre anche come tali essere utili alla umanità ; ma tutto ciò non toglie che il vero numismatico non potrà assolutamente prescindere dallo studio economico. I primi, come benissimo osserva il Patroni, considerano le antiche monete quali sono al giorno d'oggi, oggetti da museo, e, facendo astrazione dal valore intrinseco che avevano al loro tempo, ne apprezzano il valore odierno di antichità aumentato dalla rarità, dall'arte, dalla conservazione e così via. Lo scienziato invece si riporterà al tempo in cui le monete SULLO SCOPO DELLA NUMISMATICA 343 furono emesse e prenderà in considerazione il valore che avevano durante il loro corso. Precisamente come lo storico il quale non deve giudicare i fatti antichi alla stregua del- l'oggi; ma riportandosi al tempo e all'ambiente in cui i fatti ebbero luogo. 2.° Nel nostro caso però c'è uno scoglio che non esiste per lo storico. Il tuo scienziato, il tuo vero numismatico, se non è raccoglitore e se non è direttore di un museo, come farà per la parte pratica? Come potrà giudicare dell'auten- ticità delle monete, per cui si richiede, come ben sai, un lungo e difficile tirocinio.... salvo poi a sbagliarsi ancora? i.° Tu sei famoso per creare difficoltà dove proprio non ci sono. Per me non è punto necessario che uno scienziato sia versato nella pratica materiale delle monete, perchè alla mancanza di scienza propria può benissimo supplire con quella degli altri, affidandosi alle affermazioni dei pratici. Io non so se Mommsen sia lui stesso giudice dell'autenticità delle monete; ma se non lo fosse, mi pare che non avrebbe avuto alcuna maggiore difficoltà a scrivere la sua storia della monetazione romana. E noi non ci fidiamo dei nostri colleghi o di un direttore di Museo quando dimandiamo notizie su qualche moneta? 2.° Certo che a questo modo si accomoda tutto. i.° Meglio trovar modo d'accomodare le cose, che accre- scere inutilmente le difficoltà. 2.° E i nostri trattati attuali di numismatica, i nostri manuali.... cosa ne faremo col nuovo ordinamento? Converrà rifarli completamente. i." Non c'è dubbio che sarà così, questione di tempo. Ed io lo dico colla massima serenità, benché parli in causa mia. Io ho fatto il mio manuale il meglio che ho saputo colle nozioni che erano a mia disposizione; ma non posso che accettare e confermare quanto il nostro buon amico Ricci asserisce; esso è più storico e archeologico che veramente numismatico. 2.° Eppure ebbe fortuna. I." Pili assai di quanto avrei osato sperare, e la ragione è chiara. Oggi la scienza non è più innanzi di così e noi non possiamo pretendere l'impossibile; ma fra cento anni — noi 43 344 FRANCESCO GNECCHI pur troppo non ci saremo a verificare — certamente i nostri posteri diranno con piglio di compassione: ecco come i nostri vecchi intendevano la numismatica! Quelli non erano che archeologi ! Il mio povero manuale sarà relegato cogli altri suoi confratelli tra i ferravecchi e farà la figura che ora fanno per noi la maggior parte delle opere — per non dir tutte — dei secoli decimosesto e decimosettimo, decimottavo e anche de- cimonono, opere che noi non conserviamo se non per la storia della bibliografia. Del resto è ciò che avviene di tutte le cose a questo mondo. Tutto deve inesorabilmente progre- dire. La storia ebbe il suo rinnovamento, la filologia, la filosofia.... È ben giusto che l'abbia anche la numismatica. E noi ci troviamo al punto critico di tale rinnovamento. Le crisi sono sempre laboriose e penose. I vecchi stanno volen- tieri attaccati alle loro idee e non le abbandonano se non a malincuore; i giovani non sono ancora abbastanza forti per trascinare gli incerti e gli indolenti; il tempo solo trionferà qui, come ha trionfato sempre. Non c'è da dubitarne. 2.° E ormai non ne dubito più neppur io. 1° Così pian pianino mentre le nostre idee si andavano avvicinando, noi siamo arrivati, un passo dopo l'altro, a Cre- stalta,dove berremo fraternamente un bicchierino d'Iva bitter. 2.° No, io preferisco l'Iva siiss. i.° A tuo piacere. Coli' amaro d'una parte e il dolce dall'altra noi suggelleremo la nostra vecchia amicizia e brin- deremo alla nuova concordia 1 F. Gnecchi. LA NUMISMATICA secondo i nuovi criteri scientifici Cra che potei studiare più ponderatamente il lavoro del ch.° amico dott. Cabrici (0 e che presi anche conoscenza del lavoro dell' illustre amico comm. Francesco Gnecchi, inserito in questo stesso fascicolo (2), mi affretto a far sèguito alle considerazioni da me fatte nella Prolusione all'Università di Pavia (3), pubblicate in questa stessa Rivista, completando così il mio concetto sull'argomento, affinchè non sia con mio dispiacere frainteso. Nel mio precedente lavoro (s) mi preoccupavo di due fatti: dell'indirizzo esclusivamente economico che si voleva dare alla numismatica e della tendenza a negare l'autonomia alla scienza numismatica. Questi due timori per ora almeno sva- niscono, dopo che il Gnecchi non esclude l'importanza e l'utiHtà delle ricerche archeologiche e artistiche, il Gabriel sostiene altamente l'autonomia della numismatica, credendo che, mutandone l'indirizzo nel senso più specialmente econo- mico, se ne affermi meglio l'individualità, per così dire, scientifica. (i) Ettore Cabrici, Le róle de la Numismatique dans le mouvement scieniifique contemporain nelle Memoires du Congrés international de Numismatique reuni à Paris en ipoo. (2) Ringrazio vivamente l'ottimo Comm. Gnecchi d'avermi concesso di leggere il suo lavoro Sui/o scopo della Numismatica; dialoghi, inserito in questo fascicolo della Rivista, ancora manoscritto. (3) Serafino Ricci, La Numismatica e le scienze archeologiche ed economiche. Ricerche e confronti. Prolusione al Corso libero di Archeologia presso la R. Università di Pavia in Riv. ital. di Num. 1900 (Estratto 190 1). 346 SERAFINO RICCI Noto con soddisfazione che mi trovo col Cabrici e col Gnecchi più d'accordo di quello che mi sarei immaginato, quantunque possa apparire ad altri diversamente, perchè la questione dell'autonomia della numismatica, da me pure trat- tata nel lavoro sopraccitato, intralciò e spostò quella del carattere economico, piuttostochè archeologico della moneta, talché, mentre io andavo scrivendo in ultima analisi che la numismatica, scienza economica o no, dev'essere autonoma, il Gnecchi mi affermava per lettera, ancora prima di comporre il suo lavoro " autonoma o no, la Numismatica è scienza essenzialmente economica. „ Ma lasciamo da parte la questione dell'autonomia, intorno la quale già espose il suo parere l'illustre mio direttore cav. Ambrosoli (0 e già dichiarai io pure la mia opinione (2), e non usciamo per ora dagli stretti limiti delle altre questioni. Innanzitutto sono contento che tanto il Gabrici (3) quanto il Gnecchi (4) comprendano la necessità di sceverare la teoria dalla pratica, perchè, mentre si tratta di seguire un metodo per la parte teorica dei vari sistemi monetari, si deve seguirne un altro per la parte pratica della distribuzione e classifica- zione delle serie e delle zecche nelle opere e negli stipi. Inoltre sono contento che il Gnecchi non escluda dalla nu- mismatica lo studio archeologico, storico e artistico delle monete, poiché scrive a pag. 331 " E chi vi contende tutti gli altri interessi che possono legare le monete coll'archeologia, coll'arte e con la storia? Noi ci limitiamo a dire che tutti questi interessi, per quanto nobili ed elevati, sono secondari, mentre quello che deve primeggiare è l'economico, l'unico essenziale, il solo che si riferisca alla vera essenza della moneta. „ E più innanzi leggasi anche il lungo, ma vivace periodo: " Sono ben lontano dal pretendere che tutti quelli (i) Solone Ambrosoli, Della Numismatica come scienza autonoma. Prolusione al Corso di Numismatica, nella R. Accademia Scientifico- Letteraria in Milano in Riv. ital. di Num., 1893. (2) Serafino Ricci, op. cit., in Rivista, 1900, pag. 410 e segg. (3) Ettore Cabrici, op. cit, pag. 46 del volume del Congresso. (4) Francesco Gnecchi, op. cit., pag. 340-341 di questo fascicolo della Rivista. LA NUMISMATICA SECONDO I NUOVI CRITERI SCIENTIFICI 347 che si dilettano a fare il raccoglitore debbano studiare le monete sotto il rapporto economico. Sarà lecito al raccogli- tore continuare i suoi studi generali e particolari su qualunque argomento che vi abbia relazione. Chiami le monete a testi- moniare o a completare o a rettificare fatti storici, evochi dalle monete l'iconografia di moltissimi personaggi antichi, che, senza queste, ci sarebbero per sempre rimasti ignoti...; studi sulle monete l' arte ideale in Grecia, realista in Roma, r epigrafia, la mitologia. Ricostituisca l' antica geografia e colle traccie delle monete ritrovi le località ove sorgevano le antiche città, discenda perfino a studiare l'abbigliamento o la pettinatura delle divinità greche e delle auguste romane, accrescerà sempre di qualche utile nozione il complesso dello scibile umano. Nessuno lo contesta. „ E il Cabrici pur ammette l' importanza degli studi archeologici in alcune parti del suo lavoro, precisamente nell'ultima parte, quando, entusiasmato dall'ottimo lavoro dell'illustre prof. Milani sulla monetazione di Trajano (i), è indotto ad esclamare anch' egli: " On peut ajouter ensuite, qu'avant la soumission de presque tout le monde connu à l'empire de Rome, chaque ville, pour ainsi dire, avait sa monnaie, et ses espèces étaient le miroir, dans lequel se reflétaient les origines, les croyances religieuses particulières, l'état de la civilisation, l'histoire civile et économique.... Les monnaies antiques.... nous ont transmis des figures de statues célèbres, de monuments d'architecture maintenant disparus, ou dont il n'a été possible d'évoquer le souvenir qu'à Faide d'une monnaie.... „ (2). Ho voluto citare quasi per intero questo passo, perchè pare davvero contraddire ad altri passi del lavoro, come a pag. 41, ove il Cabrici sostiene che " la partie artistique, épigraphique, mythologique ou iconographique, n'a qu'un intérét secondaire pour le numismate, et que le véritable ca- ractère de la monnaie est tout autre.... L'art n'y entre pour rien, c'est une chose tout à fait secondaire. „ (i) L. A. Milani, Di alcuni ripostigli di monete romane (Studi di cronologia e storia) nel Museo ital. d'antichità class., Il, pag. 323-367. (2) Ettore Cabrici, op. cit., pag. 49 del volume del Congresso. 348 SERAFINO RICCI 1 i Si vede che il Cabrici non potè a meno di ammettere l'importanza di queste ricerche dinanzi alle deduzioni ed induzioni del Milani, e meglio ancora avrebbe scritto in lode del contributo storico, archeologico e artistico dato dalla nu- mismatica se avesse avuto presente l'ultimo splendido lavoro dello stesso prof. Milani : Sull'arte e la religione preellenica alla luce dei bronzi deWantro Ideo cretese e dei monumenti hetei (i). Si tratta pertanto tra 1' opinione mia e quella dei miei colleghi ed amici, più che di una vera e propria disparità di giudizi, di una proporzione maggiore o minore di studi in un senso piuttosto che nell'altro, secondo il gusto, le attitudini, gli studi e la preparazione di ciascuno, secondo il grado e l'intensità diversa di lavoro. E da questo non si deve con- cludere nulla che muti sostanzialmente il criterio direttivo di un' intera disciplina o di un gruppo di discipline fra loro concorrenti ad un unico fine, quale è la numismatica, come abbiamo dimostrato nel precedente lavoro e tenteremo di dimostrare nuovamente. Per esempio, non si può arguire gran che, secondo me, sull'avvenire della numismatica se l'Austria e la Germania, non avendo nelle loro collezioni quell'abbondanza di mate- riale monetario artistico che ha l'Inghilterra, si danno a studi più severi e aridi, quali quelli metrologici ed economici; l'Inghilterra mostra invece più buon gusto se, traendo argo- mento dalle sue e dalle altre collezioni di monete greche, trova spontanea l'occasione di far notare l'importanza dello studio della storia dell'arte nella monetazione greca, greco- sicula e della Magna Grecia, e ne rileva l'importanza per l'archeologia e pel valore numismatico delle collezioni. I dialoghi del Gnecchi sono ispirati a grande mitezza ed obiettività di giudizio, e nella loro forma popolare contengono multum in parvo esposto in modo da convincere il lettore. Ho davvero piacere che anch' egli ammetta nella sua spassio- nata sincerità che io stesso, quantunque abbia parlato in (i) L, A. Milani, ved. in Studi e materiali di Archeologia e Numisma- tica, Puntata II. Firenze, 1901. LA NUMISMATICA SECONDO I NUOVI CRITERI SCIENTIFICI 349 difesa della storia, dell'archeologia e dell'arte, pure non abbia escluso il dato economico dagli studi numismatici, anzi mi sia lamentato che fosse e sia tuttora trascurato ^0. Se si tratta dunque di risvegliare la tradizione nostra negli studi econo- mici, sono pronto a spezzare una lancia in favore degli studi economici applicati alla numismatica, poiché è opera questa scientifica e patriottica insieme, ed è veramente deplorevole che nella patria di un Genovesi, di un Galiani, di un Casti- glioni, di un Mulazzani si trascurino tali studi. Ma incoraggire però le aride ricerche metrologiche ed economiche oltre il conveniente e augurarci che la numismatica, come scrive il De Laigne (2), divenga " une science singulièrement stèrile et de bien peu d'intérét „ nella quale " on ne trouvera à y prendre que quelques dates absolument sèches et ce que valait chaque pièce „ non è, secondo il mio debole parere, per la nostra disciplina un augurio né di progresso, né di vantaggio scientifico, e non mi pare che abbia quella urgenza che meriti di spostare ogni parte del suo campo. Poiché, fin (i) Anche le recensioni che mi caddero finora sottocchio rilevano bene la mia vera intenzione, Ved. Bollettino della Società Pavese di Storia Patria, 1901, fase. 2°, pag. 232: " Il Ricci espone succintamente e vaglia le opinioni delle due scuole e il risultato delle loro ricerche, e dà, a ragione, la preferenza a quella storico-archeologica, la quale a petto della economica non può che conferire dignità e importanza alla numismatica, servendosene per l' illustrazione dei monumenti e dei co- stumi d'un tempo, e porta seco anche chiarezza di metodo e di fine, senza del resto prescindere dal valore economico della moneta. „ — E la Rivista di Storia Antica di Messina, 1901, fase. I, pag. 144-145: " l'A. distingue molto acutamente la questione teoretica dalla pratica: in teoria è indubitabile che il dato economico sia importantissimo e non si possa trascurarlo; ma in pratica vi sono ragioni assai gravi che rendono impossibile lo spostamento voluto dal Patroni e dal Cabrici:... infine la moneta stessa (è scritto per errore /a//o), oltre al valore intrinseco che aveva al momento dell'emissione, ne ha uno storico ed antiquario, e, se il primo va studiato, non si può prescindere dal secondo. L'A. dunque non esclude l'importanza del nuovo indirizzo economico dato agli studi numismatici, ma conclude che i rapporti della numismatica coll'economia politica non sono maggiori di quelli che essa ha colla storia, coli' icono- grafia e con la bibliografia.. . „ (2) Ved. L. De Laigne, Remaniement du type des monnaies contem- poraines nel volume delle Mémoires du Congrès intern., cit., pag. 416. 350 SERAFINO RICCI che si tratta di monetazione medievale e moderna, la cosa Va naturalmente da se, il valore s'impone per la moderna trattandosi di monete ben note o appena fuori di corso, mentre le carte d'archivio, i documenti rischiarano il rapporto del valore odierno con quelli antecedenti per la monetazione medievale. Ma per la numismatica classica greco-romana, per la quale non vi sono che le fonti classiche rischiarate dalla luce dei ritrovamenti e dalle collezioni numismatiche, non si comprende perchè non si possa aggiungere il suo studio a quello dell'antichità classica per la parte che, secondo lo Schalk, sarebbe teorica; poiché le antichità classiche devono servirsi in gran parte delle medesime fonti ed occuparsi anche delle relazioni commerciali dei popoli antichi e contri- buire, come fecero finora egregiamente, alla storia della col- tura e del progresso civile ed economico dei popoli. La nu- mismatica d'accordo con le antichità classiche riceverebbe dalla storia della geografia da un lato e da quella della storia antica e dell'epigrafia dall'altro continuo complemento e darebbe a sua volta alle altre discipline quel contributo che può dare appunto la sola numismatica, come, per es., lo studio delle origini e dello sviluppo delle monete, delle leghe metal- liche e delle loro alterazioni, dei vari sistemi monetari e simili. Del resto il grande capitolo della numismatica medievale e moderna potrebbe essere trasportato in uno dei capitoli della storia dell'economia politica, e sarebbe facile e plausi- bile il formare una specie di economia politica applicata alla numismatica medievale e moderna, come una specie di antichità classica applicata alla numismatica classica, mante- nendo la numismatica quale è, poiché appunto perchè è tale non è economia politica, né antichità od archeologia. Anzi, a questo proposito, in omaggio all'autonomia della scienza numismatica trovo degno di lode il tentativo di schema o piano di un Manuale completo di numismatica, che, ispirandosi alle suddivisioni del Lenormant, del Babelon, dello Schalk, il Cabrici delinea in una nota al suo lavoro, da me trascritta traducendo dal francese, per coloro che non avessero pre- sente il volume del Congresso Numismatico di Parigi (i). In (i) Ettore Cabrici, op. cit.^ pag.48, nota 2 del voi. del Congresso citato. LA NUMISMATICA SECONDO I NUOVI CRITERÌ SCIENTIFICI 35 1 questo schema vi è la parte propriamente numismatica e vi è quella presa o dalle scienze storiche o da quelle economiche. Parte pratica : Collezioni pubbliche e private. Descrizione e attribuzione delle varie serie monetali. Leggende. Tipi (iconografia, mitologia figurata, storia dell'arte). Antichità pubbliche e private. Principali sistemi monetari. Cronologia. Parte teorica: Relazioni della numismatica con l'economia politica e con le scienze economiche in genere. Origine e sviluppo della moneta. Miniere. Istoria civile ed economica. Origine e sviluppo dei sistemi monetari. Storia del commercio nell'antichità. Valore della moneta. Ora, però, che abbiamo esposti i vari apprezzamenti sul nuovo criterio scientifico della numismatica, osserviamo più profondamente gli argomenti fondamentali del Cabrici e del Gnecchi per rilevarne l'efficacia in relazione alla tesi che stiamo dimostrando. Tanto il Cabrici (0 quanto il Gnecchi (2) partono da questo principio: Le monete constano di sostanza e di forma, (r) Ettore Cabrici, op. cit., pag. 41: " Dans la monnaie, nous distin- guous deux choses: la forme et la matière. L'une comprend tout ce qui est partie accidentelle et qui varie avec les àges, avec la civilisaiion, avec la religion d'un peuple, c'est à dire le type, la legende et tout ce qui est relatif à la vie, cu la religion, ou l'histoire d'un peuple: l'autre élément comprend ce qui est la vraie substance de la monnaie, ce qui ne change jamais dans la succession des siècies, parce qu'il représente des valeurs.... „ " Nous répondons qu'on ne peut concevoir de matière sans forme, et que par suite nous ne pouvons pas séparer dans l'étude de la monnaie ces deux éléments.... de sorte que leur science est restée en dehors de l'archeologie et des sciences économiques. „ (2) Francesco Gnecchi, op. cit. a pag. 330 di questa Rivista " La moneta, come tutte le cose a questo mondo, è composta di due elementi, la forma e la sostanza. Il primo non è che accidentale e soggetto a tutte le variazioni dei tempi. I tipi e le leggende che costituiscono la forma variano a seconda che varia il governo, la civilizzazione, la re- ligione di un popolo. Il secondo elemento invece, rappresentando l'es- A4 352 SERAFINO RICCI essendo più importante la prima della seconda, la vera nu- mismatica è quella che si occupa delia sostanza della moneta, cioè del valore, e quindi, siccome del valore e dei suoi rapporti nei vari tempi si occupa l'economia politica, la nu- mismatica è essenzialmente scienza economica. Il ragionamento partendo dal punto di vista del rigore logico non fa una grinza ed è conseguente e convincente fino alla conclusione. Ma è ragionamento troppo esclusivo, perchè prescinde troppo dalla realtà delle cose. Bisogna vedere se i termini di questo ragionamento si possono mantenere intatti per sé stessi e nei loro reciproci rapporti dal tempo più antico fino a noi, se in realtà è vero che sempre la sostanza sia più importante della forma dal tempo dell'introduzione della moneta fino a noi; se le medesime condizioni che si avverano per le monete moderne si debbano applicare anche alle monete antiche; se al valore intrinseco dell'oggi non succeda spesso un valore storico dell' ieri, che falsa e sposta i termini del ragionamento stesso dall'antichità venendo fino a noi. Bisogna ricercare se questa sostanza che ha la prece- denza sulla forma nella teoria, portata poi nella pratica, non divenga meno importante della forma. Il Cabrici aggiunge che fin quando dura questo dualismo negli studi numismatici fra la sostanza e la forma non avremo vera e propria scienza numismatica; ma si potrebbe anche osservare che il dualismo deve rimanere e che la numismatica, pur essendo in rela- zione intima con l'uno e con l'altro campo, l'archeologico e l'economico, non dipende direttamente né dall'uno né dal- l'altro, né si può dire un ramo dell'una o dell'altra scienza. Ma non dubiti il Cabrici che questo danneggi la numi- smatica e ne impedisca lo sviluppo, poiché, se é nell'indole senza intima della moneta, non varia mai col variare delle età e rimane costantemente lo stesso. Questo secondo elemento, che è costituito dal valore, è tanto essenziale che, senza di esso, la moneta non esisterebbe, mentre potrebbe benissimo esistere — come esiste realmente in diversi casi — senza l'arte, senza le leggende e senza i tipi. Ora, come vorreste che la Numismatica, ossia la scienza delle monete, non si occupasse prima di ogni altra cosa di ciò che delle monete costituisce l'intima natura, ossia del valore. „ LA NUMISMATICA SECONDO I NUOVI CRITERÌ SCIENTIFICI 353 sua di partecipare a varie discipline e ricevere da esse luce e a sua volta darne, non può essere per questo considerata un centone di cognizioni, né una pseudo-scienza, mentre d'altra parte ha fini suoi propri. Il Cabrici ha ragione di dire che " tant que l'étude d'une catégorie de faits s'arrète au pur empirisme, nous n'avons pas de science. Pour con- stituer la science, il faut que les faits étudiés aient leur explication rationnelle dans un but supérieur „ (0. Ma per buona fortuna finora la numismatica ha avuto i suoi fini sufficienti per essere riconosciuta scienza e metodi adeguati e ben diretti a comprendere quei fini, così come deve essere un corpo di scienza, e non solamente un gruppo complesso di cognizioni. Questi fini sono sempre stati e sempre saranno nella numismatica, anche indipendentemente dalla maggiore o minore intensità della corrente di studi eco- nomici o archeologici applicati al suo campo, quali, per es., l'autenticità delle monete, la loro determinazione cronologica e storica, il loro valore intrinseco, ufficiale, numismatico, la lega della loro composizione metallica, lo sviluppo dei sistemi monetari, la distribuzione geografica delle monete sotto forma di ripostigli e di ritrovamenti: tutte conclusioni alle quali pos- sono contribuire senza distinzione per la spiegazione degli scambi e delle relazioni commerciali dei popoli antichi tanto i dati economici, quanto quelli archeologici, storici e artistici. E quando il nostro ragionamento passa, come vediamo, in questo ordine d' idee, quando si vede quanto complesse sieno la qualità e la quantità degli elementi costitutivi della numismatica, e come si intreccino le considerazioni teoriche con l'utilità pratica, allora siamo indotti a domandarci, rian- dando le ragioni da me esposte anche nel lavoro prece- dente (2): per quanto abbiano valore le considerazioni serie del Cabrici e del Cnecchi, converrà dividere la teorica dalla pratica? Prendiamo pure le mosse dal concetto fondamentale che ispira le considerazioni dei due ottimi colleghi, il valore. Questo è un termine molto vago e generale, che ingenera (1) Ettore Cabrici, op. cit., pag. 42. (2) Serafino Ricci, op. cit., in Rivista, 1900, pag. 414-415. 354 SERAFINO RICCI spesso confusione, poiché quando si è pronunciata questa parola non si è detto tutto. In una moneta fuori corso si possono distinguere: i.°) il valore ufficiale che aveva quando la moneta era in corso ; 2°) il valore intrinseco risultante dal peso, dalla lega di composizione e simili; 3.°) il valore storico che assunse dopo, quando passò fuori corso; 4.°) il valore archeologico e artistico, che col prece- dente storico formano ciò che si dice valore numismatico; 5.°) il valore commerciale che oscilla secondo la rarità numismatica, i ritrovamenti, lo stato di conservazione e simili. Ora non si creda di determinare con tali studi econo- mici tutti questi valori che hanno tutti un' importanza spe- ciale; escludiamo l'ultimo valore, perchè oscilla secondo i casi, se si dovrà trovare i primi due valori coi mezzi econo- mici, gli altri due però bisognerà trovarli con quelle di- scipline archeologiche, storiche e artistiche che or si vo- gliono negligere. Si noti inoltre che si dà il caso frequente che non solo le ragioni economiche, ma anche quelle sto- riche, (che noi ai nostri giorni in considerazione della data della emissione delle monete diciamo archeologiche), deter- minino grandezza, peso, valore dei singoli tipi. Ammettiamo che dal Iato numismatico la ricerca dei primi due valori abbia importanza più diretta, e concludiamo d'accordo col Cabrici e col Gnecchi che è bene incitare gli studiosi e gli specia- listi a colmare le lacune in questo campo di studi e a siste- mare pili scientificamente le cognizioni inesatte e deficienti che ne abbiamo finora; ma nessuno, e meno di tutti gli altri gli economisti, che pur difettano in genere di cognizioni di arte e di antichità, si immagineranno di negare importanza alla ricerca degli altri due valori e ai mezzi di studio atti a determinarli, né dubiteranno cha l'unione di questi studi di carattere storico con quelli di carattere economico, unione ri- chiesta dal carattere stesso della disciplina numismatica, debba togliere a questa stessa disciplina il carattere e il titolo di scienza. LA NUMISMATICA SECONDO I NUOVI CRITERÌ SCIENTIFICI 355 Il valore ufficiale di qualsiasi tempo è il valore che dura meno ; una moneta oggi in corso, che ha per una conven- zione stabilita un dato valore riconosciuto dallo Stato, dopo un mese, per una ragione ben determinata, ma abbastanza subi- tanea, non è più in corso; allora al valore ufficiale subentra in quella moneta il valore storico, che può crescere o dimi- nuire con il corso del tempo secondo singole circostanze speciali, e alla ricerca del quale ormai non bastano piìi i criteri economici e metrologici. E questo che dico per le monete meno remote vige anche per le antiche, perchè tutte le monete che a un dato secolo non avevano più corso uf- ficiale, perchè di un periodo anteriore di tempo, ma forma- vano parte del tesoro nazionale o privato di quel dato secolo, avevano già fin d'allora valore storico e in qualche caso vero valore archeologico, e noi dobbiamo spiegarcene la presenza e calcolarne il valore con criteri archeologici e storici, i quali, se non saranno quelli identici con cui stimiamo ora le monete antiche, appunto perchè ora esse sono più antiche di quel tal secolo, però saranno criteri sempre archeologici e storici, e non semplicemente economici, oppure non si riferiranno solo alla teorica, ma anche alla pratica. Di questo bisogna tener conto perchè, se noi facilmente sdruccioliamo nell'errore di considerare con criteri moderni gli oggetti e i fatti antichi, badiamo di non sdrucciolare nel- l'altro errore non meno grave di considerare nelle monete antiche in ogni caso il valore dell' antichità originaria, corrispondente alla data d'emissione, invece del valore rela- tivo che esse avevano in un' antichità molto meno remota, in condizioni d'uso, di conservazione, d'importanza ben di- verse da quelle originarie. E con ciò faccio punto e concludo che noi Italiani, con- fessando la nostra impreparazione nello studio economico della moneta, invece di sostituirvi sillogismi e conversazioni accademiche, dobbiamo porci sùbito a studiare con maggior serietà e passione di ricerche i dati metrologici ed econo- mici della numismatica, fin qui contro la nostra tradizione trascurati, — " Un peu moins d'impulsion à la diffusion de ces études — • scrive giustamente il Gabriel — et un peu plus 356 SERAFINO RICCI de concentration pour les diriger dans une voie vraiment scientifique „ (op. cit., pag. 42). L'intenzione non può essere più retta e fa sperare che possiamo risparmiarci, almeno in parte, la disillusione a cui s'abbandona l'ottimo Gnecchi per quello che i posteri potranno dire quando questo tempo chia- meranno antico (^). Non vogliamo innovar troppo quando si può lasciar molto, se non tutto, al suo posto, perchè ogni elemento di studio affine alla numismatica ha quell' importanza che gli spetta e non dobbiamo trascurare a detrimento degli altri, e che il comm, Gnecchi per il primo spassionatamente rileva. Avendo trascurato fin qui la parte economica nella nu- mismatica, è naturale e salutare che ci sia una specie di reazione in senso favorevole agli studi economici, ma ba- diamo che, appunto perchè è reazione, non trasmodi nel- l'esagerazione. Il vero progresso dipenderà più da quel che faremo che non da quello che diremo. Potrebbe avvenire che per andar in cerca del valore che avrebbe dovuto avere la moneta — ricerca del resto importantissima — perdiamo di vista il valore che la moneta ha quando perviene a noi come cimelio — e questo sarebbe grave; — mentre la perfezione sarebbe il far progredire paralleli entrambi gli studi della moneta al momento dell' emissione e a quello del ritrova- mento. La stessa bontà e serietà dei lavori, meglio coordi- nati fra loro e diretti ad un fine, darà alla numismatica quel- l'importanza strettamente scientifica che le spetta secondo i criteri moderni e che gli specialisti le augurano nell'interesse giustificato della riuscita dei loro studi prediletti. Roma, settembre, igoi. Serafino Ricci. (i) Francesco Gnecchi, op. cit., pag. 343 di questo fascicolo della Rivista. " .... Fra cento anni — noi pur troppo non ci saremo a verifi- care — certamente i nostri posteri diranno con piglio di compassione: ecco come i nostri vecchi intendevano la numismatica! Quelli non erano che archeologi! Il mio povero manuale sarà relegato cogli altri suoi confratelli tra i ferravecchi e farà la figura che ora fanno per noi la maggior parte delle opere — per non dir tutte — dei secoli decimosesto e decimosettimo, decimottavo e anche decimonono, opere che noi non conserviamo se non per la storia della bibliografia „. — Io però non dubito e gli auguro di cuore che il suo Manuale rimanga in uso per molte e molte centinaia d'anni! NECROLOGIA FULCIO LUIGI MIARI. Abbiamo il rammarico di annunciare la morte del Nob. Conte Cav. Fulcio IaiUjI Miari, tolto alla famiglia da fiera malattia, in Venezia, il 30 dello se. agosto. Il Conte Miari f nato a Belluno nel 1835, era un appas- sionato cultore della Numismatica, e in particolare della Nu- mismatica veneta, intorno alla quale pubblicò diversi scritti. Egli era stato pure tra i fondatori della nostra Società Numismatica, che si associa alla desolata famiglia nel rim- piangere la di Lui scomparsa. S. A. Finito di stampnre il 30 settembre 1901. \ Martelli Achille, Gerente responsabile. FASCICOLO IV. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA (Vedi Fascili, 1901) XI. Le monete dei Tiranni " Emiliano „ M. J. Emiliano è Io stesso personaggio che M. Emilio Emiliano e fu l'immediato successore dei Galli. Da prima farà duopo, per quanto mi sarà possi- bile, riabilitare talune monete descritte da antichi autori e tutt'oggi considerate opera di falsari; nello stesso tempo bisognerà eliminare certe teorie soste- nute da altri autori, le quali non si trovano d'accordo con i fasti, ne tampoco con i dati che si rintracciano sulle monete. Le leggende che troviamo sulle monete si latine che greche, tanto sulle genuine quanto su quelle considerate apocrife, sono le seguenti: Legg. N. I — IMP AEMILIANVS PIVS FEL AVG „ „ 2 - IMP CÀES AEMILIANVS P F AVG „ 3- IMP CAES AEMILIANVS P AVG e ; „ „ 4 - IMP CAES AEMILIANVS AVG ,, 5 - IMP M AEMIL AEMILIANVS P F AVG „ „ 6 - IMP CAES AEMILIANVS PIVS FEL AVG „ 7 — IMP CAES C IVL AEMILIANVS PIVS FEL AVG „ 8 - SAL EMILIVM EMILIANVM CAESAREM £piavo;] e la finale è C€B invece di €V • €VC (2). (i) Doctrlna numorum veterum. Tomo IV, pag. 91. (2) Il Feuardent a pag. 234 mette in nota: " La fin des légendes de Gallienus varie; souvent on lit C€B €V ou C€B €VC€ ou encore CGV €CV, etc. „ Io non ho mai trovato altre leggende che le due citate dall' Eckhel. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 377 Non è questo il primo caso in cui sulle monete di uno stesso Imperatore, con l'andar del tempo, le leggende del diritto furono alterate aggiungendovi nuovi titoli o epiteti e, stante il piccolo spazio che offre la moneta, per forza maggiore si abbreviò parte della leggenda primitiva. Quei titoli o epiteti venivano aggiunti in rapporto a qualche azione del dato Imperatore oppure riferivansi a qualche fatto storico. Dunque, anche nel caso delle monete di Gallieno, quel cambiamento di leggende deve riferirsi a un fatto storico, e a quale altro se non a questo che Gallieno in quell'anno rimase solo al potere? È difficile poter asserire in maniera assoluta il sistema seguito dalla zecca circa l'epoca dell'anno in cui le monete erano battute; però dai diversi esempì che abbiamo, si può all'incirca farsene un'idea. Suppongo che verso la fine dell'anno dovevasi preparare, se non le monete, per lo meno i coni che dovevano servire per l'anno futuro. Le monete portanti la data dell'anno nuovo non dovevano essere né battute ne emesse fino a tanto che dal primo dell'anno non fossero trascorsi tanti giorni quanti erano necessari perchè una notizia potesse giungere in Alessandria da qualunque parte dell' Impero, giacche nel caso che l'Imperatore fosse morto avanti il primo dell'anno, i coni pronti sareb- bero stati distrutti. L'idea che tale doveva essere la regola tenuta dalla zecca, ci viene suggerita dal fatto che posse- diamo monete dell'ultimo anno di Domiziano, il quale morì il 18 Settembre; ne abbiamo dell'ultimo anno dei Filippi, che pure morirono nel Settembre; ma più ancora possediamo monete dell'ultimo anno di Probo, il quale morì subito dopo il 28 Agosto Se i coni delle monete dei citati Imperatori non erano 378 G. DATTARI pronti prima della fine dell'anno non vi sarebbe stato tempo materiale di incidere e battere le monete. La notizia della prigionia di Valeriano poco importa se giunse prima o dopo la fine dell'anno allorché i coni erano pronti. Il caso di Valeriano era eccezionale, poiché non era morto, ne decaduto per volontà del Senato, del popolo o delle truppe: egh era semphcemente pri- gioniero e tutto dava a sperare nella pronta sua Hberazione da parte del figlio. Tale speranza avrà fatto sì che Roma ordinasse l'emissione delle monete dell' S''" anno per Valeriano, Salonina e Salonino, ritardando l'emissione delle monete di Gallieno in attesa degli eventi. Gallieno non curandosi di andare a liberare il padre, e il governo di Roma, perduta ogni speranza di vedere tornare il vecchio Imperatore, avrà dichia- rato o considerato Gallieno solo al potere e perciò ordinato l' emissione delle monete dell' anno ottavo con la nuova leggenda. Di questo probabile andamento della zecca credo mi sia facile dar ragione. Difatti, se esaminiamo i ro- vesci delle monete con le date dell'anno primo al set- timo, si verifica che ogni tipo è ripetuto sulle monete battute per Valeriano, Gallieno, Salonina e Salonino per ogni rispettivo anno; al contrario, i tipi dei ro- vesci dell' ottavo anno sono comuni per Valeriano, Salonina e Salonino; ma non su quelle di Gallieno: mentre i tipi delle monete di quell'anno sono uni- camente sulle monete di quest'ultimo. Dal 10""° anno in poi i tipi dei rovesci delle monete di Gallieno sono ripetuti sui rovesci delle monete di Salonino. A mio parere, ciò prova che le monete di GaUieno con la data dell'anno ottavo, non furono battute contemporaneamente a quelle con la stessa data, coir effigie di Valeriano, Salonina e Salonino. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 379 Zoega per il primo pubblicò una moneta di Gallieno con la data LHA; egli credette che ciò fosse dovuto ad un errore dell' incisore. Il Feuardent ne pubblicò tre altre con quella stessa data, accompa- gnandole con una conclusione assai ingegnosa, ma che non ritengo giusta. Egli crede leggervi, LH, per anno ottavo di Gallieno associato col padre; A, anno primo, Imperatore solo. Non è ammissibile che fosse sfuggito alla mente dei monetari quanto più sopra ho cercato di provare circa la prigionia di Valeriano, avvenuta nell'anno settimo ed in tale caso, secondo il Feuardent, essi avrebbero scritto LZA (anno settimo, primo). Il Feuardent rigetta l'idea che la data LHA, possa voler significare H -|- A = 9 (8 + 1), basandosi su ciò che l'anno nono di Gallieno venne indicato tanto con la lettera 9 quanto con la parola 6NAT0V; e ne deduce che la cifra 9 non doveva essere considerata dagli egiziani come malefica e tenuta in orrore, come lo era presso i siriani, i quali molto probabilmente avrebbero scritto HA per indicare 9. Se la cifra 9 la troviamo scritta tanto col 9 come in tutte lettere €NATOV, dimostrerebbe che ciò era lasciato alla convinzione più o meno supersti- ziosa di chi la doveva scrivere. In Egitto il e{tkéta) non esito a asserire che dovette essere sempre stato tenuto in orrore. Un esame delle monete battute nel lungo periodo da Augusto alla Tetrarchia (310 anni, circa) darà un'appropriata idea. Dò qui sotto un quadro, che rilevo dalla mia collezione, di tutte le monete bat- tute sotto ciascun singolo regno nell'anno 9"°, il loro quantitativo e la maniera con cui quell'anno fu scritto. 38o G. DATTARI IMPERATORI (i) MISTURA BRONZO N.o N." Nerone ^ 5 €NATOV €T €NAT Vespasiano — — — IO GNATOV (1 - e) Domiziano — — — 7 eNATOV Traiano I 6NATOV — — — Adriano n 33 13 €T 6NAT €T e -1 (=) Antonino Pio ^ II GNATOV 12 GNATOV M. Aurelio Aug. * 3 e 4 GNATOV S. Severo ^ I e — — — Alex. Severo ^ 4 e 1 e Gallieno 6 e n 6 eNATOV — — — Diocleziano 17 6NAT0V — — — Massimiano Ercole 23 €NATOV ~ ~ Da questo quadro risulta: 1° Che la cifra 6 fu usata raramente. 2° Che nell'anno nono di ciascun Imperatore la zecca fu sempre poco attiva (si noti che sotto Gallieno in quell'anno non furono battute monete per Salonina). (i) Ho omesso le monete dell'anno 9 dei membri della famiglia, nelle quali il nome dell'Imperatore è accompagnato dal segno -^ (2) Il Mionnet ed il Feuardent danno delle monete con la data LEN e le classificano all'anno nono; io non ne possedo; ma farò osservare che se le lettere LEN si addicono all'anno LEN[ATOVj, si addicono pure agli anni LEN[AEKATOV] e LEN[NEAKA]; di più dirò che sulle monete di Adriano dell'anno 9"" la lettera E è quasi sempre lunare (G), mentre non lo è mai quando scrissero LENAEKATOV, per cui è molto più probabile che LEN indichi anno 11'°°. APPUNTI DI NUMISMATICA ALESSANDRINA 381 3.° Che di monete in bronzo, le quali erano più alla portata delle masse, poche furono battute in quell'anno (sotto Traiano e Adriano non se ne batte- rono affatto) e ad eccezione delle due uniche monete, cioè una di Vespasiano, l'altra di A. Severo, sul bronzo si scrisse sempre 6NAT0V. Dunque bisogna ritenere che il théta, contraria- mente a quanto asserisce il Feuardent, fu sempre in orrore anche presso gli egiziani. Se la teoria del Feuardent fosse corretta, la data LHA ch'egli chiama strana, non doveva essere strana ai tempi in cui fu scritta; anzi doveva fare parte di quel sistema che tutti capivano e che serviva per datare le monete in casi straordinari come nel presente e per cui quel sistema doveva potersi applicare a tutti gli anni, anche se il caso di Gallieno fosse avvenuto il io""" anno. In questo caso avrebbero dovuto scrivere LIA, cioè anno lA io""" di Gallieno associato; A, anno primo, solo Imperatore; ma quella maniera di scrivere non poteva essere seguita, poiché si sarebbe confusa con la data ordinaria dell'anno ii™° (LIA); per cui, non potendosi applicare quel sistema di data a tutti gli anni, non poteva fare parte di un sistema stabilito e comprensibile da tutti. Attribuire quella data al capriccio degli Alessan- drini, come vorrebbe il citato autore, credo che sia fuori di luogo: in tutta la serie alessandrina non si riscontra il minimo caso che possa far nascere una simile idea; anzi bisogna rendere giustizia ai monetari alessandrini per la loro meticolosa precisione nell'ap- porre le date sulle monete, ed è giusto a quella grande precisione riscontrata che molti fatti della storia sono stati ricostituiti. Per un naturale raziocinio ritengo che, se le due lettere avessero dovuto esprimere due date distinte, certo non le avrebbero unite tra loro, ma per lo 382 G. DATTARI meno divise, cioè LH da una parte e a dall'altra, oppure avrebbero scritto, come fecero sulle monete di Aureliano a Vaballato, le quali al rovescio portano due date cioè LA, LA una sopra l'altra che servivano per indicare anno primo di Aureliano, quarto di Vaballato. E nel caso di Gallieno avrebbero scritto LH, LA. Dirò inoltre che , se i monetari avessero voluto scrivere due date per ricordare un fatto unico nella storia, lo avrebbero scritto chiaramente e senza enigma! Lo prova una moneta dell'anno io""' di Gallieno, ove dentro una corona di alloro non rispar- miarono di scrivere: A6KAGTHPIC KVPIOV ed all' esergo LL Per cui ritengo che la data LHA voglia sempli- cemente significare anno nono, e con questa conclu- sione, aggiunta alle altre più sopra accennate, credo si possa stabilire che Valeriano fu fatto prigioniero l'anno 7*"° alessandrino e perciò Gallieno in quel- l'anno rimase solo al potere. G. Dattari. DI UNA NUOVA ZECCA LOMBARDO-PIEMONTESE 11 giorno 8 ottobre u. se, le LL. MM. il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena, in occasione della loro visita al Castello Sforzesco in Milano, onorarono di loro presenza, per quanto brevemente, anche le sedi della Società Storica Lombarda e della Società Numismatica Italiana. In quest'ultima, come lo permetteva l'angustia del tempo, chi scrive ebbe graziosa licenza di comunicare per sommi capi alle LL. MM. quanto qui appresso si riproduce inte- gralmente. « Nel porgere alle Maestà Vostre il reverente saluto della Società Numismatica Italiana, che ha il vanto di poter inscrivere il Vostro augusto nome in fronte all'elenco de' propri soci, e di cui S. M. il Re fu anzi tra i fondatori, ed è Presidente Onorario, mi si conceda d'intrattenerVi per brevi istanti, allo scopo di presentare alle Maestà Vostre, riassunto in poche parole, il risultato di lunghe e laboriose indagini in- torno ad un piccolo ma curiosissimo problema numi- smatico, che spero potrà destare il Vostro interesse. Più di dieci anni or sono, a Casargo in Valsàs- sina (Circondario di Lecco), fu scoperto un umile ripostiglio di monetucce in mistura, della metà del Sec. XV, e in parte di tipo monferrino, in parte di 48 384 SOLONE AMBROSOLI tipo milanese con la piccola testa mitrata e nimbata nel dritto e la croce ornata nel rovescio. Queste ultime, delle quali soltanto mi permetto d'intrattenerVi, presentavano leggende confuse ed enigmatiche, le quali tuttavia, in un gruppo d'esem- plari, erano evidentemente foggiate ad imitazione delle note leggende: + -S- AMBROSIVS-MLI • + • COMVNITAS • NILI • Si trattava adunque di monete appartenenti alla categoria così interessante e curiosa delle contraffa- zioni; ma ne all'egregio amico mio Cav. Giuseppe Gavazzi, nelle cui mani era pervenuto il ripostiglio, quasi nella sua totalità, ne a chi ha l'onore di parlare dinanzi a Voi, riusciva d' indovinare da qual zecca potessero provenire queste che il Cav. Gavazzi argu- tamente chiamava: « piccole sfingi ». Eppure il loro luogo d'origine doveva essere poco remoto da noi, forse in quello stesso Monferrato, cui appartenevano altre monete del ripostiglio con le quali le nostre enigmatiche monetucce avevano assolutamente co- mune la forma rozzissima delle lettere. Le leggende che mettevano a dura prova la nostra pazienza erano le seguenti : + S TIinaiASTTVTO? 4- ooriiviispoaivjt- che si potevano completare, per quanto a stento, riunendo e confrontando i diversi esemplari, tutti imperfetti. Intanto, prescindendo per disperazion di causa dal tentare l' ardua lettura del nome del santo , sembrava ben certo che la soluzione dell'enigma DI UNA NUOVA ZECCA LOMBARDO-PIEMONTESE ^5 dovesse trovarsi sul lato in cui leggevamo: COMVNS ROCIVA, ossia Comunitas Rociva....; mentre poi in nessun modo potevamo risolvere l'oscuro problema costituito da questa parola: Rociva.... Trascorsero molti anni, ne mai si riuscì a debel- lare la resistenza della misteriosa parola. Senonchè, nell'ostinato lavorio di lente per inda- gare se vi fosse qualche punto debole nell'armatura in cui si chiudevano codeste piccole sfingi, mi ap- parve, ben discernibile su qualche esemplare tra i meglio conservati, una minuta particolarità che di- ventava ad un tratto una rivelazione. Mi accorsi cioè che nell'S innanzi al nome dell'enigmatico santo, era inscritta e intrecciata, con astuzia finissima, un'i, per farne Tabbreviatura di Sancii: Grossolanamente pertanto, la leggenda poteva e doveva essere scambiata per S • AMBROSIVS, ma in realtà era foggiata in modo da nascondere il nome di almeno due santi. Ciò premesso, per non abusare più oltre dell'alto onore che le Maestà Vostre mi concedono con l'ascol- tarmi, mi affretto a concludere che, dopo una serie di tentativi falliti, e dopo di aver appurato che la prima lettera del misterioso Rociva.... non era un' R come sembrava, ma bensì un' L cui è sovrapposto il segno abbreviativo di et, mi riuscì finalmente di isolare e decifrare gli elementi costitutivi delle leg- gende, nel modo che segue: + • SÌ • AN & GÈ AST TVTOR + • COMVNS • & LOCI VA • cioè: Sancii Antonius et Georgius Astiliani, tutores comunitatis et loci Valentie. 386 SOLONE AMBROSOLI Uno dei sobborghi di Valenza s' intitolava ap- punto da San f Antonio; e S. Giorgio d'Ashgliano era una delle antiche parrocchiali, ora scomparse, di Valenza stessa (^). Nessun dubbio adunque mi pare possa esservi intorno all'origine di queste monetucce: esse appar- tengono alla nuova zecca di Valenza, di cui mi riserbavo gelosamente il piacere di offrire come omaggio la primizia alle Maestà Vostre ». Dopo di che, S. M. il Re si degnava di accettare gentil- mente dalle mani del Cav. Gavazzi due esemplari delle curiose monetine. Solone Ambrosoll (i) " Aveva [Valenza] due sobborghi, l'uno detto di S. Anionio.... „. — Quaglia (Luigi). Cenno storico-statistico sulla Città e Mandamento di Valenza. Torino, Tip. Mussano, 1839 — (a pag. 20-21). " In una carta del 1480 sta scritto : rr: Valentia erat aedificata sparsim " per confinia Territorii ipsius moderni; quia aliquas familiae habitabant " .... aliquae ad Sanctum Georgium Astiliani, quia praedictae Ecclesiae " tunc temporis erant Parochiales.... „. — Majoli (Giovanni). Pregi della Città di Valenza. Alessandria, da Luigi Capriolo stampator di S. R. M,, 1820 — (a pag. 22-23). E, in una recente mia escursione a Valenza, ho avuto la gradita sorpresa di veder associati i due santi, Antonio e Giorgio, in due vetusti bassorilievi murati sull'esterno della chiesetta di S. Bartolomeo. Novembre igoi. S. A. NICOLÒ TRON E LE SUE MONETE (^> (1471-1473) Se il breve principato di Nicolò Tron non offre argomento di importanza alla storia politica, o mili- tare, è invece meritevole di particolare ricordo sotto il punto di vista economico e numismatico, essendosi in quel tempo maturata la riforma della moneta, combattuta da coloro che volevano conservare le antiche tradizioni ed avversavano ogni novità, ma resa indispensabile dalle circostanze e propugnata dai più importanti personaggi preposti al governo della repubbhca. Le imitazioni dei grossi e dei soldini veneziani fatte su larga scala dalle zecche italiane e levantine, le innumerevoli falsificazioni che se ne introducevano a Venezia ed in tutto lo Stato veneto, nonché il triste artificio di tosare le buone monete, avevano recato non pochi danni ed imbarazzi al commercio. Le cronache del tempo, fra cui principahssima quella di Domenico Mahpiero (2), ricordano le perturbazioni monetarie ed i provvedimenti escogitati per rimediare al male che si lamentava da anni, ma che si aggra- vava ogni giorno più. Narrano esse che la voce di una considerevole quantità di grossetti di tipo (i) Questo capitolo è il primo del secondo volume delle Monete di Venezia che fra poco sarà dato alle stampe dal eh. Autore. N. d. R. (2) Annali Veneti di Domenico Malipiero, 1457-1499, Parte V, degli avvenimenti della città, Archivio storico italiano: Firenze, 1844, Parte II, pag. 658-659. 388 NICOLÒ PAPADOPOLI veneto (per il valore di 80 mila ducati), ma con pessima lega, fabbricati dai duchi di Milano, di Fer- rara e di Mantova per essere smaltiti a Venezia, abbia dato la spinta decisiva al Consiglio dei Dieci per entrare risolutamente nella via delle riforme monetarie. Sino allora l'autorevole consesso non si era mai occupato della zecca e delle faccende mone- tarie, che il Maggior Consiglio non aveva affidato alla sua vigilanza colla deliberazione del 19 Settembre 1468, avendo poco prima, e cioè nell'ii Agosto dello stesso anno, demandato al Senato di provvedere circa la falsificazione delle monete. Il Senato se ne era bensì occupato, ma senza prendere alcuna deli- berazione, anzi, come abbiamo visto a suo tempo, aveva proibito che per un anno si parlasse di fare monete nuove o di abolire le vecchie. Probabilmente il Consiglio dei Dieci trovò la giustificazione della sua ingerenza nelle parole del celebre decreto del Settembre 1468, con cui si deferivano alla sua com- petenza le congiure, le sette, i reati che potevano turbare lo Stato, i trattati di terre e luoghi ac aliarum rerum hujiismodi quce secrefissime tractari merentur. Tale interpretazione non fu data subito, perchè la prima deliberazione di questo genere si trova nei registri del Consiglio dei Dieci alla data 5 Giugno 1471 (0, ed è precisamente quella che invita i Savi del Consiglio e quelli delle terre nuovamente acqui- state a discutere assieme ed a formulare i provvedi- menti da presentarsi al Senato contro le monete cattive che circolavano con grave danno e disdoro. Nel 27 dello stesso mese (^) si proponeva che la materia delle monete false fosse commessa agli Avogadori di Comune, ma la proposta fu respinta, e fu deciso (i) R. Arch. di Stato, Cons. dei Dieci e Giunta. Misti R. XVII, e. 127. (2) „ „ „ „ „ „ „ „ XVII, e. 128*. NICOLÒ TRON E LE SUE MONETE 389 invece che dovesse essere trattata dal Consiglio dei Dieci. Successivamente, nel 13 Maggio 1472 (0, il Consiglio dei Dieci stabiliva di aggregare a se 25 nobili, allo scopo di deliberare secretamente e colla facoltà di adottare, col concorso di questa giunta, tutti quei provvedimenti che fossero giudicati neces- sari per mettere argine al dilagare delle monete false, e per rimediare ad una condizione di cose dannosa al pubblico ed ai privati e vergognosa per la Re- pubblica. Due giorni dopo, 15 Maggio N, l'illustre consesso deliberava di bandire tutte le monete false e tutte quelle fatte ad imitazione dei tipi veneziani, che non potevano più essere spese a Venezia e nello Stato. Si ordinava che tutto il numerario esistente negli uffici pubblici fosse portato alla zecca, ove persone esperte erano delegate a separare le monete buone dalle adulterine. Così pure i privati erano invitati a portare alla zecca le loro monete, per ricevere di ritorno le buone senza spesa, le altre dopo essere state tagliate in modo che più non potessero porsi in circolazione. Si proibiva severamente alle casse pubbliche di ricevere monete false o difettose, come pure ai privati di spenderle tanto in città come fuori. Uguali provvedimenti furono ordinati per le città e campagne della terraferma, e gli ufficiali sopra l'ar- gento a Rialto erano incaricati di investigare se taluno, passato il termine di otto giorni, possedesse monete false, e di procedere giusta le leggi contro chichessia e dovunque si trovassero. In pari tempo si ricordano le leggi contro i falsificatori e stronza- torì di monete, contro i venditori, portatori e favo- (r) R. Arch. di Stato, Cons, dei Dieci e Giunta. Misti R. XVII, e. 160*. (2) „ „ „ „ „ „ „ „ XVII, e. 161. e 162. 39© NICOLÒ PAPADOPOLI reggiatori, si ordina agli Avogadori di punire i colpe- voli senza misericordia, e, per incutere un salutare timore a questo genere di malfattori, si delibera che le leggi relative sieno pubblicate due volte l'anno a Venezia e nelle città dello Stato. Altro decreto del 20 Maggio (^) ordina la conia- zione di soldini, in ragione di 36 lire la marca ed a 124 soldi per ducato, coll'argento esistente in zecca e con quello dei quarti, sino a 30 mila ducati e non più, ma con ogni sollecitudine. Trovandosi poi soldini nuovi stronzati, non si possano spendere, ma sieno tagliati al pari delle monete false. Nello stesso tempo si proibisce di coniare grossetti e grossoni. Due giorni dopo, e cioè il 22 Maggio (2), respinte le parti che proponevano un prezzo maggiore, si delibera che i grossetti sieno valutati soldi 2 '/^ ed i grossoni 5 soldi. Siccome la fabbricazione dei soldini andava len- tamente, ed era urgente avere la moneta nuova da sostituire alla vecchia, il Consiglio dei Dieci, colla giunta speciale, delibera nel 27 Maggio (3), che, oltre ai soldini o marchetti già ordinati, sia coniata una moneta d' argento del prezzo di 20 soldi, in quella miglior forma che sarà approvata dalla Signoria e dai Capi (del Consiglio dei X), affinchè con queste due monete si possa supplire ai bisogni della città. Di ogni quantità d'argento esistente in zecca, e di quella che si porrà dai mercanti, due terze parti sieno coniate in monete grandi da 20 soldi ed un terzo in marchetti, e, per avere la materia occorrente, tutte le monete esistenti nelle casse dei camerlenghi e negli altri uffici sieno portate alla zecca, affinchè siano fuse e ridotte in monete nuove. (i) R. Arch. di Stato, Cons. dei Dieci e Giunta. Misti R. XVII, e. 162. (2) „ „ „ „ „ „ „ „ XVII, e. 162'. (3) « .- » „ „ -, » .^ XVII, e. 163». NICOLO TRON E LE SUE MONETE 39 1 Non essendovi però giusta proporzione fra i soldini ordinati in ragione di 36 lire per marca e le lire, che, giusta il decreto del 27 Maggio, dovevano pesare carati 31, il Consiglio dei Dieci, riunitosi assieme alla solita giunta, deliberava, nel 29 Maggio (^\ che le lire dovessero pesare carati 31 V^, ed in pro- porzione esatta si facessero i soldini o marchetta Si prendevano inoltre (2) tutte le disposizioni per il cambio delle monete vecchie colle nuove, limitata- mente alla quantità disponibile, perchè la zecca non arrivava a fornirle colla sollecitudine voluta dalle circostanze e dal governo. Finalmente, per completare i provvedimenti re- lativi alla circolazione, nel 19 Agosto 1472 (s) si ordina, che le monete sieno pesate ogni volta che dal pubblico vengono versate nelle casse dello Stato, e le false o calanti più di un carato sieno tagliate in due; ordine ripetuto nel 7 Luglio 1473 (4) coll'ag- giunta che si dovesse assumere un secondo pesatore a questo scopo. Il complesso di queste deliberazioni, che cam- biavano, non il sistema monetario, ma il tipo delle specie metaniche, ebbe il felice risultato di impedire, od almeno di limitare di molto le falsificazioni ed i danneggiamenti delle monete venete. Si abohrono e si ritirarono i grossi , provvedimento che costò all'erario l'ingente perdita di un milione di ducati d'oro (5) e si stampò una nuova moneta più pesante. (i) R. Arch. di Stato, Cons. dei Dieci e Giunta. Misti R. XVII, e. 164*. (2) „ „ „ „ „ „ „ „ XVII, e. 163*. (3) >, » .; » » » » « XVII, e. 172*. (4) » » » » » » „ « XVIII, e. 15. (5) e se stima che, tra la terra e '1 stado ghe sia danno d'un milieu d'oro, che importa più che la perdeda de Negroponte, dalla reputation in fuora. Annali Veneti, etc. di Domenico Malipiero, opera citata, pag. 659. 4y 392 NICOLÒ PAPADOPOLI dando forma reale alla lira, che sino allora era soltanto una moneta ideale. Questo bel pezzo di ottimo argento, che da un lato reca il ritratto carat- teristico del vecchio Doge e dall'altro un elegante leone araldico, è certamente lavoro di Antonello di Piero, detto anche Antonello della Moneta, e dei suoi figli, come rileviamo da una deliberazione del 24 Luglio 1472 (i), con cui si accordano 20 ducati annui ad ognuno dei due figli di Antonello, a compensarli del lavoro fatto per le nuove monete, togliendoli dallo stipendio di Luca Sesto, il quale serve inutil- mente, come dice il decreto. La nuova moneta prese tosto il nome dal Doge che l'aveva fatta coniare e di cui portava l'effigie, così che in alcuni documenti, che hanno la data del 1473, si parla già dei Troni; questo nome si adoperò lungo tempo, anche dopo che le lire avevano cam- biato fisonomia, e la memoria dei Troni non è scomparsa totalmente, in alcuni paesi che fecero parte dello Stato veneto (2), se non da pochi anni. È da notarsi anche il nome di Marchetto, dato al soldo veneziano nei documenti della zecca di questo tempo, e adoperato nello stesso significato sino ai primi anni del secolo XIX. Assai poco si trova negli archivi relativamente alle monete minute, e cioè alle minori frazioni della lira, denari o hagattini. Due soli documenti io conosco su tale argomento, il primo del 22 Ottobre 1472 ^3), in cui il Senato, per aderire alle domande delle co- munità di Verona e di Vicenza, ordina la coniazione di una moneta di rame puro, senza alcuna mistura (i) R. Arch. di Stato, Cons. dei Dieci e Giunta. Misti R. XVII, e. i68. (2) Nei territori di Schio e di Roveredo, sino a pochi anni fa, si conteggiava in Troni. (3) R. Arch. di Stato. Senato terra Reg. VI, e. 182. NICOLÒ TRON E LE SUE MONETE 393 di argento, con quel tipo e figura che piacerà al Collegio. Dodici di tali pezzi dovranno avere il valore di soldo mezzanino (ossia soldo della lira veronese e vicentina, maggiore di un terzo della veneziana) in modo che non si possano imitare per lucro. Il secondo, del 28 Gennaio 1472 more veneto, ossia 1473 m. e. (i), è pure del Senato ed ordina agli ufficiali della zecca di far fare bagattini per Bergamo, otto dei quali abbiano il valore di un marchetto, con un tipo diverso afi'atto dai bagattini stampati per le altre città. Dal tenore di questi decreti rileviamo, che si continuava a coniare bagattini di differente aspetto, secondo le diverse lire e le diverse città cui erano destinati, che erano di puro rame senza mescolanza d'argento, e che il peso era proporzionato al valore. Non è facile riconoscere con sicurezza i bagat- tini ordinati dal Senato per i territori di Verona, Vicenza e Brescia, fra i quattro tipi diversi di denari di puro rame che conosciamo col nome di Nicolò Tron. Di alcuni di essi abbiamo uno o due esemplari non bene conservati, ed in tali circostanze il peso non è guida sicura, tanto piìi che la zecca non ado- perava nei pezzi di infimo valore la diligenza pre- scritta per le monete d' oro e d' argento. Tuttavia crederei che quei bagattini col leone alato rampante, assai facili a rinvenirsi, che pesano in media 50 grani veneti, sieno stati coniati per la dominante e per quelle città e territori che adoperavano la lira veneta. Il fatto di non trovare alcun documento, che parli di piccoH, o bagattini per Venezia, si può spiegare colla poca importanza della moneta che non alterava i sistemi in uso, e probabilmente, in tal caso, l'ordine partiva dal Collegio e dai Capi del ConsigHo, o forse (i) R. Arch. di Stato. Senato terra Reg. VI, e. 195. 394 NICOLO PAPADOPOLI anche dagli ufficiali della zecca. Un indizio di tale consuetudine mi sembra trovarsi nel decreto del Consiglio dei Dieci del 2 Giugno 1473 (0, col quale si proibisce agli ufiìciali della zecca di fare, o lasciar fare monetam parvam, videlicet soldinos senza il suo permesso. Così pure è probabile che sia stato coniato per la lira di Venezia quel bagattino di volume poco minore del precedente, ma con la testa del doge disegnata nello stesso modo, che al rovescio mostra il leone seduto invece che rampante, chiuso in un quadro, accompagnato da quattro rosette, tipo che fu ripetuto più tardi nei bagattini anonimi colla B. V. Crederei che corrispondesse al denaro battuto per Verona e Vicenza (denaro di cui 12 dovevano va- lere un soldo mezzanino e quindi 9 un marchetto), quel pezzo di rame più grosso, che al rovescio ha il leone in molleca (2) senza iscrizione: un esemplare, dono di Vincenzo Lazari, se ne conserva nel nostro Museo civico ed un altro nella raccolta donata da Bottacin al Comune di Padova. Sebbene essi portino le traccie di una lunga circolazione, e sieno alquanto deteriorati, pure hanno ancora peso superiore a 47 gr. ven., ciò che lascia supporre ragionevolmente che quello prescritto non fosse inferiore a 60 grani veneti. Unico avanzo dei 500 ducati di bagattini ordinati per Bergamo è probabilmente quel pezzo, che si conserva nel Museo Britannico, col doge in piedi reggente il vessillo da un lato, e dall'altro S. Marco in mezza figura, il quale si distingue completamente (i) R. Arch. di Stato, Cons. dei Dicci e Giunta. Misti Reg. XVIII, e. 12*. (2) Il leone seduto colle ali aperte a ventaglio, che formano una specie di aureola attorno alla testa, fu detto leone in molleca, perchè ricorda il crostaceo di questo nome (granzo, granchio, carcinus moenas) assai pregiato dal popolo veneziano. In termine di zecca si disse leone in soldo e queste due forme sono adoperate dai numismatici veneti. NICOLÒ TRON E LE SUE MONETE 395 da Ogni altro di quel tempo, secondo ciò che prescrive il decreto 28 Gennaio 1473 m. e. Nella mia raccolta esiste da pochi anni un esem- plare, rimasto sinora unico, della monetina col busto di S. Marco ed il nome del Doge Nicolò Tron, simile a queUi già pubblicati di Tomaso Mocenigo, Fran- cesco Foscari, Pasquale Malipiero e Cristoforo Moro. Ho creduto da prima che si trattasse di denari co- niati per il Friuh, ma ho dovuto abbandonare tale supposizione, perchè nessun documento, nessuna memoria accenna a moneta battuta per quella re- gione; mentre i pezzi eleganti e caratteristici colla testa di S. Marco formano una serie quasi completa sino ad Alvise Contarini. Da un attento esame di siffatti nummi sono venuto nella persuasione, che l'intrinseco sia lo stesso ed il peso doppio circa di quello dei piccoli o bagattini colle iniziali, di cui si fecero abbondanti ma regolate emissioni sino al 1519, ed ho acquistata la convinzione che essi non sieno altro se non il doppio piccolo, ossia pezzo da due denari. Ciò spiega anche, in certo qual modo, il silenzio dei documenti, che registrano con diligenza la coniazione dei piccoli per Venezia, dei quattrini e bagattini per le altre città; mentre non parlano mai di una moneta nella quale si possa riconoscere quella colla testa di S. Marco. È probabile, che quando il Senato od il Consiglio dei Dieci autorizzavano la fabbricazione dei piccoli, fosse nella facoltà dei pre- posti alla zecca di farne una piccola parte in pezzi da due, ciò che non alterava, ne la somma totale della emissione, ne lo scopo che avevano queste piccole frazioni della hra, di servire cioè ai bisogni del piccolo commercio e della parte povera della popolazione. Essendo sentito il bisogno di una moneta inter- media fra il trono ed il soldino, il Consiglio dei Dieci 396 NICOLÒ PAPADOPOLI deliberava, nel 12 Luglio 1473 (^), di coniare, per co-, modo delle popolazioni, un pezzo da dieci soldi del peso di carati 15 V^, lasciando la scelta del tipo al doge ed ai capi del Consiglio dei Dieci. Sedici giorni dopo il Doge moriva, e non è quindi a meravigliarsi, se della mezza lira colla testa del Tron si conosca un solo esemplare, che anticamente si trovava nella serie del Museo di S. Marco, e che, dopo la consegna del legato Molin di cui faceva parte, si conserva in quella del Museo civico e Correr, ed ha tutta l'ap- parenza di un saggio o prova di zecca. Prima di abbandonare i tempi di Nicolò Tron, sarà bene fermarsi a considerare quali fossero i valori delle monete ed i modi di conteggiare in questo momento tanto importante. Le lire dei piccoli erano rappresentate dai troni, belle monete del peso di 126 grani veneti (grammi 6,52) e da soldini proporzionalmente pesanti gr. ven. 6 Vg d'argento buonissimo, a peggio 60 sistema veneto, che corrisponde, a sistema decimale, a ^^^/,ooo. La lira di grossi si valutava io ducati d'oro; era divisa in 20 soldi ideali del valore di mezzo ducato, e ciascuno di questi soldi si divideva in 12 grossi, ed ogni grosso in 32 piccoli; gli uni e gli altri ideali, che si dicevano grossi a oro, piccoli a oro. Il punto di contatto' di queste due monetazioni era il ducato, che valeva 24 grossi a oro, mentre era valutato 124 soldi della lira di piccoli, ossia ^i grossi a moneta del valore di 4 soldi l'uno. La lira di grossi era eguale a L. 62 di piccoli il soldo di grossi „ „ „ „ 3 soldi 2 il grosso a oro „ „ „ „ — ,,5 piccoli 2 il piccolo a oro „ „ v « — « i « li (i) R. Arch. di Stato, Cons. dei Dieci e Giunta. Misti Reg. XVIII, e. 15. NICOLO TRON E LE SUE MONETE 397 Anche questa sistemazione della moneta vene- ziana, che pareva dovesse essere definitiva, subì col tempo nuove perturbazioni, ma lasciò traccie pro- fonde ed incancellabili nella valutazione e nella no- menclatura, che durarono quanto durò la moneta di Venezia. MONETE DI NICOLÒ TRON. 1. Ducato. ^ — S. Marco in piedi porge il vessillo al Doge genuflesso NICOL' -TRONVS, lungo l'asta DVX, dietro il santo S-M- VENETI in colonna. R) — 11 Redentore benedicente in una aureola elittica cosparsa di stelle, quattro a sinistra, cinque a destra. SIT • T • XPE • DAT' • Q' • TV REGIS • ISTE • DVCAT' Oro, titolo loco (24 carati di fino), peso gr. 3.559 (grani veneti 68 — ). 2. Varietà. ^ — NICOL' TRONVS. ^ — SIT • T • XPE • DAT' • Q' TV REGIS • ISTE • DVCAT' • 3. Varietà. ^ — Come il n. 2. ^ - SIT • T • XPE • DAT'Q'TV REGIS • ISTE • DVCAT' 4. Trono (ossia Lira da 20 soldi). ^ — Busto barbato del Principe a sinistra col capo co- perto dal corno ducale, sotto il busto un ramo con tre 398 NICOLÒ PAPADOPOLI foglie di edera » NICOLAVS ^ ^ TRONVS ' DVX, una foglia d'edera divide la leggenda. ^ — Leone colla testa cinta da un nimbo di perline, se- duto sulle zampe posteriori, tiene il vangelo colle ante- riori, il tutto in una corona, o ghirlanda legata da nastri: attorno ' SANCTVS ^ " MARCVS •> Argento, titolo 0.948 (peggio 60), peso gr. 6.25 (grani veneti 126), 5. Varietà. — NICOLAVS ' ' TRONVS ' DVX 6. Varietà. — ' NICOLAVS TRONVS ' DVX " 7. Varietà. — -NICOLAVS TRONVS DVX' 8. Varietà. ^ — Come il n. 4. ^ — -SANCTVS MARCVS- 9. Varietà. ^ — Sotto il busto manca il ramo di edera -NICOLAVS- 'TRONVS -DVX- una foglia di edera chiude la leggenda. ^ - Come il n. 8. 10. Varietà. ^ - Come il n. 9 - NICOLAVS - - TRONVS - DVX ^ — Come il n. 4. 11. Varietà. ^ - Come il n. 9 - NICOLAVS TRONVS - DVX I^ — Come il n. 4. NICOLO TRON E LF. SUE MONETE 399 12. Varietà. ^ — Come il n. 9 9I - Come il n. 8. NICOLAVS TRONVS • DVX 13. Mezza lira. ^ — Busto barbato del Doge a sinistra, col corno ducale in testa: attorno NICOLAVS TRONVS DVX IJ/ — S. Marco nimbato in trono, colla destra benedice e colia sinistra tiene il vangelo alzato sulle ginocchia: attorno • + • S • MARCVS VENETI • + • Argento, titolo 0.948 (peggio 60), peso gr. 3,26 (grani veneti 63). Museo Civico Correr, legato Molin. 14. Soldino. ^ — Il Doge in piedi a sinistra tiene con ambo le mani il vessillo colla banderuola a destra NI-TRONV S-DVX* Nel campo le iniziali del massaro sottoposte una all'altra. 9* — Leone di S. Marco nimbato seduto sulle zampe posteriori, tiene nelle anteriori il vangelo, entro un cer- chio quadrilobato accantonato da quattro anellini. Argento, titolo 0.948 (peggio 60), peso gr. 0.326 (grani veneti 6 Vio)* 15. Varietà. — NI TRONV S • DVX • 16. Varietà. - NI • TRON VS • DVX • 17. Varietà. — NICOL- TRO NO • DVX Iniziali dei massari B K L D P M 50 4O0 NICOLÒ PAPADOPOLI i8. Doppio bagattino. ^ — Croce patente con quattro bisanti fra le braccia, entro due cerchi di perline + -NICOLAVS -TRONO- DVX- ^ — Testa nimbata di S. Marco di fronte, fra due cerchi di perline + • S - MARCVS • Mistura, peso dell' unico esemplare conosciuto grammi 0.577 (grani veneti 11 y^). Raccolta Papadopoli. 19. Bagattino col leone rampante. /& — Busto del Principe colla barba coronato dal corno ducale • NICOLAVS • TRON VS • DVX • ^ — Leone alato e nimbato rampante a sinistra, che fra le zampe anteriori tiene l'asta dell'orifiamma colla croce rivolta a destra • SANCTVS • MA RCVS • V • Rame, peso gr. 2.58 (grani veneti 50) circa. 20. Varietà. ^ — Come il n. 19. T^ - • SANCTVS -M ARCVS • V • 21. Varietà. O' — NICOLAVS - TRON VS - DVX • !>' - • SANCTVS - MAR CVS- -V- 22. Varietà. B" — Come il n. 21. Ri ~ Come il n. 19. NICOLO TRON E LE SUE MONETE 401 23. Varietà. ^ — Come il n. 21. p — Come il n. 20. 24. Varietà. ^ — NICOLAVS • TRONV S • DVX P — Come il n. 20. 25. Bagattino col leone in un quadro. ^ — Busto del Doge come al n. 19 NICOLAVS -TRONVS- DVX- I^ — Leone in soldo in un quadro accompagnato da quattro rosette. Rame, peso dell'unico esemplare conosciuto gr. 2.23 (grani veneti 43). Raccolta Papadopoli. 26. Bagattino per Verona e Vicenza. /& — Busto del Doge a sinistra col corno ducale in testa NICOLAVS TRONVS I^ — Leone in soldo. Rame, peso dell'esemplare più pesante gr. 2.45 (grani veneti 47 V»)- Museo Civico Correr. Museo Bottacin, Padova. 27. Varietà. - NICOLAVS TRONVS DVX Era nella raccolta Orlandini di Portogruaro. 402 NICOLO PAPADOPOLI 28. Bagattìno per Bergamo. ^ — Il Doge in piedi a sinistra tiene con arabo le mani il vessillo, la cui banderuola è volta a sinistra • NICOLAVS • • TRONVS • DVX 9< — S. Marco di fronte a mezzo busto con aureola di perline benedice colla mano destra, e colla sinistra regge il vangelo, tutto in un cerchio di perline • SANCTVS • MARCVS • VENETI • Rame, peso del solo esemplare conosciuto gr. 3.68 (grani veneti 65). Museo Britannico, Londra. Nicolò Papadopoll STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAYOJA Memoria I. Una moneta inedita del Duca Carlo Emanuele I rinvenuta a Dronero. Nel principio del 1900, rimaneggiandosi in Dronero alcune muraglie di una casa appartenente a certo Fornero Bartolomeo, materassaio, la qual casa sorge vicinissima alla Chiesa Parrocchiale, vennero in mezzo a grossi sassi rin- venute quattro monete d'oro, che mi furono offerte per l'acquisto, e che, essendo prive di interesse, non acquistai; erano desse un fiorino di Ferdinando I dei Medici, uno zecchino di Marino Grimani, un doppio scudo Genovese della stessa epoca, e una maltagliata di Spagna. La piccola sco- perta mise naturalmente la febbre della ricerca addosso al proprietario ed al capomastro; e dopo aver messo a soqquadro un buon tratto di costruzione, si poterono scoprire in tutto altre tre monete, pure di oro, che tosto mi furono comunicate, e che non potei acquistare a nessun prezzo, causa una contestazione sorta sul modo di determinarne la proprietà; contestazione la quale avendo durato più di un anno, ed essendo stata solo di questi giorni appianata, non prima d'oggi potei avere la soddisfazione di fare acquisto di esse monete. Due di dette monete sono due doppie diverse di Filippo II d'Austria, Re di Spagna, e ne dò la descrizione per chi tiene alle piccole varianti: L'una porta nel diritto la testa radio- coronata del Sovrano, colla leggenda PHI • REX HISPANIAR • E'C* e la data • 1588 • all' esergo; nel rovescio il sohto 404 A. F. MARCHISIO Stemma coronato e la leggenda MEDIOLANI DVX (i). L'altra ha identico rovescio, e non varia che nella leggenda del diritto, ove si legge PHI • REX HISPANIÀROM E • C • Ma la moneta che da sola basta a dare importanza alla trovaglia, e che porta un prezioso contributo alla più interessante parte della numismatica italiana è uno scudo quadruplo del Duca Carlo Emanuele I, di una conservazione superba. Ne unisco qui il disegno, perchè i lettori possano esaminare nel suo insieme codesto pezzo che ben si può dire un cimelio, non solo per essere inedito, ma ancor più perchè ritengo sia unico, non avendo contezza della sua esistenza in nessuna pubblica o privata raccolta, come a lungo esaminai nell'anno che era in contestazione e che non poteva aggiungerlo alle tante altre preziose monete della mia raccolta Sabauda. Mi sia lecito aprire qui una parentesi per dire che avendo nella mia raccolta di Savoja varii pezzi inediti e di grande interesse, sto preparando una serie di memorie che spero andranno man mano vedendo la luce; e sarò riconoscente a tutti coloro che vorranno comunicarmi i calchi e le note circa le monete di Savoja inedite che possedessero, avvisando altresì che faccio volentieri acquisto di qualunque moneta di Savoja che manchi alla mia collezione. E tornando al quadruplo scudo d'oro che forma oggetto di questa memoria, dirò che il suo diametro non solo non supera, ma è inferiore al diametro di certi doppi scudi di Carlo Emanuele I. Il Promis, che dà le figure di tutti gli scudi quadrupli e doppi, a lui noti, di codesto grande ed infelice Sovrano, ha per le pezze da 4 scudi i N. 20, 21 e 43, che hanno rispettivamente un diametro di mm. 34, 32 e 37; e il N. io della i^ Tavola Complementare che ha mm. 34 ; variazione quindi fra i 32 e i 37 millimetri per le pezze da 4 scudi. I due scudi hanno invece un diametro che varia fra i 28 e i 30 millimetri ; come troviamo infatti ai N. 2, 3, 16, 22, 36, 38 e 46, che hanno rispettivamente mm. 29, 29, 29, 28, 30, (i) Questa moneta manca all' Opera dei Gnecchi, Le Monete di Milano. Edizione 1884.. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 405 28, 28. Ora, la pezza da 4 scudi in parola ha un diametro di mm. 30, e si direbbe quasi un piéfort del pezzo da due scudi, recato al N. 36. Ecco la descrizione della moneta: Ji' — CAR • EM • D : G • DVX • SA • B • P • Busto volto a destra, di profilo; all'esergo, capovolta, la data • 1610 • P — AVXILIVM • MEVM • A DOMINO : 1605 • Stemma coronato. Ho detto che questo quadruplo scudo si potrebbe quasi chiamare un piéfort del pezzo da due scudi recato al N. 36; confrontando infatti le due monete, che hanno identico dia- metro, mentre l'una è la metà dell'altra nello spessore, noi troviamo la stessa forma e grandezza del busto, volto a destra, nel diritto; e nel rovescio la leggenda Auxilium meum a Domino, che per la prima volta figura nelle monete d'oro, mentre in tutte le precedenti d' oro dal Promis riportate (N. I, 2, 3, 16, 20, 21, 22, e IO tavola complementare) si trova la leggenda In te domine confido; leggenda che si trova poi ancora nel doppio scudo del 1601 (N. 38); mentre \ Auxilium meum a Domino si riscontra, oltreché nella pezza da due scudi (N, 36) anche in una pezza da 4 scudi (N. 43) unica finora conosciuta con tale leggenda, e che, (cosa sin- golare) si trova come il N, 36 mancare di data. Alle uniche due monete d'oro finora conosciute che portano la leggenda Auxilium meum a Domino, e che sono senza data, viene ora ad aggiungersi questa terza, che non solo ha la data, ma 406 A. F. MARCHISIO due date diverse, l'una nel diritto (1610) e l'altra nel rovescio (1605) ; la quale anomalia serve appunto, come si vedrà a momenti, per determinarne la Zecca, Codesto quadruplo scudo di oro, nonostante la grande somiglianza col doppio scudo N. 36 più volte nominato, è tutt' altro che un piéfort di essa moneta ; basta esaminare infatti, oltre le piccole dif- ferenze nello stemma, la data del diritto che sostituisce la stella tra due punti all'esergo, e la scritta nel rovescio, messa in modo da lasciar posto alla data che termina il giro; va- rietà adunque di conio assoluta, per quanto, viste superfi- cialmente, le due monete sembrino gemelle ; e varietà tale da non poterne inferire neppure che il conio dell'una possa essere stato modificato per battere l' altra ; ognuna delle monete, per quanto somiglianti, ebbe il proprio conio. Questa moneta, che porta due date diverse, 1' una nel diritto, l'altra nel rovescio è per me la prima di casa Savoja con tale anomalia ; conosco invece la cosa stessa in monete d'altri Principi, specialmente nelle monete medicee deirepoca stessa. Appare la moneta, secondo la data del rovescio, nei primi anni in cui (per le disposizioni di Carlo Emanuele I (1588) che restituiva alla Camera dei Conti la suprema dire- zione delle Zecche, sopprimendo l'apposito magistrato in essa sedente), la Camera stessa sostituiva ai cessati Maestri Ge- nerali i Sovraintendenti Generali i quali sedevano cogli audi- tori ogni qual volta dovevasi trattare di monete (i). Noto ciò di passaggio, dovendo noi a Carlo Emanuele I la più bella ed abbondante varietà di monete Sabaude, e al di lui padre Emanuele Filiberto di avere mostrato il grande interessamento che prendeva alla numismatica, avendo Tanno che precedeva la sua morte creato il magistrato soppresso dal successore e fatto registrare tutte le memorie che di zecche e monete si avevano. I sovraintendenti generali furono nominati fra il 1602 e il 1604, e durarono fin che uscì di tutela Vittorio Amedeo II; è quindi per la moneta di cui sto trattando una particolarità (i) Promis, voi. I, pag. 14. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 407 di essere la prima conosciuta sotto le nuove disposizioni ; infatti porta l'anno 1605 da un lato, e il Promis dopo aver recato alla Tavola XXXIIl della sua opera magistrale i N. 37, 38, 39, 40 che hanno la data 1601, cioè prima della nomina di detti sovraintendenti, passa nei N. 41, 42, ecc., alle date 1607 e seguenti. Va però notato che sebbene nata, dirò così, tale moneta nell'anno 1605 non fu emessa se non almeno cinque anni dopo, e ne ignoro la causa; nella qual epoca fu apposta la nuova data (1610) dal lato dell'effigie, e in senso diverso da quello comunemente seguito nelle monete di Savoja. Intagliatore del conio ritengo sia stato per il diritto Orazio Astesano, che in tale anno precisamente (1610) era intagliatore per le monete della zecca torinese; per il ro- vescio, che fu intagliato prima del diritto (né so quali cause abbiano fin da allora impedito di completare la moneta ini- ziata) può essere o lo stesso Astesano, o Cristoforo Porro che lavorava al Borgo molti anni prima, o qualche intagliatore dell'epoca esistito tra il Porro e l'Astesano. Molte lacune si riscontrano nelle liste degli intagliatori dateci dal Promis; vi ha rimediato il Perrin di Chambery il quale si occupò assai di monete di Savoja, e scrisse un libro, ora esaurito, sui mastri di zecca e intagliatori di Savoja e Piemonte (i). Anche là però, come è naturale, vi hanno delle lacune, e non poche; citerò un nome noto, dei tempi di Emanuele Filiberto, cioè Alessandro Cesati, di Cipro, detto il Greco, intagliatore ve- ramente artista, che lavorò in Piemonte alcuni anni, come mi fece constatare il Conte Alessandro Baudi di Vesme, Direttore della R. Pinacoteca di Torino, il quale, inquisitore e scrittore indefesso di patrie memorie storiche ed artistiche, ebbe, per ragioni estranee alla numismatica, a trovare la surriferita lacuna; e mi auguro presto leggerne la monografia sia per ciò che si riferisce all'arte che per ciò che si riferisce alla numismatica. A ogni modo se la mano di Cristoforo Porro entrò nella fattura del conio, deve avere lavorato alla zecca (i) André Perrin, Noms des offìcicrs des monnaie.s et des graveurs de coins en Savoye et Pièmont, 1872. Cambery, Librairie André Perrin, Rue des portiques, N. 6. 4o8 A. F, MARCHISIO Torinese, dopo lasciata quella di Borgo; e ciò perchè credo senz'altro dovere alla zecca di Torino ascrivere la moneta in esame, sebbene manchi qualsiasi contrassegno atto a distinguerla da altre zecche; la mia opinione la fondo sulle due date diverse che figurano sopra la moneta, cioè 1605 da una parte, e 1610 dall'altra; ed ecco per qual causa: Maestro particolare per la zecca di Torino fu Francesco Mazzola, orefice torinese, che dopo Gio. Antonio Pollino ebbe in appalto la zecca con il cambio di Torino, per 3 anni, a cominciare col i Marzo 1604 (i) e mediante il pagamento di ducatoni annui 1125, coU'obbligo di osservare l'ordine del 15 Febbraio 1601, meno le variazioni fattesi nel ducatone, e colla permissione di battere m. 9000 dei soliti quarti, ecc. Questo maestro lavorò alla metà di Luglio 1606 marchi 31,4 di pezzi da scudi quattro, cioè N. 581 di detti pezzi, m. 906 di ducati, m. 11,023 di ducatoni, m. 267 di testoni, e m. 8,065 di quarti. Dopo due anni e 4 mesi che il Mazzola lavorava, Carlo Emanuele I diede la zecca a Dionigio Rotta (1606) perchè si potesse pagare di un vistoso credito; ma morto il Rotta (Giugno 1609) e ritiratosi appena nominato a succe- dergli il Riccardo Valetto, Carlo Em. I con suo biglietto 28 Gennaio 161 o ordinò si appaltasse nuovamente la zecca di Torino a Francesco Mazzola, come infatti avvenne il 30 Gennaio 16 io, agli stessi patti fatti al Valetto, e con le concessioni che si possono leggere per disteso nell'opera del Promis citata. Il Mazzola dal 161 o al 1612 battè, fra altre monete parecchie di ogni metallo, un numero limitatissimo di pezze d'oro da 2, 4, e io scudi, vale a dire fra tutte tre le qualità per marchi 72,2, le cui figure riporta il Promis ai N. 46, 43 e 44 rispettivamente; ma mentre le pezze da 2 e da io scudi recano la data (lóio) la pezza da 4 scudi non reca data di sorta. Invece la data, e la stessa data 1610, la troviamo nella pezza da quattro scudi che forma oggetto del presente esame, all'esergo del diritto; e avendo al rovescio la data 1605, (trovandosi appunto queste due date coincidere cogli anni (i) Promis, Monete dei Reali di Savoja, voi. I, pagg. 27 e 225. Archivio di Corte. Monetazione, N. 9 e io, f. 130, 132, 138, 228, 348. STUDI SULLA NUMISMATICA DI CASA SAVOJA 409 in cui il Mazzola aveva la zecca di Torino), credo poterne inferire che sotto il primo appalto di lui siasi intagliato il conio che reca la prima data, e sotto il secondo quello che reca la seconda, e che quindi senz'altro si possa la moneta ascrivere alla zecca di Torino. La sovrascritta osservazione mi fa credere che anche la pezza da due scudi data dal Promis al N. 36 sia della zecca di Torino, e non di Ciambery, cui il Promis assegna marchi 22,3 (cioè N. 826) di detti doppi scudi; poiché, prescindendo da quanto si riferisce all'appalto di quella zecca (data a Chiaffredo Grobert il 1595, e lasciata ad Antonio Grobert nel 1600 come tutore degli eredi di Ghiafifredo, e che ebbe cattivo esito, (anche per l'occupazione francese della città immediatamente seguita), noi troviamo anzitutto che la pezza N. 36 da due scudi è senza data (come quella N. 43 da quattro scudi che il Promis assegna alla zecca di Torino), e che hanno entrambe la stessa nuova scritta Auxilium meum a Domino; inoltre osservando il N. 36 e confrontan- dolo diligentemente colla moneta che riporto si può scorgere quanto grande somiglianza corra fra loro, quasi uscite da una mano stessa e con identico stile; sicché appartenendo questa alla zecca torinese non vedo ragione perchè anche quella non vi debba appartenere. Termino questa breve memoria facendo osservare oltre alle piccole varietà del rovescio e a quanto si è detto per le date, che non si può supporre siasi nella leggenda del diritto voluto scrivere solo DVX SkS{audtae) ?{rinceps), la- sciando il Pedemontis da parte; a chi esamina bene il disegno, non sfugge un piccolo punto dopo il SA», che sulla moneta è chiarissimo; credo quindi che sopra un conio recante DVX Sk{baudtae) ?{rinceps) P{edemontis), qualche allievo dell'inci- sore avendo sott'occhio il doppio scudo (N. 36) dello stesso maestro, visto superficialmente che portava SAB, né più badando che due erano i P • P • successivi, abbia in B corretto il primo P, senza curarsi di aggiungere altro P • a quello che rimaneva; e la correzione in B del P- preesistente si scorge non meno facilmente che il punto dopo il SA • originario. La quale osservazione finale, che sembra minuta per sé stessa, ha un valore in questo senso, che serve a meglio 4IO A. F. MARCHISIO Stabilire della zecca di Torino il N. 36, come si è stabilito di Torino la moneta trovata, ciò che senza essa non si sarebbe potuto fare; e per sé stessa adunque, e per le deduzioni che da lei derivano, codesta preziosa moneta viene a recare un contributo interessante alla numismatica di Casa Savoja. . Torino, ij agosto 1901. A. F. Marchisio. OPERE NUMISMATICHE DI CARLO KUNZ (Continuazione: Vedi Fase. Ili, 1900) IL MUSEO BOTTACIN ANNESSO ALLA CIVICA BIBLIOTECA E MUSEO DI PADOVA * . LA TOSCANA. Soffermatomi presso le sponde della Magra e voltato lo sguardo alla via percorsa, a quel direi viaggio circolare numismatico attraverso le città e castella dell'alta Italia, avvedomi di avere troppo spesso oltrepassato i limiti del mio programma ed il propostomi impegno di brevità. Rin- novare quella promessa emmi ora più necessario e piìi facile, perchè, sebbene la via che mi resta a percorrere sia ancora lunghetta, ella non è più tanto seminata di città e castella numismatiche come quella di già calcata. Basta gittare l'occhio alla bella carta topografica delle zecche italiane ideata dal dottissimo P. P. Tonini per restarne persuasi. Oltre a ciò, la egregia di lui opera e l'erudito volume del sig. dottore V. Promis, che sì grandemente facilitano il nostro studio, impon- gono più che mai il dovere di sorvolare a tutto che non ha speciale interesse d'opportunità o di novità. Lucca. Ripeterei cosa assai divulgata se accennassi alla celebrità ed antichità di questa principale zecca della Toscana, parti- colarmente dopo quanto ne scrisse quell'alto ingegno del marchese Corderò di Sanquintino nel trattato sulle monete degli antichi marchesi della Toscana, nei discorsi, per mala sorte rimasti incompiuti, sulle monete di Lucca, nel ragioni^: mento sul tesoretto scoperto presso Roma, ed in altri lavori. Sebbene qualche di lui argomentazione possa essere discussa, come dimostrò l'illustre signor Comm. Prom'is (Monete della Repubblica di Siena), gli scritti suoi resteranno pur sempre degnissimi di meditazione, perchè dettati con profonda erudi- 414 CARLO KUNZ zione, con acuta critica, con logica calzante, e con quel metodo che giova assai ad assodare l'insegnamento ed imprimerlo nella mente. 11 ragionamento sulle monete dell' Impera- tore Giustiniano II, nel quale le monete italiane hanno molta parte, n' è la più splendida prova. Ciò premesso, farebbe cosa assai utile chi imprendesse a ripubblicare gli scritti numisma- tici del chiaro Piemontese, almeno quelli che, per essere sparsi in raccolte accademiche, non si trovano, o difficilmente, in commercio. Fra le monete di Lucca, raffigurate nelle tavole del Sanquintino, sonovi due denari di Carlo Magno, sui quali le brevi iscrizioni appariscono frammezzate dal più bizzarro ornamento formato tutto a punti. Se quei pezzi non portas- sero il battesimo di quell'oculato nummografo, vi sarebbe quasi da restarne dubbiosi, tanto sono singolari, e per poco non direi anti-italiani. Ed in mancanza di essi non mi sarei nemmeno un istante indugiato sopra un denaro del museo di Brescia, che avrei condannato a priori, perchè più ancora di quelli si mostra strano ed artifiziato. Fatalmente un troppo breve esame messovi non mi concesse di trarne un giudizio securo; ma, avendolo improntato, ne porgo qui il disegno, onde quelli che ne avessero vaghezza possano vedere e sentenziare. Se non sarà trovato sincero, avrò almeno contri- buito a svelare una giunteria di più fra le tante che disonesti speculatori vanno escogitando (Tav. V, n. i). Che quel maestro non abbia riportate nelle sue tavole tutte le monete di Lucca si comprende, grande assai essen- done il numero. Al chiarissimo signor Domenico Massagli che tende, in lingua non nostra, a colmare il vuoto da lui lasciato nel testo, dobbiamo la conoscenza di qualche nuovo tipo. Quanto alle varietà de' tipi conosciuti, desse sono infi- nite e tutte le collezioni possono additarne. Così, sebbene modesta sia la serie di questa officina nel museo padovano, perchè non oltrepassa i quaranta numeri, non vi mancano alcune varianti degne di osservazione. Ad ornamento della annessa tavola ne presento due; un grassetto di semplice e gentile lavoro, che stimo del principio del secolo XIV, ed altro, forse del principio del XVI (Tav. V, n. 2 e 3). Rinunzio di buon grado ad una maggiore precisione, come credo che IL MUSEO BOTTACIN 415 resti ancora qualche cosa a fare per la esatta classificazione di tutte le monete della Repubblica Lucchese. Accennerò all'esistente denaro imperiale, che molti autore- voli scrittori dicono battuto in Signa da Castruccio Castracane, soltanto per azzardare il dubbio che quella monetina, lavorata con molta finezza, sia comparsa in condizioni eccezionali, tra fatti di guerra. La lascio in compagnia delle altre di Lucca. Pisa. Di poco posteriore alla lucchese, la zecca pisana attende chi ne raccolga le sparse fronde e ne rischiari i fasti. Tale desiderio, espresso già da Chirone Epidaurico (Dottore Fran- cesco Masi), nel troppo breve saggio inserito nel suo Ragio- namento sulla navigazione ed il commercio della Repubblica Pisana, è giustificato dall'alta importanza storica ed econo- mica di questa zecca, la quale, pel corso di quasi otto secoli ch'ebbe a durare, vanta una ricca serie di monete in tutti i metalli, lavorate in gran parte col magistero squisito degli orafi ed incisori toscani dell'aureo tempo dell'arte. Come è fiera l'aquila accampata sul capitello e finamente disegnata la Vergine col putto, specialmente nei fiorini d'oro, nei grossi e nei mezzi grossi col motto: protege virgo pisas! Disegni della massima esattezza, raccomandati al futuro storico di questa zecca, contribuiranno non solo ad aggiungere vanto all'arte del conio italiano, ma aiuteranno anche grandemente nella spesso difficile classificazione dei pezzi. Poche sono ancora le monete della Repubblica Pisana di questo gabinetto, né tali da recar nuovi lumi. Siami adunque concesso di divagare nuovamente per riportare dal nominato Museo Bresciano, sórto come questo per impulso di virtù civica, il tipo del prezioso denaro di Carlo Magno, men- zionato dall' Azzoni Avogaro e promesso dallo Zanetti pella da lui ideata dissertazione su questa zecca (Tav. V, n. 4). Le due monete col nome del podestà Bonaccorso da Palude, accolte anche in due segnalate nuove pubblicazioni, credo doversi escludere dalla serie lucchese, perchè verosi- milmente apocrife. \J occhio del Viani pare non sia stato abbastanza efficace in quella circostanza. 5» 4l6 CARLO KUNZ Più numerose trovai le monete battute al nome di Pisa dai Granduchi Medicei e Lorenesi, quasi tutte uscite dalla zecca di Firenze. Furono pubblicate dall'Orsini e da altri, e ciò basti. Pistoia. Se per lo passato questa città non si annoverava che dubitativamente fra quelle ch'ebbero zecca propria, perchè ignoravasi, ed ignorasi tuttora, se avesse fatto uso del diritto concessole da Clemente VI; perchè apocrife furono dimo- strate le cose col nome di Castruccio, divulgate dal Viani, e perchè tessere, non monete, apparvero quelle colla effigie di S. Iacopo, colle parole libertas o maiardi, colla testa di moro, coll'arme a scacchi e col pettoncolo, ora sembra assai verosimile ch'ella abbia battuto monete nel secolo Vili, al tempo dei Longobardi. Il tremisse del Museo Trivulzio, espli- cato dall'infaticabile sig. comm. Promis ne sarebbe la prova. Unico essendo quel cimelio, non posso affermare che la esistenza della tessera coll'arme a scacchi, che Fioravanti, Matani e Viani invano si affaticarono d'innalzare al rango di moneta. Cortona. Ove il tremisse longobardo della collezione Reichel, mentovato nell'articolo di Treviso, spetti a Cortona, come per nuove considerazioni sono ora ancor più disposto di credere, questa zecca sarebbe da collocarsi, per ordine di tempo, presso quelle di Pisa e di Pistoia, altrimenti al se- colo XIII, per la quale epoca, eliminando il pezzo divulgato dal Muratori, provato adulterino dallo Zanetti e dal Viani, non hannosi che due sole monete autentiche, stupendamente rare. Da ciò ne venne quella falsificazione ed altra fatta in tempo e luogo vicino, che quale mero oggetto di curiosità fu accolta in questo museo. E sta bene tener conto di simili prodotti, pei consigliati confronti, ma converrebbe apporvi il marchio di una f con ferro rovente, come usasi fare in qualche paese coi galeotti. IL MUSEO BOTTACIN 4I7 Restano a trovarsi i denari minuti di quel tempo, che probabilmente saranno stati all'impronto di quelli di Volterra e di Massa. Ma mi accorgo d'essere stato imprudente, perchè qualcheduno potrebbe cogliermi al varco e dirmi, come usava un mercante di anticagHe: Sta cheto, che te li farò fare. Firenze. È un fatto singolare la comparsa del denaro di Carlo Magno colla scritta florent, divulgato dall'ili. P. Tonini; singolare dico inquantochè appartenente a Firenze, nella cui serie monetale sta isolato quale un troppo precoce precur- sore, perchè diviso da ben quattro secoli dalle altre monete di questa città. Confesso che tale circostanza, congiunta alla sua maniera piuttosto esotica, ed ai molti nomi locali di Francia cui quella leggenda potrebbe attagliarsi, mi tennero buona pezza perplesso; ma come può durare lo scetticismo a petto delle ragioni addotte dal sapiente illustratore, della esplicita conferma dell'autorevolissimo sig. comm. Promis, e delle assicurazioni vocali di valentissimi nummografi? Ab- basso la fronte e faccio voto di recarmi in pellegrinaggio a Volterra, appena mi sia possibile, per inchinarmi devoto a sì preziosa reliquia. Le opere del Vettori, del Targioni-Tozzetti, del Boissin, del Fabrini, del Graffioni, del Borghini, dell'Orsini, del Pagnini, del Carli e d'altri, che svolgono l'importante subbietto della zecca fiorentina dell'era repubblicana, e particolarmente del celebre suo fiorino d'oro, dovrebbero persuadere l'argomento essere di già ad esuberanza sviluppato, se non fossero esempì d'altre discipline che dimostrano come lo spirito d'investiga- zione non si raccheti di leggeri, come certi orizzonti più si mirano più si allargano. Per conto mio limiterommi ad un desiderio, a quello di vedere ampliato il quadro dell'Orsini, colla esatta riproduzione di tutte le monete della Repubblica Fiorentina, anno per anno, e colla aggiunta di tutte le imita- zioni del suo fiorino d'oro. Non è poca cosa, perchè richie- derebbe la perseveranza di un lavoro indefesso, ed una diligenza a tutta prova, quale fu quella impiegata, per esempio, dal Mailer per le monete dei re Lisimaco ed Ales- 418 CARLO KUNZ Sandro III; ma chi imprendesse tale fatica porterebbe vanto di avere eretto bel monumento all'onore dell'Italia. Le monete di Firenze repubblicana del Museo Bottacin sono quasi cinquanta, fra cui cinque fiorini d'oro, un raro grosso da due soldi al tipo dell'anno 1296, un grosso da venti colla croce accantonata da gigli, sei barili, ecc. Un fiorino colle due palme decussate, spettante a Jacopo Alberti, massaro nell'anno 1331, ricordami il compianto e stimato avv. Carlo Gonzales, intento a raccogliere materiali per la storia delle monete improntate co' segni di personaggi di quel casato. Bene rappresentata è la serie granducale, che oltrepassa gli ottanta pezzi. Hanno pregio di rarità o di bellezza il testone del primo duca, attribuito al Cellini; una piastra ed una mezza piastra colla predicazione del Battista, quattro testoni, fra cui uno colla effigie imberbe, una lira del Cellini col giudizio finale, ed un quattrino sfuggito all'Orsini, di Cosimo I, (Tav. V, n. 5), (0 ; un mezzo giulio, vario da quello di detto autore, di Francesco I; due piastre, una lira, un giulio di vago disegno, del pari dissimile da quello recato dall'Orsini, di Ferdinando I, (Tav. V, n. 6); una lira di Co- simo II; una mezza piastra di Cosimo III. Avendo poco per questa tavola aggiungo il disegno di una bolla plumbea dell'ultimo Granduca mediceo, quale gran (i) L' Orsini dubitò se sotto questo principe, prima della presa di possesso di Siena, si battessero piccoli, ma la notizia dell'anno 1544, da lui riferita, è constatata dall'esistenza di piccoli colla iscrizione : e . M . R . F . D . II. 11 Museo di Trento serba un pezzo che viene a conferma del fatto narrato dallo stesso autore, che il testone stellino fosse destinato pella restituzione ai Genovesi di una somma presa da essi a cambio da Cosimo, nel 1543. Presenta d'ambo i lati le traccie visibilissime dello stellino e di un quarto di alleatone genovese, dell'anno 1554, col Redentore che benedice al Doge genuflesso. Adunque Genova, dopo dieci anni dal l'icevuto rimborso, ribattè i pezzi fiorentini col proprio impronto, in questo esemplare con tale negligenza da lasciare maggiori vestigi del primo che del secondo conio. Lo stesso Orsini ignorò poi lo scudo d'argento di questo granduca, che da un lato offre la sua effigie, dall'altro la croce, come negli scudi d'oro, col motto : ^ virtus . est . nobis . dei. IL MUSEO BOTTACIN 419 maestro dell'Ordine di S. Stefano, la cui sovranità era perpe- tuata nella successione dei Granduchi, (Tav. V, n. 7). La serie dei principi lorenesi offre meno interesse. No- minerò soltanto lo strano zecchino zanobino, illustrato da prima dall'illustre Pfister, poi dal dotto sig. A. G. Ciabatti. Livorno. Non avendo avuto questa città zecca propria, ma volendo conservare la separazione delle monete che vi si riferiscono credo poterle collocare dopo quelle di Firenze, dalla cui officina uscirono. I pezzi del Museo non danno motivo a considerazioni. Sono di qualche rarità un quarto di pezza della rosa, ed un quarto di tallero col castello, del duca Cosimo III, e prege- vole assai la pezza della rosa di Giovanni Gastone. Per una nota del Welzl apparirebbe che sotto il governo di Francesco II di Lorena si fosse progettata una moneta al tipo dei talleri livornini. Il pezzo di prova, unilatero, da lui descritto, recava la veduta del porto di Livorno e l'anno 1750, e misurava 30 millimetri, onde sembra si avesse di mira un mezzo tallero. Quanto al pezzo d'oro coll'anno 1799, descritto in quel catalogo nel numero seguente (3961), parmi arrischiato qualunque giudizio prima di averlo veduto, tanto pila che non vi è attribuito ai Russi che col segno del dubbio. Il diametro notato, di 24 millimetri, è troppo per uno zecchino, e l'assenza di leggende rendelo maggiormente problematico. Arezzo. Ad eccezione del pregevolissimo denaro del marchese Ugo I, chiarito dall'ili, sig. comm. Promis, le altre monete di questa città, quantunque sembrino poche, imbarazzano assai chi voglia disporle secondo l'esatto ordine della loro battitura. La mancanza di documenti e degli elementi del peso e del titolo per alcune molto rare, ed i troppo rozzi disegni esposti dal Muratori e dal Bellini, accrescono la 420 CARLO KUNZ difficoltà. Vi sono poi le varietà di uno stesso tipo, le stel- lette, le mitre, le chiavi, i gigli, le rosette, fra le leggende, e la varia forma della mitra e del pallio del Santo, che fanno il resto per imbrogliare le idee: forse soltanto le mie? Il poco che ne dissero i due nominati scrittori, il Guazzesi, l'Altigozzi, il Carli, ed i chiarissimi signori Gamurrini ed avv. V. Promis, non basta per quetare la curiosità sulle vicende di una zecca, la quale, per l'epoca in cui lavorò e per le questioni alle quali si collega, è di molto rilievo. Ignoro la memoria del Fabroni negli Atti dell'Accademia Aretina, 1843, ma sembra che nemmeno essa sia sufficiente all'uopo, perchè non menzionata dagli ultimi autori. Possa anche questa lacuna della italiana numismatica essere presto ricolmata. Fra le poche monete di questa serie, del Museo, osservai un quattrino, quasi di schietto rame, che allo stile si mostra ultimo fra i pezzi conosciuti. Il disegno che ne porgo servirà a correggere quello del Bellini, nel quale il Santo stringe una chiave invece del pastorale ed al sommo del rovescio mostra una crocetta accerchiata invece del giglio (Tav.V,n. 8). Siena. Qualora delle altre zecche italiane si avesse un quadro fedele come quello che delineò l'esimio sig. comm. Promis per questa, la via sarebbe appianata pelli studiosi, ai quali non resterebbe che innestare di mano in mano le cose nuove che venissero alla luce. Fra le monete del medagliere padovano notai alcune varietà di segni e d'anni, che sorpasserò. Sono rari un fiorino d'oro ed un grosso di Gian Galeazzo Visconti, un grosso da venti quattrini con uno dei gemelli vessillifero sul dorso della lupa, ed uno scudo d'oro colla croce composta di gigli, dell'anno 1553; fra quelle del granduca Cosimo I, un testone ed un giulio. L'Orsini, che, malgrado tutta la diligenza messa nella storia delle monete dei granduchi, omise qualche pezzo, ignorò lo scudo d'oro battuto da Cosimo I per questa città, raffigurato in libro di monete stampato da Adamo Berg in Monaco, nell'anno 1597. Alla citazione già fattane dal sig. IL MUSEO BOTTACIN 42I avv. V. Promis nelle sue Tavole sinottiche, aggiungo la descrizione. Sul primo lato ostende l'arme medicea coronata, entro uno scudo ovale accartocciato, circondata del nome e dei titoli del principe, come nelle altre sue monete per Siena. Il secondo lato è occupato da una croce gigliata, uguale a quella degli ultimi scudi d'oro della Repubblica, colla leg- genda: ^ SENA VETUS CIVITAS VIRGINIS. MONTALCINO. Onore ai valorosi cittadini di Siena, che sopraffatti e vinti da potenti nemici, piuttosto che sottomettersi, abbando- narono la diletta loro città e ripararono sul poggio di Mon- talcino colle proprie istituzioni, colla propria indipendenza, colla propria zecca. Erano poche centinaia, ma seppero mantenervisi gloriosamente per quattro anni, e lasciarono dopo se stessi la imperitura memoria di una preziosa serie di monete d'oro, d'argento e di mistura, lavorate da un egregio artista, che volle dividere la loro sorte, come ne divideva le aspirazioni: monete che possono annoverarsi fra le castrensi o di necessità, quantunque fatte alla legge di quelle della città madre. Le ragioni di questa zecca furono esposte dall'encomiato Commendatore, in appendice alla storia di quelle di Siena, con tanta dottrina ed integrità, che sarà ben difficile che altri possa aggiungervi qualche cosa. Quattro sono quelle del Museo Bottacin: una parpa- gliuola, una mezza parpagliuola, e due quattrini. Trattandosi di cose rare, ed a maggiore dimostrazione della attività di questa effimera officina, ecco l'impronto di uno dei quattrini, vario per conio da quelli già divulgati, (Tav. V, n. 9). Volterra. Sono appena tre grossi agontani ed un piccolo che co- stituiscono fino ad ora la serie delle monete di questa città, né sembra siano ancora bastantemente chiarite, pel luogo o luoghi dove furono battute e per chi le fece battere. L'Ammirato nomina il castello di Montieri, Targioni-Tozzetti 422 CARLO KUNZ Berignone, Altigozzi, oltre a questo, anche la terra di Casale. Ciò per le monete vescovili, che quanto all'agontano col nome di S. Giusto, esso dovrebbe essere stato lavorato in Volterra stessa. E fatale che il benemerito Zanetti non abbia potuto dare le raccolte notizie, assieme ai documenti rinvenuti dopo quelli recati dal Pagnini. Speriamo che tutto si ritrovi ancora e sia pubblicato da altri, e che col tempo si scoprano nuove monete. Questo medagliere rinchiude i due grossi assegnati al ve- scovo Ranieri, uno dei quali in due esemplari, di poco differenti. Massa Marittima. La bella mejnoria dello Zanetti tratta in luce e commen- tata dal Lazari, e le aggiunte fattevi dal mai abbastanza lodato sig. comm. Promis, danno la completa illustrazione della zecca massetana, entro i limiti di quanto di essa potè rinvenirsi. Del grosso, oltre la variante riportata dal Targioni- Tozzetti, nel tomo quarto della sua Relazione di alcuni viaggi fatti nella Toscana, in tavola contenente conchiglie fossili, e quelle riferite da Friedlànder e dal Lazari, conosco una quarta, la quale si distingue da quelle principalmente per avere una stelletta sola sul rovescio, in fine della leggenda, ma ve ne saranno altre ancora, se ben sette torselli nuovi si scoprirono dopo quelli da lungo tempo noti del museo di Volterra, indizi tutti di grande operosità. Se il grosso di questo museo è bello ed autentico, il piccolo non è del pari soddisfacente, e temo non sia il solo esemplare che fa equivoca mostra di sé nelle collezioni. Piombino. Per le monete di questa categoria basta riportarsi all'ot- timo Zanetti, il quale nel tomo secondo della sua Raccolta ne fece la storia. Della somma sua diligenza sono prova le scarse cose rinvenute dappoi, poco piìi che semplici varietà di lieve importanza, ad eccezione del bellissimo doppione del principe Nicolò Ludo visi, divulgato dall'illustre conser- vatore del Gabinetto di Torino. IL MUSEO BOTTACIN 423 Fra i pochi pezzi del museo di Padova non è ovvio un grosso colla croce, dell'Appiani. Un quattrino del principe Nicolò, che offre l'impronto della crazia n. 9, ingenera il sospetto di crazia falsificata. Orciano. Solamente per finire colle cose della Toscana aggiungo il nome di questo feudo degli Obizzi, al quale si riferiscono le due piuttosto medaglie che monete, fatte eseguire dal Mar- chese Tommaso negli anni 1791 e 1796 coi coni di Luigi Siries, intagliatore della zecca di Firenze. Questo gabinetto serba il secondo pezzo, colla epigrafe in onore della moglie dell'Obizzi, Barbara Quirini, che sembra inspirato da consimili oggetti di commemorazione, non infre- quenti, della Germania. Uno stesso diritto, colle effigie del marchese, servì per entrambi. GLI STATI EX-PONTIFICI. Come per le altre regioni conservo una suddivisione che i fatti testé compiuti hanno felicemente annullata. Che ciò sia avvenuto nel frattempo in cui stavo per oltrepassare il secolare confine delle chiavi mi è di conforto e mi solleva in uno dall'imbarazzo di sottili distinzioni fra quanto fu e quanto rimaneva ancora del vecchio edifizio. La particella ex basta all'uopo e lega il passato col presente. Notai come la serie totale delle monete pontificie di questo Museo trovisi, per volontà del benemerito donatore, radunata in apposito stipo, nell'ordine delle Tavole sinottiche del Cinagli. Il metodo del numismatico fermano, inspirato dal concetto di offerire un quadro completo della grandiosa monetazione dei Pontefici, poteva forse in alcune parti essere modificato, ad esempio, adottando pei singoli pontificati la 53 424 CARLO KUNZ ripartizione delle monete per zecche, consigliata da ottime ragioni, prima delle quali quella di lasciare a ciascheduna città quanto le appartiene. L'opportunità di tale sceveramento si manifesta maggiormente là dove, come in questo gabinetto, non la sola storia metallica dei Pontefici è coltivata, ma bensì quella di tutta la penisola. E valga il vero, mette contrarietà quella soluzione di continuità che per l'anzidetto divisamente incontrasi troppo di sovente nelle serie delle monete di alcune città, ch'ebbero, alternati al dominio de' Pontefici, governi di altra maniera. Sarà pertanto migliore consiglio seguire la logica dei fatti storici anziché la regola arbitraria di un libro fatto con troppo speciale intendimento. Dopo la serie veneta la pontificia è quella alla quale il benemerente cavaliere Bottacin pose le maggiori cure. Sono oltre duemila ottocento i pezzi, con ben centotredici in oro, che ormai la compongono: monete, medaglie e bolle. Pelle monete vi concorrono tutte le città eh' hanno monetato a nome dei Pontefici, ad eccezione di Modena la quale, compe- rata da Leone X, fu per brevi anni governata da lui e dai primi suoi successori, che pochissime monete vi fecero battere. Troppo mi dilungherei se tutte volessi annoverare le cose peregrine, o per venustà di lavoro rimarchevoli, che vi si osservano. Basti un cenno. Cinque sono i denari, sempre preziosi, anche pei nomi dei principi, taluni raramente o punto perpetuati in monete che portano inscritti, de' Pontefici più antichi, anteriori al mille. Quel manipolo di gemme, da ultimo illustrate dall' esimio sig. commendatore Promis, formerà sempre la disperazione dei raccoglitori ed una delle più gravi insidie alla loro borsa. Ben pochi sono i Papi posteriori e le Sedi Vacanti che ancora mancano. Il più è fatto; il tempo, la dotazione ed un poco la fortuna faranno il rimanente. Sono in buon dato le monete provenzali, capitanate da tre di Papa Giovanni XXII ed una di Clemente Vili, che per le ragioni esposte dal prelodato maestro sono da collo- carsi al nome di Carpentrasso. Abbondano le monete in oro ed in argento coi ritratti; quelle di zecche appetite come Fuligno, Recanati, Camerino, Viterbo, Spoleto; i testoni e gli scudi di egregio lavoro. Fermerebbero l'occhio anche ai profani, lo scudo d'oro che attesta la soddisfazione di Giulio II IL MUSEO BOTTACIN 425 per la cacciata del Bentivoglio da Bologna; un testone (?) colla effigie di Leone X e G. Cristo donatore di pace agli apostoli, ed un grosso di Ravenna, dello stesso; un giulio di Parma col ritratto di Adriano VI; la celebre moneta dei poveri, di Bologna, ed il doppio carlino ideato dal Cellini, di Clemente VII; un mezzo zecchino inedito, di Paolo III (Tav. VI, n. i); un giidio di Fano di Pio V; uno scudo d'oro colla effigie e parecchi testoni^ di Gregorio XIII; di Sisto V uno scudo ed un mezzo scudo di Montalto; di Gregorio XIV una doppia di Bologna; di Clemente Vili il testone largito al popolo di Ferrara nel suo ingresso ; di Paolo V uno scudo di Ferrara ed altro d'Avignone, e via via, numerosi altri pezzi d'ogni fatta, che, aumentando pei Pontefici successivi, attesteranno perennemente la loro ambizione e magnificenza e la valentia degli artisti che stipendiarono. Vorrei dire alcunché delle sedi vacanti, degli interregni repubblicani, delle bolle e delle medaglie, ma chiamato da altre cose conviene ch'io mi affretti. Farò adunque punto, non senza avvertire che tutto vi trova il suo posto, fino alle ultime monete decimali, in oro, argento e rame, coniate negli anni 1866-1870, fino alle medaglie e decorazioni destinate a ricordare nefaste vittorie ottenute da armi straniere. Possano essere gli ultimi lutti e rancori domestici, possa l'Italia da quind' innanzi bastare a se stessa! Farò qualche osservazioncella pelle varie zecche in quanto non furono al servigio dei Pontefici. Roma. Roma, la città eterna, vanta la più grandiosa ed impor- tante serie numismatica, emanazione e specchio fedele della sua storia per oltre venti secoli. Quanta ala di tempo passata sovra l'umano consorzio! Quante leggi economiche, e scuole d'arte, e processi tecnici, e avvicendarsi di povertà e ric- chezza, di civiltà e decadenza, di comando e servitù, dalla moneta rude e libbrale del Lazio alla decimale del Papato che tramonta! Se vi fosse alcuno che in presenza di una serie generale della monetazione di Roma negasse ancora l'importanza di codesta dottrina, converrebbe dubitare di lui. 426 CARLO KUNZ Le monete di Roma antica del Museo stanno per ora fuori del nostro compito, ma vi sarà fatto un cenno alla fine. Per quelle dei Pontefici, la stessa loro abbondanza, come già per quelle di Venezia, fu ostacolo a dirne maggiormente. Restano ancora di quelle del Senato, le quali, a guisa di uno strato irrompente di basalto, dividono in due la grande serie dei Papi: importanti monete che meriterebbero una storia speciale, non bastando all'uopo quanto fecero il Vitale ed altri. Sono undici fino ad ora i pezzi del Senato in questo Museo. Un grosso coi due Santi, tre ducati d'oro, un grosso del primo senatorato di Carlo d'Angiò, un grosso ed un mezzo grosso coll'arme dei Senatori che li fecero battere, e quattro denari di bassa lega. Fra i ducati uno reca la rosa degli Orsini, l'altro lo scudetto colla sbarra e la rosa, quello cioè che diede ansa a multiformi polemiche. Fortunatamente le brevi ma sode ragioni addotte dall'esimio Friedlànder posero limite alla questione, e sta bene, che il ducato sena- toriale non solo è copia del veneto, ma copia tarda, operata verso la metà del secolo XIV. Conviene adunque cercare intorno a quel tempo i personaggi che improntarono i ducati romani di stampo veneziano. Fra i grossi colla Roma assisa ed il leone del Campi- doglio, riportati dal. Fioravanti, notasi uno con arme tripar- tita, ch'egli dice degli Orsini, Arcioni ed Annibaldeschi. Quando l'arme della famiglia Arcioni sia parlante, composta cioè di un arcione, come -suppongo, senza poter accertare, il dubbio ch'egli espresse colle parole ut videntur sarebbe giustificato per un nostro esemplare di grosso, che credo non dissimile, il quale, fra una rosa ed un leone, ostende la lettera n (Tav. VI, n. 2). Cotale è pure la impresa di un mezzo grosso allegato dal Vettori. Ravenna. Poco operò dopo i Romani la zecca di Ravenna, ma per rango di antichità non è inferiore che a quella di Roma. Fra le poche monete de' re Goti qui serbate sono di qualche pregio un milliarese ed un da quaranta, il quale più IL MUSEO BOTTACIN 427 propriamente spetta a Roma, di Teodato, e fra le vescovili del secolo XIII un grosso ravignano. Quale aggiunta alla bibliografia della numismatica ita- liana sia ricordata l'opera di G. Bauer: Nenigkeiten fiir Munzliebhaber, Norimberga 1764-1771, nella quale incontrasi il denaro coi due monogrammi, che, Mader prima, poi i chiarissimi Fillon, Barthélemy, De Coster, Longpérier e Promis, impresero successivamente a chiarire, convenendo i pili sulla sua pertinenza a Ravenna. Ma che i commenti non siano peranco esauriti ce lo fa presentire la circostanza che ben tre forme notabilmente variate assume il discusso mo- nogramma negli scritti dei nominati autori. Viterbo. Mancando le autonome e quelle dell'Anguillara e dei Da Vico, questa città, ch'è sì povera di monete, non figura che per alcuni pezzi di pontefici, fra cui un denaro minuto, sulla cui contrastata attribuzione a Giovanni XXII ed a questa città non saprei recare luce definitiva. Spoleto. Le vecchie affermazioni che i duchi longobardi di Spo- leto abbiano esercitato il diritto della zecca caddero poco a poco, pili che pelle prove della critica, per 1' assoluta man- canza di monete che ad essa potessero attribuirsi, e ce ne rimane ben poca lusinga. I due piombi che si hanno, dei duchi Alboino e Teodicio, sono forse i soli monumenti dei quali in questo periodico può farsi menzione. Del primo, tut- tora inedito, fé cenno il Lazari, e lietamente ne darei il dise- gno, se non temessi di figurare indiscreto all'attuale nobile posseditore di sì prezioso cimelio. Dirò soltanto che diffe- renzia da quello del duca Teodicio, prodotto dal Mabillon, pella breve inscrizione, che suona: alb'inv gloi|, dvx. Il Muratori pubblicò un bolognino di questa città che, perchè sciupato, non seppe leggere, ma descrisse soltanto con poche parole, stimandolo battuto a nome di qualche Giovanni. Quel pezzo sembra sia abbastanza raro se mancò all' egre- 428 CARLO KUNZ gio autore delle Tavole sinottiche^ il quale coll'aiuto del solo disegno del Muratori lo interpretò come al certo non avrebbe fatto, se 1' avesse avuto sott' occhio effettivo : la somma sua acutezza ce ne assicurano. Il disegno di un ottimo esemplare, già da me posseduto, ofifremi opportunità di spiegarlo (Ta- vola VI, n. 3). La leggenda del dritto credo doversi inter- pretare : Sanctus Johannes Archidiaconus, che fu il santo spo- letano di tal nome, il quale, benché arcidiacono, per universale consenso fu poi detto arcivescovo (Ughelli). Ma ciò che più importa in quella moneta sono le quattro lettere tracciate in forma di croce, del rovescio, che suonano ranl, le quali, sono d'avviso, contengano abbreviato il nome Rainaldus. Ora, chi potrebbe essere questi se non Rinaldo Orsini dei duchi di Bracciano e conti di Tagliacozzo, condottiero valoroso, si- gnore di molte castella, che nel 1380 impadronissi di Orvieto, nel 1388 ebbe in dono Pescara dalla regina di NapoH e nel 1383 resesi padrone di Spoleto e d'altri luoghi dell'Umbria, i quali acclamaronlo a loro podestà? Rinaldo avuto Spoleti ebbe la rocca e se ne fece signore^ scrive il Sansovino nella storia di casa Orsina, ed il Litta, diligentissimo attingitore degli storici piìi antichi, m'insegna come l'Orsini, dopo altre vicende, finisse l'avventurosa vita nel 1390 per mano degli abitatori di Aquila accortisi della sua mira di rendersi si- gnore della loro città, e Spoleto ed Orvieto subito dopo tor- nassero all'obbedienza della Chiesa. Se tale spiegazione sarà accettata, come spero, servirà a sorreggere l'attribuzione allo stesso Orsini di altra minore moneta che denominerò sestino, come fece il Vermiglioli per consimili di Perugia, che esiste in doppio esemplare in que- sto Museo. Sebbene di esso pure il Muratori abbia pòrto un disegno, occorre eh' io ne dia un nuovo e più esatto, avve- gnaché il confronto col precedente bolognino potrebbe per avventura più delle mie parole persuadere della loro fratel- lanza. Principale argomento, dopo il nome nel primo, della intima loro affinità, quindi della pertinenza all'Orsini anche di questo sestino, sonmi le rose onde, al pari di quello, egli é abbondevolmente ornato, di quelle rose cioè ch'erano parte essenziale dell'arme degli Orsini. Così pure la forma delle lettere e lo stile sono per siffatto modo uguali nelle due IL MUSEO BOTTACIN 429 monete da togliere ogni contraria esitanza. Per la inter- pretazione della singola P soccorremi la consimile moneta scoperta dal chiarissimo sig. cav. Brambilla e da lui felice- mente assegnata a Francesco da Vico, prefetto di Viterbo. Dinoterebbe adunque Praefectus, titolo modesto per un usur- patore, a meno che non sia semplice ricalco, fatto a libito dello zecchiere, sia della moneta del da Vico, sia del proto- tipo di essa, il sestino di Perugia (Tav. VI, n. 4). Bologna. Per questa zecca più che per ogni altra si manifesta l'inconveniente di levarne tutte le monete battutevi a nome de' Pontefici. Limitata così, la sua serie diventa quale un organo cui sieno infrante molte canne, d'onde perciò il piiì valente artista non caverebbe che risibili cacofonie. Ella offre già da sé grandi difficoltà la esatta classificazione delle mo- nete più antiche di tanti e sì intralciati governi, onde viva brama ne travaglia che alcuno intraprenda quel lavoro coir ampiezza che richiede. Nel chiarissimo sig. professore L. Frati, che ce ne diede un ottimo ma troppo breve saggio, sono riposte le nostre speranze eh' egli sia per compiere quanto al buon Zanetti non fu dato che iniziare. Escluse le pontificie, che sono assai numerose, notansi le seguenti cose di pregio: il doppio bolognino di Taddeo Pepoli ed il bolognino de' suoi figli; un fiorino o bolognino d'oro col leone vessillifero, contrassegnato da Bernardo Nardi, prima moneta d'oro per avventura uscita da questa zecca, intorno all'anno 1379, alla legge del ducato di Venezia; un doppio ducato ed un gr ossone coli' arme bentivogliesca; un doppio ducato, un ducato ed un carlino di Giovanni II Benti- voglio, che tenne per quarant'anni il governo di questa città e malamente si quietò nelle promesse di protezione di un re di Francia.... vecchie storie che si rinnovellano di sovente in corrette ed ampliate edizioni. Non so accostarmi francamente all'opinione degli onore- voli e stimatissimi nummografi i quali vorrebbero lavorate le belle monete del Bentivoglio nel borgo di Antignate, e taccio di Covo, perchè non se ne parla più. S'egli ebbe fa- 430 CARLO KUNZ colta dall'imperatore Massimiliano di battere monete dovun- que gli piacesse; se, signore di Bologna, vi faceva per così dire il sole e la pioggia; se la zecca vi era organizzata ab antico e provveduta d'ogni cosa, ed alla direzione il sommo Raibolini pel lavoro de' con! e di tutte le occorrenti ripara- zioni durante la battitura^ riesce difficile di trovare adeguate ragioni, pelia sola martellatura, in luogo per quel tempo assai lontano: che a tanto si ridurrebbe a conti fatti il compito della voluta zecca di Antignate. \J illustre autore delle Tavole sinottiche^ quantunque faccia un gruppo da sé delle monete del Bentivoglio, al nome di Antignate, cita l'Alidosi che le affermò lavorate in Bologna nel palazzo dello stesso Bentivoglio; ed il chiarissimo prof. Frati ne dice non co- noscere documento od autorità certa che rischiari questo punto, poi soggiunge, neppure il Zanetti aver saputo recare testimonianza veruna in favore di Antignate. Tali esempi mi confortano a non diseredare Bologna delle belle monete del suo tiranno y come ebbe a qualificarlo sulle proprie Giulio II. Ascoli. L' ottima dissertazione su questa zecca del venerato cav. De Minicis ne dovrebbe dispensare da qualunque os- servazione; senonchè la opinione espressa testé dal signor conte Tambroni-Armaroli, desunta dalla ortografia del nome della città, che i grossi colla lezione de ascolo siano del breve intervallo che seguì il dominio di Francesco Sforza, non ci soddisfa, avvegnaché quei pezzi, di una semplice e larga maniera, ed in tutto conformi ai piìi antichi agontani di Ancona e di Rimini, devono appartenere al secolo deci- moquarto poco innoltrato, e verosimilmente precedettero tutte le altre monete di questa città, non esclusi i mezzi agontani, che l'ili. De Minicis collocò primi. Fra le non molte monete di questo Museo notansi uno de' menzionati agontani e due bolognini del conte di Carrara. IL MUSEO BOTTACIN 43I Ancona. Come per Bologna, è desiderabile che sorga chi im- prenda a fare la storia della zecca di questa città, princi- palmente pel tempo anteriore alle monete certe de' Papi; lavoro che non potrebbe essere fatto che colla scorta di documenti e di una ricca serie delle effettive monete. Dalle Dissertazioni Anconitane del Peruzzi, coi pochi disegni, presi in gran parte dal Muratori e dal Bellini, non possono trarsi soddisfacenti deduzioni. Né soltanto monete battute in tempo di libertà, ma quelle ancora colle sole chiavi e prive del nome pontificio, imbarazzano non poco. Ecco, ad esempio, due grossi del nostro Museo, battuti dal libero Comune, che domandano quale sia la loro precisa età (Tav. VI, n. 5 e 6). Il primo, fatalmente sciupato di molto, parmi appartenere al secolo XIV. Quel Santo chiuso fra archi non mi occorse an- cora tranneché in un doppio ducato, d'assai posteriore, per- ché di Leone X. Il secondo, che giudicato pure all'ingrosso dirò del secolo XV, é differente da quanti cotali pubblica- rono Bellini e Peruzzi, perché privo delle chiavi sopra il ca- tafratto cavaliere. Fermo. La erudita dissertazione che della zecca fermana dettò il Catalani e le aggiunte e modificazioni introdottevi dal dot- tissimo De Minicis formano un complesso che esaurisce fe- licemente questo subbietto. Lascio da parte un tuttora inedito bolognino che non é di questo Museo, il quale di questa zecca serba un piccolo antico col nome di Maria, due bolognini, di Lodovico Miglio- rati, e due bolognini pure, del saggio e valoroso Francesco Sforza, il quale colle imprese della Romagna poneva pur allora le fondamenta alla grandezza del proprio casato. RiMINI. Cotesta zecca pure è tra le avventurate, mercé il dili- gentissimo lavoro del benemerito Zanetti che ne dispensa da 432 CARLO KUNZ oziose parole. Da quel tempo non spuntarono nuove monete per questa città, per quanto emmi noto, all'infuori del bolo- gnino di Carlo Malatesta fattoci conoscere dal chiaro signor dottore L. Tonini. Il signor cav. Morbio poi acquisterebbe riconoscenza operando del pari per la moneta autonoma col Santo Decio (forse Gaudenzio?) da lui posseduta, Evvi qui, oltre al grosso agontano, un più antico e più raro denaro repubblicano, ed un quattrino dell'ultimo Malatesta. Perugia. Illustrò le monete della sua patria il Vermiglioli, autore di tante egregie opere, con quella erudita diligenza e parsi- monia adoperata dai maestri del passato secolo e da quelli che, come lui, ne seguirono i metodi. Non s'ebbero a sco- prire cose nuove di questa serie, ed il fiorino d'oro con la epigrafe evlistee pervsia è ancor sempre una preziosa incognita cercata per terra e per mare. E del grosso agontano di questa zecca che ne è? Noi vidimo mai, come noi vide il prelodato autore, giacché ne prese il disegno dal Muratori, onde ce ne resta cocente il desiderio. Fra i pezzi del tempo della libertà abbiamo un sestino d'ottimo argento quasi quanto i grossi, anomalìa già avver- tita dal Vermiglioli. Camerino. La città dei Varani ha in serbo un alloro per chi vorrà scrivere la storia della sua zecca. I disegni finora pubblicati sono poco fedeli, né danno tutto ciò che esiste. Fra quelli fatti per mio uso e consumo trovo, oltre alcune varietà, un bolognino di Giovanni Maria da Varano simile a quello di Giovanni Borgia riferito dal Bellini. Uno scudo ci' oro della principessa Giulia fa bella mostra fra altre tredici monete di questo gabinetto. Loreto. Ebbi qualche fede io pure nella moneta col nome di Loreto, pubblicata dallo Schweitzer, ma ahimé 1 un più at- IL MUSEO ROTTACI N 433 tento esame dell'esemplare di questo Museo e l'averne tro- vato uno identico frammezzo ad una rilevante partita di monete adulterine od apocrife, onde un cotale restò gabbato, me la fece dannare senz'altro. Vedano se ho ragione tutti quelli che per avventura la possiedono. Di quell'autore che bassi a dire? Fu egli complice o vittima? Carità vuole sia accolta la seconda ipotesi. Orvieto. Il nostro quattrino autonomo di questa città potrebbe lasciar dubitante l'animo allarmato da tante frodi, ma se ne tenga sospeso il giudizio fino ad istituzione di attenti con- fronti con altri esemplari. Gli è favorevole la differenza di conio con quello riportato dallo Schweitzer, quantunque non sia prova assoluta d'innocenza, sapendosi come per alcuni pezzi adulterini siansi fatti fino a tre differenti coni. Del bo- lognino col nome di papa Martino V fu già fatta giustizia dal preclaro autore delle Tavole sinottiche. Il Zanetti, annotando la lettera dell'Abati Olivieri sul sigillo d' Orvieto, dichiarò essere rimaste infruttuose le sue diligenze per rinvenire notizie della zecca e delle monete di questa città. Speriamo che altri sia più fortunato. Pesaro. Pelle zecche rese illustri, piia che da altri, dai duchi d'Urbino, soccorrono gli egregi lavori dell'Olivieri, del Re- posati e dello Zanetti, complesso tale che migliore sarebbe difficile desiderare. Basteranno perciò poche parole. Delle rare monete malatestiane di Pesaro, che sono tre sole, abbiamo un quattrino di Carlo, Pandolfo e Galeazzo. Fra quelle di Giovanni Sforza, arricchito dall'ili. Chalon di un prezioso ducato d'oro, non vi è cosa notevole, ma bene occupano posto distinto, nella schiera di quelle dei Duchi d'Urbino, lo scudo d'oro col pentagono fortificatorio di Pe- saro, ed il paolo col presepe, di Francesco Maria I ; un soldo colle mete di Guidobaldo II; una piastra dell'anno 1603, ed un testone colla rovere di Francesco Maria II. 434 CARLO KUNZ Gubbio. Le monete dei da Montefeltro e della Rovere qui riu- nite offronmi questa sola particolarità ricordevole, che un testone di Francesco Maria II, grande come il primo recato dal Reposati, ed uguale ad esso nel primo lato, pel rove- scio invece accostasi all'altro suo eh' ha il nome della città sotto anziché sopra il superbo rovere (Tav. VI, n. 7). Urbino. Di qualche moneta dei duchi d'Urbino, d'ambo i casati, meritevole di menzione, ma non di questo Museo, farò di occuparmi più tardi. Per ora avvertirò soltanto il possesso del mezzo grosso col Santo Tommaso che ricerca la ferita del suo maestro, di Francesco Maria I, ed un testone per poco differente da quello che diede lo Zanetti al n. Vili. SlNIGAGLIA. L'incertezza in cui ne lasciava il Reposati pelle rare monete portanti il nome di questa città fu risolta dal chia- rissimo dott. V. Promis nel senso che tutte spettino al duca PVancesco Maria I, e tutte sieno state lavorate in Urbino. Due soldini colla donnola ed un quattrino figurano de- gnamente in questa accolta. Fano. Delle preziose monete che attestano l'esistenza di una zecca in Fano, anteriormente alla soggezione ai Pontefici, e sono finora appena quattro, questo gabinetto è lieto di pos- sederne una, il denaretto di Pandolfo Malatesta colla rosa. Sono in buon numr^ro quelle, in parte pregievoli, improntate a nome dei Pontefici. Macerata. Delle non molte monete lavorate da questa città in tempo di libertà, avvi un grosso col Santo Giuliano, tarda figlia- IL MUSEO BOTTACIN 435 zione dell'agontano, ed un bolognino. Ma quantunque i tipi per l'epoca accennata siano pochi, trovansi molte varietà le quali danno testimonianza di operosità e di non lieve durata di questa officina. La memoria del Compagnoni essendo poca cosa e priva dei desiderati disegni, una illustrazione di queste monete tornerebbe assai opportuna. Recanati. La notizia dettata dal conte Monaldo Leopardi, padre del forte poeta ch'ebbe vita sì travagliata, è sufficiente com- memorazione dei brevi fasti della zecca recanatese. Ignoro se esistano monete da lui non riferite, ma nell'opera dei sigilli, del Manni, notai un quattrino dissimile da quello che recò il Bellini nella sua dissertazione. Ove riflettasi che le monete di questa città sono poche e tutte rare, risulterà soddisfacente il possesso di cinque : un bolognino, un soldino, un quattrino e due piccoli. E degna di rimarco la differenza di peso nei bolognini, avvegnaché, mentre i piìi antichi raggiungono fino a dodici decigrammi, quelli col segno del dominio papale, assegnati comunemente a Nicolò V, discendono fino a sette, e ciò a poca distanza di tempo. Foligno. " Se Scilla e Fioravanti non avessero fatta menzione " delle monete pontificie di questa città per poco non si " porrebbe in dubbio la sua zecca „. — Sono parole del Mengozzi nella dissertazione epistolare sulla zecca e le mo- nete di questa città. E valga il vero, Muratori e Bellini non dissero parola su tale argomento, e lo stesso Carli non vi accennò che nella ristampa delle proprie opere, ammaestrato dal Mengozzi. Tutto ciò vuole intendersi pel tempo che pre- cedette il dominio dei Papi, ossivvero per le monete battu- tevi dai Trinci, che sono fino ad oggi tre sole, una riferita dal Mengozzi, un'altra da quel diligentissimo snicchiatore di nummi italiani che fu il Zanetti, l'ultima dal venerato maestro comm. Promis. Volli ripetere cose note a chiunque, quasi a 436 CARLO KUNZ giustificazione della assenza di monete di quei tirannucci nel nostro Museo. Ma se brillano soltanto negativamente, non è morta la speranza che possano figurarvi realmente col tempo. Di poco men rare sono le monete dei Pontefici, ove eccettuisi alcuna di Leone X, qui esistente. Dove sono gli stupendi pezzi d'oro di Pio II, Paolo II, Sisto IV, colla nave, reminiscenza dei rosenobles d' Inghilterra , col buon Pa- store, ecc.? Non ne vidi pur una, ma come il tapino che si arresta bramoso al sentore ch'esce dalla cucina del ricco, spesso prendo i volumi dello Zanetti per ammirarvi quelle belle composizioni di Emiliano Orsini. Faenza. La vecchia scienza lasciò ai moderni il compito di to- gliervi alcune escrescenze morbose che vi aveano preso posto per opera di poco avveduti e troppo creduli osser- vatori. Di tale novero sono, pelle scienze naturali, il kraken, i serpenti e le donzelle di mare, pella numismatica gli ago- stani di cuoio fatti battere da Federico II in Faenza, quan- tunque facciano ancora capolino qua e là gli uni e gli altri. Sono note le pochissime e rarissime monete dei Man- fredi, accresciute testé, per merito del chiarissimo conte Tam- broni Armaroli, di un conio nuovo dell'ultimo signore di quel casato, ch'ebbe a provare quale fosse la fede e quale la or- renda moralità di papa Alessandro VI e del degno suo figliuolo. Possiede questo Museo il quattrino di Astorgio II col Santo Nuvolone, autentico esemplare. È accostato dalla sua moderna già stimmatizzata contraffazione, come la bionda veneziana dal camuso etiope nei quadri di Paolo. Dissi Astorgio secondo, anziché primo, perché sembra a me pure esatta la prima attribuzione datagli dallo Zanetti, la forma delle lettere convenendo perfettamente al secolo XV, come hannosi altri esempi in monete di Rimini, di Gubbio, ecc. Fabriano. I cenni del Ramelli, colla ristampa che ne fu fatta, ed alcuni articoletti nel Bulleitino di Numismatica, possono ba- IL MUSEO BOTTACIN 437 Stare per ora sul fatto di questa zecca e delle non molte sue monete. Questo Museo arricchissi da ultimo di un quattrino ano- nimo coil'arme medicea, che riporto a riempitivo delia ta- vola, anche perchè in parte differente da quelli del Ramelli e del Bitllettino. La tiara, che ne sormonta l'arme, mostra che fu battuto per un Pontefice, ed avendosi ora la sicura moneta di Clemente VII, non esito di attribuire la presente a Leone X, come pella consimile fece di già lo Scilla (Ta- vola VI, n. 8). Forlì. Delle monete forlivesi può dirsi ancora con piij ragione che di quelle di Foligno, Faenza e Fabriano, che sono poche e rare: pochissime e rarissime, conviene anzi dire, ed incerte inoltre per una od altra particolarità da lasciarne timorosi della realtà di questa zecca. Vi è sì da restare perplessi, considerando che il ducato di Girolamo Riario sarebbe stato battuto a Roma ovvero a Napoli; che il preteso paolo dello stesso non è altro che una tessera di rame; che del pezzo di Caterina Riario Sforza col monogramma lo Za- netti non potè vedere che un disegno, ed altro disegno copiò parimenti per quello colle teste di Caterina e del di lei fi- glio Ottaviano, avvertendo ch'abbia esistito in piombo nella casa Riaria di Bologna : insomma un cumolo di circostanze meglio negative che sicure, che volli compendiare quasi a conforto della mancanza, condivisa coi piij, di monumenti dei Riarii nel nostro Museo. MONTALTO. Papa Sisto V, il terribile frate, volle erigervi una zecca ch'ebbe corta durata e non lavorò che monete pontificie. Lusingavami di aggiungere il disegno di un inedito quat- trino di Urbano VII, ma un nuovo esame fecemi accorto essere desso senza conio, come disse Dante delle monete false. Il suo dritto offre una croce patente col nome del pontefice, ed il rovescio il nome della città entro un serto di giglietti. 438 CARLO KUNZ Fu già avvertito il possesso dello scudo e del mezzo scudo di Sisto V. Sarebbe tempo sprecato il soffermarsi per Terni, Civi- tavecchia, Tivoli, Matelica, Pergola, San Severino, Ron- ciGLioNE, città che prestarono il loro nome a monete battute per la massima parte in Roma, in breve periodo di sbilancio politico e finanziario; ma pria di salpare l'ancora dall'arci- pelago di zecche di questa regione, il più fitto della nostra penisola dopo quello del paese subalpino, una occhiata alla terra che siede sulle vette del Titano, fondata, secondo narra la leggenda, dal pescatore d'Arbe, Marino, alla quale ridonda di non poca gloria l'essere stata prescelta a dimora dal sommo Bartolomeo Borghesi. La serie delle sue monete è modesta come la sua storia, perchè consta di un solo pezzo in rame, di due anni, ma speriamo che, quando il nostro paese avrà raggiunto il sospirato pareggio, la saggia ed onesta repubblichetta di San Marino farà coniare anche monete d'argento. Approntati i disegni per la tavola, avvedomi che non bastano, onde, attingendo alle mie schede, ne tolgo quello di un bolognino d'Ascoli, còlto di passaggio non so più in quale occasione. Farmi possa servire a puntellare quanto dissi più sopra sugli agontani di questa città^ che l'illustre sig. conte Tambroni Armaroli vorrebbe battuti nel breve periodo di transizione che corse fra il dominio di Francesco Sforza ed il secondo possesso di Eugenio IV (1445-1446). Con più ragione credo possa assegnarsi a quel breve inter- vallo codesto pezzo, non meno pella sua rarità che per lo stile incerto e negletto e per la forma del nome della città (Tav. VI, n. 9). {Continua). Carlo Kunz. BIBLIOGRAFIA LIBRI NUOVI E PUBBLICAZIONI. ■lattari (Giannino). Numi Augg. Alexandrini. — Cairo (Tipo- grafia dell'Istituto francese d'Archeologia Orientale, 1901) Voi. I testo, Voi. II tavole. Lo scorso anno il Sig. R. Mowat di Parigi pubblicava nel Giornale Internazionale d'Archeologia Numismatica d'A- tene una Bibliografia numismatica dell'Egitto, nella quale l'opera del nostro Dattari era annunciata come in corso di stampa. Essa ora è venuta in luce e si presenta a primo aspetto come l' Opera Principe fra le molte riguardanti la numismatica dell'antico Egitto. Il primato nella bibliografia Egiziana per quanto riguarda la dominazione romana, venne finora tenuto dalla descrizione della Collezione Demetrio del Feuardent; ma questa ora deve cedere il posto al Catalogo della Collezione Dattari, la quale è infinitamente più ricca. E basti un breve confronto. La Collezione Giov. di Demetrio contava per la dominazione romana 2959 monete, a cui anda- vano aggiunte 130 appartenenti ai Nomi o a località inde- terminate. La Collezione Dattari comprende invece N. 6188 monete imperiali, 216 dei Nomi e 176 autonome, di piombo, ecc. In totale dunque sono descritte 6580 monete, oltre il doppio di quelle che formavano la collezione Demetrio. L'opera Numi augg. Alexandrini, che porta il sotto titolo Catalogo della Collezione Dattari; omessa ogni discussione storico archeologica è fatta nella vera e semplice forma di catalogo come modestamente nella breve prefazione dichiara l'Autore stesso. Il quale però fino dal 1900 incominciò nella' nostra Rivista (e continuò nell'anno corrente) una serie di pubblicazioni sotto il titolo di Appunti di Numismatica Ales- sandrina, nei quali, quasi a preparare il pubblico a ricevere 55 440 BIBLIOGRAFIA e intendere il catalogo in corso di compilazione, espone il suo modo di vedere circa diversi problemi di quella serie numismatica, combatte alcune idee d'autori che l'hanno preceduto, rischiara alcuni punti rimasti finora oscuri, e ad alcune vecchie teorie ne sostituisce di nuove, basate su nuovi monumenti che la sua collezione ha la fortuna di possedere. In questo modo egli ha voluto opportunamente tenere separata la parte teorica dalla parte pratica, la discussione dalla descrizione, e presenta nettamente il suo catalogo come il risultato de' suoi studi e delle sue ricerche. Certamente l'argomento della zecca alessandrina ai tempi romani non resta esaurito; ma la sua conoscenza, sia per copia di mo- numenti, che per sensati ragionamenti e per l'acuta critica dell'Autore, ha fatto un gran passo dalla pubblicazione dell'opera di Feuardent. Giova poi avvertire qui come il lavoro storico critico del Dattari non sia peranco completo. Due suoi appunti appajono in questo medesimo fascicolo della Rivista. Gli ultimi, a complemento, vedranno la luce nel primo o nei primi fascicoli del prossimo 1902. Pari al lavoro intellettuale procede la forma esteriore. L'opera consta di due volumi uno di testo (472 pagine) niti- damente stampato dalla Tipografia dell'Istituto francese del Cairo, l'altro di tavole (N. 37) riproducenti dal vero bellissimi esemplari della ricchissima collezione. La descrizione segue naturalmente l'ordine cronologico. Aprono la serie d'ogni regno le monete, il cui rovescio porta la leggenda col nome di un imperatore, imperatrice o cesare; seguono poi quelle il cui rovescio si riferisce all'imperatore, poi quelle rappre- sentanti personificazioni di divinità e si finisce con quelle che rappresentano monumenti, oggetti o animali. Segue poi il catalogo delle monete dei Nomi, dei piombi, ecc. Venendo al volume delle tavole, le prime sei danno la iconografia imperiale da Augusto a Domizio Domiziano, mentre tutte le altre sono dedicate agli svariatissimi rovesci. Figurano nelle prime gli imperatori sotto svariate sembianze e accompagnati da diverse divinità, poi le numerose divinità dell'olimpo egizio, Afrodite, Apollo, Artemisia, Niche, Igea, BIBLIOGRAFIA 44I Atena, Canopo, Arpocrate, Pluto, Ercole, Iside, Moneta, il fiume Nilo e la città d'Alessandria, Serapide, Giove Ammone, ecc., poi i templi, i monumenti, i diversi oggetti e i diversi animali, che si vedono rappresentati in cento combinazioni e in cento atteggiamenti sulle monete della ricchissima zecca alessandrina. Concludendo, noi non possiamo che rallegrarci col nostro Socio d'avere con questa splendida opera arricchita la Bi- bliografia romana e d'avere reso onore alla scienza e al nostro paese, con un'opera veramente degna d'essere dedi- cata al Principe dei numismatici italiani. L'opera difatti porta in fronte la seguente epigrafe: A Vittorio Emanuele III RE d' ITALIA che fra le supreme cure di stato con scienza profonda coltiva lo studio delle storiche discipline questo libro rievocante di roma imperiale la possanza e la gloria con devozione di suddito dedica l'autore Forcella (V.). Le industrie e il commercio a Milano sotto i Ro- mani. — Milano, P. B. Bellini, Dicembre 190 1. Il Forcella, già ben noto per le sue pubblicazioni epigra- fiche milanesi, raccoglie in questo interessante volumetto le nozioni che potè raccogliere dai monumenti conservati al nostro museo archeologico intorno 'alle industrie e al com- mercio milanese sotto i Romani. Alcuno potrà dimandare quale nesso abbia tutto ciò colla numismatica e rispondo subito che il nesso c'è, e colla vera numismatica, nella pub- blicazione del famoso editto di Diocleziano. Quell'editto, emanato nell'anno 301, per venire in ajuto del popolo afflitto dalla carestia e per porre un argine all'ingor- digia degh incettatori i quali — come abbiamo avuto esempì anche in tempi moderni — aggravavano la già triste posizione 442 BIBLIOGRAFIA colle loro inumane speculazioni, fissava i prezzi massimi a cui era permesso vendere le derrate; ed è per questo che riesce per noi interessantissimo, essendo uno dei pochissimi documenti che ci sono rimasti per determinare il valore delle cose a un'epoca fissa, il rapporto cioè fra la merce e la moneta. Peccato però che l'interpretazione del decreto non sia così facile, come si crederebbe alla semplice enunciazione della cosa. Difatti molti vi hanno già discusso, ma non sono riusciti a mettersi d'accordo, I diversi prezzi sono nel decreto segnati in denari e la questione nasce subito sul valore di questi denari, non sa- pendo noi quale fosse la moneta che allora si intendeva sotto tale denominazione. Non è certamente qui il luogo di entrare nella discus- sione di quale denaro si intendesse parlare e del conseguente rapporto fra il valore d' allora e il valore moderno delle mercanzie; ma non posso tralasciare di notare come, checché ne dica, quantunque in senso dubitativo il Forcella, quello che allora chiamavasi denaro non era certamente il denaro d'argento introdotto dalla riforma di Diocleziano stesso, bensì una delle due monete di rame o di rame argentato, che comunemente passano sotto la denominazione di medio e di piccolo bronzo. Per convincercene basterà citare pochi esempi. Un pajo di polli è valutato 60 denari, un pajo d'anitre 40, le castagne e le noci 4 denari al cento, un uovo i denaro, il vino 30 denari al sestario, la carne di bue 8 denari la libbra, quella di majale e d'agnello 12 denari la libbra. E evidente che non si poteva parlare del denaro d'argento, perchè i prezzi accennati sarebbero straordinariamente ele- vati e bisogna quindi ammettere che si parlasse di una delle due monete di bronzo, le quali hanno un peso medio di gr. 9.500 quelle che chiamiamo medii bronzi, e gr. 3.500 quelle cui diamo il nome di piccoli bronzi. Quanto a me, nell'intima convinzione che in quel tempo il metallo monetato dovesse avere un valore assai superiore a quello d'oggidì, mi atterrei volontieri alla moneta più leg- gera, al piccolo bronzo. Difatti mi parrebbe che un uovo sarebbe stato troppo caro, pagandolo con una moneta pesante quasi come un nostro io centesimi, essendo tal prezzo quasi BIBLIOGRAFIA 443 il doppio di quanto si paga oggi un uovo, e mi sembrerebbe più appropriato il piccolo bronzo equivalente in peso a circa 3 centesimi dei nostri. Ma io non intendo certo con questa semplice congettura di aver sciolta la questione, la quale resta ancora aperta all'acutezza dei numismatici e costituisce anzi una delle questioni più interessanti e più sostanzialmente numismatiche. Quando poi essa venisse risolta in questo senso, che cioè il piccolo bronzo fosse al tempo di Diocleziano chiamato denaro — come difatti ne era la degenerazione — sorge una seconda questione: quale nome si desse allora a quello che ora noi chiamiamo denaro d'argento. Il che fa vedere quanto siamo ancora ignoranti sui punti di Numismatica pura riguar- danti l'antichità. Sherman Benson (Frank). Ancient Greek Cotns. — Boston 1900 (Estratto duìì' American Journal of numismatics). Una introduzione e quattro capitoli descriventi una scelta di belle monete della Magna Grecia esistenti nella collezione dell'autore. Non è però solamente una descrizione quella che il Sig. F. Sherman Benson ci dà: ma la descrizione è accom- pagnata da notizie storiche, economiche, geografiche, talché il libro si può considerare come un vero, per quanto riassun- tivo, trattato di numismatica greca, interessantissimo per chi vuole essere iniziato nello studio di quelle bellissime serie. Ogni capitolo è corredato di una nitidissima tavola dal vero. Catalogue of greek coins in the Hunterian Colleetion, Voi. II, North Western Greece, Central Greece, Southern Greece and Asia Minor by George Macdonald M. A. Il primo volume dell'importante Catalogo greco Hunte- riano riguardante l'Italia, la Sicilia, la Macedonia, la Tracia e la Tessaglia vedeva la luce nel 1899. Ora lo stesso Signor Giorgio Macdonald presenta il secondo, riguardante la Grecia e l'Asia Minore. Questo secondo volume è in tutto degno del primo e io non avrei qui che a ripetere le lodi prodigate dal Gabrici nel suo resoconto a quel primo volume. 444 BIBLIOGRAFIA pubblicato nel voi. XII della nostra Rivista (pag. 265). Ventidue tavole eliotipiche riproducono le monete più importanti. Giova ricordare, per chi non lo sapesse o l'avesse dimen- ticato, che questa splendida pubblicazione è dovuta alla munificenza del Sig. Stevenson, il quale aveva fornito fino da principio un fondo appunto perchè venisse compilato e pubblicato un catalogo della serie greca del museo Hunter; ed, essendo quel fondo stato esaurito, vi fece una adeguata aggiunta pel compimento dell'opera intrapresa. Un terzo volume terminerà il catalogo e il Sig. Macdonald spera poterlo dare in un intervallo a un dipresso eguale a quello che corse fra il primo e il secondo. F. Gnecchi. Centenario della Battaglia di Marengo, Memorie storiche del periodo napoleonico, pubblicate a spese del municipio di Alessandria, per cura della Società storica della Provincia. Alessandria, Tip. Chiari, 1900, in-4. [Z?. Wattewille. La première pièce d'or de vingt francs frappée d'après le système decimai]. Grillo (Guglielmo), Una moneta inedita di Crema. Milano, Stab. lito- tipog. G. Abbiati, 1901, in-8 gr., pp. 7. Rizzoli (L.), Alcuni sigilli padovani nel Museo civico di Verona (sec. XIII e XIV). Padova, Tip. Antoniana, 1901, in-8 gr., pp. 22 con I tavola. Pennisi di Fioristella Salvatore, I papi e le loro monete. Acireale, Saro Donzuso, tip. edit. 1901, in-8, pp.52. Ambrosoli (Solone), Atene: brevi cenni sulla città antica e moderna, seguiti da un saggio di bibliografia descrittiva e da una appendice nu- mismatica. Milano, U. Hoepli, 1901, in-i6 fig., pp. lvij-171 con 24 tav. [" Manuali Hoepli „]. Bandi di Vesme (Aless.), Di alcune monete, medaglie e pietre dure, intagliate per Emanuele Filiberto, duca di Savoia. Torino, Paravia, 1901, in-4, PP- 22. Colangelo (B.\ I pesi, le monete e le misure nel commercio veneto- pugliese alla fine del XIII e principio del XIV secolo. Trani, V. Vecchi, edit. 1901. Collezione Gaetano Vigano di Desio, Monete di zecche italiane in vendita presso Rodolfo Ratto, Genova, Via Minerva, n. 16, int. 9. Fase. I. Zecca di Milano. Fase. II. Zecche della Lombardia. Genova, Stab. fratelli Pagano, 1900, in-8, pp, 26 e 221. BIBLIOGRAFIA 445 Blanchei (A.), Etude de numismatique. II. Paris, Leroux, in-8, pp. 322 et pi. Atipefit (A.), Essai sur la théorie generale de la monnaie. Paris, Guillaume, in-8 pp. 299 et fig. Hauser (H.), L'or. Paris, Nony, 1901, in-4, pp. 593 avec gravures et cartes. Delorme (Emmanuel), Un tiers de sou mérovingien découvert aux environs de Perpignan. Toulouse, impr. Chaudin et fils, s. d. in-8 3 pag , avec 2 fig. Clausse (Gustave), Les San Gallo architectes, peintres, sculpteurs, médailleurs (XV et XVI siècies). T. I. Paris, Leroux, 1900, in-8, pp. iv- 410, avec grav. Catalogue general illustre de monnaies fran^aises. Les Mérovingiens et les Carolingiens (428-752-987) 2." édition. Paris, 2, rue Louvois, s. d, in-8 p., pp. 67-95. Blanchet (Adrien), Note sur deux jetons parisiens du XIV siede. Nogent-le-Roirou, imp. Daupeley-Gouverneur, 1901, in-8, pp. 7 avec grav. [Extr. du Bulletin de la Sociélè de Vhisloire de Paris] . Bonnet (Émile), Les Monnaies des évéques de Lodève. Montpellier, Serre et Roumégous, in-8, pp. 17. Bordeaux (P.), La numismatique de Louis XVIII dans les provinces belges en 1815. Bruxelles, Goeware, in-8, pp. 131 et fig. Katalog der Munzen und Medaillen Stempel-Sammlung des k. k. Hauptmùnzamts in Wien. I Bd. Wien, Hof und Staatsdruckerei, 1901, fol. VIII-223 pp., et 23 tav. Friedensburg (F.) et Seger (H.), Schlesiens Miinzen und Medaillen der neueren Zeit. Breslau, Trewendt, in-4, PP- vii-104 u. 50 pi. Bahrfeldt {M^, Nachtràge und Berichtigungen zur Miinzkunde der romischen Republik im Anschiuss von Babelon's Verzeichniss der Consular-Mùnzen. II. Paris, Welter, in-8, pp. ix-112 u. Tafln. Gedenkbuch zur Erinnerungan David Kaufmann. Breslau, S. Schott- lànder, 1901, in-8 \_Wolf A. Das jildische Berlin gegen Ende des 18. Jahrhunderts, in Abbildungen und Medaillen]. Cahn (JuL), Der Rappenmiinzbund. Eine Studie zur Munz-und Geld Geschichte des oberen Rheinthales. Heidelberg, C. Winter, 1901, in-8 gr. pp. VI1-218 e 4 tav. Schutzenthaler und Medaillen der Eidgen. Schutzenfeste. Postkarten. — Écus et mèdailles des Tirs fédéraux. Cartes postales. (Serie I, Carte n. 1-9). Winterthur, Meyerhofer u. Fries, (1901). 446 BIBLIOGRAFIA Trachsel (d.'' C. F.), Nachtrag zur Numismatik Graubùndens. Lau- sanne, 1901, in-8 pp. 3, s. typ. [Zecchino di G. G. Trivulzio ; moneta d'oro (sconosciuta) di G. Francesco Trivulzio]. Gesell (Silvio), Das Monopol der schweizer. Nationalbank und die Grerzen der Geldausgabe im Falle einer Sperrung der freien Goldau- spragung. Bern, K. J. Wyss, 1901, in-8, pp. 42. Phtlipps (M.), Token Money of the Bank of England (1797-1816). London, E. Wilson, in-8, pp. 44. Brooks (Howard K.), Foreign exchange; tables converting foreign money into United States money, and United States money into foreign money at ali commercial rates of exchange used in financial transactions. Chicago, Howard K. Brooks, in-8, pp. 111-180. Towne (E. C), The story of money; a science handbook of money questions. New York, Dillingham Co., in-8, pp. xvi-248. Price (L. L.), Money and its Relations to Prices; Inquiry. London, Sonnenschein, in-8, pp. 214. Del Mar (Alex.), History of money in China. Cambridge, Encyclo- paedia Co. in-8, pp. 38 & fig. Rapson (E. L), Indian coins. With five plates. Strassburg, Trubner, in-8 gr. (" Grundriss der indo-arischen Philologie u. Alterthumskunde hrsg. von Georg Buhler „ li 3. H. E.). Hartmann (V. G.) Polskiia i litovskiia starinnya monety 1056-1795 (Monete polacche e lituane). Syzran, imp. Siniavskii, in-8, pp. 154 e tav. E. M. BIBLIOGRAFIA 447 PERIODICI. Revue Numismatique, dirigée par A. de Barthélemy, G. Schlum- BERGER, E. Babelon {Secrétaire de la Rédaction: J.-A. Blanchet). Paris, chez Rollin et Feuardent; 4, rue de Louvois. Quatrième sèrie. — Tome cinquième. — Deuxième trimestre 1901. LuNEAU (V.). La trouvaille de monnaies " à la croix „ de Saint- Etienne- des-Landes [Con due tav. — Continuaz. — Monete galliche]. — Drouin (E.). Le nimbe et les signes de l'apothéose sur les monnaies des rais indo- scythes. — Parazzoli (A.), Essai sur l'origine des monnaies des nomes d'Éqypte. — Maurice (J.). L'atelier monétaire de Constant inopie pendant la période constantinienne [Con 2 tav. in fototipia]. — Amardel (G.). Numismatique de Narbonne att VIH« siede [Con disegni nel testo]. — Castellane (C" de). Deux oboles carolingiennes inédites frappées à Angei s et observations sur le monnayage angevin aux IX' et X^ siècles [Con disegni]. — Raimbault (M.) La Dardenne; monographie de la piece de six deniers de Louis XIV, d'après des documents inédiis [Con disegni]. — DoBRUSKi (V.). Deux molybdobulles bulgares uniques et inédites [Con disegni]. — Mély (F. de). Le denier du cens, dii Cabinet des Médailles [Tetradramma di Rodi, nel dr. del quale, al posto dei raggi che circon- dano la testa del Sole, fu inscritta la leggenda: imago cesaris]. — Flamark (H. de). Méreaux nivernais à retrouver. — Schlumbkrger. Un nouveau jeton béarnais [Con disegno]. — Chronique [La collez. Marignoli. — La med. di Sienkiewicz, ecc.]. — Necrologie [Il Prof. Chautard, già cultore della numism. medioevale, poi della medaglistica e della storia dei gettoni]. — Bulletin bibliographique [La Tour, Calai, de la coli. Rouyer. Preziosa collez. di gettoni, formata dal Sig. Rouyer con un paziente lavoro di più d'un mezzo secolo, e da lui legata al Gab. Numism. di Parigi. La recensione di quest'importante catalogo è dovuta alla penna del eh. A. de Barthélemy. — Congrès internai, de numismatique réuni à Paris, en igoo; procès-verbaux et mémoires pubi, par MM. le comte de Castellane et Ad. Blanchet. Recensione particolareggiata del Sig. Dieu- donné. — Hill, Calai, of the Greek Coins 0/ Lycaonia, Isauria, and Cilicia; Bahrfeldt (M.). Der Miinzfund von Mazin {Croalien); Adminis- tration des monnaies de Belgique; rapport au ministre de^ finances et des travaux publiques; Castellani, le monete bresciane di Pandolfo Malatesta. Cenni del Sig. Adriano Blanchet]. — Périodiques. — Procès- verbaux de la Société fran^aise de numismatique [Nella seduta del 2 marzo u. se, la Società procedette alle nomine delle cariche; riuscirono rieletti: a Presidente, il Sig. M. de Marchéville; a Vice-presidente, il Conte H. de Castellane; a Segretario generale, il Sig. A. Blanchet; a Tesoriere, il Sig. Sudre; a membri del Consiglio d'amministraz., oltre ai suddetti, i Sigg. E. Caron e P. Bordeaux]. 56 448 BIBLIOGRAFIA Troisième trimestre 1901. LuNEAU. La troiivaille de monn. " à la croix „ etc. [Contin. e fine. — Con 2 tav.l- — Tacchella (D.-E.). La tnagislrature de Caecilitis Maiernus en Mcesie [Monete di Marcianopoli. — Con disegni]. — Allotte de la FuYE (C"'). Une monnaie du iyran Domiiianus [Con disegno. — È un antoniniano, trovato nel nov. 1900, insieme a un migliaio e più di altre monete romane, racchiuse in un vaso di terra, in un fondo del Sig. Chaillou nel dipart. della Loira Inferiore. Il dr. reca, intorno al busto, la leg- genda: iMP e DOMiTiANVS p F avg; 11 rov. ha una figura muliebre stante, a sin., con patera e cornucopia, e con la legg. concordia militvm (tipo e legg. simih a quelli di mon. di Valeriano e Gallieno)]. — Babelon. La silique ronmine, le sou et le denier de la hi des Francs saliens. — Amardel. Numismatique de Narbonne [Contin. e fine], — Raimbault. La Dardenne etc. [Contin. e fine. — Con disegni]. — Bordeaux (P.). La moiette d'éperon, différenl de l'atelier monétaire de Saint-Quentin, de 1J84 à 146S [Con disegni nel testo], — Schlumberger. Un nouveau sceau de l'empereur latin Henri b" d'Angre de Constantinople [Con disegno. — Questa bolla appartiene alla serie scarsissima dei sigilli imperiali bi- lingui, cioè con leggenda greca e latina, impiegati dagl'imperatori latini d'Oriente]. — Blanchet. L'atelier de Perpignan [Documento senza data, ma che deve appartenere agli anni 1789-91. " Mémoire relatif à la necessitò de mettre la Monnaye de Perpignan dans la première classe des monnayes du Royaume „]. Chronique [Monete greche acquistate dal Museo Brit. nel 1900. — Monete trovate nella prov. del Caucaso dal barone de Baye. — Falsificazioni di mon. svizzere {ducato di Coirà; scudo di Uri e Unterv.; due. di Aimone di Montfaucon, vesc. di Losanna). Queste falsific. sono eseguite in Italia, e probabilmente a Roma, e si distinguono per il colore dell'oro e per certe particolarità delle lettere. — La coUez. Randi. — Furti di monete nel Museo di Lione e nel Mus. Carnavalet a Parigi. In seguito a questi fatti, e ad altri consimili, il ministro della P. I. e delle B. Arti ha indirizzato una circolare ai con- . servatori di musei, invitandoli a prendere delle misure per la sicurezza delle rispettive collezioni]. — Bulletin bibliographique [Schlumberger, L'r.popée byzantine à la fin du X« siede; seconde partie : Basile li, le tueur de Bulgares. Recensione del eh. Sig. Babelon, il quale esprime la speranza che il Sig. Schlumberger ci voglia poi dare un'opera generale sulla numismatica bizantina, per sostituire quella ormai divenuta troppo imperfetta del Sabatier. — Hauser. L'or. Libro che tratta di questo metallo dal punto di vista naturale e tecnico, ma che, — come osserva il Sig. Babelon, — contiene notizie che indirettamente possono giovare assai anche al numismatico. — Babelon. Mélanges numismatiques; troisième sèrie (contengono anche un resoconto del tomo I del Corpus numorum compilato dal eh. Prof. B. Pick, conserv. del Cab. Num. di Gotha. — MuBàREK Ghalib (M.). Monnaies des DjengiskhanideSj des llkhanides, des Djelairides et des Khans de Crimée. Cenno interessante del Sig. Drouin, intorno a questo libro che costituisce il voi. 3.° della BIBLIOGRAFIA 449 collez. del catalogo delle mon. orientali conservate nel Museo Imperiale di Costantinopoli. L'autore è un giovane turco, figlio del defunto Ismail Ghàlib Edhem che pubblicò i due primi voi. del medesimo catalogo, nonché altri lavori numismatici. — Blanchet, Etudes de numismatiqiie; tome second. — Perini, La Repubblica di San Marino, sue mone/e, medaglie, decorazioni; 2.'^ ediz., riveduta; Rovereto, igoo. Cenno del Sig. Bordeaux, accompagnato dalla fotoincis. del pezzo da 5 lire pro- gettato nel 1867 e dal disegno di quello coniato nel 1898]. — Périodiqites. — Procès-verbatix de la Soc. fr. de num. [Nella seduta del 4 maggio, si dà comunicaz. di una lettera del Sig. Jolivot intorno ad alcune monete monegasche, nella quale si osserva che fra le collez. più complete di mon. di Monaco va annoverata quella di S. M. il Re Vittorio Emanuele III, in particolare per ciò che concerne l'argento. — Nella sed. del i.° giu- gno, il Sig. Blanchet comunica l' utile suo inventario delle collezioni numismatiche conservate nei musei frane, di provincia, a complemento delle notizie comparse nel recente Annuaire des Musées scientifiques et archéologiques des départements, pubblicato dal Ministero della P. I. e delle B. Arti]. Gazette numismatique frangaise, dirigée par Fernand Mazerolle. Paris, Vve R. Serrure, Dépositaire, 19, Rue des Petits-Champs. — (E. Bertrand, Imprimeur-Éditeur, Chalon-sur-Saóne). Quatrième année. — 1900. — 4^ livraison. Mazerolle. L.-G. Schlumberger, membre de l'institut. Biographie et bibliographie numismatique et archéologique [Con ritratto. — L'illustre autore della Numismatique de l'Orient latin e della Sigillographie de l'Empire byzantin è nato nel 1844 a Guebwiller (ex-dipartimento dell'Alto Reno). La passione per la numismatica, — dice il Sig. Mazerolle, — era innata nel piccolo Schlumberger, che già a cinque anni raccoglieva monete antiche. Studiò medicina a Parigi, dove si laureò nel 1872. Attratto poi dagli studi d'antichità, venne in Italia negli inverni succes- sivi, poi viaggiò in Egitto, in Grecia, in Russia, e soggiornò a lungo e in diverse riprese a Costantinopoli, dove raccolse i materiali per le sue importanti pubblicazioni di numismatica e sfragistica]. — Planchenault (A.). Les j'etons angevins [Continuaz. — Con 2 tav. in fototipia e con disegni nel testo]. — De Fayolle (A.). Recherches sur Bertrand Andrieu, de Bordeaux, graveur en ìiiédailles {ZJ611S22). Sa vie, san oeuvre. Deuxième partie. (Euvre de B. Andrieu [Continuaz.]. — M. Jacques Wiener, me- dailleur belge (rSij'-iSpp). — Lo stesso. Évaluation de monnaies franfaises et élrangères d'apres les essale faits à la Mannaie de Paris, dans la seconde moitié du Kyilb siede. — Lo stesso. Chronique artistique [Premi e ricompense ai medaglisti che parteciparono all'Esposizione di Parigi del 1900. — La Société des Amis de la médaille franfaise e il suo statuto. — La nuova " Società olandese-belga degli Amici della medaglia arti- stica „. — Copioso elenco di medaglie eseguite recentemente a Parigi, 450 BIBLIOGRAFIA da Chaplain, Roty ed altri numerosi artisti. — Bibliografia medaglistica contemporanea. Les Médailles et Plaquetles modernes, del Dott. de Dompierre de Chaufepié, Conserv. del Gab. Numism. dell'Aia. Le Mittheilungen del Club Num. di Vienna, ecc.]. — Les périodiques. — Nouvelles diverses [L'Accad. delle Iscriz. e Belle Lettere conferisce il premio AUier de Hauteroche (del valore di 800 fr.) ai Sigg. Maurizio Prou e Michele Rostovtsew, per il catalogo dei piombi antichi, medio- evali e moderni conservati nel Gab. Num. di Parigi. — Il " Repertorio generale di Medaglistica „ del Sig. Strcehlin. — Note bibliografiche]. Cinquième année. — 1901. — i" et 2* livraisons. Mazerolle. a. de Witte. Biographie et bibliographie numismatique [Con ritratto. — L'egregio segretario-bibliotecario della Società Reale di Numismatica del Belgio e condirettore della Revue belge, ben noto anche ai lettori della nostra Rivista, è nato nel 1851. Seguì i corsi delle scuole speciali del Genio Civile e delle Miniere, presso le Università di Lovanio e di Brusselles; e incominciò piuttosto tardi ad occuparsi di numismatica. Per compenso, egli vi si dedicò poi con vera passione; talché, appena entrato quasi a formar parte della Società Reale belga, ne fu nominato segretario e conservatore delle collezioni. Il Sig. Alfonso de Witte fu pure tra i promotori del primo Congresso Internazionale di Numismatica, tenutosi a Brusselles nel 1891 ; e gl'italiani colà inter- venuti serbano viva memoria di lui e della squisita sua cortesia. Insieme al Sig. G. Cumont pubblicò i verbali e le memorie di quel Congresso; nel 1894 assunse la condirezione della Revue, alla quale collaborava sin dal 1886; recentemente poi fondò, col Dott. de Dompierre de Chaufepié, la " Società olandese-belga degli Amici della medaglia artistica „, e neir assemblea riunita a Brusselles nel marzo 1901 venne eletto presi- dente della nuova Società]. — Planchenault. Les jetons angevins [Continuaz. e fine. — Con 2 tav. in fototipia]. — De Beaumont (C*'= Ch.). Les jetons tourangeaux [Continuaz. e fine. — Con 2 tav. in fotot. e con numerose fig. nel testo]. — De Fayolle. Recherches sur Bertr. Andrieu. Sa vie, son oeuvre [Continuaz. — Catalogo particolareggiato delle me- daglie eseguite da Andrieu. — Con 2 tav. in fotot.]. — De Foville (J.). Les niédailleurs étrangers à V Exposition Universelle de igoo [L'articolo si limita in sostanza all'esame delle medaglie esposte dagli artisti della scuola di Vienna, che, — osserva il Sig. de Foville, — " sont nombreux, " actifs, pleins de ressources et d'ambitions originales „. Negli altri paesi la nuova rinascenza medaglistica incomincia a produrre qualche frutto, ma essi non si possono ancora misurare con l'Austria, né tanto meno con la Francia]. — Les périodiques. — Nouvelles diverses [La Sociéti internationale de Numismatique. — I segni cristiani sulle monete di Costantino Magno (interessante comunicazione fatta dal nostro collabo- ratore Sig. Giulio Maurice alla Società des Antiquaires de Francé). Questi segni sono gli stessi che s'incontrano nei cimiteri cristiani dei sec. III, IV e V, vale a dire: ó) La croce greca a braccia uguali. Z») La lettera BIBLIOGRAFIA 45I T, rappresentante la croce, e) I due monogrammi di Cristo, formati l'uno dalle lettere i e x, l'altro dalle lettere x e p. fl^) La croce a braccia ineguali, coli' asta inferiore molto più lunga, e col piccolo braccio supe- riore ovoidale. 11 Sig. Maurice esamina le condizioni nelle quali com- l)aiono questi segni, per tentare di risolvere il problema dell'ingerenza che possa aver avuto l'imperatore nella loro introduzione sulle monete]. — L'Esposizione di Belle Arti a Chàteauroux. Vi figurava una scelta di circa 600 medaglie, esposta dal Sig. Rey-Mury, sostituto-procuratore della Repubblica in quella città. La scelta suddetta aveva il duplice scopo di formare come una galleria di soggetti politici, letterari, scien- tifici e artistici, relativi alla storia naz. di Francia, e di far conoscere le differenti scuole d' incisori di medaglie. — Un gettone con l'effigie del celebre numismatico Lelewel. — La Societé suisse de Numismatique. — Un curioso sistema di decorazione usato un tempo dai fonditori di campane, campanelli e mortai per farmacisti, nel Belgio. Consisteva nell'ornarli con impronte di medaglie e di pietre incise. — La collezione di medaglie relative alla storia di Bordeaux, raccolte dal Sig. de FayoUe. — Note bibliografiche], ^ Bulletin de numismatique. Rédaction et Expédition: Vve Raymond Serrure, 19, Rue des Petits-Champs, Paris. S'' volume, — 5" livraison. — Juin-Juillet 1901. Serrure (Raymond). L'atelier monétaire de Chàlons-sur-Marne [Con disegno nel testo. — Continuaz, e fine di quest'articolo, dai mss. inediti dell'autore, ritrovati dalla vedova. L'art, è del 1887]. — Bibliographie [Pubblicazioni del Conte de Castellane]. — Revue des revues. — Médailles nouvelles. — Lectures. — Recueil d'emblèmes etc, — Trouvailles. — Les ventes [La collez. di m, antiche del Conte Gius, Tyskiewicz, Prezzi principali raggiunti all'asta del 25 giugno]. 6" et 7" livraison. — Septembre-Novembre 1901. Serrure (R.). L'atelier monétaire de Gorbie [Con disegni nel testo. — Anche quest'art, è tratto dai mss. del compianto numism, belga]. — Blanchet (A,). Index des collections publiques de monnaies anciennes en France. — Bibliographie [Castellane (Comte de), Le ducat napolitain de Louis Xll et ses imitations (i). — Blanchet, Note sur l'origine du gros tournois. — Lo stesso. Noti sur deux jetons parisiens dti XlVe siede'], — Revue des revues. — Médailles nouvelles [La collez. delle medaglie e placchette coniate nella zecca di Parigi durante il igoo, offerta allo Czar dai ministri delle finanze e dell'I. P. di Francia. — Placchetta di Roty per la costruzione dell'Università di CaUfornia. Reca nel dr, il ritratto della Sig." Hearst, ricchissima americana cui l'Univ. deve la dotazione d'una trentina di milioni. — Placchetta di Chaplain, offerta a Berthelot (1) V. il cenno a pag. 214 di quest'annata della Rivista. 452 BIBLIOGRAFIA dai suoi colleghi dell'Istituto, nel giubileo del celebre scienziato. — Altra placchetta di Roty, presentata al direttore dell' Ec ho du Nord, di Lilla, dai redattori, impiegati e operai del giornale, nell'occasione che questo raggiunse la tiratura di 100,000 copie]. — Lectures [Il Belgio ha fatto coniare dei saggi di monete da io centes., in nichelio, con un foro nel centro. Questo foro ha lo scopo di renderle più facilmente distinguibili dalle monete d'argento (i)]. — Recueil d'emblèmes etc. — Necrologie [Leone Maxe-Werly, m. a Parigi il 17 ottobre, all'età di settant'anni]. Revue belge de nutnismatique, publiée sous les auspkes de la So- ciété Royale de numismatique. Directeurs : V'e B. de Jonghe, C'è Th. DE Limburg-Stirum et A. de Witte. — Bruxelles, J. Goemaere, Imp. du Roi, Édit. 1901. — Cinquante-septième année. — Troisième livraison. SvoRONos (J.). Les monnaies de Ptolémee 11, qui portent date [Con 3 tav. in eliotipia]. — Soutzo (M.-C). Examen critique d'une nouvelle théorie de la mannaie romaine. — De Jonghe (V'° B.). Deux monnaies luxem- bourgeoises inédites [Con disegni nel testo]. — Bordeaux (P.). Remarques nouvelles sur les assignais du siège de Mayence de ijgj et sur les méreaux du péage du poni [Con disegni nel testo]. — De Witte (A.). Étiquettt de changeur au type d'une mannaie de Philippe le Hardi, comte de Flandres [Con disegno]. — Lettre de M. Hamal-Mouton à M. A. de Witte. — Necrologie [L'archeologo Mayer van den Bergh. Come numismatico, coltivava esclusivamente la serie d'Anversa, sua città natale, racco- gliendo medaglie artistiche, monete di quella zecca, gettoni e marche]. — Mélanges. — Société roy. de Num. : Extraits des procèsverbaux. — Elenco delle pubblicaz. ricev. dalla Soc. belga nel 2.° trim. 1901. Quatrième livraison. Svoronos. Les monnaies de Ptolémee 11, qui portent date [Continuaz. e fine di quest'importante lavoro, a proposito del quale l'illustre Babelon così si esprimeva: " M. Svoronos apporte l'ordre là où régnait le chaos " il substitue la lumière aux ténèbres, et une sèrie qui depuis des " siècles était demeurèe une vèritable crux interpretum, se trouve " aujourd'hui, gràce à lui, dèfinitivement classèe, tant au point de vue " chronologique qu'au point de vue gèographique „]. — Forrer (L.). Les portraits de Sappho sur les monnaies [Con disegni nel testo]. — Alvin (F.). Quart de gros inédit de Jean de Bavière, due de Luxembourg {1418142S) [Con disegno]. — Hamal Mouton. Une médaille honorifique de la principauté de Liége retrouvée [Con fotoincis. nel testo. — Med. conferita ai borgomastri di Liegi per le loro prestazioni in occasione (i) A proposito della facilità di confondere le monete di nichelio con quelle d'argento, v. la lettera dello scrivente al Direttore della Perseveranza, nel N. 14970 di quel giornale (14 giugno 1901). BIBLIOGRAFIA 453 della peste del 1668]. — Bordeaux (P.). Médailles Franco-Ganioises de l'ère républicaine et de l'empire [Con una tav. e con disegni nel testo]. — De Witte (A.). Sceau de la loge " Paix et Candeur „, à l'Orient de Bruxelles [Con disegno]. — Lettre de M. L. Blancard à MM. le F'* B. de Jonghe et A. de Witte. — Necrologie [Il Sig. van Raemdonck, archeol. e numism.]. — Mélanges [La collezione Randi, ecc.]. — Soc. R. de Num.: Exir. des proc.-verbaux. — Elenco dei Soci. — Elenco delle pubbl. ricev. nel 3.° irim. 1901. Tijdschrift vanhet Koninklijken Nederlandsch Genootschap voor Munt- en Penningkunde. — Amsterdam, G. Theod. Bom e figlio. 1901. — 9" Jaargang. — 3^ Aflevering. — [Terza dispensa]. ZwiERZiNA (W. K. F.). Beschrijving der Nederlandsche of op Neder- landets betrekking hebbende penningen geskgen na november i86j [Con- tinuaz.]. — HuLSEBos (G. A.). Monnaies et jetons inédiis oit peti connus des Evèques d'Utrecht. — De Man (Marie). Le Président Kriìger en Europe. Les médailles frappées en son homieur ou concernant les Boers [Con numer. illustraz. nel testo]. — Bouwstoffen voor eene Geschiedenis van het Nederlandsche Geld- en Muntwezen. — Gemengde berichten. — Haude- lingen van de Jaarlijksche Vergadering, gehouden 16 Juni igoi, te Leeuwarden. — Sommarli dei periodici. — Tre tavole. 4* Aflevering. — [Quarta dispensa]. ZwiERZiNA. Beschrijving etc. [Continuaz.]. — Bouwstoffen vor eene Gesch. V. het Ned. Geld- en Muntwezen [Contin.]. — Gemengde Berichten [Medaglie della Guerra sud-africana; notizia supplementare della Sig."* De Man ; con fotoincisione. — La collez. Du Crocq, legata alla Sor. Neerlandese. Consiste in una preziosa serie di circa 900 med. storiche neerlandesi. — La monetazione della colonia di Cura9ao. — Decreti della Regina Guglielmina, concernenti la monetazione neerlan- dese], — Sommarli dei periodici. — Incrementi della biblioteca sociale e della collez. numismatica. — Elenco dei membri della Società. Zeitschrift fur Numismatik, herausgegeben von H. Dannenberg, H. Dressel, J. Menadier. Berlin, Weidmannsche Buchhandlung, 1901. XXIIL Band. — Heft i und 2. Schròtter (Frhr. von). Die Pràgung der kursàchsischen Sechsp/ennig- stùcke (Seufzer) ijoi und i']02. Ein Beitrag zur Geschichte der Scheide- mi'mzpolitik [Con fotoincisioni nel testo]. — Friedensburg (F.). Der Fund von Zadory [Con incisione]. — Tergast. Der MiÀnzfund bei Norden (Osljriesland) [Con disegni nel testo. — Piccolo ripostiglio di monete medioevali; conteneva anche due monete ital., una di Rimini e una di Milano]. — Verworn (M.). Paradoxe Herrscherinsignien auf mittelalter- 454 BIBLIOGRAFIA lichen Miinzen [Con fotoincisioni]. — Menadier (J.). Ein Denarfund aus Brandenburg a. Havel [Con disegni]. — Lo stesso. Der Fund von Niederlandin [Con disegni. — Ripostiglio di monete medioevali; conte- neva anche una m. di Verona e una di Pavia], — Lo stesso. Der Fund von Kinno [Con disegni e fotoincisioni. — Anche questo ripost, conteneva una mon. di Verona]. — Regling (K.), Zur griechischen Mùnzkunde (Sicyon. — Sinope. — Heraclea Biih. — Rhodus. — Laodicea Syr.-Àgypfen). — Menadier. Schaumiinzen Albrecht Diirers. — Liiteratur. — Nekrologe. Monatsblatt der numismatischen Gesellschaf e in "Wlen (Verant- wortlicher Schriftleiter: Prof. Adolf Friedrich). Universitàtsplatz, 2. N. 215. — Juni 1901. Ernst. Ueber die Pflege der Nitmismatik in Oesierreich im XIX. Jahrhundert [Continuaz.]. — Ord. Versamml. d. niim. Gesell. ani ij. Mai igoi. — Mùnsenfunde. — Verse hiedenes [La Soc. Num. Internaz. — Med. in onore della poetessa austr. Maria v. Ebner-Eschenbach (con fotoincis.). — Med, di Leone XIII, eseguita dal rinomato medaglista austr. Rodolfo Marschall]. N. 216 lind 217. — Juli und August 1901. Ernst. Ueber die Pflege etc. [Contin.] — Verein fiir Niimismaiik in Prag [Questa Soc. numism. fu la prima del suo genere in Austria; fondata nel 1850, si sciolse nel 1873]. — Munzenfunde. — Num. Literatur. — Besprechungen [Papadopoli, Altre tariffe con disegni di monete, stam- pate a Venezia nel Secolo XVI. — Cumont, Jeton de J. Gelucwys. — Maurice (J.). L'atelier mon. de Rome pend. la période Constantinienne. — Friedensburg und Seger, Schksiens Munzen und Medaillen der neueren Zeit (opera di gr. lusso, in-folio, con 50 tav.). — De Witte (A.). Les mèd. et les jetons d'inaugur. frappés par ordre du gouvt. gén. aux Pay-bas autrichiens. — Bahrfeldt (M.). Le monete rom.-campane]. — Verschiedenes [Riproduz. della placchetta di Marschall in onore del Dott. F. Kenner. — Imitaz. del rariss. pezzo croato da un carantano, del 1849]. N. 218. — September 1901. Ernst. Die Pflege der Numismat. in Oesterreich etc. [Contin.] — Besprechungen [Resch, Siebenbiìrgische Miinzen und Medaillen von 1538 bis zur Gegenwart (Quest'opera è il frutto di vent'anni di lavoro intorno alla così interessante serie numismatica della Transilvania. I pezzi de- scritti superano i 3000; le tavole a corredo del libro sono 89)]. — Miknzenfunde. — Verschiedenes [Coniaz. di ducati d'oro (semplici e mul- tipli) nella Zecca di Vienna. Nel 1900 ne furono coniati per un valore di oltre quattro milioni di franchi. Siccome non si coniano se non dietro domanda di privati e di Banche, i quali ne forniscono l'oro alla Zecca, si deve trarne la conseguenza che queste monete continuano a godere del loro tradizionale favore nella penisola Balcanica e in Oriente, — BIBLIOGRAFIA 455 Nuove mon. d'arg. per Cipro (sotto l'amministraz. inglese). — Med. inglesi pei combattenti nell'Africa del Sud. — Le zecche australiane: Sydney (aperta nel 1853), Melbourne (1869) e Perth (1899). Esse non coniano che oro. — La Soc. olandese-belga degli Amici delle med. artist.]. N. 219. — October 1901. Ernst. Die Pflege der Nimt. etc. [Contin. e fine]. — Miinzenfiinde [Scoperta di vari ripostigli di monete slave meridionali, lungo i confini dell'Ungheria, della Serbia, della Bulgaria e della Rumenia. Predomina- vano le mon. del " Caren „ Gio. Sracimir e dell'imperatore dei Serbi Stefano Duscian, queste ult. in numer. varianti, anche non registrate nel Compendio del Ljubic. Erano rappresentati inoltre i dominatori serbi Stefano Dragutin Sriemski e Stefano Urosio, nonché il bano bosniaco Stefano Tvartko. E singolare una mon. d'arg. di Stef. Duscian, su cui, invece di: rex Rasie (" re di Rascia „) egli s'intitola: rex Aste)]. — Verse hiedenes. N. 220. — November 1901. ScHALK. Der Wiener Mùmmeisier Velber. — Ernst. Ueber die Verwen- dung von Punzen sur Anfertigung von Stempeln. — Ord. Vers. d. num. Gestii, am 2]. Octob. igoi. — Num. Lileratur. — Miinzenfunde [Notizie da Scutari intorno ad un picc. ripost, scoperto presso Durazzo in Albania. Si componeva di poco più d'una ventina di mon. d'arg. dei re sei-bi Stefano Duscian e Stef. Urosio; eravi pure una m. d'arg. bizantina, di Alessio I Comneno]. — Verse hiedenes [La collez. Randi. — La zecca di Teheran. Essa fu aperta nel 1877, e il suo impianto si deve all'austriaco F. Pechan, chiamato in Persia allo scopo di riorganizzarne la moneta- zione. In questi ultimi anni la zecca fu assai attiva, in particolare per la coniaz. dell'argento]. N. 22r. — December 1901. Markl. Neuere Fàlsehungen von Miinzen des rònt. Kaisers Claudius II. — Trezzi. Der Bttrgauer Kreuzer v. J. i8oj. — Ord. Vers. d. num. Gesell. a. 20. Nov. igoi. — Munzenfunde. — Bespreehungen [Le pubblicaz. del Sig. Maurice sulle zecche di Costantinopoli, Aquileia e Siscia durante il periodo costantiniano]. AtjfJvTjc 'Jvfr](i.spi<; t-tj!; No[j.to(ic^ 119 La medaglia al Sen. Porro ....... 229 La medaglia al Sen. Schiaparelli » 231 La medaglia commemorativa del 22° anno del pontificato di Leone XIII ......... 233 Medaglie danesi » 235 Medaglia commemorativa del regno di Umberto I (Concorso Alinari) . . » 461 Medaglia papale del 1901 . » 464 Decorazione pei Pellegrini di Terrasanta .... » 465 Concorso Grazioli . . . . . . . . » 465 BIBLIOG-RÀFIÀ. Malaguzzi- Valeri Francesco, La zecca di Bologna (S. A.) Pag. 115 Ghersi Italo, Prontuario delle monete inglesi (S. A.) . » 115 Santoni Milziade, Ancora dello Scudo repubbficano di Perugia (S. A.) » 116 Comandini Alf., L'Italia nei Cento anni del Secolo XIX (S. A.) . » 116 INDICE METODICO DELL ANNO I90I Tropea Giacomo, Numismatica di Lipara (S. A.) . . Pag. ii6 — Numismatica siceliota del Museo Man- dralisca in Cefalù (S. A.) » ii6 Castellane et Blanchet, Congrès international de Numisma- tique réuni à Paris (S. A ) » 203 riamare Henri de, Moules de monnaies romaines (S. A.) » 204 Blanchet J.-Adrien, Études de Numismatique (S. A.) . » 205 Engel A. et Serrure R., Traité de Numismatique moderne et contemporaine. II Partie (S. A.) .... » 205 Pennisi di Fioristella S., I papi e le loro monete (S. A.) " 206 Mariani M., Numismatica (S. A.) .....»» 206 Castellani G., La zecca di Fano (S. A.) ....>» 206 Grillo Gugl., Una moneta inedita di Crevacuore (S. A.) » 207 Ratti L., Corrieri e Poste in Lombardia (1800-1859) (S. A.) » 207 Clerici Carlo, Ponti, Strade, Viaggi, Esplorazioni, ecc. (S. A.) » 208 Pagani Gentile, Catalogo dell'Esposizione delle memorie delle donne illustri d'Italia (S. A.) .... » 208 Pena Enrique, Monedas y Medallas Paraguayas (S. A.) . »> 208 Medina José Toribio, Medallas coloniales hispano-ameri- canas (S. A.). ........ n 209 Baudi di Vesme Aless., Di alcune monete, medaglie e pietre dure, intagliate per Emanuele Filiberto (S. A.) » 209 Bahrfeldt M., Der Munzfund von Mazin (S. A.) . . » 210 Dattari G , Numi Augg. Alexandrini. Voi. I (F. Gnecchi) » 439 Forcella V., Le industrie e il commercio a Milano sotto i Romani (F. Gnecchi) » 441 Sherman Benson F., Ancient Greek Coins (F. Gnecchi) . » 443 Catalogne of greek coins in the Hunterian Collection. Voi. II (F. Gnecchi) » 443 Pubblicazioni diverse Pc^g' 211, 444 (Periodici di Numismatica). Revue Num. fran^aise, pag. 213, 447. Gazette Num. fran9aise, pag. 214, 449. Bulletin de Numismatique, pag. 217, 451. Revue suisse de Num., pag. 218. Revue belge de Num., pag. 219, 452. Tijdschrift van het K. Nederlandsch Genootschap, pag. 220, 453. Zeitschrift fiir Num., pag. 221, 453. Mittheilungen der Bayerischen Num. Gesell., pag. 221. Frankfurter Mtlnzzeitung, pag. 222. 490 INDICE METODICO DELL ANNO I9OI Numismatische Zeitschrift, pag. 222. Monatsblatt der Num. Gesell. in Wien, pag. 223, 454. The Numismatic Chronicle, pag. 2,2,^. Journal International d'Archeologie num., pag. 224, 455. Articoli di Numismatica in Periodici diversi, pag. 225, 456. NECROLOGIE. Miari Fulcio Luigi (S. A.) Pag- 357 MISCELLANEA. La Numismatica al IV Congresso Geografico italiano in Milano. S. Ricci ...... Audace furto numismatico nella reggia di Madrid Decorazioni militari ..... Il Museo Mandralisca in Cefalù. Numismatica italiana ..... Sfragistica Sullo scopo della Numismatica. F. Gnecchi La Numismatica secondo i nuovi criteri scientifici. S. Ricci La visita dei Sovrani alla Sede della Società Numismatica italiana nel Castello Sforzesco . . . . . Guida Numismatica Universale ...... R. Gabinetto Numismatico di Brera . . . . . Collaboratori della Rivista nell'anno 190 1. Elenco dei Membri della Società Numismatica italiana e degli Associati alla Rivista per l'anno 1901 ^g • 75 11 233 11 234 11 234 11 235 11 235 H 325 » 345 11 459 11 467 11 467 11 477 479 Atti e Memorie della Società Numismatica Italiana. Seduta del Consiglio, 20 Febbraio 1901 . » " " 22 Giugno 1901 Assemblea generale dei Soci, 22 Giugno 1901 Seduta del Consiglio, 15 Novembre 1901 . " » 11 IO Dicembre 1901 . Pag. 121 11 237 11 241 11 469 » 472 Finito di stampare il io gennaio 1902. Martelli Achille, Gerente responsabile. TAVOLE RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. A\MO 1901 Tav. I. ^^F ^HP izj r'y'' fri'' •> 'ti- i^^ -U^-— '"^ (i. CASrHLI,ANl. - La Zecca di Fano. Menotti Kaiioiii « C. ■ Mlluiiu RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1901, I ; 17 18 .ui:/i^£ku V. 1 --k > f 18 (;. CASTELLANI. - Ln Zecca <11 Fano. Stnb. Menutti Bntaaiil * (3. - MiUriu. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1901. Tav. III. 3 W'\ » X , ■/F -^ 'W^^. U4- 4 ^J n 14 :JÌf - J^ 26 ■■iSfflicr^- 15 '•/ i 27 ^^'^ '^ 34 3«' 39 RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA. Anno 1901. ) d/' ■ni% imi '% '^é@#^^^^ ii '^ ,* '»(». RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XIV, 1901. j^^ y C. KUNZ. - Il Museo Bottacln. RIVISTA ITALIANA DI NUMISMATICA Anno XIV, 190 1. 7av. VI. C. KUNZ. - Il Museo Botlacin. ^ ■ fi«^i^Ka>Hyfe^aRjf»g»ia«!t>i^^ea^^ ié<>&' if" >«r^3'" ' *«K CJ Rivista italiana di numisma- 9 tica e scienze affini R6 v.U PLEASE DO NOT REMOVE CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY